I bond della settimana – I Treasuries Usa schizzano all’insù ma attenzione al dollaro


Complice l’annuncio della Fed di possibili tre tagli dei tassi nel 2024. Il bilanciamento, considerando la debolezza dell’Usd, è però meno favorevole di quanto i trend delle quotazioni evidenzino e facciano prevedere anche per i prossimi mesi. Ipotesi comunque contrastanti per quanto riguarda il cross con l’euro.

Buy or sell

Con una Fed che si dice intenzionata a tagliare i tassi nel 2024 di 75 pb rispetto ai 50 pb delle precedenti proiezioni finisce una fase della politica monetaria. Inevitabilmente reagiscono positivamente i T-Bonds, ovvero i Treasuries con scadenze superiori ai dieci anni rispetto alla data di emissione. Hanno risposto con scatti rialzisti delle quotazioni di tutto rispetto nella seduta di ieri (14/12/23). È però solo l’inizio di un riequilibrio, che ha alti margini di risalita. Facciamo allora il punto su tre scadenze fra le più lunghe, ovvero quelle dal 2050 in poi, ma soltanto se con un discreto livello di scambi.

T-Bond 3,625% Fb53 Usd

US912810TN81

Quotazione 92,4 $ - yield 4,3%

Minimo anno 77,3 $ - Spread circa 100 pb

T-Bond 2% Ag51 Usd

US912810SZ21

Quotazione 64,8 $ - yield 4,3%

Minimo anno 54,3 $ - Spread di circa 100 pb

T-Bond 1,25% Mg50 Usd

US912810SN90

Quotazione 53,5 $ - yield 4,4%

Minimo anno 44,1 $ – Spread circa 60 pb

Il “restart” rispetto ai minimi si sta ampliando, sebbene i grafici confermino che ci sono ancora spazi di crescita, sempre che: ● la Fed mantenga quanto annunciato ● non ci siano improvvise sorprese dal fronte dell’inflazione.

Si tenga comunque conto che:

● i Treasuries sono favoriti da aliquota fiscale 12,5%; ciò non impedisce che gli investitori italiani preferiscano spesso emissioni soprattutto bancarie più generose in termini di rendimento distribuito; ● gli yield del decennale Usa sono sì scesi ieri ma forse meno di quanto ci si potesse attendere, il che dimostra che c’è attesa (e forse un po' di scetticismo) rispetto agli annunci della Fed; ● le “duration” rilevanti sono oggi preferibili rispetto a quelle minori delle scadenze corte, visto che si può prevedere come l’allentamento sul fronte dei tassi comporterà un riequilibrio della curva e quindi una corsa al rialzo delle quotazioni dei lunghi e un ribasso di quelle da 1 a 3 anni.

In tale contesto si avverte tuttavia incertezza sulle evoluzioni del cambio Eur/Usd.

Il grafico evidenzia questa situazione grafica:

Debolezza del $ se…

►►►►

Salita sopra 1,107 e 1,123

►►► Cambio in corso

1,099 Eur/Usd

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Forza del $ se…

►►►►

Discesa sotto

1,064 e 1,047

L’annuncio della Fed è destinato certamente a indebolire il dollaro, seppur gli analisti specializzati nel settore Forex esprimano visioni del tutto contrastanti e sotto certi profili addirittura improbabili.

Per Morgan Stanley

Il 2024 sarà l’anno del dollaro e il cambio potrebbe tornare su un equilibrio di 1 a 1 sull’euro

Per Bank of America

La prospettiva è invece opposta: il dollaro dovrebbe indebolirsi e salire a 1,15 contro euro

Per JP Morgan

Ipotesi di netto rafforzamento del dollaro con target 1 contro euro ma si tratta di previsioni fatte all’inizio della guerra in Medio Oriente, quando il petrolio veniva visto in netto rialzo

Per Goldman Sachs

L’economia Usa si manterrà forte nel 2024 e ciò favorirà l’Usd

Per molti analisti indipendenti

Il dollaro si indebolirà ulteriormente, con prospettive di un cambio a 1,15 nel corso del 2024

In sintesi ognuno dice la sua, anche se i diversi periodi temporali di valutazione possono aver inciso in parte sulle valutazioni.