Perché ieri sera gli indici azionari USA hanno chiuso vicino alla parità ?
Perché il nostro listino, prevalentemente bancario, è crollato ? Il timore è che anche in Italia o in Europa ci siano nascoste tra le pieghe dei listini delle altre Silicon Valley Bank.
E’ un timore infondato, a mio avviso, ed è per quello che questa crisi passerà presto, almeno stando alle informazioni che ci arrivano e considerando come le autorità USA hanno ieri gestito magnificamente la situazione, permettendo a Wall Street di chiudere una seduta incolore in mezzo a questo disastro bancario.
Ma ripercorriamo la storia della Silicon Valley Bank cercando di capire come è andata e prendendo spunto da un articolo di Charles Farrell sul Wall Street Journal.
La Silicon Valley Bank è nata nel 1983 ed è stata una banca abbastanza convenzionale.
Anni fa si è specializzata nel lavorare con startup e venture capitalist. E fino a poco tempo fa i conti andavano piuttosto bene, specialmente durante la pandemia. Negli USA c'è stata un'enorme quantità di stimoli governativi. L'economia è impazzita, e in particolare l'economia tecnologica è impazzita.
Quindi super, super boom in quel settore. Tra il 2020 e marzo 2022, i depositi della Silicon Valley Bank sono aumentati da $ 60 miliardi a $ 200 miliardi.
Con questi depositi la banca ha comprato titoli di stato e titoli garantiti da ipoteca con una duration molto lunga, a 20 o 30 anni.
Questo si è rivelato un errore perché quando la FED ha iniziato a pompare al rialzo i tassi di interesse in poco tempo la banca si è ritrovata bloccata con qualcosa che le rende il 2% mentre tutti gli altri obbligazionisti che hanno comprato obbligazioni dopo di te quando i tassi erano saliti guadagnano il 5% e anche il 6% o il 7%.
E tu sei bloccato con il tuo 2% per i prossimi 30 anni.
E non puoi nemmeno vendere, perché se vendi il bond incassi la minusvalenza, che con quelle duration così lunghe può essere devastante, anche il 20 o il 30% in meno sul prezzo di acquisto.
Ma questo diciamo non è un problema perché finché la banca non deve vendere le obbligazioni e le porta a scadenza dove le renderanno il prezzo di rimborso e non quello pagato dal mercato la perdita non emerge.
I nodi arrivano al pettine quando si arriva alla fine del 2022 e il boom tecnologico di cui abbiamo parlato prima svanisce. I depositi alla Silicon Valley Bank iniziano ad essere prosciugati cioè i clienti fanno quello che si dice in inglese “to burn the cash” cioè è finita la pacchia del boom tecnologico ma tu devi ancora investire e pagare gli stipendi e quindi intacchi i depositi di contante.
Il dramma è successo mercoledì 8 marzo 2023: dopo la chiusura del mercato, la Silicon Valley Bank ha dichiarato ufficialmente che ha dovuto vendere 21 miliardi di dollari di tutte queste obbligazioni a lungo termine e che ha perso 2 miliardi di dollari in quella vendita.
E’ facile immaginare che gli investitori non erano molto contenti.
La banca ha anche annunciato che avrebbe cercato di raccogliere più soldi vendendo alcune azioni. Invece di rassicurare i clienti, l'annuncio della banca ha suscitato timori sulla sua fattibilità.
Presto gli investitori tecnologici hanno chiamato le loro startup, dicendo loro di spostare i depositi dalla Silicon Valley Bank. È stata una classica corsa agli sportelli.
Giovedì scorso i clienti della Silicon Valley Bank hanno cercato di uscire $ 42 miliardi di depositi dei clienti. 42 miliardi di dollari sono tanti. Sono molti, molti, molti depositi e non c'è niente che quelli della Silicon Valley Banca possano fare.
E così venerdì mattina non hanno nemmeno aperto.
I federali hanno sequestrato la banca e hanno chiuso il capitolo della storia: bancarotta. A peggiorare le cose, c'erano timori che la Silicon Valley Bank non sarebbe stata l'unica banca a fallire.
Quindi sul mercato finanziario venerdì ci sono state tante altre banche simili alla Silicon Valley Bank che si sono letteralmente sciolte in una corrente devastante di vendite.
Il governo USA si è fatto avanti e ha cercato di tranquillizzare i mercati assicurando che nessun cliente avrebbe perso i soldi, anche al di sopra della soglia minima garantita di 250 mila dollari.
Nel fine settimana il governo USA ha chiuso una seconda banca in crisi, la Signature Bank, e la Federal Reserve si è fatta avanti garantendo prestiti ponte alle due banche in crisi per restituire i soldi.
E soprattutto hanno garantito i depositanti non assicurati, cioè quelli che non dovevano essere protetti. Un salvataggio bancario non previsto dall’ordinamento USA ma teso a scongiurare il panico nel sistema bancario.
Ci saranno altri fallimenti negli USA ? A questo punto verrebbe da dire di no perché non ci può essere una crisi di fiducia visto che FED e governo si sono fatti avanti. E dobbiamo ragionare che SP500 e Nasdaq venerdì hanno chiuso non lontano dalla parità quindi sembra che il tormentone sia passato.
Diverso quello che succede in Europa, perché a livello di regolamentazione bancaria è un’altra storia. Non sono un esperto di banche ma mi sembra che il sistema europeo sia molto più solido di quello USA e la BCE non è da meno nel caso dovesse intervenire.
Quindi sotto questo profilo non ci vedo grossi problemi. E’ più un problema di psicologia che di realtà, tenendo bene in conto che sui mercati finanziari conta più la psicologia che la realtà.
Per questo rimango convinto che questa sia una buy opportunity, soprattutto in Europe e soprattutto sul nostro mercato, che è fatto di banche. Tenete conto che ora davvero diverse banche come Unicredit o Intesa San Paolo sono in zona di arrivo del ritracciamento, e siamo alla seconda barra al ribasso per cui non mi stupirei che alla fine della settimana sia tutto finito.
Che lezione si può trarre da questa storia ?
Che l’era dei tassi a zero in cui tutto era possibile è finita. Il mondo è tornato dove doveva essere prima della cura da elefante a cui è stato sottoposto in termini di politica monetaria e fiscale.
Un mondo in cui l’inflazione c’è e i tassi non possono essere a zero. Chi non si è adeguato in tempo, come la Silicon Valley Bank, ora paga il conto. Speriamo solo che non sia troppo salato.