NASDAQ100 WEEKLY - Settimana matta sugli indici azionari USA.


OGGI Il MERCATO OBBLIGAZIONARIO USA RIMARRA’ CHIUSO PER LE FESTIVITA’ DEL COLUMBUS DAY. NON I MERCATI AZIONARI.

MERCATO AZIONARIO MATTO ! SCENDE NELLA PRIMA PARTE DELLA SETTIMANA APPARENTEMENTE SENZA UN MOTIVO E RISALE PREPOTENTEMENTE DOPO I BUONI DATI SUL MERCATO DEL LAVORO !?!?

Venerdì scorso, i listini azionari in un primo momento hanno aperto in gap down dopo la pubblicazione di dati sull’occupazione negli Stati Uniti più forti del previsto (l’incremento maggiore da gennaio) e un rallentamento della crescita salariale, poco dopo hanno fatto registrare un rally che si è concluso a fine seduta sia con l’indice Nasdaq100 che con l’S&P500 che hanno registrato i maggiori guadagni percentuali giornalieri dalla fine di agosto e con l'S&P500 che è salito durante la settimana, interrompendo una serie di perdite durata quattro settimane. I settori che hanno maggiormente contribuito al rialzo sono stati il tecnologico rivolto all’informazione ed i servizi di comunicazione. Ai trader non è chiara la ragione dell’inversione di rotta intraday. Alcuni hanno notato che potrebbe essere il dato più basso sui salari nel rapporto sull’occupazione che ha indotto gli investitori a riconsiderare la loro precedente posizione ribassista. Altri hanno notato il calo dei rendimenti rispetto ai massimi della giornata. Parte del rally potrebbe essere semplicemente dovuto a un mercato che era diventato estremamente ipervenduto con l’indice S&P500 che a un certo punto questa settimana è sceso di oltre l’8% rispetto al suo massimo di inizio anno. Probabilmente ci sono abbastanza buone notizie dalla crescita dei salari e dal tasso di disoccupazione per impedire alla FED di tornare ad aumentare i tassi. Mentre le aspettative del mercato su ciò che farà il FOMC sono cambiate un po’ dopo aver digerito il report della scorsa settimana, c’è ancora una forte aspettativa che i tassi rimarranno invariati a novembre.

Un altro risvolto che riguarderà i mercati azionari sarà l’apertura della stagione delle trimestrali economiche. Parte del centro dell’attenzione del mercato sarà riposto nelle prossime quattro settimane, in quanto la maggior parte delle società degli indici S&P500 e NASDAQ dovrebbero pubblicare i propri risultati trimestrali di bilancio. Nelle prossime due settimane, oltre il 40% delle società dell’S&P500 che dovrebbero pubblicare utili per il terzo trimestre in questo periodo fanno parte del settore finanziario. Le aziende di questo settore includono American Express, Bank of America, Citigroup, Goldman Sachs, JPMorgan Chase, Morgan Stanley e Wells Fargo. Si prevede che il settore finanziario registrerà il quarto tasso di crescita degli utili (anno su anno) più alto di tutti gli 11 settori nel terzo trimestre, pari all'8,7%.

A livello settoriale, si prevede che tre dei cinque settori del settore registreranno una crescita degli utili anno su anno, guidata dal settore assicurativo al 64%. Si prevede inoltre che questo settore contribuirà maggiormente alla crescita degli utili del settore. Se si escludesse il settore assicurativo, il tasso di crescita stimato degli utili per il settore finanziario scenderebbe dall'8,7% al 2,1%. Inoltre si prevede che il sotto-settore della riassicurazione registrerà un profitto nel terzo trimestre del 2023 dopo aver riportato una perdita nel terzo trimestre del 2022.

Le previsioni indicano che il settore dei servizi finanziari registrerà il secondo più alto tasso di crescita degli utili (anno su anno) in questo settore, pari al 12% e che il settore bancario registrerà il terzo tasso di crescita degli utili più alto (anno su anno) del settore, pari al 4%. D’altro canto, si prevede che i settori dei mercati dei capitali (-7%) e del credito al consumo (-6%) registreranno un calo degli utili (anno su anno).

Guardando al futuro, gli analisti prevedono tassi di crescita degli utili del 5,9%, 3,1% e 5,8% rispettivamente per il quarto trimestre 2023, il primo trimestre 2024 e il secondo trimestre 2024.

Le prospettive sugli UTILI per le società dell’S&P500 per il terzo trimestre sono meno negative rispetto agli ultimi trimestri. Nel complesso, l'indice dovrebbe riportare un calo su base annua degli utili del terzo trimestre per il quarto trimestre consecutivo. Tuttavia, la diminuzione stimata rappresenterebbe il calo più piccolo durante questa serie di quattro trimestri. Ad oggi, 118 società dell’indice hanno pubblicato una previsione sugli utili per il terzo trimestre del 2023, di queste 118 società, 76 hanno emesso una previsione degli utili negativa e 42 hanno emesso una previsione positiva. Nel complesso, si prevede che le società dell’S&P500 riportino un calo (anno su anno) degli utili del -0,3% per il terzo trimestre. Le previsioni indicano che otto degli undici settori registreranno una crescita degli utili anno su anno, guidati dai servizi di comunicazione e dal settore dei beni di consumo voluttuari. D’altro canto, si prevede che tre settori registreranno un calo anno su anno utili, guidati dai settori dell’energia e dei materiali.

In termini di RICAVI, si prevede che le società del’S&P500 riportino una crescita dei ricavi (anno su anno) dell’1,7%, se così fosse l’indice segnerà l’undicesimo trimestre consecutivo di crescita dei ricavi. Le previsioni indicano che nove settori registreranno una crescita dei ricavi anno su anno, guidati dal settore dei beni di consumo voluttuari. D'altro canto, si prevede che due settori registreranno un calo dei ricavi rispetto all'anno precedente: Energia e Materiali.

Guardando al futuro, gli analisti prevedono una crescita degli utili (anno su anno) del 7,8% per il quarto trimestre del 2023. Mentre per tutto il 2023, gli analisti prevedono (anno su anno) una crescita degli utili dello 0,9%.

Consumer Discretionary: Il settore dei beni di consumo voluttuari ha registrato il maggiore aumento percentuale degli utili stimati al 30 giugno 2023. Complessivamente, 28 delle 52 aziende (54%) del settore dei beni di consumo voluttuari hanno visto un aumento della stima media degli utili durante questo periodo. Di queste 28 aziende, 12 hanno registrato un aumento nella stima media degli utili di oltre il 10%, guidata da Amazon.com (a 0,57 da 0,41 $), D.R. Horton (a 3,93 da 2,95 $) e PulteGroup (a 2,83 da 2,17 $), inoltre General Motors (a 1,90 da 1,55 $) e Ford Motor (da 0,37 a 0,45 $) hanno contribuito maggiormente all'aumento degli utili stimati per questo settore in questo periodo.

Energy: Il settore energetico ha registrato il secondo maggiore aumento percentuale degli utili stimati tra tutti gli undici settori al 30 giugno 2023. Nel complesso, 7 delle 23 aziende (30%) del settore energetico ha registrato un aumento della stima media degli utili durante questo periodo. Di queste 7 aziende, 3 hanno registrato un aumento nella stima media degli utili di oltre il 10%: Marathon Petroleum (a 7,48 da 4,84 $), Valero Energy (a 7,29 da 4,89 $) e Phillips 66 (da 3,59 a 4,78 $). Queste tre società insieme a Exxon Mobil (a 2,33 da 2,25 $) sono stati i maggiori contributori all’aumento degli utili stimati per questo settore.

Information Technology: Il settore dell’informatica ha registrato il terzo maggiore aumento percentuale degli utili stimati al 30 giugno 2023. Complessivamente, 38 delle 65 aziende (58%) del settore dell'informatica hanno visto un aumento della stima media degli utili durante questo periodo. Di queste 38 aziende, 7 hanno registrato un aumento nella stima media degli utili di oltre il 10%, guidata da NVIDIA (a 3,32 da 2,25 $), Intel (a 0,21 da 0,15 $) e Applied Materials (a 1,98 da 1,58 $). Queste tre società con Apple (a 1,39 da 1,36 $) hanno contribuito maggiormente all'aumento dei guadagni attesi per questo settore.

Communication Services: Il settore dei servizi di comunicazione ha registrato il quarto maggiore aumento percentuale delle stime al 30 giugno 2023. Complessivamente, 7 delle 20 aziende (35%) del settore dei servizi di comunicazione hanno visto un aumento della stima media degli utili durante questo periodo. Di queste 7 aziende, una ha registrato un aumento della stima media degli utili di oltre il 10%: Meta Platforms (a 3,59 da 2,98 $). Meta Platforms e Alphabet (a 1,44 da 1,35 $) hanno contribuito maggiormente all’aumento degli utili attesi per questo settore.

E diamo uno sguardo ora ai settori che hanno prodotto un decremento degli utili al 30 giugno 2023.

Materials: Il settore dei materiali ha registrato la maggiore diminuzione percentuale degli utili stimati tra tutti gli undici settori al 30 giugno 2023. Nel complesso, 22 delle 29 aziende (76%) del settore Materiali hanno visto una diminuzione della loro stima media degli utili durante questo periodo. Di queste 22 aziende, 16 hanno registrato una diminuzione della loro stima media degli utili superiore al 10%, guidata da Corteva (a -0,21 da -0,08 $), Dow (a 0,44 da 0,88 $), International Flavours & Fragranze (a 0,78 da 1,41 $) e Mosaic (a 0,76 da 1,28 $). Dow è stato anche il maggiore contribuente alla diminuzione degli utili attesi per questo settore.

Industrials: Il settore industriale ha registrato il secondo maggior calo percentuale degli utili stimati al 30 giugno 2023. Complessivamente, 44 delle 75 aziende (59%) del settore industriale hanno visto una diminuzione della stima media degli indici durante questo periodo. Di queste 44 aziende, 14 hanno registrato un calo della loro stima media degli utili superiore al 10%, guidata da Boeing (a -3,18 da -0,11 $), American Airlines Group (a 0,32 da 0,82 $), Southwest Airlines (a 0,39 da 0,97 $) e United Parcel Service (a 1,58 da 2,66 $). Queste quattro società sono state anche i maggiori contributori alla diminuzione degli utili attesi per questo settore.

Health Care: Il settore sanitario ha registrato il terzo maggior calo percentuale degli utili stimati tra tutti gli undici al 30 giugno 2023. Complessivamente, 49 delle 65 aziende (75%) del settore sanitario hanno registrato una diminuzione della loro stima media degli utili durante questo periodo. Di queste 49 aziende, 12 hanno registrato una diminuzione della loro stima media degli utili superiore al 10%, guidata da Catalent (a -0,14 da 0,04 $), Moderna (a -1,62 da 0,60 $) e Illumina (a 0,13 da 0,44 $). Queste tre società con Pfizer (a 0,58 da 0,71 $), Johnson & Johnson (a 2,52 da 2,72 $) e Bristol-Myers Squibb (a 1,80 da 1,99 $) hanno contribuito maggiormente alla diminuzione degli utili attesi per questo settore.

Passiamo ora ad analizzare il mercato monetario. I movimenti violenti avvenuti nella settimana appena trascorsa sul mercato obbligazionario hanno martellato gli investitori e rinnovato i timori di una recessione, così come le preoccupazioni per il settore immobiliare, le banche e persino la sostenibilità fiscale del governo americano. Al centro della tempesta c’è il rendimento dei titoli del Tesoro a 10 anni, uno dei numeri più influenti nel mondo della finanza. Il rendimento, che rappresenta gli oneri finanziari per gli emittenti di obbligazioni, è aumentato costantemente nelle ultime settimane e martedì scorso ha raggiunto un massimo a 4,887%, livello replicato anche nella giornata di venerdì scorso dopo la pubblicazione del report sul lavoro molto più forte del previsto, livello visto l’ultima volta nell’agosto 2007, poco prima della crisi finanziaria del 2008.

L’inarrestabile aumento dei costi di finanziamento ha superato le previsioni dei meteorologi finanziari e ha spinto Wall Street a cercare spiegazioni. Anche se la Federal Reserve ha alzato il suo tasso di riferimento per 18 mesi, ciò non ha avuto alcun impatto sui titoli del Tesoro a più lunga scadenza come quello a 10 anni fino a poco tempo fa, poiché gli investitori credevano che probabilmente sarebbero arrivati ​​dei tagli dei tassi nel breve termine. La situazione ha cominciato a cambiare a luglio, con segnali di forza economica che hanno sfidato le aspettative di rallentamento, guadagnando velocità nelle ultime settimane, poiché i funzionari della FED sono rimasti fermi sul fatto che i tassi di interesse rimarranno elevati. Alcuni a Wall Street credono che parte del movimento sia di natura tecnica, innescato dalle vendite da parte di un paese o di grandi istituzioni. Altri sono fissati sulla spirale del deficit americano e sulla disfunzione politica. Altri ancora sono convinti che la FED abbia intenzionalmente causato l’impennata dei rendimenti per rallentare un’economia americana troppo calda. Gli investitori sono fissati sul rendimento del Tesoro a 10 anni a causa del suo primato nella finanza globale.

Mentre i Treasury a breve scadenza sono influenzati più direttamente dalla politica della FED, i titoli a 10 anni sono influenzati dal mercato e riflettono le aspettative di crescita e inflazione. È il tasso che conta di più per i consumatori, le aziende e i governi, poiché influenza trilioni di dollari in prestiti per la casa e l’auto, le obbligazioni societarie e municipali, le carte commerciali e valute. I recenti movimenti del rendimento hanno messo il mercato azionario sul filo del rasoio poiché alcune delle correlazioni previste tra le classi di attività sono crollate. I titoli azionari hanno iniziato ad essere svenduti da quando i rendimenti hanno iniziato a salire a luglio, rinunciando a gran parte dei guadagni dell’anno, ma per il tipico rifugio sicuro dei titoli del Tesoro americano è andato anche peggio. Secondo Bloomberg, le obbligazioni a più lunga scadenza hanno perso il 46% dal picco di marzo 2020, un calo precipitoso per quello che dovrebbe essere uno degli investimenti più sicuri disponibili.

Ma al di là degli investitori, l’impatto sulla maggior parte degli americani deve ancora arrivare, soprattutto se i tassi continueranno a salire. Questo perché l’aumento dei rendimenti a lungo termine sta aiutando la FED nella sua lotta contro l’inflazione. Inasprendo le condizioni finanziarie e abbassando i prezzi degli asset, la domanda dovrebbe allentarsi man mano che sempre più americani tagliano le spese o perdono il lavoro. I prestiti con carta di credito sono aumentati poiché i consumatori spendono i loro risparmi in eccesso e le insolvenze sono ai massimi livelli dall’inizio della pandemia di Covid.

Al di là del consumatore, ciò potrebbe essere avvertito dai datori di lavoro che si stanno ritirando da quella che è stata un’economia forte. Le aziende al dettaglio che sono quelle che possono emettere debito solo nel mercato high yield, si troveranno ad affrontare costi di finanziamento notevolmente più elevati e sono la grande maggioranza. Tassi più alti comprimono il settore immobiliare e spingono gli immobili commerciali più vicini al default.

L’impennata dei rendimenti aggiunge pressione anche alle banche regionali che detengono obbligazioni che hanno perso valore, uno dei fattori chiave nei fallimenti della Silicon Valley Bank e della First Republic Bank. Anche se gli analisti non si aspettano che altre banche collassino, il settore ha cercato di scaricare gli asset e ha già ritirato i prestiti.

Il Treasury 10 Y dopo aver superato i precedenti livelli di resistenza, molti si aspettano che i rendimenti possano salire più in alto dal momento che i fattori ritenuti determinanti per i rendimenti sono ancora presenti. Ciò ha sollevato il timore che gli Stati Uniti possano affrontare una crisi del debito in cui tassi più alti e deficit in spirale si radicano, una preoccupazione alimentata dalla possibilità di una chiusura del governo il mese prossimo. Da quando la FED ha iniziato ad aumentare i tassi lo scorso anno, si sono verificati due episodi di turbolenza finanziaria: il crollo dei titoli di stato del Regno Unito nel settembre 2022 e la crisi bancaria regionale negli Stati Uniti a marzo. L’economia si trova ad affrontare notevoli difficoltà nel quarto trimestre. Detto del forte aumento dei tassi di interesse a lungo termine, il tasso medio dei mutui a 30 anni tra gli istituti di credito, intervistati da Freddie Mac durante la settimana terminata mercoledì scorso, è stato del 7,5%. L’ultima volta che i tassi ipotecari sono stati così alti è stato nel dicembre del 2000.

Anche il mercato del lavoro è stato storicamente un indicatore economico ritardato che può passare da buono a cattivo in breve tempo. Fino alla fine del 2007, ad esempio, gli Stati Uniti hanno aggiunto posti di lavoro, ma a partire dall’inizio del 2008 le perdite di posti di lavoro hanno cominciato ad aumentare. Quel che è peggio, quelle perdite erano sottostimate: quando i politici della FED si incontrarono nell’agosto del 2008, poco prima che la crisi finanziaria prendesse davvero piede, il Dipartimento del Lavoro aveva riferito che l’economia aveva perso 463.000 posti di lavoro nei sette mesi precedenti. Con le revisioni, i dati ora mostrano che sono stati persi 906.000 posti di lavoro. Il fatto che un mercato del lavoro caldo possa raffreddarsi difficilmente può essere considerato un motivo per cui la FED debba tagliare i tassi. Ma con la banca centrale che sembra finalmente vincere la sua guerra contro l’inflazione, deve stare attenta a non far vacillare il motore dell’occupazione americana.

In conclusione, un altro movimento al rialzo del rendimento a 10 anni da qui, aumenterebbe le possibilità che qualcos’altro si rompa e renderebbe la recessione molto più probabile.

La settimana si è chiusa con il Treasury 10 Y a 4,797% e il 2Y a 5,085% portando lo spread delle curve a 28,8 dai 47 di due venerdì fa.

Dopo l’uscita dei dati sul mercato del lavoro della scorsa settimana i mercati finanziari, che propendevano per una FED che avrebbe mantenuto i tassi invariati dal 31 ottobre al 31 novembre, ora hanno rivisto le probabilità di un rialzo in aumento, secondo lo strumento FedWatch del CME Group. I dati sull’inflazione di questa settimana potrebbero offrire maggiore chiarezza. Pertanto la percentuale per un ulteriore stretta di 25 bps si sono rialzate dal 18,3% di due venerdì fa, al 27,1% di venerdì scorso (v. grafico):

Così come si sono rialzate le probabilità di un aumento di 25 bps per l’ultima riunione del 2023 del 13 dicembre dal 31,4% al 36,7%, (v. grafico):

Mentre si è abbassata, anche se di poco, la previsione del mercato sui tagli ai tassi nel corso del 2024. Al momento notiamo la probabilità del 27,2% che la curva futures sconti quasi 75 bps di ribassi entro dicembre del prossimo anno (v. grafico):

Analisi grafica dell’indice di riferimento delle nostre operazioni, il NASDAQ100. Come riportato in precedenza, gli ottimi dati macroeconomici sul mercato del lavoro pubblicati venerdì scorso avrebbero dovuto penalizzare consistentemente i listini azionari visti anche la forza dei rendimenti dei bonds e del dollaro, invece ciò si è verificato solo all’apertura del cash, poi le posizioni hanno iniziato a ribaltarsi con il dollaro e i rendimenti in arretramento e i titoli azionari, soprattutto i tecnologici, capaci di un bel rally che ha portato le quotazioni dell’indice nuovamente in area 15000 andando anche a chiudere il gap aperto il 21 settembre. Come possiamo notare dal grafico, anche le debolezze dei prezzi nella settimana appena trascorsa si sono fermate sul supporto in area 14500 (ritracciamento del 27,2% di onda 3) per poi rimbalzare fino in area 15000. Pertanto manteniamo il conteggio di questa fase lateral-ribassista in a-b-c, in attesa di eventi che possano identificarsi in una ulteriore discesa verso quota 14000 o al rialzo verso quota 15200, quindi quota 15600. Il livello di RSI a 50 indica che tutto è possibile ma essendo in risalita dal minimo potrebbe indicare la prosecuzione almeno del rimbalzo. Ciò verrà deciso tra mercoledì e giovedì con la pubblicazione dei dati inflattivi dei prezzi alla produzione (PPI) e dei prezzi al consumo (CPI). La settimana si è chiusa a 14973.24 in guadagno rispetto a due venerdì fa del + 1,76%, il che porta ad un profit da inizio anno del + 36,87%.

Passiamo all’indice maggiore S&P500 avvicinatosi nel corso della scorsa settimana al forte supporto in area 4200 coincidente con la M.M. semplice a 200 periodi (linea bianca), ma da lì ha trovato la forza di rimbalzare per poi recuperare, in chiusura di ottava, l’area 4300. Graficamente notiamo come la discesa dai massimi sia sempre più marcata rispetto all’indice tech, pertanto continuiamo a classificare il movimento come prima onda ribassista dell’onda correttiva (4) con possibile test del supporto in area 4200 e con estensione fino in area 4000, mentre se i prezzi dovessero riprendere per bene la via del rialzo, allora si potrebbe anche configurare l’ipotesi che onda (4) sia stata completata e che il rialzo possa essere configurato come onda (5) finale. Primo step sarebbe il recupero dell’area 4400 con chiusura del gap aperto il 21 settembre, per poi attaccare l’area 4500. Ovviamente l’ipotesi ottimistica ha davanti a sé molta strada da fare. Su questo indice l’RSI a 43 indica ancora debolezza ma in risalita dai minimi. I dati inflattivi della settimana potrebbero fornire il carburante giusto per un proseguimento del rialzo. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 4308.49 con un guadagno del + 0,48% che porta ad un profit da inizio anno del + 12,22%.

Invece leggera negatività settimanale per l’indice delle blue-chip DOW JONES. Graficamente notiamo come le quotazioni abbiano sfondato ancora un altro supporto, quello in area 33000 (ritracciamento del 61,8% di onda C) per poi, nella giornata di venerdì scorso, recuperare quasi tutte le perdite generate ed andare a chiudere la settimana a ridosso dell’area 33500 (ritracciamento del 50,0% di onda C) che ora è diventata una resistenza. Siamo sempre all’interno della conformazione laterale di ampio respiro partita a novembre 2022, ma se i prezzi dovessero oltrepassare anche il forte supporto in area 33000 (ritracciamento del 61,8% di onda C), allora la discesa potrebbe prendere una conformazione molto più profonda fino al test del minimo di marzo 2023 in area 31400, passando prima dal supporto in area 32600. Viceversa, sarebbe importante riprendere e superare le due M.M. a 200 periodi in area 33800, quindi nuovamente tra le aree 34000 e 34500. Dopo il tonfo del livello di RSI a 24, il rimbalzo tecnico che ci aspettavamo è avvenuto, e dall’attuale 37 è lecito aspettarsi che il rimbalzo duri qualche giorno in più. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 33407.59 con una perdita del – 0,30% e che porta a segnare un profit da inizio anno del + 0,79%.

ORO INDEX

Per tutto il corso della settimana appena trascorsa, le quotazioni dell’Oro sono state sottoposte a un’enorme pressione con i rendimenti dei titoli del Tesoro statunitensi a lunga durata che hanno fatto registrare i massimi da 17 anni ad oggi, facendo impennare il Dollar Index sopra 107 e spingendo i prezzi del metallo giallo fino ad un minimo di 1825 $/oz. Poi, nella giornata di venerdì scorso, sorprendentemente, il Dollar Index e i rendimenti dei bonds si sono indeboliti, nonostante la pubblicazione di dati positivi sull'occupazione non agricola di settembre e l’Oro ne ha approfittato per riportarsi verso area 1850 $/oz. Ora le quotazioni dovrebbero prendere un breve respiro, ma già tra mercoledì e giovedì prossimi si dovrebbe vedere una rinnovata pressione causata dai dati dell'indice dei prezzi alla produzione (PPI), dai prezzi al consumo (CPI) e dai verbali dell'ultima riunione della Federal Reserve (FED), dove gli investitori terranno d'occhio l'andamento dei dialoghi interni dei membri del Comitato, alla ricerca di suggerimenti sul percorso futuro della banca centrale americana sui tassi di interesse. A livello daily il livello dell’RSI è arrivato fino ad un minimo di 18,5 e quindi un rimbalzo tecnico c’era da aspettarselo ed infatti venerdì scorso è avvenuto e potrebbe durare fino a mercoledì per portare le quotazioni fino alla resistenza dei 1880 $/oz., poi i dati macro imporranno la loro volontà. Al ribasso l’area dei 1800 $/oz. (+/- 10 $) è un’area molto importante che dovrebbe fermare le eventuali vendite. Aspettiamo e vediamo.

Passando agli altri due metalli preziosi che seguiamo nel nostro Portafoglio, anche sul Platino la settimana è trascorsa all’insegna delle vendite con le quotazioni che sono arrivate in area 860 $/oz., prezzi che non si vedevano esattamente da un anno fa, per poi rimbalzare venerdì scorso a 884 $/oz. In base a come usciranno i dati macro in settimana, abbiamo un buon supporto in area 830/820 $/oz., mentre al rialzo la resistenza chiave è in area 900 $/oz.

Situazione un po' diversa per le quotazioni dell’Argento che, nella giornata di lunedì scorso, hanno infranto il minimo di giugno scorso a 22,14 $/oz. sprofondando fino ad un minimo di 20,85 $/oz. (prezzi che non si vedevano dal marzo scorso) dal quale sono rimbalzate per chiudere in area 21,75 $/oz. Il livello di RSI a 25 ha sicuramente favorito il rimbalzo tecnico, ma ora c’è da attendere i dati macro per capire se il rimbalzo possa continuare almeno a riprendere l’area 23 $/oz.

La settimana dell’Oro è si è chiusa a 1847.0 con una perdita del 0,94% rispetto alla scorsa settimana e che porta ad un guadagno da inizio anno del + 0,93%. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 1819.60 $/oz. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES DICEMBRE 2023:

POLITICA USA

Per la prima volta nella storia, la Camera ha deposto il suo speaker. Martedì 208 democratici hanno votato a favore della rimozione dal ruolo del repubblicano Kevin McCarthy, e ai voti dei dem si sono aggiunti gli 8 provenienti dallo stesso partito dello speaker, numero sufficiente per deporlo considerata la sottile maggioranza repubblicana alla Camera. Perché alcuni repubblicani hanno votato contro un rappresentante del proprio partito? L’ala più radicale dei repubblicani alla Camera non aveva apprezzato il fatto che McCarthy nei giorni precedenti avesse fatto affidamento su voti dem per approvare il disegno di legge volto ad evitare un parziale shutdown governativo. A presentare la “mozione di revoca” il repubblicano della Camera, Matt Gaetz. I media avevano ipotizzato le dimissioni di Kevin McCarthy dal Congresso, ma venerdì scorso il diretto interessato ha fatto sapere che porterà a termine il suo mandato al Congresso e si ripresenterà alle elezioni.

La Camera intanto si muove per individuare chi andrà a coprire il ruolo di speaker. Tra i repubblicani i due candidati dichiarati per il posto sono Steve Scalise e Jim Jordan. Anche Kevin Hern ha detto che potrebbe candidarsi. Jordan è tra i principali difensori di Donald Trump e proprio l’ex presidente statunitense venerdì scorso ha appoggiato la sua candidatura a speaker. Al momento come speaker temporaneo c’è il repubblicano Patrick McHenry.

Mercoledì prossimo dovrebbe tenersi un incontro a porte chiuse per i candidati al ruolo di speaker (al meeting dovrebbe partecipare anche Donald Trump). L’ex presidente repubblicano la scorsa settimana ha anche manifestato apertura alla possibilità di ricoprire temporaneamente il ruolo di speaker. Come riporta la CNN, che cita “una fonte familiare con le conversazioni”, alcuni parlamentari repubblicani avrebbero avanzato a Trump l’idea di ricoprire la carica di speaker, anche solo temporaneamente, e lui sarebbe “intrigato” dall’idea. L’ex presidente ha detto che gli hanno chiesto la disponibilità ad accettare per un breve periodo per il partito, fino a quando non si arriverà ad una conclusione: “Non lo faccio perché voglio, lo farò se necessario, se non saranno in grado di prendere la loro decisione”. CNN riporta poi che “secondo due persone che hanno parlato con lui della destituzione di McCarthy” Trump pur essendo onorato che sia stato fatto il suo nome, non starebbe considerando seriamente l’idea. Inoltre, i repubblicani della Camera hanno regole che stabiliscono che membri incriminati per accuse di reati che comportano una pena detentiva di due o più anni devono dimettersi dalla leadership; si tratta di regole auto-imposte e che potrebbero essere modificate, ma solo dopo l’elezione di uno speaker.

Tra i temi più importanti che il nuovo speaker si troverà ad affrontare figura la negoziazione di un accordo di finanziamento per mantenere attivo il governo oltre il 17 novembre, la supervisione di un’inchiesta di impeachment verso il presidente Joe Biden, che i dem dicono essere infondata, e la decisione sul sostegno per ulteriori aiuti all’Ucraina.

Intanto un gruppo di 45 alleati di McCarthy in una lettera chiede ai propri colleghi cambiamenti per rendere più complicato per una piccola fazione rimuovere qualcuno dal ruolo di speaker. Nella lettera hanno scritto: “Non possiamo permettere che la nostra maggioranza sia dettata dall’alleanza tra il caucus del caos ed il partito di minoranza che non farà altro che garantire il fallimento del nostro prossimo speaker”. 

POLITICA USA – CINA

La CINA mira ad aumentare la potenza di calcolo aggregata del Paese di oltre il 50% entro il 2025, secondo un piano pubblicato lunedì dalle autorità, mentre Pechino rafforza la sua attenzione sulle innovazioni relative ai super-calcoli e all'intelligenza artificiale. Il piano si inserisce nel contesto della crescente concorrenza tra Cina e Stati Uniti in molti settori high-tech che vanno dai semiconduttori e super-computer all’intelligenza artificiale, compresi i controlli sulle esportazioni statunitensi di apparecchiature per la produzione di chip. Il piano, pubblicato da sei dipartimenti di Pechino tra cui il Ministero dell'Industria e della Tecnologia dell'Informazione (MIIT), fissa l'obiettivo che la potenza di calcolo totale della Cina raggiunga i 300 EFLOPS entro il 2025. EFLOPS, pari a un quintilione di operazioni in virgola mobile al secondo, misura la velocità di un computer.

Il MIIT ha rivelato ad agosto che la potenza di calcolo della Cina ha raggiunto 197 EFLOPS quest'anno, rispetto ai 180 EFLOPS del 2022. Il ministero ha affermato di classificare la CINA al secondo posto dietro agli Stati Uniti, ma non ha approfondito la portata della potenza di calcolo degli Stati Uniti a cui fa riferimento. Poiché la formazione sull’intelligenza artificiale richiede una grande quantità di calcoli, lo sforzo di espandere l’offerta di potenza di calcolo sta diventando sempre più centrale per Pechino.

Secondo un post sul blog di Google del mese scorso, i modelli di intelligenza artificiale generativa di alto livello a livello mondiale “richiederanno decine di EFLOP di super-calcolo AI per mantenere tempi di addestramento di diverse settimane o meno”.

Secondo il piano, la CINA mira a costruire più data center in tutto il paese per facilitare l’accesso delle imprese alla potenza di calcolo. Per soddisfare le richieste del settore dell’intelligenza artificiale in rapido sviluppo, Pechino prevede anche di migliorare le infrastrutture computazionali nella Cina occidentale. Le province cinesi più estese ma meno popolate, come il Guizhou sud-occidentale, sono state a lungo incaricate di creare enormi data center per alimentare la rete Internet del paese. Ad esempio, Apple ha creato dei data center a Guizhou con un partner locale per servire i propri utenti nel paese. Un altro obiettivo è migliorare la velocità e l’efficienza della rete di calcolo. Il piano afferma che le velocità di trasmissione tra strutture informatiche critiche non devono consentire una latenza superiore a 5 millisecondi.

POLITICA DELLA FED

Quella appena terminata è stata una settimana caratterizzata da diverse dichiarazioni di esponenti della banca centrale statunitense, a partire dal vertice.

Già ad inizio della scorsa settimana il Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha parlato di inflazione da York, Pennsylvania, dove residenti e dirigenti d’azienda hanno espresso preoccupazione per la situazione legata all’inflazione. Come riportano vari media, Powell ha spiegato che i funzionari della banca centrale sono consapevoli delle pressioni che stanno sopportando le famiglie e sono intenzionati ad applicare le misure che ritengono necessarie per sostenere l’economia, tutelare il mercato del lavoro e far scendere l’inflazione. Il numero uno della banca centrale statunitense ha sottolineato che secondo lui contenere l’inflazione offre il miglior percorso verso un’economia sana ed un mercato del lavoro forte.

Lunedì scorso, Michael Barr, vicepresidente per la supervisione della FED, ha posto l’attenzione non tanto sul livello dei tassi d’interesse, ma sulla questione temporale. Vale a dire, Barr ha spiegato che secondo lui la domanda più importante da porsi al momento è ‘quanto a lungo dovremo mantenere i tassi ad un livello sufficientemente restrittivo per raggiungere i nostri obiettivi’? “Mi aspetto ci vorrà un po’ di tempo”, ha detto l’esponente della FED. Nel valutare quella che sarà la politica appropriata, Barr ha detto che prenderà in considerazione una serie di dati in arrivo, tra questi il costo e la disponibilità di credito per l’economia. Barr ha osservato che sono stati fatti progressi per quanto riguarda l’inflazione, che il mercato del lavoro è “rigido”, ma la domanda-offerta di lavoratori si è meglio equilibrata e lui è più fiducioso che la FED possa far scendere l’inflazione senza un forte aumento nella perdita di posti di lavoro. L’aspettativa di base di Barr è che la crescita del PIL si moderi al di sotto del suo potenziale e che il mercato del lavoro si ammorbidisca ulteriormente. Barr ha detto: “Considerati i progressi compiuti, ora siamo ad un punto in cui possiamo procedere con attenzione nel determinare la portata della restrizione della politica monetaria necessaria”. Inoltre, secondo il vicepresidente per la supervisione della FED, gli effetti pieni dell’inasprimento politico messo in campo finora devono ancora essere sentiti.

Il presidente della FED di Cleveland, Loretta Mester (che quest’anno non ha diritto di voto nel FOMC), martedì scorso ha fatto sapere che nel caso in cui l’economia dovesse mantenersi nella situazione attuale, lei sarebbe aperta ad aumentare ancora i tassi d’interesse, potenzialmente al prossimo incontro della FED. Tuttavia ha riconosciuto che un aumento nei rendimenti obbligazionari a lungo termine potrebbe cambiare le prospettive di politica monetaria. Mester ha anche sottolineato la necessità di osservare l’evolversi dell’economia per quanto riguarda la prospettiva politica. Come Michael Barr, anche la numero uno della FED di Cleveland ha spiegato che secondo lei la questione sulla quale interrogarsi riguarda la durata per la quale dovrà essere mantenuta una politica restrittiva per essere sicuri che l’inflazione scenda al 2%. Mester ha detto: “dovremo mantenere la politica restrittiva per un po’ di tempo”. Secondo lei, l’inflazione arriverà al 2% entro la fine del 2025. Venerdì scorso la Mester ha anche spiegato che i dati sulle assunzioni per lo scorso mese non le hanno fatto cambiare idea sullo stato del settore dell’occupazione; il presidente della FED di Cleveland ha parlato di un mercato del lavoro forte che sta diventando “un po’ meno rigido” ed ha osservato che la crescita salariale si sta attenuando.

Posizione equilibrata per Raphael Bostic, presidente della FED di Atlanta, che martedì scorso ha detto di non avere fretta né di aumentare i tassi, né di ridurli. Bostic ha osservato che l’attuale tasso di riferimento sta iniziando a far rallentare l’economia ed ha chiesto un approccio “paziente” per quanto riguarda i cambiamenti di politica per dare all’economia più tempo per adattarsi a ciò che la banca centrale ha già fatto.

Il presidente della FED di Chicago, Austan Goolsbee, in un podcast di Bloomberg registrato martedì e pubblicato giovedì scorso, ha spiegato che l’aumento dei tassi a lungo termine rispetto a sei mesi fa, quando lo stress nel settore bancario aveva portato un diffuso timore di un’imminente recessione, non è un enigma. Secondo Goolsbee ciò che potrebbe portare l’economia fuori dal “golden path” (“sentiero d’oro”), strada verso l’obiettivo di inflazione al 2% senza una recessione, è uno choc non legato alle azioni della banca centrale statunitense. Goolsbee ha detto che se la crescita dei rendimenti a lungo termine dovesse arrivare ad innescare un aumento della disoccupazione o un forte rallentamento dell’attività economica, la FED si adatterà.

Il presidente della FED di San Francisco, Mary Daly, giovedì scorso ha detto: “Se continuiamo a vedere un mercato del lavoro in raffreddamento e l’inflazione che torna verso il nostro obiettivo, possiamo mantenere i tassi d’interesse fissi e lasciare che gli effetti della politica continuino a funzionare”. Secondo Daly con tassi a lungo termine in rialzo è diminuita la necessità da parte della FED di intraprendere ulteriori azioni “perché i mercati finanziari si stanno già muovendo in quella direzione e stanno facendo il lavoro”. Il presidente della FED di San Francisco ha aggiunto: “Se il rallentamento della crescita e dell’inflazione si bloccano, l’attività ricomincia ad accelerare o le condizioni finanziarie invertono parte dell’inasprimento e si allentano troppo, possiamo reagire a questi dati ed aumentare i tassi ulteriormente fino a quando non siamo sicuri che la politica monetaria sia sufficientemente restrittiva per completare il lavoro”.

Michelle Bowman, membro del consiglio direttivo della FED, sabato scorso ha detto che secondo lei probabilmente l’Istituto dovrà aumentare ancora i tassi e mantenerli ad un livello restrittivo per un po’ di tempo per riportare l’inflazione al 2% in modo tempestivo. Bowman si è detta disposta a sostenere il rialzo del tasso sui federal funds in un prossimo incontro nel caso in cui i dati in arrivo dovessero indicare uno stallo dei progressi sull’inflazione o un calo troppo lento per il raggiungimento dell’obiettivo del 2% in modo tempestivo.

DATI MACROECONOMICI

Il PMI manifatturiero S&P Global rilasciato da Markit Economics a settembre si attesta a quota 49,8 punti, rilevazione più alta da aprile, superiore di quasi un punto intero rispetto al dato preliminare di 48,9 punti e di quasi di due punti rispetto al dato di agosto di 47,9.

Il PMI manifatturiero rilasciato da ISM passa dal dato di 47,6 punti di agosto a quello di 49,0 punti di settembre.

L’indice sull’occupazione manifatturiera rilasciato da ISM a settembre fa registrare il livello più alto da maggio attestandosi a quota 51,2 punti, in rialzo rispetto ai 48,5 punti di agosto ed oltre il consensus di 48,3 punti.

Sempre nel settore manifatturiero, l’indice relativo ai nuovi ordini rilasciato da ISM a settembre si attesta a quota 49,2 punti, in crescita rispetto ai 46,8 punti di agosto.

Il dato sui prezzi nel settore manifatturiero rilasciato da ISM passa dai 48,4 punti di agosto ai 43,8 punti di settembre, muovendosi in direzione opposta rispetto al consensus che indicava una crescita a 48,6 punti.

Il PMI S&P Global del settore dei servizi rilasciato da Markit Economics a settembre si attesta a quota 50,1 punti (per trovare un dato più basso si deve tornare a gennaio), appena sotto al dato preliminare di 50,2 punti e sotto al dato di agosto di 50,5 punti.

Il PMI relativo al settore dei servizi rilasciato da ISM a settembre è pari a 53,6 punti, come indicato dal consensus e a ribasso rispetto ai 54,5 punti di agosto.

L’indice di occupazione del settore dei servizi rilasciato da ISM passa dai 54,7 punti di agosto ai 53,4 punti di settembre.

Il dato sui nuovi ordini nel settore dei servizi rilasciato da ISM fa un bel balzo indietro passando dai 57,5 punti di agosto ai 51,8 punti di settembre.

Il dato sui prezzi nel settore dei servizi rilasciato da ISM, invece, a settembre resta a quota 58,9 punti, come ad agosto.

Gli ordini alle fabbriche su base mensile ad agosto segnano un +1,2%, contro una contrazione a luglio del 2,1%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 30 settembre sono state 207 mila, dato in crescita rispetto alle 205 mila richieste della settimana precedente (riviste da 204 mila), ma comunque sotto al consensus di 210 mila. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.

La bilancia commerciale passa dal dato di luglio di -64,7 miliardi di dollari (rivisto da -65,00 miliardi di dollari) a quello di agosto di -58,30 miliardi di dollari. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.

Nel settore non-agricolo a settembre sono stati creati 336 mila posti di lavoro, dato in crescita rispetto ai 227 mila posti di lavoro creati ad agosto (rivisti da 187 mila) ed ampiamente superiore al consensus di 170 mila.

Nel settore non-agricolo privato, invece, i posti di lavoro creati a settembre sono stati 263 mila, dato superiore alla rilevazione di agosto di 177 mila (rivista da 179 mila) ed anche al consensus fissato a 160 mila. I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Il tasso di disoccupazione nel mese di settembre è al 3,8%, appena sopra al consensus del 3,7% e pari alla rilevazione di agosto. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Il salario orario medio a livello mensile a settembre cresce dello 0,2%, esattamente come ad agosto e appena sotto al consensus del +0,3%.

Su base annua la crescita di settembre è del 4,2% (crescita meno marcata da giugno 2021), appena sotto al consensus del +4,3% ed al rialzo di agosto del +4,3%. I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

PORTAFOGLI AZIONARI

Primo o poi doveva capitare la settimana nera per i nostri Portafogli azionari. Il doppio minimo sui mercati azionari USA ed il minimo di mercoledì scorso su quelli europei hanno, de facto, prodotto un sell-off abbastanza violento per poi recuperare abbondantemente in chiusura di ottava. Ciò ci è costato non tanto lo Stop su AMERICAN ELECTRIC POWER (depressa da più tempo), ma su HUGO BOSS e MONDELEZ con i prezzi che per pochi tick ci hanno preso lo Stop e sono ripartiti al rialzo. Peccato, in quanto non sono presenti notizie negative sui due titoli, il primo ha ulteriormente sottoperformato le vendite subite dal settore abbigliamento di lusso, mentre il secondo ha addirittura riportato una ottima trimestrale prevedendo un aumento su ricavi ed utili nel 2023 pur in presenza di un aumento dei costi di imballaggio, ingredienti e manodopera dovuti all’inflazione. Mahhh….! Nella norma gli altri titoli.

Nel Portafoglio “The Challenge”, nessuna novità. Volevamo acquistare ALSTOM dopo il tonfo di giovedì scorso, ma la situazione debitoria della società, già abbastanza esposta, si è fatta ancora più pesante dopo che varie commesse non sono state onorate creando una crisi di liquidità che, molto probabilmente, dovrà essere risolta con un aumento di capitale. Anche la redditività è molto bassa. Sicuramente il prezzo attuale è allettante, ma è inutile imbarcarsi in un’avventura che non si sa quando rivedrà la luce. Per il momento stiamo puntando una società energetica molto solida e conosciuta, ma deve scendere di prezzo. In questo periodo molto incerto abbiamo deciso di fermarci con gli acquisti di breve periodo cioè quelli che riguardano il Portafoglio Storico, peraltro già pienotto, e rivolgere maggiore attenzione alle opportunità su alcuni titoli che possano interessare il Portafoglio “The Challenge”.

Alla prossima.

FOCUS SU AZIONI

ALIBABA - Alibaba Group Holding ha deciso di chiudere la sua Luohan Academy, un istituto di ricerca aperto con la grande missione di aiutare a risolvere "alcune delle sfide economiche e sociali più urgenti del mondo" che il fondatore Jack Ma sperava potesse esistere per 300 anni quando è stato creato nel giugno 2018.  Alibaba sta suddividendo il suo vasto impero commerciale in sei grandi gruppi; Taobao e Tmall, cloud, servizi locali, commercio internazionale, intrattenimento e Cainiao, oltre a una serie di unità aziendali più piccole. Cainiao, la rete logistica intelligente, ha presentato una domanda di offerta pubblica iniziale a Hong Kong per raccogliere almeno 1 miliardo di dollari. Nell’ambito della ristrutturazione, risorse e persone verranno destinate alle imprese in prima linea.

Eddie Wu Yongming, il nuovo CEO di Alibaba, ha dichiarato in una lettera ai dipendenti il ​​mese scorso che Alibaba si concentrerà su due temi principali, "prima gli utenti" e "guidato dall'intelligenza artificiale", mentre cerca una nuova crescita in un panorama di Internet in evoluzione. Secondo degli addetti ai lavori, la Luohan Academy, che ha sponsorizzato programmi di ricerca su argomenti come "privacy e governance dei dati", "misurazione della nuova economia" e "finanza del futuro", ha funzionato come un istituto accademico piuttosto che come un'entità commerciale generatrice di entrate. Ha pubblicato rapporti di ricerca con titoli come “Economia circolare digitale per Zero netto”.

CRONOS GROUP Inc. – La holding ha recentemente annunciato di aver spedito il suo primo ordine di cannabis sfusa, che sarà venduta con il marchio PEACE NATURALS® in Germania. Nel mese di luglio, Cronos ha firmato un accordo di distribuzione con il Gruppo Cansativa, uno dei principali distributori di cannabis terapeutica in Germania. Cansativa è leader di mercato nel mercato della cannabis terapeutica ed è una forza trainante nell’industria tedesca della cannabis. Cansativa ha una rete di circa 2.000 farmacie a livello nazionale; attualmente riforniscono circa 300.000 pazienti nel mercato medico tedesco. "Il rientro nel mercato tedesco, che conta circa 83 milioni di persone, è una pietra miliare significativa per Cronos e non vediamo l'ora di espandere la nostra portata e la notorietà del marchio in Germania con l'aiuto di Cansativa", ha affermato Mike Gorenstein, Presidente e A.D. di Cronos. "Intendiamo affermare il nostro marchio PEACE NATURALS ® come marchio medico di punta, simile alla reputazione del marchio in Israele. Continueremo a promuovere nuove opportunità di crescita del mercato e ad espandere il nostro portafoglio di prodotti senza confini."

I mercati globali della cannabis sono cresciuti negli ultimi anni e si prevede che continuino nel corso di questo decennio. La legalizzazione della marijuana sta guadagnando slancio in tutto il mondo. Questo slancio è guidato principalmente dal crescente riconoscimento che il prodotto può avere una serie di benefici medicinali e applicazioni terapeutiche legittimi. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC), è la droga più coltivata, trafficata e consumata al mondo. Un numero crescente di giurisdizioni ha stabilito quadri giuridici per l’uso non medicinale degli adulti, compresi scopi sociali, religiosi e culturali. Inoltre, formalizzando le attività legate alla coltivazione, produzione, e il commercio in un mercato legale della marijuana (regolamentato legalmente) faciliterà l’accesso alle informazioni e l’aumento del consumo tra i consumatori, il che dovrebbe fornire opportunità per il mercato nei prossimi anni. Il rapporto di Fortune Business Insights prevede che la dimensione del mercato globale della cannabis è stata valutata in 43,72 mld $ nel 2022 e si prevede che crescerà da 57,18 mld $ nel 2023 a 444,34 mld $ entro il 2030, mostrando un CAGR del 34,03% durante il periodo di previsione.

FASTLY - Le azioni di Fastly sono scese del 16% nel corso della settimana appena trascorsa a seguito di una nota preoccupante della società di investimento Raymond James. Il titolo dei servizi di cloud computing aveva già iniziato la scorsa settimana a scendere insieme all’indice di riferimento, ma la svendita ha subito un’accelerazione con un calo del 13,6% solo nella giornata di giovedì scorso, dopo che l’analista di Raymond James, Frank Louthan, ha curiosamente ribadito il loro forte rating di acquisto nonostante abbia contemporaneamente avvertito che i ricavi del terzo trimestre di Fastly potrebbero essere inferiori alle aspettative quando la società li pubblicherà il 1° novembre 2023.

Più specificamente, Louthan ha abbassato la proiezione dei ricavi del terzo trimestre per l'azienda a 124,2 mln $ dai 126,8 mln $ precedenti, citando i dati degli strumenti proprietari dell'azienda che implicano tendenze leggere del traffico Internet che probabilmente avranno un impatto negativo sulle vendite di Fastly per il mese. Ha inoltre ridotto le sue aspettative di entrate per l'intero anno di circa 3 mln $, portandole a 506,5 mln $. Ciononostante, Louthan ha aggiunto che, sebbene la valutazione di Fastly rimanga elevata con un rapporto valore aziendale/ricavi di 4,5 volte, ritiene che la crescita del traffico a lungo termine "continuerà ad attirare l'attenzione di Wall Street, soprattutto con il recente lavoro del nuovo amministratore delegato, Todd Nightingale, al timone dalla fine dello scorso anno.

In effetti, Fastly è quasi raddoppiato da inizio anno grazie alla sua forte performance operativa da quando ha nominato il suo nuovo CEO e supponendo che possa continuare a funzionare bene anche nei prossimi trimestri, non vi è motivo per cui il prezzo delle azioni non possa continuare a rispondere in modo analogo.

ROKU – Mercoledì scorso sono state presentate nuove funzionalità per la piattaforma Roku che verranno implementate nei prossimi mesi. Grazie all’ultimo aggiornamento sarà possibile inserire tra i “preferiti” le squadre di interesse dell’utente per monitorare le prossime partite. Inoltre, ad inizio 2024 l’offerta sportiva sarà ampliata con il motorsport e nuovi contenuti sportivi da Max nelle prossime settimane, che si aggiungeranno alla lista dei partner di canale attualmente supportati attraverso la piattaforma. Con l’ultimo aggiornamento Google Photo diventa compatibile con Roku Photo Streams.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SCORSA SETTIMANA.

Non erano presenti pubblicazioni nella settimana appena trascorsa.

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SEGNALI DI ENTRATA E DI USCITA DEL MODELLO QUANTITATIVO LOMBARD PER IL TRADING SULLE AZIONI NASDAQ TIME FRAME SETTIMANALE. I SEGNALI VENGONO GENERATI UNA VOLTA A SETTIMANA E PUBBLICATI SUL SITO IL LUNEDI MATTINA E VALEVOLI PER TUTTA LE SETTIMANA. IL REPORT SI COMPONE DI SEGNALI DI ACQUISTO PER NUOVE POSIZIONI E DI AGGIORNAMENTO PER I TITOLI GIA' PRESENTI IN PORTAFOGLIO.
ASTENERSI PRIMA DI AVERE COMPRESO CON ESATTEZZA IL PROFILO DI RISCHIO E LE CARATTERISTICHE TECNICHE DEL SERVIZIO CON LA LETTURA DELLE SPIEGAZIONI POSTE NELLA DICITURA "Il Portafoglio LombardReport": (clicca qui >>>
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ORDINI DI ACQUISTO NUOVE POSIZIONI DELLA SETTIMANA (09/10/2023)

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