ALTRA SETTIMANA DI PASSIONE PER WALL STREET CON FORTI VENDITE SULL’OBBLIGAZIONARIO USA CHE HA TRASCINATO AL RIBASSO ANCHE GLI INDICI AZIONARI A CAUSA DI DATI MACRO CONTRASTANTI E LO SHUTDOWN GOVERNATIVO RIMANDATO.
Il tema della settimana appena trascorsa si può riassumere in due fattori: i dati macroeconomici pubblicati e lo shutdown governativo.
Partiamo dal primo, i dati macro pubblicati sono stati contrastanti con i prezzi delle case a luglio che sono saliti, così come l’indice dei beni durevoli “core”, quindi al netto delle componenti difesa e trasporti, è salito. La seconda lettura del PIL del 2° trimestre è in linea con le attese mentre scendono i prezzi di beni e servizi. Ed infine l'indice dei prezzi della spesa per consumi personali (PCE), escludendo le componenti volatili di cibo ed energia, è diminuito al 3,9% su base annua per agosto, scendendo sotto il 4% per la prima volta in oltre due anni. La FED segue molto gli indici dei prezzi PCE per il suo obiettivo di inflazione del 2%. Condizione avvalorata anche da un sondaggio dell’Università del Michigan che mostra che le aspettative di inflazione a 12 mesi dei consumatori sono scese al 3,2% questo mese, il più basso da marzo 2021, dal 3,5% di agosto. Le aspettative di inflazione a lungo termine dei consumatori sono scese al 2,8% dal 3,0% del mese scorso.
Il secondo fattore riguardava i governanti di Washington e lo shutdown parziale. I repubblicani dell’area oltranzista della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti avevano respinto un disegno di legge proposto dal loro leader per finanziare temporaneamente il governo, rendendo quasi certo che le agenzie federali dovessero chiudere parzialmente a partire da domenica. Poi tutto ciò è rientrato e nel relativo capitolo vedremo come.
I titoli azionari che avevano sofferto per i primi 3 giorni della scorsa settimana, si erano poi spinti al rialzo nella giornata di giovedì ed inizialmente di venerdì dopo il rapporto PCE, ma poi sono svaniti in chiusura e ciò potrebbe non rappresentare un buon segnale per questa settimana, ma c’è da considerare che venerdì scorso era la fine del mese e del trimestre, e con la fine del trimestre dagli istituzionali arrivano tutti i tipi di attività sia sui mercati azionari che obbligazionari. Fate conto che solo un fondo di JP Morgan da 16 mld $ ha dovuto riposizionare le proprie posizioni in opzioni, quindi fatte le debite proporzioni…..??
A settembre, l’S&P500 è crollato del 4,87%, il Dow è sceso del 3,5% e il Nasdaq100 è sceso del 5,07% registrando i maggiori cali percentuali mensili dell’anno. Nel trimestre luglio-settembre tutti e tre i principali indici hanno registrato i primi cali del 2023, l'S&P500 è sceso di circa il 3,65%, il Dow il 2,62%, il Nasdaq100 il 3,06%. Il problema è che l’indice S&P500 di pari peso è sceso più ampiamente, scendendo dell’8,2%, anche più del Nasdaq100, dominato dalle Big Tech. Dovrebbe essere il contrario. Questa volta l’intelligenza artificiale non è un’ottima spiegazione per la sovraperformance tecnologica, perché l’entusiasmo per l’intelligenza artificiale è diminuito da luglio (v. grafico):
I fondi azionari statunitensi hanno assistito a forti deflussi nella settimana terminata il 27 settembre a causa dei timori su una potenziale estensione della politica monetaria restrittiva della Federal Reserve e su una rinnovata impennata dei rendimenti dei titoli del Tesoro. Secondo i dati LSEG, i fondi azionari statunitensi hanno subito deflussi netti pari a 11,69 mld $, i più ampi settimanali dal 21 giugno.
Gli investitori erano preoccupati per la politica sui tassi statunitensi poiché le osservazioni di diversi funzionari della FED hanno riaffermato un periodo più lungo e probabilmente più restrittiva per domare l'inflazione. La banca centrale ha mantenuto i tassi di interesse invariati la scorsa settimana, ma ha segnalato la possibilità di un ulteriore aumento dei tassi per fine anno e di minori tagli l’anno prossimo. La conseguente impennata dei rendimenti dei titoli del Tesoro ha colpito anche le azioni. Questa settimana i rendimenti dei titoli di riferimento statunitensi a 10 anni sono saliti al 4,688%, il livello più alto dall’ottobre 2007. I fondi azionari hanno osservato deflussi per 4,37 mld $, il massimo da dicembre 2022. Nel frattempo, i fondi azionari ad alta crescita (growth) hanno registrato deflussi netti per circa 1,95 mld $.
Tra i fondi settoriali quelli del settore finanziario, sanitario e dei beni di consumo voluttuari hanno registrato prelievi netti rispettivamente di 767 mln $, 683 mln $ e 605 mln $.
Nel frattempo, sempre settimanalmente, gli investitori hanno ritirato 3,49 mld $ netti dai fondi obbligazionari statunitensi la vendita più significativa dal 28 dicembre dello scorso anno. I prelievi netti dai fondi obbligazionari municipali si sono attestati a 1,42 mld $. Gli investitori hanno scaricato fondi obbligazionari ad alto rendimento per un totale netto pari a 2,6 mld $ nella loro più ampia vendita netta settimanale dal 22 febbraio.
Nel frattempo, i fondi del mercato monetario statunitense hanno attirato afflussi marginali di 725 milioni di dollari durante la settimana, dopo aver dovuto far fronte a deflussi per 9,61 miliardi di dollari nella settimana precedente.
Diamo uno sguardo ora al mercato monetario. Dopo l’uscita dei dati sull’inflazione della scorsa settimana, i mercati finanziari attualmente si aspettano che la banca centrale manterrà i tassi invariati dal 31 ottobre al 31 novembre. La percentuale per un ulteriore stretta di 25 bps si sono nettamente abbassate fino al 18,3% dal 27,5% di due venerdì fa (v. grafico):
Così come si sono abbassate le probabilità al 31,4% dal 36,7%, di un aumento di 25 bps per l’ultima riunione del 2023 del 13 dicembre (v. grafico):
Mentre si è alzata, anche se di poco, la previsione del mercato sui tagli ai tassi nel corso del 2024. Al momento notiamo la probabilità del 28,5% che la curva futures sconti quasi 75 bps di ribassi entro dicembre del prossimo anno (v. grafico):
Nella settimana appena trascorsa, dopo l’uscita dei dati macro dei beni durevoli la curva dei rendimenti dei titoli del Tesoro a lunga durata si è irripidita sia con il 10 anni che ha fatto registrare un nuovo massimo attestandosi al 4,688%, il più alto dall’ottobre 2007 che con il 30 anni che si è portato al 4,808% per poi ridiscendere in chiusura di settimana dopo l’uscita del dato sui consumi personali. Il 2 anni è rimasto sostanzialmente su un rendimento del 5,10/5,15% per scendere in chiusura di settimana al 5,05%. Lo spread delle curve del 2Y e del 10Y ha chiuso la settimana a 47 dai 68 di due venerdì fa.
Analisi grafica dell’indice di riferimento delle nostre operazioni, il NASDAQ100. Come riportato in precedenza, i dati macroeconomici contrastanti pubblicati nel corso della settimana hanno prodotto questo andamento ondivago dei prezzi, prima giù, poi sù, per poi chiudere la settimana con una percentuale appena sopra la pari. Al netto dei rendimenti dei Treasury in continuo rialzo e delle notizie provenienti da Washington possiamo dire che la settimana è stata bene metabolizzata dall’indice tech, peccato solo che un venerdì iniziato splendidamente si sia trasformato in una giornata con un nulla di fatto. Già oggi, con lo spettro dello “shutdown” allontanato, le quotazioni dovrebbero riprendere a salire. Graficamente notiamo come il ribasso si sia fermato sul previsto supporto in area 14500 (ritracciamento del 27,2% di onda 3) e successivamente rimbalzato ma senza riuscire ad andare a chiudere il gap lasciato aperto il 21 settembre scorso a 14967. Inoltre abbiamo modificato il conteggio di questa fase lateral-ribassista in a-b-c fino a quando il ribasso non dovesse prendere dei connotati più profondi, tipo andare a testare il supporto successivo in area 14000, allorché sarà possibile identificare la discesa in tre onde (1-2-3) di onda (4). Viceversa, al rialzo troviamo subito l’area 15000 con chiusura del gap, poi la resistenza in area 15200 ed infine l’area 15600. Il livello di RSI a 40 in risalita dal minimo di 33 dovrebbe indicare la prosecuzione almeno del rimbalzo. La settimana si è chiusa a 14715.24 praticamente invariata rispetto a due venerdì fa, il che porta ad un profit da inizio anno del + 34,51%.
La situazione per l’indice maggiore S&P500 è leggermente più pesante dell’indice tech, anche perché a reggere le sorti dell’indice sono solo un manipolo di titoli più capitalizzati. Graficamente notiamo come la discesa dai massimi sia stata più marcata andando ad infrangere anche il supporto posto in area 4280 [ritracciamento del 38,2% di onda (3)] e andando a testare la M.M. esponenziale a 200 periodi (linea gialla) vicino alla quale ha chiuso le contrattazioni della settimana. Questa situazione ci induce a classificare il movimento come prima onda ribassista dell’onda correttiva (4), fermo restando che se i prezzi, dopo aver testato il forte supporto in area 4200 [ritracciamento del 50% di onda (3) coincidente con la M.M. semplice a 200 periodi], dovessero riprendere per bene la via del rialzo, allora si potrebbe anche configurare l’ipotesi che onda (4) sia stata completata. Visione ottimistica ma assolutamente da non scartare. Al momento, dopo aver toccato la zona di ipervenduto, ci aspettiamo un rimbalzo sia pure tecnico delle quotazioni, mentre per una possibile chiusura del gap in area 4400 ci vuole una bella spinta. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 4288.04 con una perdita del – 0,74% che porta ad un profit da inizio anno del + 11,69%.
Negatività ed anche marcata in confronto agli altri due indici maggiori, per l’indice delle blue-chip DOW JONES. Graficamente notiamo come le quotazioni abbiano sfondato un altro supporto, quello in area 33500 (ritracciamento del 50% di onda C), e soprattutto le due M.M. a 200 periodi. Nulla di irreparabile visto che i prezzi sono ancora all’interno della conformazione laterale di ampio respiro partita a novembre 2022, ma se l’indice dovesse oltrepassare anche il forte supporto in area 33000 (ritracciamento del 61,8% di onda C), allora da allarme si passerebbe a qualcosa di più pericoloso. Anche su questo indice, con un RSI a 30, ci aspettiamo quanto meno un rimbalzo tecnico che possa riportare le quotazioni sopra le due medie mobili per non dire riprendere l’area 34000. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 33507.51 con una perdita del – 1,35% e che porta a segnare un profit da inizio anno del + 1,09%.
ORO INDEX
Sfondone delle quotazioni dell’Oro nel corso della settimana appena trascorsa e neanche un buon dato dell’indice dei prezzi della spesa per consumi personali (PCE) è riuscito a frenare la discesa che si è protratta anche oggi, lunedì, al minimo di 1842,7 $/oz. prezzi che non si vedevano dal novembre 2022. La ripresa della domanda del biglietto verde ed i rendimenti dei titoli di stato alle stelle sono la principale causa di questa ondata di vendite sul metallo giallo. Da un lato, gli indici ufficiali cinesi dei Producer Manager Index si sono mantenuti sopra quota 50 ad agosto, la linea che separa la contrazione dall’espansione economica. Nonostante le recenti turbolenze, il gigante asiatico mostra segni di resilienza economica. D'altro canto, nel fine settimana il Congresso degli Stati Uniti ha concordato un'estensione del tetto del debito per evitare un parziale “shutdown” del governo.
Il sentiment del mercato si è inasprito con il passare della giornata di oggi, poiché gli indici PMI globali di S&P hanno confermato che la maggior parte delle principali economie hanno continuato a lottare con la crescita nel terzo trimestre dell’anno. Sul fronte positivo, il PMI ufficiale ISM manifatturiero statunitense è migliorato a settembre a 49 da 47,6 di agosto, battendo le aspettative. Il sottoindice relativo all'occupazione è stato il più forte, balzando a 51,2, mentre il prezzo pagato è quello che si è contratto maggiormente, scendendo a 43,8 da 48,4.
Nel frattempo, i rendimenti dei titoli di Stato sono aumentati, stimolando la domanda di USD. Il rendimento dei titoli del Tesoro a 10 anni ha raggiunto il picco del 4,70%, il livello più alto dal 2007, mantenendosi su queste quotazioni al momento in cui scriviamo. Il treasury a 2 anni offre attualmente il 5,11%, ancora lontano dal picco del 5,20% registrato dopo l'ultimo annuncio di politica monetaria della Federal Reserve (Fed).
Graficamente notiamo come una volta rotto al ribasso il forte supporto in area 1915/20 $/oz. le vendite sono proseguite incessantemente fregandosene altamente della soglia psicologica dei 1900 $/oz. e del supporto di inizio 2023 a 1880 $/oz. andando direttamente verso l’altro forte supporto posto a 1845 $/oz. (ritracciamento del 50% dal minimo di agosto 2019, al massimo di agosto 2020) che viene testato ora, al momento che scriviamo. Il livello di RSI settimanale è a ridosso della zona di ipervenduto mentre quello daily a 19 è abbondantemente in zona di ipervenduto ed è auspicabile, a breve, un rimbalzo quantomeno tecnico.
Passando agli altri due metalli preziosi che seguiamo nel nostro Portafoglio, anche sul Platino lo sfondone odierno ha riportato le quotazioni nuovamente in area 890 $/oz. e nulla osta che i prezzi possano andare a testare il supporto in area 830/820 $/oz. Il livello di RSI a 38 permette questa possibilità prima di un rimbalzo tecnico.
Situazione un po' diversa per le quotazioni dell’Argento che, nonostante lo sfondone odierno, non sono ancora andate a testare il minimo del marzo scorso a 20,69 $/oz. ed anzi, il livello di RSI a 25, vedrebbe già di buon occhio un rimbalzo tecnico a breve almeno a riprendere l’area 23 $/oz.
La settimana dell’Oro è si è chiusa a 1864,60 1944.90 con una perdita del 4,13% rispetto alla scorsa settimana e che porta ad un guadagno da inizio anno del + 1,89%. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 1848,80 $/oz. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES DICEMBRE 2023:
POLITICA USA
Il Congresso degli Stati Uniti ha evitato un parziale ‘shutdown’ governativo grazie ad un disegno di legge di finanziamento provvisorio. Il nuovo anno fiscale è iniziato ieri, il 1° ottobre, e sabato il Senato a maggioranza democratica ha approvato il disegno di legge con 88 voti favorevoli e 9 contrari. Dopo l’approvazione, la misura è arrivata al Presidente Joe Biden per la firma. Alla Camera a maggioranza repubblicana sono stati raccolti 335 voti favorevoli per finanziare il governo fino al 17 novembre.
Dopo la votazione, il leader della maggioranza al Senato, il dem Chuck Schumer, ha commentato: “Gli americani possono tirare un sospiro di sollievo: stasera non ci sarà uno ‘shutdown’ del governo”. Schumer ha poi sottolineato come i dem avessero sin da subito detto che l’unico modo per evitare uno ‘shutdown’ fosse lavorare in modo bipartisan e si è detto lieto del fatto che “lo speaker McCarthy abbia finalmente ascoltato il nostro messaggio”. McCarthy, infatti, ha superato l’insistenza della parte più conservatrice del suo partito che spingeva affinché alla Camera passassero disegni di legge solo con voti repubblicani. Il democratico della Camera, Don Beyer, a proposito del ruolo del leader repubblicano nella vicenda ha detto: “Sono sollevato che lo speaker McCarthy si sia piegato e finalmente abbia permesso un voto bipartisan all’11esima ora sulla legislazione per fermare la corsa dei repubblicani verso un disastroso ‘shutdown’”.
Prima della votazione, il dem Hakeem Jeffries, leader della minoranza alla Camera, ha detto: “I repubblicani MAGA estremisti (acronimo dello slogan di Donald Trump Make America Great Again) hanno perso, ha vinto il popolo americano”.
Il Presidente statunitense Joe Biden, dopo il voto ha sottolineato come qualche mese fa lui e lo speaker della Camera Kevin McCarthy avessero raggiunto un accordo di bilancio per evitare situazioni simili: “I repubblicani della Camera hanno cercato di allontanarsi da quell’accordo domandando tagli drastici che sarebbero stati devastanti per milioni di americani. Non ci sono riusciti”.
Matt Gaetz, repubblicano della Camera, ieri parlando ai media ha fatto sapere che intende presentare questa settimana una mozione di revoca per mettere ai voti la permanenza di Kevin McCarthy nel suo ruolo di speaker. Gaetz ha detto: “Questo accordo che ha fatto con i democratici per superare davvero molti dei guardrail di spesa che abbiamo stabilito è l’ultima goccia”.
Sempre ieri, rispondendo a Gaetz, McCarthy ha detto: “Sì, sopravvivrò. Sai, è una questione personale con Matt. Matt ha votato contro la capacità più conservatrice di proteggere il nostro confine, di rendere sicuro il nostro confine. È più interessato ad assicurarsi interviste in TV che a fare qualcosa”.
Il Presidente Joe Biden, invece, ieri ha esortato i parlamentari repubblicani a sostenere un disegno di legge per fornire più aiuto all’Ucraina, tema che non è contenuto nella misura provvisoria di finanziamento del governo approvata nel fine settimana. Biden ha detto che i repubblicani si sono impegnati a fornire aiuto a Kiev attraverso una votazione separata.
POLITICA DELLA FED
Durante un intervento ad un evento della Wharton School of Business, il presidente della FED di Minneapolis, Neel Kashkari, ha spiegato che considerata la resilienza sorprendente dell’economia statunitense, probabilmente l’Istituto dovrà aumentare ancora un po’ i tassi di prestito e mantenerli elevati per più tempo in modo da far scendere l’inflazione. Secondo Kashkari, se il prossimo anno l’inflazione dovesse raffreddarsi come atteso, la banca centrale statunitense dovrà tagliare i tassi per evitare che la politica vada ad inasprirsi eccessivamente. Il presidente della FED di Minneapolis ha anche detto di essere rimasto sorpreso dal modo in cui la spesa dei consumatori ha retto finora a fronte dei rialzi dei tassi della banca centrale. Per Kashkari è più probabile che si verifichi lo scenario di un “soft landing” (atterraggio morbido) dell’economia piuttosto che il contrario. Secondo il presidente della FED di Minneapolis c’è un 60% circa di probabilità che la FED alzi i tassi di un altro quarto di punto percentuale per poi mantenere costanti i costi di prestito “abbastanza a lungo da far scendere l’inflazione all’obiettivo in un periodo di tempo ragionevole”. Nello scenario più probabile per Kashkari presto sarà raggiunto un livello di inasprimento della politica che si dimostrerà sufficiente per “finire il lavoro” e per realizzare il soft-landing. In un altro scenario, al quale Kashkari assegna un 40% di probabilità che si verifichi, l’inflazione resta vicina al 3%, ma le famiglie continuano a spendere mantenendo pressione al rialzo sui prezzi già elevati a causa dei vincoli di offerta del post-pandemia. Nel caso in cui, una volta ripristinati i fattori di offerta, la politica dovesse rivelarsi non abbastanza ristretta per far scendere l’inflazione dei servizi all’obiettivo, la FED dovrà aumentare i tassi sui federal funds.
Michelle Bowman, membro del consiglio direttivo della Federal Reserve, martedì scorso ha affermato che i maggiori costi per gli affittuari evidenziano l’importanza delle azioni della banca centrale. Bowman ha detto: “Queste maggiori pressioni sui costi sottolineano l’importanza degli sforzi della Federal Reserve nel combattere l’inflazione”, sforzi che secondo Bowman possono affiancarsi ad azioni volte ad affrontare altri fattori che influenzano i prezzi degli affitti, come l’aumento dell’offerta di abitazioni in affitto.
Giovedì scorso, il Presidente della FED Jerome Powell, ad un evento alla presenza di insegnanti ha sottolineato l’importanza della comprensione da parte della gente di ciò che la banca centrale comunica ed ha spiegato che uno degli obiettivi della pubblicazione delle previsioni dei funzionari su tassi d’interesse ed economia è influenzare decisioni di spesa ed investimento.
Austan Goolsbee, presidente della FED di Chicago, giovedì scorso ha spiegato che credere troppo fortemente nel fatto che sia inevitabile un bilanciamento tra inflazione e disoccupazione comporta il serio rischio di errore nella politica a breve termine. Secondo Goolsbee le visioni di vecchia data riguardo ciò che servirà per portare a termine la lotta all’inflazione potrebbero non valere più; il presidente della FED di Chicago ha fatto riferimento ad una ricerca dello staff della sua banca che indica come l’inflazione potrebbe arrivare al target del 2% presto e senza ulteriori rialzi dei tassi. Goolsbee ha spiegato che l’inflazione esplosa nel 2021 in gran parte è stata determinata da shock dell’offerta e carenza di manodopera che si sono gradualmente attenuati, cosa che rende meno necessario scoraggiare la domanda tramite tassi d’interesse elevati.
Sempre nella giornata di giovedì scorso, il presidente della FED di Richmond, Thomas Barkin, ha detto che mantenere fissi i tassi nell’ultimo meeting del FOMC è stata la decisione giusta e che non è chiaro se saranno necessari ulteriori cambi nella politica monetaria nei prossimi mesi. Barkin ha detto che per quanto riguarda il futuro dell’economia, per lui il range di risultati è ancora ampio e per questo ha sostenuto la decisione di non muovere i tassi nell’ultimo meeting: “Abbiamo tempo per vedere se abbiamo fatto abbastanza o se c’è più lavoro da fare”.
John Williams, presidente della FED di New York, venerdì scorso ha affermato che secondo lui il target range per il tasso sui federal funds ha raggiunto il picco o è vicino e che si aspetta che sarà necessario mantenere una posizione restrittiva della politica monetaria per un po’ di tempo per ristabilire completamente equilibrio in domanda ed offerta e per far scendere l’inflazione. Williams ha anche sottolineato come le decisioni saranno guidate dai dati vista l’elevata incertezza sul futuro. Il presidente della FED di New York ha anche osservato come l’inflazione, anche se calata dal picco dell’anno scorso, è ancora troppo alta. Inoltre, ha detto che prevede che l’inflazione si avvicinerà al 2% nel 2025 ed ha aggiunto che quest’anno si attesterà al 3,25% ed il prossimo anno scenderà al 2,5%; per quanto riguarda il mercato del lavoro, invece, Williams pensa che il tasso di disoccupazione il prossimo anno salirà a poco più del 4%.
DATI MACROECONOMICI
L’indice di fiducia dei consumatori rilasciato dal Conference Board a settembre si attesta a quota 103 punti, in calo rispetto alla rilevazione di agosto di 108,7 punti (rivista da 106,1 punti) ed anche sotto al consensus fissato a 105,5 punti.
L’indice di prezzo delle case, invece, a livello mensile a luglio registra un +0,8%, crescita superiore al +0,5% indicato dal consensus e al +0,4% di giugno (rivisto da +0,3%). Il dato è rilasciato dalla Federal Housing Finance Agency.
L’S&P/Case-Shiller Home Price Index rilasciato da Standard & Poor’s, che valuta le variazioni nel valore del mercato immobiliare residenziale in 20 regioni degli USA, a livello mensile a luglio è allo 0,6%, in calo rispetto allo 0,9% di giugno.
A livello annualizzato il dato passa dal -1,2% di giugno al +0,1% di luglio.
Gli ordini di beni durevoli ad agosto su base mensile crescono dello 0,2% dopo il -5,6% di luglio (rivisto da -5,2%) e contro un consensus di -0,5%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.
Gli ordini di beni strumentali non attinenti alla difesa esclusi gli aerei a livello mensile ad agosto crescono dello 0,9%, dopo il -0,4% di luglio (rivisto da +0,1%) e contro un consensus fissato allo 0,0%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.
Il PIL annualizzato nel secondo trimestre del 2023 si attesta al 2,1%, appena sopra alla rilevazione del 2,0% del primo trimestre ed in linea con il consensus del 2,1%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
L’indice dei prezzi PIL nel secondo trimestre 2023 è all’1,7%; dato inferiore al consensus del 2%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 23 settembre sono state 204 mila, in crescita rispetto alle 202 mila della settimana precedente (riviste da 201 mila), ma al di sotto del consensus fissato a 215 mila. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.
Il dato sulle vendite immobiliari in corso (che misura il cambiamento nel numero di case con contratto di vendita, ma in attesa della transazione di chiusura, escludendo le nuove costruzioni) a livello mensile ad agosto segna un -7,1%, contrazione ben più marcata del -0,8% indicato dal consensus. A luglio era stata registrata una crescita dello 0,5% (rivista da +0,9%). Il dato è rilasciato dalla National Association of Realtors.
Il dato preliminare di agosto relativo alla bilancia commerciale di beni è pari a -84,27 miliardi di dollari, contro un dato di luglio di -90,92 miliardi (rivisto da -91,18 miliardi). Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
Il Chicago PMI a settembre si attesta a quota 44,1 punti, in calo rispetto ai 48,7 punti di agosto e sotto al consensus di 47,6 punti. Il dato è rilasciato da ISM-Chicago, Inc.
L’indice di prezzo delle spese per consumi personali core (che esclude il settore del cibo e dell’energia) su base mensile ad agosto segna un +0,1%, crescita inferiore al +0,2% di luglio e al +0,2% indicato dal consensus.
Su base annua, la crescita di agosto è del 3,9%, come indicato dal consensus. A luglio era stato registrato un +4,3% (rivisto da +4,2%). I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
Il reddito personale a livello mensile ad agosto cresce dello 0,4% come indicato dal consensus e facendo segnare un rialzo superiore al +0,2% di luglio. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
Anche la spesa personale a livello mensile ad agosto segna un +0,4%, come indicato dal consensus. A luglio era stata registrata una crescita dello 0,9% (rivista da +0,8%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
L’indice di fiducia dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan a settembre si attesta a quota 68,1 punti, rilevazione superiore al dato preliminare di 67,7 punti, ma in calo rispetto ai 69,5 punti di agosto.
PORTAFOGLI AZIONARI
Settimana, quella appena trascorsa, caratterizzata dal nulla di fatto sul listino tech e di perdita modesta per l’S&P500, pertanto nulla di fatto anche sui titoli dei nostri portafogli azionari. Sul Portafoglio Storico registriamo due criticità abbastanza sostenute, sui titoli AMERICAN ELECTRIC POWER (purtroppo andata in StopLoss proprio mentre scriviamo) e HUGO BOSS, viceversa mantengono bene le quotazioni BUZZI e SOITEC. Senza infamia né lode, tutti gli altri. Anche questa settimana ci posizioniamo su altri tre titoli, dei quali uno sul mercato francese, in attesa di un rimbalzo degli indici. I livelli sono presenti nella sez. ‘nuovi ordini’ del Portafoglio.
Nel Portafoglio “The Challenge”, nessuna novità se non quella di uscire, con calma, dagli ETF che nel lungo periodo non reagiscono come i mercati sottostanti. Ovviamente per quelli sui quali le perdite sono consistenti, dovremo acquistare un secondo lotto.
Alla prossima.
FOCUS SU AZIONI
DISNEY - Walt Disney ha avuto difficoltà quest'anno. Sebbene il business dei parchi sia stato forte, il servizio di streaming Disney+ rimane non redditizio e anche le risorse multimediali dell’azienda non stanno andando molto bene. Sembra che l'azienda stia tentando di concentrarsi sulla sua forza principale nel settore dei parchi a tema. Recentemente ha annunciato piani per un investimento considerevole in quel segmento. Ma con così tante altre aree di preoccupazione, è davvero una buona mossa per l’azienda?
Nel corso del prossimo decennio, la Disney prevede di spendere ben 60 mld $ per espandere la sua business unit più forte – parchi ed esperienze – che è cresciuta a un tasso del 17% negli ultimi nove mesi, per un totale di 24,8 mld $ per il periodo terminato il 1° luglio. L'investimento riguarderà il potenziamento e l'espansione dei parchi a tema e delle compagnie di crociera. Con oltre 1.000 acri di terreno di proprietà, ha il potenziale per sviluppare le opportunità per l'azienda di creare esperienze nuove ed entusiasmanti per i propri clienti.
Inoltre, non bisogna guardare molto lontano per vedere il potenziale delle crociere. Carnival Corp, uno dei principali operatori di crociere degli Stati Uniti, ha registrato una crescita dei ricavi del 132% su base annua negli ultimi due trimestri. E questo anche in un contesto di inflazione. La domanda dei consumatori è stata forte anche per le navi Disney, con tassi di occupazione dichiarati pari al 98%.
Destinare molto denaro alla tua attività migliore in genere non è una cattiva idea. Spesso è bene concentrarsi sui punti di forza e sulle competenze chiave. Ma il problema della Disney è che ha ancora un’attività di streaming che deve affrontare sfide considerevoli. Dovrà spendere soldi per competere con Netflix e altri servizi di streaming al fine di sviluppare contenuti forti per mantenere e far crescere i propri abbonati.
Sebbene all’inizio Disney+ offrisse promozioni e avesse un prezzo competitivo, guadagnando un numero enorme di abbonati, le cose sembravano andare alla grande. Ma ciò si è effettivamente fermato. I prezzi di Disney+ sono ora più alti e il servizio di streaming ha perso abbonati, pur rimanendo non redditizio. L'attività diretta al consumatore dell'azienda ha registrato una perdita di 2,2 mld $ negli ultimi tre trimestri, solo leggermente migliore della perdita di 2,5 mld $ subita nello stesso periodo dell'anno precedente.
Nel frattempo, la divisione media e intrattenimento della Disney, che è la più grande dell’azienda, ha registrato un profitto di 2,2 mld $ nello stesso periodo, ma in calo del 46% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La Disney potrebbe aver bisogno di molto denaro per far crescere queste aree, il problema è che la Disney non è un business che genera enormi quantità di flusso netto di cassa.
A circa 625 mln $ a trimestre, ciò si traduce in un flusso netto di cassa annuo pari a circa 2,5 mld $. Se la società spendesse in media 6 mld $ all’anno in parchi e crociere, ovvero circa il doppio della norma, ciò potrebbe finire per ben più che cancellare il suo flusso netto di cassa positivo. E questo senza considerare eventuali investimenti nello streaming o nei media.
Le azioni di Walt Disney non erano a questi livelli dal 2014 e gli investitori potrebbero essere tentati di dare una possibilità alla società. Dopo tutto, la Disney ha alcuni marchi eccellenti nel suo portafoglio, il che suggerisce che dovrebbe essere un business in grado di riprendersi e riprendersi dalle difficoltà attuali.
UNITED AIRLINES - I piloti della United Airlines hanno ratificato un nuovo contratto quadriennale che secondo il loro sindacato vale più di 10 mld $. Il sindacato aveva precedentemente affermato che l’accordo avrebbe aumentato le retribuzioni fino al 40% in quattro anni. L'Associazione dei piloti della linea aerea ha dichiarato venerdì scorso che l'82% dei piloti che hanno preso parte al voto è favorevole all'accordo. Garth Thompson, leader del sindacato del gruppo United, lo ha definito un contratto leader del settore che “apporta vantaggi sostanziali ai nostri piloti”.
United si unisce a Delta Air Lines e American Airlines nel definire nuovi piloti a contratto che rimuovano una fonte di attrito con un gruppo di lavoro chiave, ma aumenteranno significativamente i costi dei vettori. I piloti della Southwest Airlines, rappresentati da un sindacato separato, sono ancora in trattative, così come gli assistenti di volo di diverse compagnie aeree.
Il sindacato dei piloti ha affermato che il contratto con lo United include aumenti e miglioramenti leader del settore nelle regole di lavoro, congedi per malattia, ferie e benefici pensionistici. Lo United ha circa 16.000 piloti. Il contratto durerà fino al 30 settembre 2027.
La United Airlines in particolare, ha avvertito in modo piuttosto acuto la carenza di piloti addestrati. In un deposito del marzo 2023 presso la Securities and Exchange Commission, la compagnia aerea ha indicato la mancanza di piloti qualificati come uno dei motivi per aspettarsi una perdita nel primo trimestre del 2023. Nell'aprile 2023, ha registrato una perdita di 0,63 $/az.
Il CEO di United, Scott Kirby, a proposito di obiettivi di personale più ampi, ha affermato: " L’industria aeronautica fatica a trovare personale per ogni settore aeroportuale con esperienza di volo, in particolare i piloti scarseggiano. Le compagnie aeree nordamericane sono attualmente a corto di almeno 12.000 piloti, mentre anche l’aeronautica militare americana ha attualmente 1.500 piloti in meno di quanto vorrebbe. Riteniamo che le prospettive di capacità del settore per il 2023 e oltre siano semplicemente irraggiungibili. Ciò significa che il sistema semplicemente non è in grado di gestire il volume di oggi, tanto meno la crescita prevista. Piaccia o no, questa è solo la nuova realtà e la nuova matematica per tutte le compagnie aeree."
Pertanto sta effettuando un piccolo passo per migliorare la situazione dei piloti, infatti la compagnia aerea ha lanciato un programma in cui offrirà offerte di lavoro condizionate ai piloti militari statunitensi in servizio attivo. L'addestramento come pilota militare non conferisce la certificazione ATP (Airline Transport Pilot Certificate) necessaria per lavorare come pilota commerciale e, attraverso il programma, coloro che sono interessati a lavorare per la United potranno fare domanda e ricevere prima un'offerta di lavoro e ottenere la certificazione in un secondo momento: un passo che può accelerare significativamente il percorso da militare a commerciale e consentire ai piloti di avere la sicurezza di un’offerta di lavoro prima di lasciare formalmente l’esercito.
"Alla United ci impegniamo a investire in persone che hanno servito e servono il nostro Paese, le cui capacità militari e il cui background sono inestimabili per la nostra compagnia aerea. Il lancio di questo programma è vantaggioso per tutti: la nostra compagnia aerea ottiene accesso diretto ad alcuni dei migliori e più talentuosi aviatori del mondo e i piloti militari, e le loro famiglie, avranno il tempo di cui hanno bisogno per pianificare la loro carriera civile mentre sono ancora in servizio”. La United ha affermato che attualmente impiega oltre 16.000 piloti, mentre 3.000 di questi hanno prestato servizio in precedenza nell'esercito americano.
ELECTRONIC ARTS – Novità per la società attiva nel settore dei videogiochi che questo venerdì ha lanciato “FC 24”, videogioco di calcio che non riporta più il tag FIFA dopo la fine della partnership dell’anno scorso. Il videogioco calcistico secondo stime di alcuni analisti rappresenta una parte importante delle vendite della società e del suo valore di mercato di 32 miliardi di dollari. Per “FC 24” EA ha introdotto alcune novità come la compatibilità multipiattaforma e la tecnologia HyperMotion V, che utilizza i dati raccolti da filmati reali per programmare i movimenti nel gioco.
EXELON – La società di fornitura di energia Exelon e la sua controllata Commonwealth Edison Company, come riporta Reuters, giovedì sono state multate per 46,2 milioni di dollari dall’autorità di vigilanza statunitense, inoltre è stata intentata una causa contro un ex dirigente in merito ad un presunto schema pluriennale per influenzare e ricompensare in modo corrotto un ex esponente politico dell’Illinois. Secondo la Securities and Exchange Commission, la Commonwealth Edison Company, controllata di servizi pubblici di Exelon, avrebbe fatto in modo che i collaboratori dell’ex speaker della Camera dei rappresentanti dell’Illinois Michael Madigan ottenessero lavori, subappalti e pagamenti dal 2011 al 2019. È stata intentata una causa nei confronti di un ex CEO di Commonwealth Edison Company. La SEC riporta che nel 2020 ComEd ha concordato un accordo con le autorità penali in cui l’azienda ha riconosciuto che le tangenti hanno portato a benefici per oltre 150 milioni di dollari. Un portavoce di Exelon ha riferito in un comunicato che da allora la società è “uscita con successo” da quell’accordo. Il portavoce di Exelon ha spiegato che la società ha rafforzato il suo programma di conformità e la sua corporate governance con ulteriori politiche, controlli, supervisione e formazione dei dipendenti.
PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SCORSA SETTIMANA.
CINTAS. La società produce e vende uniformi di identità aziendale. Opera in quattro segmenti: noleggio uniformi e prodotti accessori, vendita diretta uniforme, pronto soccorso, servizi di sicurezza e protezione antincendio e servizi di gestione dei documenti, ha riportato utili nel primo trimestre fiscale 2024 pari a 3,70 $/az. su ricavi per 2,44 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 3,65 $/az. su ricavi per 2,34 mld $. Il fatturato è cresciuto del 8,12% su base annua. La società ha alzato le previsioni per l’intero anno fiscale 2024 per gli utili tra 14,00 e 14,45 $/az. su ricavi tra 9,40 e 9,5275 mld $ e l'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 14,29 $/az. su ricavi per 9,50 mld $.
Todd M. Schneider, Presidente e A.D. di Cintas, ha dichiarato: "Siamo soddisfatti dei risultati finanziari del primo trimestre fiscale 2024. I nostri segmenti operativi continuano a funzionare a un livello elevato, portando a una solida crescita dei volumi e a un margine operativo record del 21,4%. Questi risultati finanziari sono il prodotto dell'eccezionale dedizione dei nostri dipendenti-partner nell'aiutare le aziende in tutto il Nord America a rimanere concentrate sul lavoro che conta di più attraverso prodotti e servizi innovativi. Non vedo l'ora che arrivi un altro anno di successo, a questo proposito stiamo aumentando la nostra previsione finanziaria per l'intero anno fiscale 2024. A livello contabile nel primo trimestre fiscale abbiamo riportato: ricavi pari a 2,34 mld $ rispetto ai 2,17 mld $ del primo trimestre dello scorso anno, con un incremento dell'8,1%. Anche il tasso di crescita organica dei ricavi per il primo trimestre dell’anno fiscale 2024, che tiene conto dell’impatto delle acquisizioni e delle fluttuazioni dei tassi di cambio delle valute estere, è stato dell’8,1%. Un margine lordo pari a 1,14 mld $ rispetto ai 1,03 mld $ del primo trimestre dello scorso anno, con un aumento dell'11,0% e come percentuale dei ricavi è stato del 48,7% rispetto al 47,5% del primo trimestre dello scorso anno, con un aumento di 120 punti base. Le spese energetiche comprendenti benzina, gas naturale ed elettricità sono state inferiori di 50 punti base rispetto al primo trimestre dello scorso anno. L’utile operativo è aumentato del 13,7% a 500,6 mln $ rispetto ai 440,1 mln $ del primo trimestre dello scorso anno e come percentuale dei ricavi è stato del 21,4% rispetto al 20,3% del primo trimestre dello scorso anno. L’utile netto è stato pari a 385,1 mln $ rispetto ai 351,7 mln $ del primo trimestre dello scorso anno. L’utile per azione (EPS) è stato pari a 3,70 $ rispetto ai 3,39 $ del primo trimestre dello scorso anno. Il 15 settembre 2023, Cintas ha pagato agli azionisti un dividendo in contanti trimestrale complessivo di 138,3 mln $, con un aumento del 17,8% rispetto all’importo pagato lo scorso settembre.
COSTCO WHOLESALE. La società e le sue filiali gestiscono magazzini di proprietà nei quali offrono ai loro clienti/membri una selezione limitata di prodotti a marchio nazionale ed a marchio privato, in diverse categorie merceologiche, a prezzi bassi, ha riportato utili nel quarto trimestre fiscale 2023 pari a 4,86 $/az. su ricavi per 78,94 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 4,71 $/az. su ricavi per 77,96 mld $. Il fatturato è aumentato del 9,5% su base annua.
A livello contabile la società ha riportato: vendite nette nel quarto trimestre pari a 77,43 mld $, con un aumento del 9,4% rispetto ai 70,76 mld $ del quarto trimestre 2022, mentre le vendite nette nell’anno fiscale 2023 sono state pari a 237,71 mld $, con un aumento del 6,7% rispetto ai 222,73 mld $ del 2022. L’utile netto nel quarto trimestre è stato pari a 2,160 mld $ o 4,86 $/az., rispetto ai 1,868 mld $ o 4,20 $/az. del 2022, mentre l’utile netto nell’anno fiscale 2023 è stato pari a 6,292 mld $ o 14,16 $/az., rispetto ai 5,844 mld $ o 13,14 $/az. del 2022. Disponibilità liquide e mezzi equivalenti a fine anno fiscale 2023 erano pari a 13,70 mld $ (il massimo di sempre), rispetto ai 10,203 mld $ del 2022. Il direttore finanziario della società, Richard Galanti, ha affermato che sia l’aumento della quota associativa che il dividendo speciale sono questioni di “quando, non di se”, ma ha rifiutato di fornire suggerimenti sulla tempistica. Ricordiamo che la quota associativa annuale è pari a 60 $.
MICRON TECHNO. L'azienda è un produttore e distributore di memorie e storage DRAM, NAND Flash e NOR, sensori di immagine CMOS e altri componenti a semiconduttore, ha riportato una perdita nel quarto trimestre fiscale 2023 pari a 1,07 $/az. su un fatturato di 4,01 mld $. La stima degli analisti era per una perdita di 1,18 $/az. su un fatturato pari a 3,91 mld $. I ricavi sono diminuiti del 39,64% rispetto allo stesso trimestre di un anno fa. La società ha detto che prevede una perdita nel primo trimestre fiscale 2024 tra 1,14 e 1,00 $/az. su un fatturato tra 4,20 e 4,60 mld $. L'attuale stima degli analisti è per una perdita pari a 0,94 $/az. su un fatturato di 4,17 mld $.
Sanjay Mehrotra, Presidente e CEO della società, ha affermato: “Durante l’anno fiscale 2023, in un contesto difficile per il settore delle memorie e dello storage, Micron ha mantenuto la leadership tecnologica, ha lanciato un numero significativo di prodotti all’avanguardia e ha intrapreso azioni decisive su fornitura e costi. Le nostre prestazioni per il 2023 ci posizionano bene mentre una ripresa del mercato prenderà forma nel 2024, guidata da una domanda crescente e da un’offerta disciplinata. Non vediamo l’ora di registrare i ricavi del mercato totale disponibile (TAM) del settore nel 2025 mentre l’intelligenza artificiale prolifera dal “data center” all’edge. A livello contabile abbiamo riportato per il quarto trimestre fiscale: un fatturato pari a 4,01 mld $ rispetto ai 3,75 mld $ del trimestre precedente ed i 6,64 mld $ dello stesso periodo del 2022; una perdita netta pari a 1,18 mld $ ovvero 1,07 $/az.; un flusso di cassa operativo pari a 249 mln $ rispetto ai 24 mln $ del trimestre precedente ed i 3,78 mld $ dello stesso periodo del 2022. Mentre per tutto l’anno fiscale 2023 abbiamo riportato: un fatturato pari a 15,54 mld $ rispetto ai 30,76 mld $ dell'anno precedente; una perdita netta pari a 4,86 mld 4 ovvero 4,45 $/az.; un flusso di cassa operativo pari a 1,56 mld $ rispetto ai 15,18 mld $ del 2022. Gli investimenti in spese in conto capitale, sono stati pari a 1,01 mld $ nel quarto trimestre del 2023 e pari a 7,01 mld $ per l’intero anno 2023, che hanno comportato flussi netti di cassa pari a 758 mln $ negativi nel quarto trimestre del 2023 e pari a 5,45 mld $ per l’intero anno 2023. Abbiamo chiuso l’anno con liquidità, investimenti negoziabili e liquidità vincolata pari a 10,52 mld $. Il 27 settembre 2023, il CdA ha deliberato un dividendo trimestrale pari a 0,115 $/az., pagabile in contanti il 25 ottobre 2023 agli azionisti registrati alla chiusura delle attività il 10 ottobre 2023”.
PAYCHEX. La società è un fornitore americano di risorse umane, buste paga e servizi di outsourcing di benefit per le piccole e medie imprese, ha riportato utili nel primo trimestre fiscale 2024 pari a 1,14 $/az. su ricavi per 1,29 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 1,12 $/az. su ricavi per 1,28 mld $. Il fatturato è cresciuto del 6,62% su base annua. La società ha dichiarato di aspettarsi utili per tutto l'anno fiscale 2024 tra 4,65 e 4,74 $/az. su ricavi tra 5,31 e 5,36 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 4,68 $/az. su ricavi per 5,33 mld $.
Il Presidente e A.D. della società, John Gibson, ha commentato: "Siamo partiti bene per l'anno fiscale 2024, con una crescita del 7% dei ricavi totali e dell'11% dell'utile per azione. La domanda per le nostre soluzioni rimane forte mentre le aziende continuano a fornirci la tecnologia e l'esperienza necessarie per affrontare l'ambiente aziendale in rapida evoluzione di oggi. Inoltre, sfruttando la potenza dell'intelligenza artificiale e sfruttando i nostri vasti set di dati, stiamo fornendo informazioni più fruibili ai nostri clienti, aiutandoli a prendere decisioni su come affrontare la crescente forza lavoro di oggi e le sfide legate alla conformità. Le piccole e medie imprese rimangono resilienti nell'affrontare il contesto macroeconomico più ampio, poiché il nostro Small Business Employment Watch continua a segnalare che le piccole imprese stanno assumendo lavoratori a un livello moderato e che l'inflazione salariale continua a normalizzarsi nel corso del tempo. A livello contabile nel primo trimestre fiscale abbiamo riportato: ricavi dai servizi pari a 1,3 mld $, con una crescita del 5% rispetto allo stesso periodo del 2023; spese totali in aumento del 5% a 749,7 mln $; un utile operativo cresciuto dell'8% a 536,3 mln $, mentre il margine operativo (utile operativo come percentuale dei ricavi totali) è aumentato al 41,7% rispetto al 41,1% dello stesso periodo del 2023; un utile per azione aumentato dell'11% a 1,14 $. La nostra posizione finanziaria e la generazione di flussi di cassa sono rimaste solide durante l’anno fiscale. Al 31 agosto 2023 avevamo contanti, contanti vincolati e investimenti aziendali totali pari a 1,7 mld $; prestiti a breve e lungo termine, al netto dei costi di emissione del debito, pari a 812,0 mln $. Il flusso di cassa derivante dalle operazioni è stato pari a 655,8 mln $. Infine come ritorno agli azionisti abbiamo pagato dividendi pari a 0,89 $/az. per un totale di 321,9 mln $”.
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