Nelle ultime sedute i mercati azionari hanno ripreso a salire timidamente, mentre quelli obbligazionari hanno leggermente ritracciato ma senza allontanarsi troppo dai massimi relativi di brevissimo termine.
Ormai è chiaro, la scommessa è fatta: le Banche Centrali fermeranno il rialzo dei tassi. Questo è quello su cui palesemente i grandi investitori stanno scommettendo; i più spregiudicati scommettono addirittura che la Fed taglierà i tassi prima della fine dell’anno.
I motivi sono presto detti: con il settore finanziario (banche, assicurazioni e fondi pensione) nuovamente sotto stress come nel 2008 – con annessi fallimenti – guardare solo ai dati macro potrebbe far scoppiare l’ennesima bolla. Dati macro, tra l’altro, attesissimi come l’inflazione riferita al mese di marzo in uscita domani.
Le attese sono per una diminuzione rispetto a febbraio e se il dato dovesse confermare questa ipotesi ecco che lo stop al rialzo dei tassi potrebbe davvero essere attuato. E la scommessa dei grandi investitori sarebbe vinta.
Più difficile, al momento, pensare ad un taglio dei tassi, perché le condizioni macro non ci sono e solo l’eccezionalità del momento (leggasi settore finanziario che potrebbe saltare per aria) rende plausibile una scelta di questo genere da parte dei board delle Banche Centrali.
Sempre a livello di dati macro sono anche molto attesi quelli riferiti agli Stati Uniti sulla terza stima del Pil Usa del quarto trimestre 2022 e sulle nuove richieste settimanali dei sussidi di disoccupazione, che arriveranno nei prossimi giorni.
Se lo scenario di uno stop alle politiche monetarie restrittive dovesse concretizzarsi, il nostro portafoglio ne trarrà enormi benefici e uscirà dalla lateralità che dura ormai da molto tempo. Ovvero da quando abbiamo creato un asset di contenimento ma pronto a balzare in avanti appena le condizioni sarebbero cambiate.
Abbiamo ancora delle piccole quote di azionario che sono sì in sofferenza, ma con correzioni assolutamente contenute che non hanno mai rappresentato davvero un problema. E poi abbiamo una cospicua quota di obbligazioni che potrebbero partire a razzo.
Mai come in questo momento è una manna avere oltre il 50% del portafoglio investito in obbligazioni: i tassi variabili hanno incamerato cedole abbastanza grasse, i titoli ormai prossimi alla scadenza (o comunque vendibili in utile grazie al loro quasi inesistente rischio tasso) genereranno liquidità pronta per essere usa sia per rinforzare un po’ la quota azionaria sia per prendere posizione su obbligazioni con scadenze più lunghe, per beneficiare dell’upside di prezzo che inevitabilmente si concretizzerà appena lo stop dei tassi farà ridimensionare i rendimenti.
Tornando al nostro portafoglio, all’ultimo close disponibile, valorizza un NAV a 104,08 in progresso rispetto all’ultima valorizzazione di 103,95. Sale anche la performance storica su base annua ora al +1,37%. Stabile invece la volatilità totale, sempre al 2,06%, così come quella negativa che resta all’1,36%.
Portafoglio aggiornato nella sezione consueta.