Per le banche centrali la settimana da seguire sarà la prossima, con Federal Reserve e Bce che si riuniranno per gli ultimi meeting del 2023. Secondo le previsioni degli analisti, alla luce delle recenti frenate dell’inflazione nessuna delle due banche centrali andrà a ritoccare i tassi.
Poi, come sempre c’è chi si spinge ben al di là delle evidenze del momento e inizia a speculare sui prossimi tagli dei tassi, dati come certi già per l’inizio del 2024. Ora, per quanto come sappiamo tutto è possibile sui mercati finanziari, se si leggono con attenzione le parole di Powell rilasciate pochi giorni orsono ad Atlanta, i margini di tanta euforia sono ancora ristretti.
Infatti, Jerome Powell ha dichiarato con fermezza l'impegno del FOMC a ridurre l'inflazione al 2% nel tempo e a mantenere una politica restrittiva fino a quando non sarà sicuro che l'inflazione sia in linea con tale obiettivo. Powell ha affermato che “sarebbe prematuro concludere con fiducia di aver raggiunto un orientamento sufficientemente restrittivo o speculare su quando la politica potrebbe allentarsi”. E inoltre ha sottolineato la prontezza a inasprire ulteriormente la politica se necessario.
Nel suo discorso ad Atlanta, Powell ha evidenziato che le forti azioni intraprese “hanno spostato il tasso di riferimento in territorio restrittivo, indicando che la politica monetaria restrittiva sta esercitando pressione al ribasso sull'attività economica e sull'inflazione”. Ha notato che “gli effetti completi dell'inasprimento potrebbero non essere ancora stati avvertiti, considerando il ritardo con cui la politica monetaria influenza le condizioni economiche”.
Riguardo all'inflazione, Powell ha dichiarato che, nonostante i dati più bassi degli ultimi mesi siano positivi, è necessario “che i progressi continuino per raggiungere l'obiettivo del 2%”. Sulla questione dell'occupazione, ha osservato che le condizioni del mercato del lavoro rimangono solide, e l'economia “sta ritornando a un migliore equilibrio tra domanda e offerta di lavoratori”. Ha indicato che il ritmo di creazione di nuovi posti di lavoro sta rallentando verso un livello più sostenibile, attribuendo ciò agli sforzi della Fed per contrastare la crescita economica e contribuire a ridurre l'inflazione. La cautela è suggerita dalla consapevolezza dei rischi di un inasprimento eccessivo.
Sta di fatto che l'interpretazione dei recenti commenti del presidente della Fed da parte di molti analisti sia stata quella di dare per scontato un atteggiamento decisamente meno "hawkish", asserendo che nel suo discorso Powell abbia enfatizzato la necessità di trovare un equilibrio tra il mantenimento di condizioni monetarie rigorose e la promozione di un atterraggio morbido per l'economia statunitense.
Questo approccio, unito al recente storno del dollaro nei confronti delle altre valute, ha portato crescenti aspettative di un imminente taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, il che ha scatenato un rally negli asset orientati al rischio.
E così, rebus sic stantibus, i trader stanno valutando oltre il 90% di possibilità che la Fed mantenga stabili i tassi a dicembre, con una probabilità superiore al 60% di un taglio dei tassi già a marzo 2024. Ricordiamo che la riunione della Fed è prevista per il 12 e 13 dicembre prossimi.
Tuttavia, non possiamo non considerare che l’interpretazione delle parole di Powell sia un po’ tirata e che nonostante la Fed si possa orientare verso una politica più accomodante (leggasi tassi fermi e a questi livelli per un certo lasso di tempo), l'inflazione negli Stati Uniti rimane notevolmente sopra il target annuale del 2%. Parallelamente, il mercato del lavoro sembra mantenere una posizione solida.
Naturalmente, ulteriori indicazioni su questo fronte potrebbero emergere dai dati sulle buste paga non agricole attesi a giorni, ma ci pare chiaro che un conto sia mantenere i tassi fermi un conto sia tagliarli. Sono due modi ben diversi di portare avanti una politica monetaria meno restrittiva.
Se le attuali speculazioni sul taglio dei tassi, dato per imminente, dovessero scontrarsi con una realtà diversa… Beh, è chiaro che si assisterebbe ad un rapido e violento dietrofront sugli asset di rischio e l’appetito degli investitori vedrà un bel ridimensionamento.
Come sempre, staremo a vedere.
Analisi ZC-Yield Curve
La lettura della ZC-Yield Curve mostra ancora una discesa dei rendimenti su tutto il tratto della curva rispetto alla scorsa analisi. Infatti, rispetto alla scorsa lettura il rendimento della scadenza a 10 anni cala in area 2,89% rispetto al 3,09% precedente, mentre la scadenza trentennale scende in area 2,66% rispetto al precedente 2,76%. Ancora sostanzialmente immutata la conformazione della curva, che rimane invertita con un differenziale 10Y-2Y in lieve restringimento agli attuali -30 bps dai precedenti -37 bps. Si confermano i cambiamenti sulla parte a medio, con i mercati che credono alle parole delle banche centrali in merito a tassi elevati per un certo lasso di tempo. Ancora in lieve discesa il tratto a breve, con la curva che evidenzia ora un massimo di rendimento sulle scadenze nella seconda metà del 2024 in area 4,10% rispetto al 4,19% della scorsa analisi. In divenire le previsioni dei tassi forward su Euribor 6 mesi sia sulle scadenze a breve sia su quelle a lunga. La curva rimane impennata e vede ora i tassi attesi in area 4,00% per la prima metà del 2024, per poi scendere repentinamente sotto area 2,50% per metà 2025, data dalla quale i tassi sono rivisti nuovamente in progressiva salita sino ad area 3,00% nell’intervallo 2026-2031.
Analisi Integrata Trendycator
Osservando – a livello di analisi integrata – le curve dei rendimenti dei principali benchmark decennali si nota la discesa dei rendimenti su tutte le aree valutarie. L’area UK vede il rendimento per il GILT in ribasso in area 4,20% con Trendycator che si posiziona ora in stato NEUTRAL. In contrazione anche i rendimenti del BUND, che si porta ora in area 2,45% con Trendycator che cambia stato e si posiziona ora su NEUTRAL. In buona contrazione anche i rendimenti del nostro Btp decennale, ora in area 4,23% con uno spread di molto ridimensionato e ora in area 176 bps e modello Trendycator che anch’esso passa allo stato NEUTRAL. Infine, l’area USA con i rendimenti del Treasury decennale che scivolano al 4,33% rispetto al precedente 4,85% con Trendycator che per ora si conferma ancora in stato LONG.
Bond Governativi Mondo Weekly Ranking
Consueta sezione dell’analisi sui mercati obbligazionari, con l’introduzione sotto forma di ranking dei bond governativi mondiali con qualunque rating. In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo. Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione.
Strategia di portafoglio
La situazione sui mercati obbligazionari ha preso una piega ben definita, rafforzata anche dalle aspettative scatenate dall’interpretazione delle parole di Powell nel discorso ad Atlanta.
Le ormai prossime riunioni di Fed e Bce presentano un esito abbastanza scontato, visti gli ultimi dati macro, ma sarà importantissimo valutare le intenzioni future dei banchier centrali cercando di interpretare nel modo più corretto possibile le dichiarazioni che rilasceranno in conferenza stampa.
Stando alla situazione attuale della struttura a termine dei tassi di interesse, si sta rivelando corretta la strategia di portafoglio suggerita nella scorsa analisi nel ridurre gradualmente il peso della liquidità e degli strumenti a breve termine, per iniziare con molta gradualità a posizionarsi su scadenze progressivamente più lunghe, privilegiano il tratto centrale della curva.
Infatti, le scadenze entro l’anno tengono ancora anche se i loro rendimenti si stanno rapidamente contraendo, mentre risultano abbastanza penalizzati i rendimenti nel tratto 2026-2029 e quelli nel tratto dal 2040 in poi, a differenza del tratto 2034-2039 che offre ancora rendimenti in area 3,00%.