Al Consiglio dei ministri di giovedì dovrebbe essere approvata una riforma delle norme sui redditi finanziari. Per ora si hanno solo indiscrezioni sulle novità introdotte.
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Da tempo se ne parlava perché in effetti il sistema fiscale italiano sul risparmio ha pecche non trascurabili, che favoriscono alcune tipologie di asset rispetto ad altre. Di una riforma si sono captate voci varie volte in passato ma gli interessi in gioco ne avevano bloccato l’approvazione. Adesso (almeno sembra) nel Consiglio dei ministri di giovedì si passerà dalle parole ai fatti concreti. Per ora si hanno solo indiscrezioni e ad esse ci rifacciamo, con non poche incertezze sulle novità introdotte e sui loro effetti concreti.
Arriva una sola categoria di redditi. Cosa significa? |
Che redditi di capitale (cedole delle obbligazioni e dividendi delle azioni) e redditi da capital gain saranno unificati, al contrario di quanto avvenuto finora |
Ciò come avverrà? |
Con la creazione di una sola categoria di redditi finanziari, tassati per cassa, ma con la deduzione delle perdite, che potranno essere riportate per quattro anni dopo quello in cui si sono realizzate, come d’altra parte è avvenuto finora |
Si tratterà di un miglioramento per l’investitore? |
Sembrerebbe di sì ma per ipotizzare un giudizio occorrerà conoscere tutti i dettagli. E – come si dice – spesso il diavolo si nasconde nei dettagli meno rilevanti all’apparenza |
In parole più semplici come ciò si realizzerà? |
Precisando che tutto quanto qui scritto si riferisce a indiscrezioni, si avrà un’imposta sui redditi finanziari realizzati nell’anno solare, che terrà conto della differenza di voci attive e passive. Eventuali perdite resteranno però detraibili in tempi successivi |
Ciò annullerà finalmente le discrepanze per Etf e fondi, che potranno così scontare risultati negativi da quelli positivi complessivi, al contrario di quanto avviene ora? |
Si direbbe proprio di sì e si tratterebbe di un notevole passo avanti nella semplificazione della fiscalità complessiva sulla finanza, eliminando le storture fin qui presenti |
Resteranno i tre regimi? |
Amministrato, gestito o mediante dichiarazione dei redditi: le tre opzioni rimarranno invariate ma è possibile che il rapporto di forza – fin qui evidenziatosi – a favore della prima possa modificarsi. Per ora tuttavia sono solo ipotesi |
Cosa succederà quest’anno? Ci sarà un passaggio dalla precedente normativa alla nuova già nel corso dei prossimi mesi? |
La logica vorrebbe di no e che il tutto iniziasse con il 2024, per evitare sovrapposizioni che porrebbero non pochi problemi agli intermediari, che resteranno protagonisti nella gestione della fiscalità |
Ci sarà maggiore trasparenza? |
E’ probabile ma – non conoscendo ancora i dettagli della riforma – qualsiasi valutazione in merito sarebbe prematura |
L’aliquota principale resterà al 26%? |
La riforma non dovrebbe introdurre novità in merito, anche perché ogni decisione sulle aliquote sarebbe comunque separata rispetto al suo testo |
Indiscrezioni sui titoli di Stato? L’aliquota al 12,5% verrà incrementata? |
Indiscrezioni circolate negli ambienti ministeriali escludono una tale ipotesi, sebbene in passato se ne sia parlato. Al momento ciò potrebbe penalizzare fortemente Btp e compagni e il quadro generale non appare certamente favorevole per una simile decisione |
Una prima valutazione è possibile? |
Trattandosi di indiscrezioni è meglio astenersi in merito ma la riforma sembra certamente voler mettere chiarezza su un tema fiscale che – nella versione attuale – presenta indiscutibili lacune |