Di fronte a improvvise crisi come quella della Silicon Valley Bank sei completamente disarmato perché avvengono repentinamente, su argomenti che non conosci e in posti che sono lontanissimi. Difficile valutare la situazione sotto i fondamentali per cui ti aggrappi all’unica cosa che ti rimane: l’esperienza, che in termini tecnici si traduce in una parola, pattern.
Il pattern di questa crisi è chiaro: buy to close si dice in termini tecnici, ovvero compra quando sprofonda e vendi in chiusura. E lo vedi dai grafici, dove tutte le azioni hanno aperto in gap down e tutte hanno chiuso al rialzo. Alcune in maniera davvero scandalosa, tanto che come trader ti senti defraudato dallo stop loss che magari è scattato. Ma ci sta, è il grande ballo dei mercati e non possiamo farci niente se non proteggersi con questi stop loss che alla fine magari si dimostrano superflui perché il mercato sale e ti chiude al rialzo dopo che ti ha rubato lo stop loss ma lo sai sempre e soltanto dopo.
Ma andiamo con ordine e parliamo della crisi della Silicon Valley Bank. Giovanni Pons su Repubblica condensa tutto in 10 righe per cui vale la pena citarlo:
“Tutto parte dal rialzo repentino dei tassi di interesse che, come è noto, è andato a intaccare i prezzi dei bond, facendoli scendere di riflesso all’aumento dei rendimenti. Ma anche ragionando in questa maniera, il rischio appare limitato. Per fare un esempio, la JP Morgan Chase, una delle più grandi banche del mondo, sopravvissuta alla grande crisi finanziaria inglobando altri istituti in crisi, ha in pancia titoli “held to maturity” (cioé che possono stare in bilancio fino alla loro scadenza) pari a due volte il suo capitale. Ma svalutando questi titoli ai valori di mercato di oggi le perdite sarebbero pari solo al 17% del capitale.
Lo stesso esercizio applicato dagli analisti a Intesa Sanpaolo e Unicredit dà un risultato vicino all’1%. Per Banco Bpm, anch’essa con in pancia titoli pari a due volte il proprio capitale, saremmo al 7%. E per le banche con un attivo totale sopra i 10 miliardi le regole di Basilea 3 dovrebbero aver impedito evidenti squilibri di gestione.”
Tecnicamente siamo di fronte a quella che è una buy opportunity, tanto più che in Asia le borse tengono botta con la Cina che chiude addirittura in positivo.
Di seguito le buy opportunity più evidenti sul listino italiano ovvero azioni che si sono svalutate troppo per un eccesso di reazione dei mercati:
BANCA POPOLARE SONDRIO
BPER
BUZZI UNICEM
DIGITAL BROS
ESPRINET
GEOX
INTESA SAN PAOLO
TECHNOGYM
UNICREDIT
Di queste azioni ci piacciono moltissimo
BANCA POPOLARE SONDRIO
ESPRINET
GEOX