L’ESCALATION DELLE TENSIONI GEOPOLITICHE IN MEDIO ORIENTE E LA RETORICA DEL PRESIDENTE DELLA FED, POWELL, SUI TASSI FANNO AUMENTARE LE VENDITE SUI TITOLI AZIONARI E SUI BONDS.
Settimana negativa per gli indici azionari USA. I ribassi a Wall Street hanno toccato punte del – 2,50% con l’S&P500 a fare da capofila, seguito dal Nasdaq100, mentre a livello settoriale male i ciclici e il real estate, le banche, depresse dalla trimestrale di Morgan Stanley e i trasporti da quella di Hunt. Per il resto i driver sono stati ancora la geopolitica, le dichiarazioni del Presidente della FED, Powell, ed i rendimenti dei Treasury ancora in rialzo. Le trimestrali di Netflix e Tesla, la prima estremamente brillante e la seconda assai deludente, hanno visto i loro effetti più o meno bilanciarsi sull'indice tech ed S&P500 ma il finale di seduta e di settimana ha visto l’indice tech appesantito dai titoli FAANG e dai titoli tech ad alti multipli.
Anche i dati macroeconomici usciti hanno contribuito ad esercitare pressioni sull’azionario, con le vendite al dettaglio di settembre che hanno doppiato il consenso, con revisioni positive dei mesi precedenti, costringendo le case di investimento ad una nuova salva di revisioni al rialzo per il GDP USA del terzo trimestre. Poi è stata la volta dei sussidi di disoccupazione le cui richieste settimanali sono calate sotto 200.000 per la prima volta da gennaio scorso, a indicare un mercato del lavoro ancora assai robusto, ma il mistero è costituito dal monte sottoscrittori, i continuing claims, che sono saliti contro un consenso che li vedeva stabili, e hanno marcato il massimo da inizio luglio.
Dicevamo delle dichiarazioni di Powell il giorno dopo la pubblicazione del Beige Book (nel quale non si fa accenno della costante crescita economica della nazione, stranamente). Il suo discorso all’Economic Club di New York ha creato non poca volatilità. Inizialmente ha esordito con toni cauti: le condizioni finanziarie si sono inasprite a causa del rialzo dei rendimenti e se rimangono tali possono avere un impatto sulla politica monetaria. Se l'economia resta forte sarà necessario alzare ancora, ma abbiamo ancora da fattorizzare un grosso ammontare di rialzi passati. Il mercato del lavoro si sta raffreddando. Queste dichiarazioni hanno alimentato l'idea che a meno di grosse sorprese, ulteriori rialzi non fossero prossimi e così Treasury e azionario sono rimbalzati. Dopo di ché la musica è un po' cambiata e da perfetto mestierante, Powell ha sottolineato la forza dell'economia USA e osservato che sembra essere più resistente ai tassi. Secondo lui la politica monetaria non è troppo stretta e sono a loro agio con l'osservare che l’aumento dei rendimenti sul ciclo lungo potrebbe significare una minore necessità di dover intervenire ancora sui tassi. Chiaramente questi toni sono piaciuti meno con i Treasury che hanno restituito il modesto rimbalzo precedente, così come l'azionario è tornato nuovamente in negativo.
A livello di geopolitica notiamo che le tensioni stanno aumentando con i missili partiti dallo Yemen verso Israele abbattuti dagli USA e l'attacco di droni alla base USA in Siria, due segnali che il conflitto in Medio Oriente si starebbe allargando a nuovi attori.
Infine c’è da tenere conto anche della politica interna, come causa del nervosismo dei mercati azionario ed obbligazionario, con la casa dei rappresentanti bloccata nella sua azione dallo stallo nella nomina del nuovo portavoce e con il 17 novembre che si avvicina, ultimo giorno uitle per lo “shutdown” dell'amministrazione.
Inoltre, la pubblicazione degli utili trimestrali che stanno uscendo non sono per il momento molto ispirati. Come nota Goldman Sachs, la sorpresa media è negativa del 3%, per la prima volta dal 2019 e il beat ratio è storicamente basso.
Factset su questo argomento la pensa in modo leggermente diverso da GS. In questa fase iniziale, la stagione degli utili del terzo trimestre per l’S&P500 è iniziata nella media. Sia il numero di sorprese positive sugli utili che la loro entità sono vicini alle medie decennali. Tuttavia, le revisioni al ribasso delle stime degli utili per due società del settore sanitario hanno compensato le sorprese positive degli utili riportate nelle ultime settimane. L’S&P500 segnala attualmente un calo degli utili su base annua per il quarto trimestre consecutivo.
Nel complesso, fino ad oggi il 17% delle società dell’S&P500 ha riportato risultati effettivi per il terzo trimestre del 2023. Di queste società, il 73% ha riportato utili per azione effettivi superiori alle stime. Nel complesso, le aziende riportano utili superiori del 6,6% rispetto alle stime.
Otto degli 11 settori stanno segnalando (o si prevede che riporteranno) una crescita degli utili anno su anno, guidati dai settori dei servizi di comunicazione, dei beni di consumo voluttuari e della finanza. D’altro canto, tre settori segnalano un calo degli utili rispetto all’anno precedente: energia, materiali e sanità:
In termini di ricavi, il 66% delle società S&P 500 ha riportato ricavi effettivi superiori alle stime. Nove settori segnalano (o si prevede registreranno) una crescita dei ricavi anno su anno, guidati dal settore dei beni di consumo voluttuari. Due settori, invece, segnalano un calo dei ricavi rispetto all'anno precedente: Energia e Materiali:
Guardando al futuro, gli analisti prevedono una crescita degli utili (anno su anno) del 6,7% per il quarto trimestre del 2023. Per l’intero 2023, gli analisti prevedono una crescita degli utili (anno su anno) dello 0,7%. Per l’anno fiscale 2024, gli analisti prevedono una crescita degli utili (anno su anno) del 12,2%.
Durante la prossima settimana, 160 società dell’indice S&P500 (incluse 12 componenti del Dow 30) pubblicheranno i risultati del terzo trimestre.
Passiamo ora ad analizzare il mercato monetario. Il Presidente della FED, Powell, ha dichiarato che il rialzo dei rendimenti costituisce un inasprimento della politica monetaria e come tale, può indurre l’Istituto ad alzare meno i Fed Funds. In questo momento la FED è a suo agio col movimento, e adotta un atteggiamento "wait and see". Così il 2 anni ha ceduto 18 bps dal massimo di 5.259% raggiunto giovedì, mentre il 10 anni è sceso solo di 8, e la curva 2-10 ha toccando i -15,9 bps, il minimo livello di inversione da settembre 2022. Questa brusca disinversione ha alimentato qualche dibattito sulla possibilità che possa indicare un inizio di bear market, come tutte le altre volte in cui si è presentata, a inizio 1990, nel marzo del 2000, nel maggio 2007, e nel 2019. Come si vede bene nel grafico sotto, tutte le precedenti disinversioni sono state ottenute a causa principalmente di un rally del 2 anni, ad anticipare tagli dei Fed Funds poi regolarmente arrivati. Qui invece la disinversione avviene principalmente per un aumento dei tassi sulla parte lunga e questa è ristrettezza, come ha precisato anche Powell, ma la condizione richiesta per gli effetti di 1990, 2000, 2007, ovvero che il quadro macro sia così deteriorato da spaventare la Fed, ancora non si vede:
Pertanto parlare di recessione e mercato orso è, al momento, improprio anche se un indizio arriva dalla vendita di case esistenti in calo, con le scorte che ricominciano a salire ed i prezzi che stanno dando segnali di debolezza, del resto non è difficile capire il perché, se a luglio ed agosto i compromessi chiusi vedevano i mutui ipotecari al tasso del 6,8-7,1%, a settembre i tassi sono saliti fortemente arrivando alla cifra tonda dell’8%.
La settimana si è chiusa con il Treasury 2Y a 5,077% e il 10 Y a 4,918% riportando lo spread delle curve a 15,9 dai 44,1 di due venerdì fa.
Dopo la pubblicazione del Beige Book e le dichiarazioni di Powell circa gli attuali alti rendimenti dei Treasury a lungo termine, le previsioni che propendono per una FED che dovrebbe mantenere i tassi invariati nella prossima riunione del FOMC del primo novembre, secondo lo strumento FedWatch del CME Group, sono praticamente totali con il 99,99% (v. grafico):
Continuano ad abbassarsi le probabilità di un aumento di 25 bps per l’ultima riunione del 2023 del 13 dicembre che sono passate dal 28,8% di due venerdì fa al 19,8% di venerdì scorso (v. grafico):
Rimane ferma la previsione del mercato sui tagli ai tassi nel corso del 2024. Al momento notiamo la probabilità del 28,2% che la curva futures sconti ribassi tra i 75 ed i 100 bps mentre si è alzata leggermente la probabilità di ribassi tra i 50 e i 75 bps entro dicembre del prossimo anno (v. grafico):
Analisi grafica dell’indice di riferimento delle nostre operazioni, il NASDAQ100. L’illusione che l’indice tech potesse tornare a ritoccare i prezzi in area 15600 è vanificata già ad inizio settimana con la pubblicazione delle vendite al dettaglio, cui ha fatto seguito le dichiarazioni contrastanti del Presidente FED, Powell. Ovviamente quando si parla e si tocca il tasto dell’inflazione e quindi dei tassi, le società ad alta crescita dell’indice Nasdaq e quelle medio-piccole tipiche dell’indice Russell, sono le più soggette a forti variazioni sia nel bene che nel male. Quindi viste le attuali tensioni che generano rendimenti dei bonds alle stelle ed un recupero del Dollaro, le perdite registrate dall’indice tech non sono poi così gravi nel contesto generale. Graficamente notiamo ancora un quadro lateral-ribassista con i prezzi ad un meno 8% dai massimi assoluti e, soprattutto, che non hanno violato importanti supporti e sono ancora lontani dalle proprie M.M. a 200 periodi. Certamente in questa settimana le quotazioni sono al test del primo supporto in area 14500, superato il quale (non intraday ma con conferme daily) la proiezione porterebbe i prezzi a testare il successivo supporto in area 14000, molto importante in quanto coincidente con la M.M. semplice a 200 periodi. Detto ciò e prima di fasciarci la testa, aspettiamo le pubblicazioni in primis dei dati macroeconomici delle vendite di beni durevoli e dei consumi personali (PCE), quindi le trimestrali economiche di colossi quali, Amazon, Microsoft, Meta, Alphabet, T-Mobile, Intel. Il livello di RSI a 39 indica debolezza e che ci sarebbe spazio per un ulteriore discesa prima di un rimbalzo tecnico. La settimana si è chiusa a 14560.88 con una perdita del - 2,90%, il che porta ad un profit da inizio anno del + 33,10%.
Stessa identica situazione dell’indice tech riguarda anche l’indice maggiore S&P500. Dal punto di vista grafico, anche ad inizio della scorsa settimana le quotazioni hanno tentato continuato a testare l’importante resistenza posta in area 4400 venendo sempre respinte dai venditori che nei giorni seguenti hanno avuto la meglio facendo precipitare i prezzi prima verso il supporto in area 4285 poi in area 4220 andando a testare la media mobile semplice a 200 giorni (linea bianca) che dovrebbe fornire un supporto decente, per lo meno temporaneamente, in quanto corre anche in corrispondenza dei minimi di inizio ottobre. Il quadro è ancora quello di una fase correttiva, almeno finché la citata media mobile e il livello di 4.200 punti non vengono violati significativamente al ribasso, dopo di che ci aspetta il supporto in area 4000. Il livello di RSI a 35 indica che è possibile il test dei 4200 punti prima di un rimbalzo tecnico. Anche su questo indice aspettiamo in settimana la pubblicazione delle trimestrali di società con forte peso specifico. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 4224.15 con una perdita del – 2,40% % che porta ad un profit da inizio anno del + 10,02%.
Torna negativo lo yield da inizio anno per l’indice delle blue-chip DOW JONES anche se è quello che ha prodotto la performance settimanale meno negativa rispetto agli due omologhi. Ad inizio della scorsa settimana le quotazioni hanno tentato di superare la resistenza in area 34000 (ritracciamento del 38,2% di onda C) ma sono state ricacciate indietro sia nella giornata di lunedì che in quella di martedì scorso, per poi inabissarsi definitivamente verso l’importante supporto costituito dall’area 33000 (ritracciamento del 61,8% di onda C) superando all’ingiù anche le due M.M. a 200 periodi (semplice ed esponenziale) e chiudendo la settimana a ridosso di tale supporto. Il livello di RSI a 35 indica che è possibile un ulteriore affondo prima di un rimbalzo tecnico. I livelli dove è possibile trovare un certo supporto sono in area 32850 e 32500 prima di arrivare al supporto dell’area 32300 costituito dal ritracciamento del 78,6% di onda C. Viceversa se non si ritorna sopra l’area 34000 è inutile prendere posizione. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 33127.29 con una perdita del – 1,62% e che porta a segnare un deficit da inizio anno del – 0,06%.
ORO INDEX
Continua l’incredibile recupero dell’Oro nella settimana appena trascorsa nel contesto della crisi in Medio Oriente e staccandosi dai rendimenti dei bond statunitensi. Dopo aver registrato il maggior guadagno settimanale da marzo, l'Oro ha continuato a salire per la seconda settimana consecutiva e ha raggiunto il livello più alto degli ultimi tre mesi sopra la soglia psicologica dei 2000 $/oz., alimentato dalla domanda di beni rifugio. Tutto ciò nonostante la pubblicazione degli ottimi dati sulle vendite al dettaglio e le dichiarazioni contrastanti del Presidente della FED, Powell, all’Economic Club di New York che se da un lato hanno messo pressione alla quotazione del Dollaro non così ai rendimenti dei bonds che hanno continuato a salire. Ma a dare la forza al metallo giallo è intervenuta in un primo momento la notizia del bombardamento dell’ospedale arabo al-Ahli a Gaza ed in un secondo momento la dichiarazione del Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che ha affermato che chiederà al Congresso di approvare finanziamenti aggiuntivi per aiutare Israele. Reuters ha riferito che il finanziamento ammonterebbe a 14 miliardi di dollari. Il timore è che il conflitto si trasformi in uno scontro più ampio che vedrebbe coinvolti gli stessi Stati Uniti e l’Iran. Staremo a vedere.
Nel frattempo, come detto, le quotazioni sono salite oltre i 2000 $/Oz. per poi chiudere la settimana appena sotto tale soglia. Nel caso di un ulteriore escalation delle tensioni i prezzi troverebbero una piccola resistenza in area 2030 $/oz. per poi andare a testare il triplo massimo dal 2020 in area 2090/92 $/oz.
Passando agli altri due metalli preziosi che seguiamo nel nostro Portafoglio, sul Platino nulla di nuovo da segnalare, i prezzi hanno cincischiato per tutta la scorsa settimana intorno all’area 900 $/oz. e con un livello di RSI a 50 tutto è possibile. Al ribasso occhio sempre al supporto in area 860 $/oz. minimo recente.
Continua il recupero per le quotazioni dell’Argento anche se un po’ lentamente. Avevamo lasciato le quotazioni due venerdì fa in area 23 $/oz. e venerdì scorso c’è stato il tentativo di andare a testare la resistenza posta in area 24 $/oz. per poi chiudere la sessione e la settimana in area 23,50 $/oz. coincidente con la M.M. semplice a 200 periodi. Rimane sempre importante riuscire a superare l’area 24 $/oz. e consolidarci sopra.
La settimana dell’Oro è si è chiusa a 1993.10 con un guadagno del + 2,43% rispetto alla scorsa settimana e che porta ad un guadagno da inizio anno del + 8,91%. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 1981.64 $/oz. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES DICEMBRE 2023:
POLITICA USA
Resta ancora scoperta la posizione di speaker della Camera ad ormai tre settimane di distanza dall’approvazione della mozione di sfiducia nei confronti del repubblicano Kevin McCarthy, mozione approvata lo scorso 3 ottobre. Al momento lo speaker della Camera pro tempore è il repubblicano Patrick McHenry.
Dopo tre tentativi andati a vuoto, venerdì i repubblicani hanno deciso di ritirare il loro sostegno alla candidatura di Jim Jordan a speaker della Camera. La decisone è stata presa in un incontro a porte chiuse durante il quale 112 repubblicani hanno votato per la revoca della candidatura contro 86. Jordan in seguito al meeting ha detto: “Dobbiamo unirci per decidere chi sarà il nostro speaker. Lavorerò più duramente che posso per aiutare questa persona”. In precedenza era stato individuato come candidato anche il leader della maggioranza alla Camera, Steve Scalise, che però ha poi deciso di ritirare la propria candidatura una volta capito che in una votazione alla Camera non avrebbe raggiunto i numeri necessari per essere eletto. A rendere complicata l’elezione sono i numeri della Camera, dove i repubblicani hanno una maggioranza risicata: 221 gli esponenti del GOP e 212 i dem. Con questi numeri, per eleggere lo speaker i repubblicani non possono permettersi di perdere troppi voti dal loro partito.
La rosa dei candidati per il ruolo di speaker tra i repubblicani al momento sarebbe composta da Tom Emmer, Kevin Hern ed Austin Scott.
L’assenza di uno speaker della Camera ha come conseguenza diretta l’impossibilità di votare per il finanziamento supplementare di 106 miliardi di dollari in ambito di sicurezza nazionale richiesto venerdì scorso dalla Casa Bianca. Il pacchetto contiene fondi per il sostegno ad Israele, all’Ucraina, a Taiwan e dei confini meridionali; inoltre prevede 10 miliardi di dollari per assistenza umanitaria (di questi, 9,15 miliardi di dollari sarebbero utilizzati in Israele, Ucraina, Gaza ed in altre parti del mondo se necessario). Con un pacchetto che mette insieme finanziamenti per la difesa, aiuti umanitari e fondi per la sicurezza dei confini probabilmente il Presidente Joe Biden cerca di superare le divisioni nel Congresso ed in particolare l’opposizione di alcuni repubblicani della Camera ad ulteriore sostegno all’Ucraina. Venerdì scorso il leader della maggioranza al Senato, il dem Chuck Schumer ha detto: “Questa legislazione è troppo importante per aspettare che la Camera risolva il suo caos. I democratici del Senato si muoveranno rapidamente su questa richiesta e speriamo che i nostri colleghi repubblicani dall’altro lato del corridoio si uniranno a noi per approvare questi finanziamenti tanto necessari”.
In merito alle recenti tensioni, sabato il segretario della Difesa statunitense, Lloyd Austin, ha fatto sapere di aver avviato una serie di ulteriori iniziative per rafforzare la posizione del Dipartimento della Difesa in Medio Oriente a fronte delle “escalation da parte dell’Iran e delle sue forze delegate nella regione del Medio Oriente”. “Queste iniziative – si legge in una nota del Dipartimento della Difesa – rafforzeranno gli sforzi di deterrenza regionale, aumenteranno la protezione delle forze statunitensi nella regione e contribuiranno alla difesa di Israele”. Domenica, ieri, parlando ad ABC Austin ha detto: “Siamo preoccupati di una potenziale escalation. In effetti, quello che stiamo vedendo…è la prospettiva di una significativa escalation di attacchi alle nostre truppe e alla nostra gente in tutta la regione”. “Se qualche gruppo o qualche nazione sta cercando di allargare questo conflitto e trarre vantaggio da questa situazione molto spiacevole…il nostro consiglio è: non fatelo”.
Passando ad altro argomento, le autorità di regolamentazione statunitensi si stanno preparando a costringere le grandi banche a rafforzare la loro base finanziaria, mosse che secondo loro contribuiranno a rafforzare la resilienza del sistema dopo un'ondata di fallimenti bancari di medie dimensioni nel corso dell’anno.
Le modifiche potrebbero aumentare in media i requisiti patrimoniali complessivi di circa il 20% presso le banche più grandi, l'importo preciso dipenderà dalle attività commerciali di un'impresa, con gli aumenti maggiori che dovrebbero essere riservati alle mega banche statunitensi con grandi attività commerciali. Anche le banche che dipendono fortemente dalle entrate da commissioni, come quelle derivanti dall'investment banking o dalla gestione patrimoniale, potrebbero dover affrontare ingenti aumenti di capitale. Il capitale è il cuscinetto che le banche devono detenere per assorbire potenziali perdite.
Il piano per aumentare il capitale dovrebbe essere il primo di numerosi passi per rafforzare le regole per Wall Street, che potrebbero costringere più banche a fondersi per rimanere competitive e potrebbero rendere più difficile per gli americani ottenere prestiti dalle banche. Regole più severe erano già in arrivo per i maggiori istituti di credito prima che i fallimenti di marzo della Silicon Valley Bank e di First Republic Bank mandassero tremori nel settore. Da allora, le autorità di regolamentazione hanno affermato di voler applicare nuove regole a una gamma più ampia di banche.
Le istituzioni con almeno 100 miliardi $ di attività potrebbero dover conformarsi, abbassando di fatto una soglia esistente di 250 miliardi $ per la quale le autorità di regolamentazione hanno riservato le loro regole più severe. Tre agenzie - la Federal Reserve, la Federal Deposit Insurance Corp. e l'Office of the Comptroller of the Currency - dovrebbero proporre e chiedere commenti sulle regole sul capitale. Dovrebbero votare di nuovo per completare le modifiche e probabilmente le implementeranno nei prossimi anni.
Ovviamente contrari i dirigenti del settore bancario che affermano come un aumento relativamente ampio dei requisiti patrimoniali delle banche potrebbe aumentare i costi per i consumatori e indurre le banche a interrompere l'offerta di determinati servizi. "Requisiti patrimoniali più elevati sono ingiustificati", ha affermato Kevin Fromer , amministratore delegato del Financial Services Forum, che rappresenta le maggiori banche statunitensi. "Requisiti aggiuntivi servirebbero principalmente a gravare su imprese e mutuatari, ostacolando l'economia nel momento sbagliato".
Dicono anche che la proposta potrebbe punire le banche per servizi relativamente benigni (mai visto uno, ndr.) che ruotano attorno al reddito da commissioni.
Katie Collard, vicepresidente senior e consigliere generale associato presso il gruppo industriale Bank Policy Institute, afferma che: “il quadro per il calcolo degli oneri per il rischio operativo aumenterebbe in modo sproporzionato e inappropriato i requisiti patrimoniali per le aziende focalizzate su attività che generano commissioni”. Ciò potrebbe includere banche con grandi attività di gestione patrimoniale, come Morgan Stanley e American Express, che possiede una rete di carte di credito che genera entrate a pagamento. Mentre Morgan Stanley ha rifiutato di commentare, Andrew Johnson portavoce di American Express, ha dichiarato: “La forza e l'ampiezza del sistema finanziario statunitense richiedono un approccio su misura agli standard patrimoniali e le autorità di regolamentazione dovrebbero tenere conto delle dimensioni e dei modelli di business delle diverse banche quando scrivono le regole”.
Mentre le maggiori banche statunitensi sono emerse dalla pandemia in solide condizioni finanziarie, il vicepresidente della FED per la supervisione Michael Barr ha segnalato ai legislatori della Camera, pochi giorni fa, di ritenere che i requisiti patrimoniali dovrebbero essere più elevati. "Il sistema bancario potrebbe aver bisogno di capitale aggiuntivo per essere più resiliente proprio perché non conosciamo la natura dei tipi di modi in cui potremmo subire shock dal sistema, come è successo con questi recenti fallimenti bancari".
Si prevede inoltre che le autorità di regolamentazione propongano di porre fine a una sospensione normativa che aveva consentito ad alcune banche di medie dimensioni di mascherare efficacemente le perdite sui titoli in loro possesso. Con la normativa in vigore, Silicon Valley Bank sarebbe stata costretta ad affrontare la questione in anticipo poiché mentre i tassi di interesse salivano, il valore delle sue partecipazioni diminuivano, fattore che ha contribuito al crollo di SVB.
POLITICA USA – CINA
Si infuoca la battaglia tecnologica tra Cina e Stati Uniti, proprio mentre a Pechino si riuniscono i leader ed esponenti di 130 Paesi per festeggiare il decimo anniversario della Belt and Road Initiative. L'amministrazione di Joe Biden ha annunciato nuovi paletti sui semiconduttori avanzati che le aziende americane possono vendere al gigante asiatico, rafforzando così le restrizioni alle esportazioni decise lo scorso ottobre. Circa un anno fa, Washington ha introdotto nuove regole per contenere lo sviluppo dell’industria dei microchip cinese, specie per quanto riguarda i chip con architettura inferiore a 14 nanometri. La misura degli Stati Uniti "Chips Act" impone ai produttori dei microchip restrizioni per la vendita di semiconduttori avanzati e di apparecchiature per la produzione di chip a Pechino, con l'obiettivo, secondo il Presidente Joe Biden, di limitare l'accesso e lo sviluppo di tecnologie di ultima generazione sia militari che di spionaggio da parte dell'esercito cinese.
Così è arrivata l'ulteriore mossa statunitense. Il Dipartimento del Commercio ha spiegato che limiterà in modo significativo le esportazioni di chip per l'intelligenza artificiale, rendendo di fatto più difficile per colossi come Nvidia e Intel vendere i loro attuali prodotti in Cina o introdurne dei nuovi per aggirare le regole.
Il nuovo set di restrizioni, infatti, avrà l'obiettivo di restringere ancora di più la maglia sul controllo della tecnologia americana che può, o riesce ancora, ad arrivare in Cina. Washington teme che i chip più avanzati possano essere utilizzarti per sviluppare o migliorare tecnologie militari come armi nucleari e sistemi di missili ipersonici da parte della Cina. Un'esigenza che gli Stati Uniti considerano urgente dal momento che la politica estera cinese sta diventando sempre più aggressiva, soprattutto nei confronti di Taiwan.
Il segretario del Dipartimento del Commercio, Gina Raimondo, però avverte che l'amministrazione Biden non sta cercando di danneggiare economicamente Pechino. Infatti è esentata dal limite statunitense la maggior parte dei chip presenti nei laptop, negli smartphone e nei giochi, anche se alcuni saranno soggetti a requisiti di licenza e notifica da parte dei funzionari statunitensi. Dal momento che le norme sono state aggirate più volte nel corso dell'ultimo anno, il governo ha messo a punto un nuovo sistema che mira a impedire l'arrivo dei semiconduttori statunitensi alla Cina attraverso Paesi terzi. Sembra quindi che Washington chiederà ai produttori di chip di ottenere una licenza per spedire a dozzine di altri paesi soggetti all'embargo statunitense sulle armi.
La ratio che avrebbe portato il governo americano a optare per una ulteriore stretta è la capacità con cui la Cina è riuscita a raggirare le restrizioni statunitensi. Pechino ha cercato di correre ai ripari. Per ridurre la dipendenza dalle importazioni dall'estero per i suoi chip elettronici, la Cina ha speso miliardi di dollari negli ultimi 10 anni per l'industria nazionale dei semiconduttori. All'inizio di marzo ha anche annunciato che avrebbe messo sul piatto una ingente somma per sostenere l'industria nazionale: 1,9 miliardi di dollari di finanziamenti in uno dei principali produttori cinesi di semiconduttori, Yangtze Memory Technologies.
La beffa cinese è diventata evidente con l'ultimo smartphone prodotto da Huawei: il nuovo microprocessore del Mate 60 Pro, il chip chiamato Kirin 9000, è stato fabbricato peraltro in Cina dal principale produttore di chip del Paese, Semiconductor Manufacturing International Corp (SMIC). Il microprocessore sarebbe il primo della categoria più avanzata, quella dei 7 nanometri, che ha superato il precedente limite del 14 nanometri. Lo sviluppo tecnologico ha colto di sorpresa l'amministrazione statunitense, dal momento che dal 2019 Huawei e le altre aziende cinesi non possano ottenere dall'estero le strumentazioni necessarie per produrre i chip più avanzati.
L'annuncio di nuove restrizioni imposte dal governo di Washington ha fatto crollare i titoli delle principali aziende produttrici di chip. Il titolo di Nvidia ha infatti perso il 9% a Wall Street. Dopo il divieto di vendita dell'H100, il processore di Nvidia più avanzato per l'intelligenza artificiale, le aziende cinesi avevano però potuto continuare a comprarne una versione leggermente meno sofisticata, l'H800 o l'A800. Ora, anche quest'ultimi chip saranno vietati. Le nuove norme potrebbero colpire anche le esportazioni di Intel e Amd, i cui titoli, hanno perso valore nel corso della scorsa settimana. Altre norme potrebbero limitare l'esportazione in Cina di aziende del settore dei semiconduttori come Applied Materials, Lam e Kla.
In risposta, forse, alle sanzioni USA sui chip, la CINA ha annunciato una restrizione nelle esportazioni di grafite, di cui controlla il 60% del mercato di quella naturale, e il 90% di quella sintetica. Questo va a impattare l'industria che produce batterie e non è una bella notizia per i produttori occidentali e per l'industria dell'auto.
POLITICA DELLA FED
La Federal Reserve mercoledì scorso ha fornito un quadro della situazione economica statunitense tramite la pubblicazione del Beige Book, report diffuso dalla banca centrale americana e che mette insieme informazioni raccolte nei vari distretti sulle condizioni economiche attuali. La pubblicazione precedente risale ad inizio settembre e secondo l’ultimo report, in questo lasso di tempo l’attività economica è cambiata poco. Nel documento le prospettive a breve termine per l’economia in generale sono definite stabili o con una crescita leggermente più debole. Nel Beige Book viene riportato che nel complesso le imprese prevedono una crescita dei prezzi nei prossimi trimestri, ma ad un ritmo più lento rispetto a quello recente. Tra i dodici distretti della FED, cinque hanno riportato una crescita modesta, quattro una modesta contrazione, tre un leggero o nessun cambiamento. Il quadro del report che delinea un’economia che si sta avvicinando ad una fase di stallo pare in contrasto con i dati delle ultime settimane che sembrano mostrare invece un’economia che sta guadagnando slancio nonostante i rialzi dei tassi d’interesse della FED.
Il risultato è alquanto sorprendente, in quanto nel report non si trova traccia della brillantezza dell'economia USA nel terzo trimestre. Queste le principali osservazioni:
- Il dato sulla spesa dei consumatori è risultato "misto";
- il turismo ha continuato a migliorare in aggregato, con alcuni settori a indicare rallentamento ed altri accelerazione;
- le banche hanno segnalato domanda di credito in modesto calo;
- il credito al consumo è rimasto stabile, con insolvenze basse ma in crescita;
- l'attività nell’immobiliare è rimasta stabile e quella nel manifatturiero mista, con qualche segnale di miglioramento;
- il risultato dell'economia è stato descritto come stabile o in lieve peggioramento;
- il mercato del lavoro resta forte ma con segnali di rilassamento. L'offerta di lavoratori sta aumentando e si fa meno fatica ad assumere;
- i prezzi hanno continuato a salire a ritmo lento, più nei servizi che nel manifatturiero. I prezzi alla vendita sono saliti meno dei prezzi in acquisto in quanto si comincia a far fatica a passare gli aumenti ai consumatori, il che rende difficile conservare i margini intatti. La sensazione delle aziende è che i prezzi saliranno meno nei prossimi trimestri.
In generale non è certo un report disastroso, ma non vi si rinviene la traccia di una crescita al 4/5% annualizzato quale deve essere stata quella del terzo trimestre 2023 (ndr.)
Il distretto della FED di Kansas City ha riportato un’attività economica complessivamente più debole e proprio l’Istituto di Kansas City ha sottolineato l’impatto delle condizioni finanziarie più restrittive. Dalla FED di Cleveland, il cui distretto è tra i tre che hanno riportato un piccolo cambiamento nell’attività economica, sono state notate tensioni emergenti con il rallentamento della crescita salariale e l’allentamento delle pressioni sui prezzi.
Come riportato lunedì scorso dal Financial Times, il presidente della FED di Chicago, Austan Goolsbee, ha detto che il rallentamento dell’inflazione negli Stati Uniti è un trend e non un segnale di un mese: “Dobbiamo sperare e tenere gli occhi aperti per assicurarci che continui”. Secondo Goolsbee non si è fermato il progresso verso l’obiettivo del 2% di inflazione, inoltre ha messo in guardia dal legare le prossime scelte di politica monetaria ad un insieme ristretto di dati.
Secondo Patrick Harker, presidente della FED di Filadelfia, ora la banca centrale non dovrebbe pensare a rialzi nell’obiettivo di tassi. Lunedì scorso Harker ha anche evidenziato che l’attuale livello di tassi di interesse sta ostacolando l’accesso al mercato immobiliare di chi sta cercando di entrarci per la prima volta. Harker poi in un’intervista al Wall Street Journal si è espresso a favore di un prolungamento della pausa nel rialzo dei tassi a fronte di prove crescenti del fatto che i costi di prestito più elevati rallenteranno l’economia; secondo Harker, probabilmente la FED potrebbe aspettare fino all’inizio del prossimo anno per decidere se il ciclo di rialzo dei tassi è stato sufficiente per contrastare l’inflazione.
Martedì scorso il presidente della FED di Richmond ha detto di vedere un’economia che “è molto più avanti nel percorso verso la normalizzazione della domanda di quanto la maggior parte dei dati direbbero”. Lo stesso Barkin ha anche sottolineato che il “percorso per l’inflazione non è ancora chiaro”, spiegando che, non avendo toccato il livello dei tassi al meeting di settembre, ora la banca centrale ha tempo per capire se è stato fatto abbastanza. Barkin ha anche fatto riferimento alle informazioni economiche raccolte dai suoi contatti, che gli hanno detto che la domanda si sta attenuando e: “parti del mercato del lavoro stanno raggiungendo un miglior equilibrio”. Le pressioni salariali secondo Barkin, anche se ancora forti, si stanno moderando. In merito ai tassi a lungo termine più elevati, Barkin ha riconosciuto che contribuiscono ad inasprire le condizioni finanziarie, tuttavia la sfida legata al dipendere da questi non è certa.
In un intervento di martedì scorso Neel Kashkari, presidente della FED di Minneapolis, ha spiegato che l’inflazione ha impiegato più tempo di quanto previsto per calare ed è ancora troppo elevata. Kashkari non ha detto se secondo lui la FED necessita di aumentare i tassi ulteriormente.
Christopher Waller, membro del consiglio direttivo della FED, ha espresso una posizione di cautela in merito alle prossime decisioni sui tassi di interesse: “Credo che possiamo aspettare, osservare e vedere come si evolve l’economia prima di fare mosse definitive sul percorso del tasso di riferimento”. Nel caso in cui l’economia dovesse indebolirsi, secondo Waller l’Istituto potrà mantenere stabile il tasso di riferimento, nel caso in cui invece dovesse continuare a mostrare forza o se l’inflazione dovesse stabilizzarsi o accelerare nuovamente, probabilmente sarebbe necessario un ulteriore inasprimento politico anche a fronte del recente rialzo dei tassi a lungo termine.
Il presidente della FED di New York, John Williams, mercoledì scorso ha detto che secondo lui la FED deve mantenere l’attuale posizione politica restrittiva per un po’ di tempo per far calare l’inflazione. Williams ha riconosciuto i progressi della banca centrale nel ridurre l’inflazione, sottolineando però che c’è ancora strada da fare, specificando che l’Istituto non ha raggiunto i suoi obiettivi, ma ha osservato come le pressioni sui prezzi si stiano muovendo nella giusta direzione.
Mercoledì scorso Michelle Bowman, membro del consiglio direttivo della FED, ha parlato di un’inflazione che è calata, ma che è ancora troppo elevata. Una situazione che può essere particolarmente difficile per coloro meno in grado di gestire i costi più alti di elementi essenziali come il cibo, la casa ed i trasporti. Bowman ha sottolineato come la banca centrale sia concentrata sul riportare l’inflazione al 2%: “La nostra capacità di realizzare questo obiettivo dipende soprattutto dalla capacità di separare gli effetti a breve termine di eventi temporanei, da cambiamenti strutturali a lungo termine nell’economia”.
Il Presidente della FED, Jerome Powell, giovedì scorso all’Economic Club di New York, ha osservato che i mercati obbligazionari stanno inasprendo le condizioni finanziarie ed ha anche sottolineato come questi sembrano muoversi per una serie di ragioni, indipendentemente dalle aspettative della FED. Il numero uno della banca centrale statunitense non ha escluso la possibile necessità di ulteriori rialzi dei tassi a fronte di un’economia che si è dimostrata più forte di quanto ci si aspettasse, tuttavia ha anche sottolineato i rischi emergenti e la necessità di muoversi con attenzione. Powell ha detto che la FED sta “procedendo attentamente” nel valutare la necessità di ulteriori rialzi dei tassi ed ha evidenziato che ci sono prove di un mercato del lavoro che si sta raffreddando e che l’inflazione è scesa costantemente dai massimi dello scorso anno. Powell ha anche fatto riferimento anche a nuove “incertezze e rischi”, come i nuovi rischi geopolitici legati alle tensioni in Medio Oriente.
Per il presidente della FED di Dallas, Lorie Logan, gli ultimi dati ed i maggiori costi di prestito sul mercato obbligazionario permettono alla banca centrale di avere più tempo per decidere se aumentare i tassi o mantenerli fermi. Pur riconoscendo i progressi fatti nella riduzione dell’inflazione, Logan non è ancora sicura che le pressioni sui prezzi stiano andando verso il target del 2%. Secondo Logan un ulteriore indebolimento del mercato del lavoro, ancora forte, aiuterebbe a raggiungere gli obiettivi inflazionistici.
Venerdì scorso Raphael Bostic, presidente della FED di Atlanta, ha spiegato che prima di considerare una distensione della posizione è necessario avvicinarsi molto di più al livello di inflazione del 2%. Bostic ha detto: “L’inflazione è il primo compito, dobbiamo tenerla sotto controllo”. Bostic ha anche specificato che è possibile un allentamento a fine 2024. In merito alla situazione economica attuale, ha spiegato che le informazioni che sta raccogliendo delineano i contorni di un’economia che, anche se ancora dotata di uno slancio in avanti, sta perdendo velocità. Bostic ha anche fatto sapere di non aspettarsi una recessione.
Infine il presidente delle FED di Cleveland, Loretta Mester, venerdì scorso ha detto che se l’economia dovesse evolversi come previsto, a prescindere dalla decisione presa al prossimo meeting, probabilmente la banca centrale sarà vicina o avrà raggiunto un punto di attesa per quanto riguarda il tasso dei fondi, mentre vengono raccolte ulteriori informazioni e vengono valutati gli effetti dell’inasprimento già messo in campo. Mester ha evidenziato che le previsioni della FED pubblicate nell’incontro di settembre parlavano di un ulteriore rialzo dei tassi entro fine anno, seguito dal mantenimento costante dei tassi a livelli elevati per un periodo prolungato: “Questo è coerente con la mia lettura delle condizioni economiche, le prospettive e i rischi per le prospettive”. Mester ha anche sottolineato che l’eventuale rialzo del tasso sui Fed Funds e la durata del mantenimento di una politica restrittiva dipenderà soprattutto dal modo in cui si evolverà l’economia rispetto alla prospettiva e da come i rischi stanno cambiando.
DATI MACROECONOMICI
Le vendite al dettaglio su base mensile a settembre registrano un +0,7%, crescita superiore al +0,3% indicato dal consensus, ma inferiore al +0,8% di agosto (rivisto da +0,6%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.
Le vendite al dettaglio Control Group su base mensile a settembre crescono dello 0,6%, contro un rialzo di agosto dello 0,2% (rivisto da +0,1%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.
Il dato preliminare di settembre relativo ai permessi di costruzione su base mensile registra una contrazione del 4,4% passando dal dato di agosto di 1,541 milioni di permessi ad 1,473 milioni (il consensus indicava un calo a 1,455 milioni). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.
Il numero di case per le quali è iniziata la costruzione, a settembre registra una crescita a livello mensile del 7,0%: ad agosto la rilevazione era pari ad 1,269 milioni (dato rivisto da 1,283 milioni), a settembre a 1,358 milioni. Il consensus indicava un rialzo ad 1,380 milioni. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.
Nella settimana terminata il 14 ottobre, le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione scendono sotto quota 200 mila, attestandosi a 198 mila. La settimana precedente il dato si era attestato a 211 mila (rivisto da 209 mila) ed il consensus indicava un leggero rialzo a 212 mila. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.
Il Filadelfia Fed Manufacturing Index ad ottobre è rimasto in territorio di contrazione, deludendo le aspettative che puntavano a un maggior miglioramento. Nello specifico, il dato di ottobre è di -9,0 punti, contro un dato di settembre di -13,5 punti. Il dato è rilasciato dalla Federal Reserve Bank di Filadelfia.
PORTAFOGLI AZIONARI
Se finora abbiamo sempre compensato nella settimana di riferimento le perdite con i guadagni, nel corso della scorsa settimana siamo stati costretti ad attingere ad una parte delle scorte del conto corrente per riportare i conti in pareggio. Nonostante gli indici USA non abbiano ancora sfondato i minimi recenti, purtroppo riportiamo lo STOP su ben 3 titoli ed uno sul listino francese, mentre a parziale consolazione abbiamo riportato un profit su un titolo USA. Ma andiamo con ordine, su DELTA AIRLINES abbiamo già detto tutto nel report di lunedì scorso, ricavi record e contenimento dei costi non sono bastati a far decollare le quotazioni, così come su INTUITIVE SURGICAL che ha riportato una trimestrale in linea con le attese degli analisti. Su JD.com tra giovedì e venerdì scorso, una serie di analisti di società di investimento, tra le quali Citigroup, Jefferies, Benchmark e Daiwa Securities hanno abbassato le loro aspettative sul titolo con l’obiettivo di prezzo che da 51 è sceso a 48 $ (ora siamo a 24 $ !!), inoltre gli analisti di Morgan Stanley hanno declassato il titolo da sovrappeso a neutral. Mentre la trimestrale economica di NETFLIX ha fatto schizzare il titolo al rialzo di oltre il 15% catturando il nostro target. Infine sul titolo francese Verallia come avete potuto notare nella giornata di venerdì scorso il titolo ha aperto in gap down a 31,50 € con un minimo a 30 € per poi recuperare quasi tutta la perdita e chiudere comunque ben sotto il prezzo di 34,30 € di giovedì scorso, giornata nella quale è stato pubblicato il resoconto economico dei primi 9 mesi dell’anno della società. Inutile dire che i dati sono stati più che buoni con un EBITDA superiore del 39,9% rispetto ai primi nove mesi del 2022, i ricavi sono stati incrementati del 22,1% rispetto ai primi nove mesi del 2022 e il rapporto di leva finanziaria pari a 1,2x l'EBITDA degli ultimi 12 mesi, rispetto a 1,3x del 30 giugno 2023 e 1.1x del 30 settembre 2022 (ante acquisizione di Allied Bicchiere). Verallia ha infine dichiarato che nonostante il calo della domanda osservato da agosto a causa del rallentamento dei consumi e della continua riduzione delle scorte, conferma l’obiettivo di 1,1 mld € di EBITDA per la fine del 2023. Pertanto risulta a noi incomprensibile lo strano movimento effettuato dai prezzi nella giornata di venerdì.
Nel Portafoglio “The Challenge”, nessuna novità. I mercati continuano a scendere, quindi aspettiamo di vedere se i supporti reggono prima di avventurarci in nuovi acquisti.
Alla prossima.
FOCUS SU AZIONI
L'attività di Mergers&Acquisitions (M&A) negli Stati Uniti è diminuita a settembre, scendendo del 12,6% con 1.033 annunci rispetto ai 1.182 di agosto. Tuttavia, la spesa aggregata per fusioni e acquisizioni è aumentata. A settembre si è speso per le offerte il 7% in più rispetto ad agosto. In termini di attività di operazioni di M&A, solo uno dei 21 settori monitorati da FactSet ha visto un aumento dell’attività di operazioni di M&A negli ultimi tre mesi rispetto allo stesso periodo di tre mesi di un anno fa: Energy Minerals (35 contro 33).
D’altro canto, 19 dei 21 settori monitorati da FactSet hanno registrato una diminuzione dell’attività di operazioni di M&A negli ultimi tre mesi rispetto allo stesso periodo di tre mesi di un anno fa. I cinque settori che hanno registrato i maggiori cali nel volume delle operazioni di M&A sono stati: finanza (503 contro 821), servizi tecnologici (602 contro 805), servizi commerciali (458 contro 599), servizi ai consumatori (235 contro 319) e sanità Servizi (120 contro 189).
In cima alla lista delle maggiori operazioni annunciate a settembre figurano: l'accordo di Cisco Systems, Inc. per l'acquisizione di Splunk, Inc. per 26,5 miliardi di dollari; accordo di Smurfit Kappa Group Plc per l'acquisizione di WestRock Co. per 11,1 miliardi di dollari; L'accordo di JM Smucker Co. per l'acquisizione di Hostess Brands, Inc. per 4,6 miliardi di dollari; l'accordo di Enbridge, Inc. per l'acquisizione delle filiali di The East Ohio Gas da Dominion Energy, Inc. per 4,3 miliardi di dollari; Accordo di Summit Materials, Inc. per l'acquisizione di Argos North America Corp. da Cementos Argos SA per 3,2 miliardi di dollari.
VOLKSWAGEN – Le quotazioni dei titoli Volkswagen sono scese di oltre il 3% ai minimi da aprile 2020 dopo che la casa automobilistica tedesca ha tagliato le previsioni sui margini di profitto per l'anno in corso, deludendo alcuni investitori. Attribuendo la colpa agli effetti negativi delle coperture sulle materie prime, venerdì scorso il più grande gruppo automobilistico europeo ha indicato un rendimento sulle vendite del 7,0-7,3%, in calo rispetto al 7,5-8,5% previsto in precedenza. Volkswagen ha mantenuto le sue previsioni per consegne e vendite. Volkswagen ha affermato che le coperture sulle materie prime hanno portato a una perdita non monetaria di 2,5 mld € che non sarà in grado di compensare entro la fine dell’anno. Ha inoltre affermato che le vendite del terzo trimestre sono cresciute del 12% a 78,8 miliardi di euro e l'utile operativo è aumentato del 14% a 4,9 miliardi. Giovedì la società pubblicherà i dati trimestrali completi.
PAYPAL – Mercoledì scorso PayPal Holdings ha comunicato di aver investito in Sweef Capital's Southeast Asia Women's Economic Empowerment Fund (SWEEF) e Quona Opportunity Fund per sostenere la loro missione di promuovere l’inclusione delle donne nell’economia globale e nel sistema finanziario. Gli investimenti rientrano nell’impegno di PayPal da 108 mln $ del 2021 nell’ambito del Generation Equality Forum delle Nazioni Unite per promuovere l’inclusione finanziarie e l’emancipazione economica del genere femminile. L’azienda prevede 100 mln $ di investimenti di capitale in fondi ed altre iniziative guidate da donne o a servizio delle donne. PayPal sta anche fornendo una sovvenzione ad Opportunity International, organizzazione nonprofit con sede negli USA che fornendo accesso al capitale, ai mercati e alla formazione specializzata affronta la povertà sistemica, aiutando i propri clienti a sostenere le loro piccole e micro imprese e ad aumentare i loro redditi. La partnership ed il finanziamento di PayPal sosterrà direttamente l’organizzazione nella sua espansione del Women THRIVE Program che consentirà alle donne in India, Guatemala, Ghana e nelle Filippine di essere agenti di cambiamento.
BIOMARIN – La scorsa settimana l’FDA (Food and Drug Administration, ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione di cibo e prodotti farmaceutici) ha approvato l’uso esteso di Voxzogo, l’iniezione giornaliera di BioMarin Pharmaceutical per il trattamento di bambini di età inferiore ai 5 anni con la forma più comune di nanismo. L’uso di Voxzogo in Europa, Australia e Brasile è approvato per bambini dai due anni in su ed in Giappone per bambini di ogni età. Voxzogo è in fase di revisione in Europa per l’estensione dell’uso dell’iniezione nei bambini dai quattro mesi in su.
PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SCORSA SETTIMANA.
ASML HOLDING – 3,28%. La società olandese quotata anche sul Nasdaq è un fornitore di sistemi tecnologici avanzati per l'industria dei semiconduttori, che offre un portafoglio integrato di sistemi di litografia principalmente per la produzione di circuiti integrati complessi, ha riportato utili nel terzo trimestre 2023 pari a 5,23 €/az. su un fatturato di 7,26 mld €. La stima degli analisti per gli utili era di 5,00 €/az. su un fatturato pari a 7,12 mld €. I ricavi sono cresciuti del 24,70% su base annua. La società ha detto che prevede per il quarto trimestre 2023 un fatturato tra i 7,07 ed i 7,50 mld €. L'attuale stima degli analisti è per ricavi pari a 7,13 mld €.
Il presidente e A.D. di ASML, Peter Wennink, ha affermato: “Le nostre vendite nel terzo trimestre sono state pari a 6,7 mld €, intorno al punto medio delle linee previsionali, con un margine lordo del 51,9%, superiore a quello previsto, principalmente guidato dal mix di prodotti DUV e da alcuni costi una tantum effetti. L'industria dei semiconduttori sta attualmente attraversando la parte inferiore del ciclo e i nostri clienti si aspettano che il punto più basso sia visibile entro la fine di quest'anno. I clienti continuano ad essere incerti sulla forma della ripresa della domanda nel settore. Ci aspettiamo quindi il 2024 sarà un anno di transizione. Sulla base della nostra prospettiva attuale, adottiamo una visione più conservativa e prevediamo un fatturato simile al 2023. Ma consideriamo anche il 2024 come un anno importante per prepararci alla crescita significativa che prevediamo per il 2025. Prevediamo per il quarto trimestre un fatturato netto compreso tra 6,7 e 7,1 mld €, con un margine lordo compreso tra il 50% e il 51%. Inoltre prevediamo costi di ricerca e sviluppo pari a circa 1,030 mld € e costi SG&A di circa 285 mln €. Abbiamo deliberato un acconto sul dividendo di 1,45 €/az. ordinaria che sarà pagato il 10 novembre 2023. Nel terzo trimestre abbiamo acquistato azioni per un valore di circa 100 mln € nell’ambito dell’attuale programma di riacquisto di azioni proprie 2022-2025.Infine confermiamo le nostre aspettative della crescita per la fine del 2023, con un aumento delle vendite verso il 30% e un leggero miglioramento del margine lordo, rispetto alla fine del 2022”.
CSX – 1,22%. La società fornisce servizi di trasporto su rotaia, compreso il servizio ferroviario tradizionale e il trasporto di container e rimorchi intermodali, ha riportato utili nel terzo trimestre 2023 pari a 0,42 $/az. su un fatturato di 3,57 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,42 $/az. su un fatturato pari a 3,57 mld $. I ricavi sono cresciuti del 8,29% rispetto allo stesso trimestre di un anno fa.
Joe Hinrichs, Presidente e A.D. della società, ha affermato: "Nel terzo trimestre, i nostri sforzi si sono concentrati sulla fornitura di un servizio clienti affidabile che ci ha permesso di rimanere resilienti e di manovrare con successo i nostri servizi. Il business delle merci è rimasto solido e le attività nel settore del carbone hanno registrato una forte crescita dei volumi. Mentre ci avviciniamo alla fine dell’anno, siamo orgogliosi della cultura coesa che sta prendendo forma nel nostro team ONE CSX che sta contribuendo a ottenere risultati aziendali positivi, e siamo incoraggiati a vedere il miglioramento delle tendenze in alcuni dei nostri mercati finali. A livello contabile nel terzo trimestre abbiamo riportato: ricavi pari a 3,57 mld $, in calo dell'8% su base annua poiché gli effetti del calo dei prezzi del carburante, della riduzione dei ricavi di stoccaggio intermodale, del calo dei prezzi di riferimento del carbone per l'esportazione e della diminuzione dei volumi intermodali hanno più che compensato gli effetti dell'aumento rendimenti delle merci e crescita del volume del carbone. L’utile operativo pari a 1,3 mld $ è diminuito del 18% rispetto allo stesso periodo del 2022, con un rapporto operativo del 63,8%. Ciò include impatti negativi di circa 350 mln $ relativi al costo carburante, ai ricavi di stoccaggio e ai prezzi del carbone, parzialmente compensati dall’impatto favorevole di 42 mln $ dovuto alla manodopera fuori periodo e alle spese accessorie sostenute nell’anno precedente. L’utile di 0,42 $/az. è diminuito del 19% rispetto a 0,52 $/az. dell’anno precedente”.
INTUITIVE SURGICAL – 2,29%. La società produce e commercializza il dispositivo robotico “da Vinci”, un sistema chirurgico avanzato che consente ai chirurghi di eseguire interventi chirurgici minimamente invasivi, ha riportato utili nel terzo trimestre 2023 pari a 1,46 $/az. su un fatturato di 1,74 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 1,41 $/az. su un fatturato pari a 1,77 mld $. I ricavi sono cresciuti del 11,96% su base annua.
Gary Guthart, CEO della società, ha affermato: "Siamo soddisfatti della continua adozione della chirurgia da Vinci da parte dei nostri clienti e della loro accettazione e utilizzo delle nostre piattaforme Ion e SP. Continuiamo a concentrarci sul sostegno alle loro esigenze attraverso la ricerca di indicazioni più ampie, offrendo eccellenza in termini di qualità e fornitura e aumentando la nostra produttività. A livello contabile nel terzo trimestre abbiamo riportato: ricavi pari a 1,74 mld $ in aumento del 12% rispetto ai 1,56 mld $ nel terzo trimestre del 2022; ricavi da strumenti e accessori in aumento del 23% a 1,07 mld $ rispetto a 0,87 mld $ del terzo trimestre del 2022; un fatturato derivante dai sistemi pari a 379 mln $ rispetto ai 426 mln $ del terzo trimestre del 2022. La Società ha installato 312 sistemi chirurgici da Vinci nel terzo trimestre del 2023, rispetto ai 305 sistemi del terzo trimestre del 2022. Il reddito operativo è aumentato a 624 mln $ rispetto ai 555 mln $ del terzo trimestre del 2022. L’utile netto è stato pari a 524 mln $, o 1,46 $/az., rispetto ai 429 mln $, o 1,19 $/az. del terzo trimestre del 2022. Infine abbiamo chiuso il terzo trimestre con 7,52 mld $ in liquidità, mezzi equivalenti e investimenti, con un aumento di 389 mln $ durante il trimestre, principalmente trainato dalla liquidità generata dalle operazioni, parzialmente compensato dalle spese in conto capitale”.
LAM RESEARCH – 6,94%. La società che progetta, produce, commercializza e fornisce assistenza alle apparecchiature di elaborazione dei semiconduttori utilizzate nella fabbricazione di circuiti integrati, ha riportato utili nel primo trimestre fiscale 2024 pari a 6,85 $/az. su un fatturato di 3,48 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 6,07 $/az. su un fatturato pari a 3,41 mld $. I ricavi sono diminuiti del 31,38% rispetto allo stesso trimestre di un anno fa. La società ha detto che prevede guadagni nel secondo trimestre fiscale 2024 tra 6,25 e 7,75 $/az. su un fatturato tra 3,40 e 4,00 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 6,63 $/az. su un fatturato di 3,65 mld $.
Tim Archer, Presidente e A.D. della società, ha affermato: "Lam continua a fornire ottimi risultati nonostante un anno ciclicamente debole per la spesa delle apparecchiature per la fabbricazione di wafer. Ci sono enormi margini di crescita in futuro per Lam e stiamo investendo strategicamente per ottenere una sovraperformance a lungo termine. A livello contabile nel primo trimestre fiscale abbiamo riportato: un margine lordo pari a 1,669 mld $ ovvero il 47,9% dei ricavi, rispetto ai 1,465 mld $ ovvero il 45,7% dei ricavi dello scorso trimestre; spese operative pari a 622 mln $ rispetto ai 590 milioni di dollari dello scorso trimestre; un utile operativo pari al 30,1% dei ricavi rispetto ad un utile operativo pari al 27,3% dello scorso trimestre; un utile netto pari a 912 mln $, o 6,85 $ per azione rispetto ad un utile netto pari a 803 mln $, ovvero 5,98 $/az. dello scorso trimestre. Le disponibilità liquide e mezzi equivalenti, gli investimenti a breve termine e i saldi di liquidità e investimenti vincolati sono scesi a 5,2 mld $ rispetto ai 5,6 mld $ della fine del trimestre scorso. La diminuzione è stata principalmente il risultato di 843 mln $ di riacquisti di azioni, 253 mln $ di rimborso del debito, in gran parte associati all'acquisto di alcune proprietà in leasing finanziario e 230 mln $ di dividendi pagati agli azionisti, parzialmente compensati da 951 mln $ di liquidità generata dalle attività operative”.
NETFLIX + 12,73%. La società opera come una rete televisiva su Internet che fornisce programmi TV e film che includono serie originali, documentari e lungometraggi. L'azienda ha tre segmenti: streaming nazionale, streaming internazionale e DVD nazionale, ha riportato utili nel terzo trimestre 2023 pari a 3,73 $/az. su un fatturato di 8,54 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 3,46 $/az. su un fatturato pari a 8,43 mld $. I ricavi sono cresciuti del 7,77% su base annua. La società ha detto che prevede utili nel quarto trimestre 2023 pari a 2,15 $/az. su un fatturato di 8,69 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 2,21 $/az. su un fatturato di 8,82 mld $.
In una nota, la società ha dichiarato: “Gli ultimi sei mesi sono stati impegnativi per il nostro settore, visti gli scioperi combinati di scrittori e attori negli Stati Uniti. Mentre abbiamo raggiunto un accordo con la WGA, sono in corso i negoziati con SAG-AFTRA. Ci impegniamo a risolvere i problemi rimanenti il più rapidamente possibile in modo che tutti possano tornare a lavorare realizzando film e programmi TV che il pubblico adorerà. Continuiamo a dimostrare una forte crescita e performance finanziaria, con ricavi del terzo trimestre superiori alle previsioni e un aumento significativo degli abbonati a pagamento. L'attenzione dell'azienda nel migliorare la propria offerta con i migliori titoli originali e concessi in licenza da tutto il mondo, insieme ai suoi sforzi per ampliare il proprio piano pubblicitario, stanno contribuendo al suo successo. Guardando al futuro, siamo ottimisti riguardo alle prospettive e al futuro dell'intrattenimento. A livello contabile nel terzo trimestre abbiamo riportato: ricavi pari a 8,5 mld $, segnando una crescita del 7,8% su base annua e superando le previsioni; un reddito netto pari a 1,677 mld $ che ha portato ad un utile pari a 3,73 $/az. rispetto ai 3,10 $/az. dello scorso trimestre. Abbiamo aggiunto 9 milioni di abbonati a pagamento spingendo il reddito operativo a 1,916 mld $ con un margine operativo pari al 22,4%. Il flusso di cassa da operazioni è stato pari a 1,992 mld $ ed il flusso netto di cassa è stato pari a 1,888 mld $. Infine abbiamo aumentato l’autorizzazione al riacquisto di azioni proprie per 10 mld $ e abbiamo riacquistato 2,5 mld $ di azioni nel terzo trimestre”.
TESLA – 15,58%. La società che progetta, sviluppa, produce e vende veicoli completamente elettrici ad alte prestazioni, componenti di propulsori per veicoli elettrici e prodotti per l'accumulo di energia, ha riportato utili nel terzo trimestre 2023 pari a 0,66 $/az. su un fatturato di 23,35 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,75 $/az. su un fatturato pari a 24,26 mld $. I ricavi sono cresciuti del 8,84% su base annua.
In una nota la società ha dichiarato: “I nostri obiettivi principali sono rimasti invariati nel terzo trimestre del 2023: ridurre il costo per veicolo, generazione di flussi netti di cassa massimizzando i volumi di consegna e investimenti continui nell’intelligenza artificiale e in altri progetti di crescita. Il nostro costo delle merci vendute per veicolo è sceso a ~37.500 $ nel terzo trimestre. Mentre i costi di produzione nei nostri nuovi stabilimenti sono rimasti superiori a quelli stabiliti, abbiamo implementato gli aggiornamenti necessari nel terzo trimestre per abilitare ulteriori riduzioni dei costi unitari. Continuiamo a credere che in una industria il leader deve essere un leader di costo. In un contesto di tassi di interesse elevati, crediamo di concentrarci su investimenti in ricerca e sviluppo e spese in conto capitale per la crescita futura che, per mantenere un flusso netto di cassa positivo, è l’approccio giusto. Da inizio anno, il nostro flusso netto di cassa ha raggiunto i 2,3 mld $ mentre la nostra liquidità e la posizione degli investimenti continua a migliorare. Abbiamo più che raddoppiato le dimensioni del nostro calcolo per l'addestramento dell'IA per accogliere il nostro set di dati in crescita e il nostro progetto ‘robot Optimus’. Il nostro robot umanoide viene attualmente addestrato per compiti semplici attraverso l'intelligenza artificiale anziché software codificato e il suo hardware viene creato e ulteriormente aggiornato. Infine, con una generazione di profitti lordi combinati di oltre 0,5 miliardi di dollari nel terzo trimestre, la nostra attività di produzione e stoccaggio di energia e servizi e altre attività, sono diventati contributori significativi alla nostra redditività. A livello contabile nel terzo trimestre abbiamo riportato un reddito netto pari a 2,318 mld $ che ha prodotto un utile per azione pari a 0,66 $; un reddito operativo pari a 1,8 mld $ con un margine operativo del 7,6%; un flusso di cassa operativo pari a 3,3 mld $ ed un flusso netto di cassa pari a 848 mln $ aumentando di 3,0 mld $ la nostra liquidità ed investimenti che ora ammontano a 26,1 mld $”.
UNITED AIRLINES – 9,38%. La compagnia aerea, ha riportato utili nel terzo trimestre 2023 pari a 3,65 $/az. su un fatturato di 14,48 mld $. La stima degli analisti era per una perdita di 3,40 $/az. su un fatturato pari a 14,44 mld $. I ricavi sono cresciuti del 12,48% su base annua. La società ha detto che prevede utili nel quarto trimestre 2023 tra 1,50 e 1,80 $/az. su un fatturato compreso tra 13,52 e 13,64 mld. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 2,26 $/az. su un fatturato di 13,55 mld $.
Scott Kirby, CEO della compagnia, ha affermato: "Grazie al nostro straordinario team abbiamo fornito prestazioni operative da record per i nostri clienti in agosto e settembre. La strategia per diversificare i nostri flussi di entrate, sfruttare le opportunità di crescita e innovare costantemente per migliorare i nostri prodotti per i nostri clienti sta dando i suoi frutti. La strategia United Next sta funzionando e rimaniamo sulla buona strada per raggiungere i nostri obiettivi finanziari. Abbiamo stabilito il record della compagnia per la più alta media giornaliera di passeggeri mai trasportata in un trimestre con oltre 482.000 passeggeri, inoltre abbiamo raggiunto il maggior numero di partenze giornaliere trimestrali mainline (2.621) e widebody (324) nella storia dello United. Infine abbiamo ratificato un nuovo contratto quadriennale con i piloti Uniti, rappresentati dalla Air Line Pilots Association International (ALPA) e lanciato il programma United Military Pilot, leader del settore, che offre ai piloti militari statunitensi a tempo pieno e in servizio attivo l'accesso a offerte di lavoro condizionate come Primo Ufficiale presso la compagnia aerea. A livello contabile nel terzo trimestre abbiamo riportato: una capacità in aumento del 15,7% rispetto al terzo trimestre 2022, ricavi operativi totali pari a 14,5 mld $, in crescita del 12,5% rispetto al terzo trimestre 2022; TRASM (ricavi totali per miglio per posti disponibili) in calo del 2,8% rispetto al terzo trimestre 2022; CASM (costo per miglio per posto disponibile) in calo del 3,6% rispetto al terzo trimestre 2022. Un utile ante imposte pari a 1,6 mld $, con un margine ante imposte del 10,8%; un utile netto pari a 1,2 mld $ e un utile per azione pari a 3,65 dollari. Il prezzo medio del carburante per gallone è stato di 2,95 $. Infine l’indebitamento netto negli ultimi dodici mesi (EBITDAR) è stato pari a 2,5x”.
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