NASDAQ100 WEEKLY - Tengono gli indici azionari USA nonostante le tensioni geopolitiche ed il dato sull'inflazione.


I LISTINI AZIONARI USA REGGONO ALL’IMPATTO DEL DATO SULL’INFLAZIONE LEGGERMENTE MIGLIORE DELLE ATTESE E DALLE TENSIONI GEOPOLITICHE PROVENIENTI DAL MEDIO ORIENTE.

Tutto sommato possiamo dire che la settimana appena trascorsa si è conclusa in modo più che educato viste le notizie non certo edificanti provenienti dal lato guerra, con Israele che dichiarando guerra contro il gruppo militare palestinese di Hamas, ha minacciato di radere al suolo tutta il territorio della zona nord della striscia di Gaza nel quale vivono 2,3 milioni di persone, provocando una forte reazione da parte del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, e dal lato macroeconomico con un dato sull’inflazione leggermente migliore delle attese grazie al settore dei servizi e dei costi per gli affitti che comunque andranno a diminuire nel tempo visto lo sfasamento temporale dei rilevamenti. Comunque peccato, in quanto fino a metà settimana gli indici azionari USA erano all’insegna del rialzo facendo registrare ben quattro sedute consecutive positive (situazione che non si vedeva dalla fine di agosto) che portavano le quotazioni a ridosso delle rispettive importanti aree di resistenza, ma dopo la pubblicazione del dato sull’inflazione di settembre si sono avuti i primi cenni di cedimento dei prezzi proseguiti poi nella giornata di venerdì scorso aiutati anche da un’asta debole sui Treasury a 30 anni (il 18% dell'emesso è rimasto sui book dei dealers).

Nel giorno peggiore della settimana, il venerdì, i titoli tecnologici e le azioni di società che dipendono dalla spesa discrezionale, inclusi casinò e compagnie di crociere, sono diminuiti. Il Nasdaq100, ad alto contenuto tecnologico, ha perso oltre l’uno %, mentre l’S&P500 si è fermato ad un più modesto - 0,5% mentre il Dow Jones, sostenuto dalle performance dei titoli UnitedHealth, Chevron e JPMorgan Chase, ha guadagnato poco più dello 0,1%. Nel consuntivo settimanale gli indici dell’S&P500 e del Dow hanno registrato guadagni, anche se di modesta entità grazie ai forti utili trimestrali dei titoli bancari di JPMorgan Chase, Wells Fargo e Citigroup, che complessivamente hanno registrato profitti per oltre 22 mld $, ed ai titoli industriali, nello specifico del comparto energetico con i titoli APA, Marathon Oil e Diamondback Energy, mentre il Nasdaq100 ha registrato un calo molto lieve.

Come riportato in precedenza, il dato sui prezzi al consumo (CPI) di settembre è uscito peggiore delle attese, non tanto per il decimo di CPI headline in più, ma per la composizione, che vede i beni, più volatili, calare pesantemente di prezzo, zavorrati da auto usate (si sapeva) e vestiario, mentre i servizi hanno mostrato resilienza, con un dato sul prezzo degli alloggi rimbalzato rispetto ad agosto.

Chiaramente un report in cui le componenti più stabili e trendy del dato recuperano e quelle volatili calano non è benvenuto per la FED. Nel seguente grafico i numeri mostrano che la normalizzazione dei costi degli alloggi, è più lenta delle attese ed è difficile dire quanto durerà il rimbalzo. Normale che la FED e mercati si innervosiscano. Oltretutto i sussidi di disoccupazione continuano a mantenersi bassi, a segnalare un mercato del lavoro lento a deteriorarsi.

Nel corso di questa settimana gli investitori daranno uno sguardo allo stato dei consumatori statunitensi, la cui spesa determina circa due terzi dell'economia, con il rapporto sulle vendite al dettaglio che è stata una delle ragioni principali della resilienza dell’economia di fronte ai tassi di interesse più elevati, con un’economia migliore del previsto che ha sostenuto le azioni quest’anno. I dati sulle vendite al dettaglio, in uscita martedì, secondo gli economisti a settembre dovrebbero aumentare dello 0,3% su base mensile per mantenere un certo equilibrio economico. Un numero molto più forte del previsto potrebbe suscitare timori di un rimbalzo dell’inflazione e rafforzare le preoccupazioni che la Federal Reserve dovrà mantenere i tassi elevati per un periodo più lungo. Al contrario, un numero debole potrebbe riaccendere le preoccupazioni di una recessione economica che gli Stati Uniti sono riusciti finora a evitare, nonostante la FED abbia aumentato i costi di finanziamento ai livelli più alti degli ultimi decenni. Inoltre inizia ad entrare nel vivo la stagione delle trimestrali sugli utili aziendali con le pubblicazioni di società come Procter & Gamble, Netflix, Tesla e una sfilza di banche tra le quali Bank of America.

Passiamo ora ad analizzare il mercato monetario. A supportare i prezzi dei bonds sicuramente un certo cambio di narrativa della FED, che si è notato anche nelle minute del FOMC (v. relativo capitolo). Vi si riporta che tutti i membri hanno convenuto che l’Istituto deve procedere ora "con cautela" e prestare massima attenzione ai dati. Diversi membri hanno sostenuto che le considerazioni della FED devono transitare da "quanto devono salire i tassi" a "per quanto tempo devono rimanere alti". I rischi vengono visti come più bilanciati, tra l'eventualità di salita dell'inflazione e quella del calo dell'occupazione. Resta una maggioranza che vede un ulteriore rialzo dei tassi "in uno dei prossimi meeting".

In generale un tono più cauto che conferma il recente addolcimento osservato nella retorica di alcuni membri. Su queste basi il rimbalzo dei bonds dai livelli massacrati di una settimana fa ha senso. Sulle motivazioni che possono aver indotto la FED a soccorrere il mercato obbligazionario USA, un indizio lo dà la Mortgage Bankers Association, che ha comunicato nel corso della scorsa settimana che il tasso sui mutui a 30 anni ha raggiunto il 7.67%, massimo dal 2000.

Ma dopo i dati al rialzo sui prezzi al consumo di settembre il mercato obbligazionario, che aveva chiaramente fatto la bocca ad un dato in discesa, si è ben notato l'impatto di questo report sui rendimenti che hanno ricominciato a salire bruscamente, con il 2 anni treasury che ha rinnovato l'assalto al 5% tante volte testato ed il 10 Y che si è riportato sopra il 4,70%. Discorso simile per il Dollaro, che ha interrotto l'assestamento operato i giorni scorsi, recuperando vistosamente sui cross.

La settimana si è chiusa con il Treasury 2Y a 5,058% e il 10 Y a 4,617% riportando lo spread delle curve a 44,1 dai 28,8 di due venerdì fa.

Dopo la retorica accomodante dei membri della FED nel corso della scorsa settimana e la pubblicazione dei dati sull’inflazione, secondo lo strumento FedWatch del CME Group, le previsioni che propendono per una FED che dovrebbe mantenere i tassi invariati nella prossima riunione del FOMC del primo novembre, sono salite ad oltre il 93% lasciando un minimo di probabilità per una ulteriore stretta di 25 bps al 6,2% dal 27,1% di due venerdì fa (v. grafico):

Così come si sono riabbassate le probabilità di un aumento di 25 bps per l’ultima riunione del 2023 del 13 dicembre al 28,8% dal 36,7% di due venerdì fa (v. grafico):

Infine ha ripreso a rialzarsi, anche se di poco, la previsione del mercato sui tagli ai tassi nel corso del 2024. Al momento notiamo la probabilità del 28,2% che la curva futures sconti tra i 75 ed i 100 bps di ribassi entro dicembre del prossimo anno (v. grafico):

Analisi grafica dell’indice di riferimento delle nostre operazioni, il NASDAQ100. Come previsto lunedì scorso da queste colonne, il rimbalzo dall’area di supporto dei 14500 avrebbe dovuto riportare le quotazioni sopra l’area dei 15000 fino alla resistenza dei 15200 e possibilmente in area 15600 se i dati macroeconomici pubblicati fossero stati a favore di un abbassamento dell’inflazione. Il viaggio è stato completato a metà nel senso che i prezzi hanno anche superato l’area dei 15200 punti, ma poi con l’uscita del dato CPI più forte delle attese, le quotazioni hanno declinato fino a ritornare in area 15000. In questa settimana scarica di dati macro importanti ad eccezione delle sole vendite al dettaglio ma che vedrà la retorica dei membri della FED in primo piano, vedremo come reagirà l’indice tech con i propri titoli che non entrano ancora nella stagione delle trimestrali. Un abbassamento dei rendimenti dei titoli di stato ed un ribasso delle quotazioni del Dollar Index potrebbero essere di aiuto. Pertanto con un livello di RSI a 50 e graficamente, rimangono aperte tutte le possibilità con debolezze dei prezzi che potranno testare nuovamente il supporto in area 14500 (ritracciamento del 27,2% di onda 3), mentre al rialzo nuovamente verso quota 15200, quindi quota 15600. La settimana si è chiusa a 14995.12 praticamente invariato rispetto a due venerdì, il che porta ad un profit da inizio anno del + 37,07%.

Stessa identica situazione dell’indice tech riguarda anche l’indice maggiore S&P500, con il rimbalzo di due venerdì fa dai minimi, le quotazioni hanno tentato di arrivare a testare l’importante resistenza posta in area 4400 ma si sono fermate in area 4385 non riuscendo a chiudere il gap lasciato aperto il 21 settembre scorso. Poi, dopo l’uscita del dato macro, i prezzi hanno ripiegato chiudendo la settimana in area 4330. Detto di questa settimana scarica di dati macro ad eccezione delle vendite al dettaglio, rispetto all’indice tech l’S&P500 potrebbe beneficiare dei dati economici trimestrali che verranno pubblicati in settimana soprattutto dalle società del settore bancario, finanziario. Livelli chiave rimangono sempre i minimi di onda 1 di (4) in area 4220 al ribasso, mentre al rialzo l’importante resistenza dei 4400 punti. Il livello di RSI a 46 non offre indicazioni particolari. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 4327.79 con un guadagno del + 0,45% che porta ad un profit da inizio anno del + 12,72%.

Leggero recupero settimanale per l’indice delle blue-chip DOW JONES che ricordiamo essere il più penalizzato, finora, dei 3 indici maggiori. Graficamente notiamo come il rimbalzo delle quotazioni dai minimi di due settimane fa sia riuscito a superare nuovamente la resistenza posta in area 33500 (ritracciamento del 50,0% di onda C) fermandosi in area 33950 ma chiudendo le sessioni sempre in area 33700 quindi senza riuscire a superare le due M.M. a 200 periodi. Il livello di RSI a 45 indica che per questa settimana tutte le soluzioni sono possibili, pertanto al ribasso rimangono sempre validi i livelli di supporto prima in area 33500 poi in area 33000 (ritracciamento del 61,8% di onda C), mentre al rialzo molto importante sarebbe riprendere e superare la resistenza in area 34000 (ritracciamento del 38,2% di onda C). Staremo a vedere. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 33670.30 con un guadagno del + 0,79% e che porta a segnare un profit da inizio anno del + 1,58%.

ORO INDEX

Spettacolare recupero dell’Oro nella settimana appena trascorsa. Le quotazioni ad inizio della scorsa settimana hanno aperto già in gap up in area 1860 $/oz. per poi chiudere l’ottava addirittura a 1945.9 $/oz. il suo più grande guadagno dai fallimenti delle banche regionali di marzo 2023. L’Oro ha capitalizzato sulla domanda di beni rifugio in mezzo alle crescenti tensioni geopolitiche mentre i rendimenti dei titoli del Tesoro USA sono scesi a causa delle aspettative accomodanti della Federal Reserve (FED) nonostante un dato sull’inflazione leggermente superiore alle aspettative. Sul grafico daily l’azione dei prezzi ha superato la media mobile semplice ed esponenziale a 200 giorni, indicando forza da parte dei rialzisti. Avendo chiuso l’ottava proprio sulla resistenza posta in area 1945 $/oz. Se i rialzisti riuscissero a far superare ai prezzi questa soglia, potrebbe diventare evidente un ulteriore potenziale di rialzo, spingendo potenzialmente l’Oro a testare la soglia dei 2.000 $/oz ed oltre. Tuttavia, occorre prestare attenzione, poiché l’attuale premio sulla commodity è in gran parte determinato dalle tensioni geopolitiche. Qualsiasi risoluzione o allentamento di queste tensioni potrebbe ridurre rapidamente le quotazioni del metallo giallo.

Passando agli altri due metalli preziosi che seguiamo nel nostro Portafoglio, sul Platino ci si attendeva una certa reazione dopo che due settimane fa le quotazioni sono arrivate in area 860 $/oz., prezzi che non si vedevano esattamente da un anno fa. Ma il rimbalzo successivo si è infranto subito contro la resistenza dei 900 $/oz. per poi ridiscendere in area 870 e chiudere l’ottava a 887 $/oz. Nel caso di una continuazione della debolezza, troviamo un buon supporto in area 830/820 $/oz., mentre al rialzo la resistenza chiave rimane sempre in area 900 $/oz.

Situazione senz’altro diversa dal Platino e più coerente con l’azione dell’Oro per le quotazioni dell’Argento che, dopo essere sprofondate due settimane fa fino ad un minimo di 20,85 $/oz. (prezzi che non si vedevano dal marzo scorso) sono prima rimbalzate in area 21,75 $/oz. e poi grazie anche ad uno strepitoso venerdì scorso sono arrivate fino in area 23 $/oz. Prossimi obiettivi rialzisti il test della resistenza posta in area 24 $/oz. con il superamento delle due M.M. a 200 periodi, esponenziale e semplice. In una nota che ho letto sulla commodity, molto presumibilmente ci sarà una carenza di Argento nei prossimi mesi a causa della domanda di pannelli solari in quanto il metallo bianco è un componente importante nei pannelli solari e quindi si prevede una carenza.

La settimana dell’Oro è si è chiusa a 1945.90 con un guadagno del + 5,36% rispetto alla scorsa settimana e che porta ad un guadagno da inizio anno del + 6,33%. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 1932.82 $/oz. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES DICEMBRE 2023:

POLITICA USA

È il deputato Jim Jordan il candidato repubblicano per il ruolo di speaker della Camera. Dalle votazioni a porte chiuse è emerso che Jordan, esponente dell’ala destra del partito Repubblicano ed alleato dell’ex Presidente Donald Trump, può contare sulla maggioranza di repubblicani della Camera, un sostegno che però numericamente potrebbe non bastare per raggiungere i 217 voti necessari ad essere eletto come speaker, succedendo a Kevin McCarthy. I repubblicani alla Camera rappresentano la maggioranza, ma si tratta di maggioranza risicata considerato che sono 221 ed i democratici 212, quindi se i dem dovessero opporsi in maniera compatta all’elezione di Jordan, perché questa si concretizzi i repubblicani non potranno perdere più di quattro voti dal loro schieramento. La votazione alla Camera per scegliere il nuovo speaker è in programma per domani, martedì.

Il leader dei democratici alla Camera, Hakeem Jeffries, riguardo la candidatura repubblicana ha detto: “I repubblicani della Camera hanno scelto come loro candidato alla carica di speaker della Camera il presidente del caucus del caos, un difensore in modo pericoloso della disfunzione ed uno straordinario estremista”.

Venerdì Jordan è stato preferito come candidato repubblicano per il ruolo di speaker al collega Austin Scott. Proprio Scott dopo questa votazione con un post su X (ex Twitter) ha lanciato un messaggio di sostegno al candidato per il ruolo di speaker: “Rispetto molto Jim Jordan. È una risorsa per il Partito Repubblicano ed il nostro candidato a speaker. La nostra conferenza ha parlato, ed ora dobbiamo unirci dietro Jordan per riportare al lavoro il Congresso”.

In precedenza, mercoledì scorso, era stato individuato il leader della maggioranza alla Camera, Steve Scalise, come candidato repubblicano per il ruolo di speaker. Tuttavia lo stesso Scalise giovedì ha ritirato la candidatura una volta capito che in una votazione alla Camera non avrebbe raggiunto i numeri necessari per essere eletto.

POLITICA DELLA FED

Dai verbali dell’ultimo meeting della FED diffusi la scorsa settimana emerge come la maggior parte dei partecipanti ha continuato a considerare altamente incerto il percorso futuro dell’economia. Nel documento vengono anche elencate le ragioni a sostegno della necessità di procedere con attenzione prima di applicare un nuovo rialzo del tasso di interesse overnight di riferimento della FED.

I verbali, inoltre, hanno evidenziato come tra i decisori politici l’attenzione si stesse spostando sulla durata, ovvero su quanto a lungo mantenere una politica restrittiva. Nel documento viene riferito che diversi membri hanno espresso l’idea che “l’attenzione delle decisioni in materia di politica monetaria e le comunicazioni dovrebbe spostarsi da ‘quanto in alto alzare il tasso di riferimento a quanto a lungo mantenere il tasso di riferimento a livelli restrittivi’”. Ancora, nei verbali del meeting di settembre viene riportato che tutti i membri erano d’accordo sul fatto che la politica monetaria dovrebbe rimanere “restrittiva per un po’ di tempo”, fino a quando non sarà chiaro che l’inflazione stia scendendo verso l’obiettivo in modo sostenibile.

Lunedì scorso il presidente della FED di Dallas, Lorie Logan, ha spiegato che secondo lei sarà necessario il mantenimento di condizioni finanziarie restrittive per ripristinare stabilità nei prezzi in modo sostenibile e tempestivo ed ha sottolineato come negli ultimi mesi le condizioni finanziarie si siano inasprite. Logan ha osservato come il recente aumento dei rendimenti a lungo termine dei Treasury potrebbe essere in parte legato alla richiesta degli investitori di essere pagati di più per detenere il debito statunitense a lungo termine. Il presidente della FED di Dallas ha anche evidenziato che se i tassi di interesse a lungo termine restano elevati per via dei premi alla scadenza più alti, potrebbe esserci meno necessità di aumentare il tasso sui fed funds.

Sul tema dell’aumento dei rendimenti del Treasury, lunedì scorso è intervenuto anche il vicepresidente della FED Philip Jefferson, che ha spiegato che terrà conto dell’inasprimento delle condizioni finanziarie tramite rendimenti obbligazionari più alti nel valutare il percorso futuro della politica monetaria. Le dichiarazioni di Logan e Jefferson hanno portato gli investitori a ridurre la probabilità di ulteriori aumenti dei tassi della FED.

Martedì scorso il presidente della FED di Minneapolis, Neel Kashkari, ha affermato che è possibile che i rendimenti a lungo termine più elevati possano aiutare l’Istituto a far scendere l’inflazione, ma ha anche osservato che se l’aumento di tali rendimenti è dovuto ad un cambiamento delle attese rispetto a quello che farà la FED, “allora potremmo dover effettivamente seguire le loro aspettative per mantenere tali rendimenti”. Kashkari, rispondendo ad una domanda, ha anche detto che sembrano “favorevoli” le chance per un soft-landing (atterraggio morbido), ovvero per un calo dell’inflazione verso l’obiettivo del 2% senza un aumento brusco del tasso di disoccupazione. Il numero uno della FED di Minneapolis ha anche detto che se l’economia dovesse mantenersi troppo forte, la banca centrale potrebbe dover aumentare ancora i tassi per rallentarla.

Raphael Bostic, presidente della FED di Atlanta, martedì scorso ha detto che secondo lui la banca centrale statunitense non ha più necessità di alzare i tassi per far portare l’inflazione all’obiettivo del 2%. Per Bostic la politica è abbastanza restrittiva e “molto” dell’impatto legato al rialzo dei tassi deve ancora verificarsi; inoltre ha osservato che c’è molto slancio nell’economia e questo può “assorbire” parte dell’effetto dell’inasprimento politico, consentendo un rallentamento dell’economia stessa senza una recessione. Bostic ha aggiunto che il conflitto israelo-palestinese crea incertezza per l’economia mondiale.

Secondo il presidente della FED di San Francisco, Mary Daly, ora il rischio di aumentare troppo poco i tassi di interesse ed il rischio di non aumentarli abbastanza sono all’incirca equilibrati, “ma abbiamo ancora un’inflazione alta ed il mercato del lavoro è ancora forte”. Per Daly la crescita dei rendimenti obbligazionari a lungo termine potrebbe sostituire un ulteriore rialzo dei tassi della FED. In merito al conflitto israelo-palestinese, Daly ha osservato come l’incertezza geopolitica si aggiunga all’incertezza interna rendendo le imprese caute ed ha detto che la banca centrale statunitense monitorerà le conseguenze che la guerra potrebbe avere sul prezzo del petrolio o sulla domanda di export.

Mercoledì scorso Michelle Bowman, membro del consiglio direttivo della FED, ha osservato che l’inflazione si trova ancora “ben al di sopra” del target del 2% del FOMC. Inoltre ha detto che il ritmo di spesa statunitense è forte ed il mercato del lavoro ancora rigido. Secondo Bowman: “Questo suggerisce che il tasso di riferimento potrebbe dover aumentare ancora e restare restrittivo per un po’ di tempo per riportare l’inflazione all’obiettivo del FOMC”.

Christopher Waller, membro del consiglio direttivo della FED, mercoledì scorso ha osservato che i mercati finanziari “si stanno inasprendo e faranno un po’ del lavoro per noi”. La banca centrale osserverà attentamente: “Vedremo come questi tassi più alti influenzeranno la nostra politica nei prossimi mesi”. Waller ha detto che i mercati obbligazionari potrebbero aumentare i tassi sul debito statunitense per una serie di ragioni, tra queste una crescita dell’economia statunitense più forte di quanto ci si aspettasse o preoccupazioni sulla crescita dei deficit federali.

Venerdì scorso il presidente della FED di Filadelfia, Patrick Harker, ha detto che secondo lui nelle condizioni attuali si possono mantenere i tassi dove sono. Inoltre, ha sottolineato che ci vorrà del tempo perché l’impatto dell’aumento dei tassi sia sentito completamente e mantenere i tassi fermi darà la possibilità alla politica monetaria di fare il suo lavoro. Secondo Harker a fornire un argomento contro nuovi aumenti dei costi di prestito è anche l’impatto di tassi più alti su settori quali quello residenziale. Il presidente della FED di Filadelfia ha detto che vede una costante disinflazione che quest’anno porterà le pressioni sui prezzi sotto al 3%.

Il vicepresidente per la supervisione della FED, Michael Barr, lunedì scorso è intervenuto sul tema dei requisiti di capitale per le banche, sostenendo che i costi per le banche legati agli aumenti proposti sarebbero compensati da una maggiore stabilità. Barr ha spiegato che la maggior parte delle misure proposte avrebbero un impatto sulle operazioni di trading delle banche ed un impatto “limitato” sui loro prestiti.

DATI MACROECONOMICI

L’indice dei prezzi al consumo su base annua a settembre è al 3,7%, appena sopra al consensus del 3,6% e pari alla rilevazione di agosto del 3,7%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

L’indice dei prezzi al consumo core (che esclude il settore del cibo e dell’energia) a livello annualizzato a settembre si attesta al 4,1%, in linea con il consensus ed in leggero calo rispetto al 4,3% di agosto. Quella di settembre è la rilevazione più bassa da settembre 2021.

Su base mensile, a settembre l’indice dei prezzi al consumo segna un +0,3%, come indicato dal consensus e registrando la stessa crescita di agosto. I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

L’indice dei prezzi alla produzione core (che esclude il settore del cibo e dell’energia) a livello mensile a settembre segna un +0,3%, crescita di poco superiore al consensus ed al dato di agosto, entrambi del +0,2%.

Su base annua, a settembre è stato registrato un +2,7%, crescita superiore a quella del 2,3% indicata dal consensus ed al +2,5% di agosto (rivisto da +2,2%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 7 ottobre sono state 209 mila, in linea con il dato della settimana precedente (rivisto da 207 mila). Il consensus prevedeva 210 mila richieste. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.

Il dato preliminare di ottobre dell’indice di fiducia dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan si attesta a quota 63,0 punti (dato più basso da maggio), in calo rispetto alla rilevazione di settembre di 68,1 punti.

PORTAFOGLI AZIONARI

Dopo la tempesta torna sempre il sereno. E dopo una settimana di passione, quella di inizio ottobre, in quella appena trascorsa il sole è tornato a risplendere sui nostri Portafogli azionari, in particolare sul Portafoglio Storico con la strategia del Nasdaq Weekly su 2 titoli che hanno raggiunto il nostro livello di target, ELECTRONIC ARTS con un guadagno del + 7% e FASTENAL con un guadagno del + 7,63 % grazie anche ad un’apertura in gap up. Certo, le tensioni non sono passate e l’incertezza regna sui mercati azionari tra le tensioni geopolitiche ed i dati contrastanti sull’inflazione e ciò si nota anche nel nostro Portafoglio con un paio di criticità serie sui titoli DELTA AIR LINES e INTUITIVE SURGICAL, seguiti a ruota da MONSTER BEVERAGE. Per quanto riguarda la compagnia aerea, ok per l’attuale caro carburante, ma la società ha pubblicato delle trimestrali economiche ottime con ricavi record superiori del 13% rispetto allo stesso trimestre del 2022 e costi in diminuzione del 2% che includono anche il prezzo del carburante. Le previsioni sono altrettanto positive con una forte domanda anche nel prossimo trimestre che dovrebbe generare ricavi totali in aumento tra il 9 ed il 12%, inoltre la compagnia ha ricevuto un upgrade da parte dell’agenzia S&P a BB+ con prospettiva positiva, grazie alla leva finanziaria ridotta da 5x a 3x. Se tutto ciò non serve, non solo a non far crescere il titolo ma, addirittura, a penalizzarlo allora tutto ciò sfugge al nostro controllo di valutazione. In ogni caso continuiamo a confidare sulle pubblicazioni positive dei prossimi dati economici trimestrali delle altre due società menzionate per cercare di uscire dal pantano. Tempo permettendo. 

Nel Portafoglio “The Challenge”, nessuna novità. Aspettiamo prezzi più bassi sia per acquistare ulteriori lotti su alcuni titoli che deteniamo, sia per nuovi acquisti.

Alla prossima.

FOCUS SU AZIONI

ADOBE - Quanto è interessante un titolo di intelligenza artificiale ? Abbastanza caldo da far dimenticare la finanza agli analisti finanziari.

Il produttore di Photoshop e di altri popolari strumenti di creazione multimediale ha tenuto questa settimana la sua conferenza annuale degli utenti chiamata Adobe Max, dove ha annunciato una serie di nuovi strumenti e servizi di intelligenza artificiale. La conferenza prevedeva un incontro di tre ore per analisti finanziari che includevano approfondimenti su questi servizi, ma nessun rapporto o proiezione finanziaria, fatta eccezione per la dichiarazione di Adobe che il suo quarto trimestre fiscale, che si concluderà tra sei settimane, sarà "un altro trimestre davvero forte".

Si è trattato di un cambiamento notevole rispetto alla riunione degli analisti dell'anno scorso, tenutasi nello stesso periodo. Quell’incontro includeva una proiezione piuttosto dettagliata delle entrate e degli utili per il prossimo anno fiscale. In questa riunione, Adobe ha appena menzionato l’argomento Figma, il suo più grande tentativo di acquisizione mai realizzato, che è ancora in difficoltà nel processo di approvazione normativa 13 mesi dopo il suo annuncio.

Wall Street non sembra preoccuparsene. Il prezzo delle azioni di Adobe è salito del 5% negli ultimi due giorni mentre gli analisti hanno accolto con favore gli annunci della società, nonostante la mancanza di dettagli finanziari. "Sebbene si trattasse di pochi numeri, la giornata degli analisti è stata caratterizzata da una grande visione", ha scritto Keith Weiss di Morgan Stanley. Brent Thill di Jefferies ha definito la giornata "il ritmo di innovazione più veloce che abbiamo visto negli ultimi 2 decenni", mentre Alex Zukin di Wolfe Research ha affermato in una nota ai clienti che Adobe sta "realmente rifacendo l'intera suite di prodotti per renderla nativa per l'intelligenza artificiale". 

Considerando che il prezzo delle azioni Adobe è salito di oltre il 66% dall'inizio dell'anno, una reazione del genere non era certamente garantita. Questa performance è quasi il doppio dei guadagni di una società di software molto più grande che ha anche abbracciato in modo aggressivo l’intelligenza artificiale generativa, Microsoft. E ciò avviene nel momento in cui l'attività tradizionale di Adobe è stata sottoposta alla stessa pressione della sua controparte più grande, poiché i principali clienti aziendali sono diventati più cauti nelle loro spese. Le entrate di Microsoft sono cresciute solo del 7% nell'anno fiscale terminato a giugno, ovvero meno della metà del tasso di crescita del 18% osservato nell'anno precedente. Si prevede che Adobe mostrerà una crescita dei ricavi del 10% per l’anno fiscale che termina a novembre, la crescita annuale più lenta in quasi un decennio.

L’intelligenza artificiale generativa può aiutare l’azienda a uscire da questa crisi? È certamente possibile. A differenza di alcune delle visioni più speculative sull’intelligenza artificiale avanzate da quasi tutte le aziende tecnologiche, Adobe beneficia di alcuni dei casi d’uso più chiari che potrebbero rivelarsi particolarmente apprezzati dalla sua base di utenti. Lo strumento di generazione di immagini Firefly che è stato appena messo in prova “beta” all'inizio di quest'anno è ora alla sua seconda generazione, con nuove versioni annunciate questa settimana per la creazione di audio, video e immagini 3D. Le nuove funzionalità AI di Photoshop sono progettate per ridurre le ore del processo di modifica. E l'azienda ha presentato in anteprima una versione “conversazionale” del suo software Acrobat, in arrivo entro la fine dell'anno, in grado di leggere, analizzare e creare documenti PDF. Mark Moerdler di Bernstein ha osservato che gli strumenti di intelligenza artificiale di Adobe dovrebbero consentire agli utenti di "risparmiare ore di lavoro ripetitivo e banale".

Il problema ora è convincere abbastanza clienti a pagare per questo, senza però erodere i margini di profitto di Adobe, che sono tra i più alti nel settore del software. Nonostante la montatura pubblicitaria che ha alimentato i titoli tecnologici quest’anno, l’intelligenza artificiale generativa è ancora un concetto di business in gran parte non dimostrato. Ad eccezione dei produttori di chip come Nvidia che forniscono i componenti necessari per alimentare questi servizi, i servizi stessi devono ancora avere un impatto finanziario importante. Microsoft ha dichiarato agli investitori nella sua ultima conferenza sugli utili che il contributo finanziario dei servizi di intelligenza artificiale come il chatbot Copilot “sarà graduale”, con un impatto ponderato verso la seconda metà dell’attuale anno fiscale.

Adobe ha affermato che i risultati fiscali del quarto trimestre di dicembre includeranno una proiezione per il prossimo anno fiscale, che dovrebbe fornire un’idea di come dovrebbero funzionare i nuovi servizi di intelligenza artificiale. Wall Street prevede attualmente una crescita dei ricavi di circa il 12%, ovvero 2 punti percentuali in più rispetto a quanto previsto per l’anno in corso.

Gli analisti prevedono inoltre che i margini operativi rettificati di Adobe rimangano superiori al 45%, nonostante gli elevati costi di alimentazione dei servizi di intelligenza artificiale. Adobe utilizza un sistema di crediti per strumenti come Firefly, in cui gli utenti più assidui del servizio pagheranno di più per il privilegio. Daniel Durn, Chief Financial Officer di Adobe, ha dichiarato martedì scorso che “ci aspettiamo di fornire margini operativi stabili e coerenti attraverso questo ciclo di investimenti”.

Con così tante novità, il produttore di Photoshop non può permettersi di offuscare quell'immagine.

FERRARI – L’azienda automobilistica ha iniziato ad accettare pagamenti in criptovaluta per le sue auto sportive di lusso negli Stati Uniti ed estenderà lo schema all'Europa su richiesta dei suoi facoltosi clienti, come dichiarato da Enrico Galliera, Chief Marketing and Commercial Officer di Ferrari.

La stragrande maggioranza delle società blue chip si è allontanata dalle criptovalute poiché la volatilità del bitcoin e di altri token li rende poco pratici per il commercio. Anche una regolamentazione irregolare e un elevato consumo di energia hanno impedito la diffusione delle criptovalute come mezzo di pagamento. Tra queste figura la casa automobilistica elettrica Tesla, che nel 2021 ha iniziato ad accettare pagamenti in bitcoin, la più grande moneta crittografica, prima che il CEO, Elon Musk, lo interrompesse a causa di preoccupazioni ambientali.

Il responsabile marketing e commerciale di Ferrari ha dichiarato che le criptovalute hanno compiuto sforzi per ridurre la produzione di carbonio attraverso l'introduzione di nuovi software e un maggiore utilizzo di fonti rinnovabili: "Il nostro obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2030 lungo tutta la nostra catena del valore è assolutamente confermato".

La decisione è arrivata in risposta alle richieste del mercato e dei dealer poiché molti dei suoi clienti hanno investito in criptovalute: "Alcuni sono giovani investitori che hanno costruito le loro fortune attorno alle criptovalute ed altri sono investitori più tradizionali, che vogliono diversificare i propri portafogli".

La Ferrari ha spedito più di 1.800 vetture nella regione delle Americhe, che comprende gli Stati Uniti, nella prima metà di quest'anno. Galliera non ha detto quante auto Ferrari prevede di vendere tramite criptovaluta, ma ha affermato che il portafoglio ordini della società era solido e al completo fino al 2025 e la società voleva testare questo universo in espansione: "Questo ci aiuterà a entrare in contatto con persone che non sono necessariamente nostri clienti ma che potrebbero permettersi una Ferrari".

L'azienda italiana, che ha venduto 13.200 auto nel 2022, con prezzi che partono da oltre 200.000 euro e arrivano fino a 2 mln €, prevede di estendere lo schema crittografico all'Europa entro il primo trimestre del prossimo anno e poi ad altre regioni dove la crittografia è legalmente accettata, ad eccezione della CINA. Europa, Medio Oriente e Africa (EMEA) sono le regioni più grandi per la Ferrari e rappresentano il 46% del totale delle sue vendite di automobili nella prima metà di quest'anno: "L'interesse è lo stesso negli Stati Uniti e in Europa, non vediamo grandi differenze".

Ferrari si è rivolta a uno dei più grandi processori di pagamento in criptovaluta, BitPay, per la fase iniziale negli Stati Uniti, e consentirà transazioni in bitcoin, ether e USDC, una delle più grandi cosiddette “stablecoin”. Ferrari potrebbe utilizzare altri processori di pagamento in diverse regioni: "I prezzi non cambieranno, nessuna commissione, nessun sovrapprezzo se paghi tramite criptovalute".

Bitpay trasformerà immediatamente i pagamenti in criptovaluta in valuta tradizionale per conto dei concessionari Ferrari, in modo che siano protetti dalle oscillazioni dei prezzi: "Questo era uno dei nostri obiettivi principali: evitare, sia noi che i nostri dealer, di gestire direttamente le criptovalute ed essere protetti dalle loro ampie fluttuazioni", ha affermato Galliera.

In qualità di processore di pagamento, BitPay garantirà che le valute virtuali provengano da fonti legittime e non derivino da attività criminali o vengano utilizzate per riciclare i proventi di reati o evadere le tasse. Il responsabile marketing e commerciale della Ferrari ha affermato che la maggior parte dei suoi concessionari statunitensi hanno già aderito, o sono sul punto di aderire al programma.

JD.com - Le azioni del gigante cinese dell'e-commerce JD.com sono scese fino al 13% al minimo storico dopo che diverse banche e broker hanno tagliato i prezzi target e le previsioni di crescita dei ricavi per l'azienda, citando una ripresa della spesa al consumo più debole del previsto. Gli intermediari e le banche, tra cui Citi, Daiwa e Jefferies, hanno emesso note ai clienti giovedì e venerdì con le stime riviste. Si prevede che JD.com, quotato a Hong Kong e negli Stati Uniti, pubblicherà i dati finanziari trimestrali a metà novembre dopo il principale festival cinese dello shopping online, il Singles' Day.

Le azioni di JD.com, che è anche il più grande rivenditoredi di prodotti digitali ed elettronici, come telefoni cellulari ed elettrodomestici in Cina, hanno chiuso al livello più basso dal loro debutto a giugno 2020. Le azioni quotate negli Stati Uniti di JD sono scese del 4,5% nelle negoziazioni pre-mercato e la rivale PDD Holdings è scesa dell'1,9%.

Una crisi del debito nel settore immobiliare ha contribuito a rallentare la crescita economica della Cina dopo la pandemia, mentre molti cinesi hanno tagliato le spese a causa delle preoccupazioni per l’economia e la sicurezza del lavoro, colpendo il settore della vendita al dettaglio. A marzo, JD.com aveva avvertito che ci sarebbe voluto tempo per ricostruire la fiducia dei consumatori dopo la pandemia non fornendo previsioni sulle entrate del quarto trimestre.

Citi Research ha abbassato le ipotesi sui ricavi di JD.com del 3,4% e del 4,3% per il terzo e quarto trimestre, affermando che ora stima una crescita rispettivamente dello 0,8% e dell'1,3%. Gli analisti della banca hanno citato un "trend di consumo relativamente contenuto, una base elevata, una concorrenza intensa e l'impatto continuo dell'aggiustamento della ristrutturazione" per il cambiamento delle stime. Nomura ha affermato che JD.com non ha ancora visto alcun miglioramento significativo nel commercio al dettaglio dal terzo trimestre, aggiungendo che la società non ha colto alcun aspetto positivo derivante dalle politiche di stimolo che la Cina ha lanciato da settembre per salvare il mercato immobiliare.

I suoi rivali includono Alibaba Group, che gestisce i mercati Taobao e Tmall, nonché PDD Holding, che gestisce Pinduoduo. Entrambi offrono una gamma più ampia di prodotti a vari prezzi.

DISNEY – Secondo quanto riferito da due fonti a Reuters mercoledì scorso, la società di private equity Blackstone e Walt Disney hanno avuto colloqui preliminari per acquisire una quota del ramo indiano dell’azienda di intrattenimento. Reuters riporta che le due società non hanno voluto rilasciare commenti. Una delle fonti ha spiegato che a condurre le conversazioni tra le due parti è stata Candle Media, società statunitense sostenuta da Blackstone e fondata da ex dirigenti di Disney. In precedenza Bloomberg News aveva riportato che Disney ha avuto colloqui anche con i miliardari Gautam Adani e Kalanithi Maran, proprietari di Sun TV Network.

PAYCHEX Paychex ha avviato una partnership con Visier per offrire ai suoi clienti nuovi report di benchmarking ed una migliorata soluzione per l’analisi delle risorse umane. In un comunicato Paychex spiega che la nuova partnership migliorerà le analisi attualmente disponibili nel sistema di reporting a livello aziendale. Integrate in Paychex Flex®, la soluzione SaaS basata su cloud dell'azienda, le fonti di dati combinate forniranno analisi convalidate per un benchmarking accurato e approfondimenti testuali alle medie e piccole imprese negli Stati Uniti.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SCORSA SETTIMANA.

FASTENAL + 7,13%. La società è impegnata nella distribuzione all'ingrosso di forniture industriali e da costruzione in Nord America. L'azienda offre bulloni, dadi, viti, prigionieri e relative rondelle; e forniture varie e hardware, ha riportato utili nel terzo trimestre 2023 pari a 0,52 $/az. su un fatturato di 1,85 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,51 $/az. su un fatturato pari a 1,85 mld $. I ricavi sono cresciuti del 2,41% su base annua.

In una nota, la società ha dichiarato: “Abbiamo aperto 93 nuove sedi Onsite (definite come vendite e servizi dedicati forniti all'interno o in prossimità della struttura del cliente) nel terzo trimestre del 2023, risultando in 268 nuove aperture da inizio anno di sedi Onsite. Al 30 settembre 2023 avevamo 1.778 siti attivi, con un aumento del 13,5% rispetto al 30 settembre 2022. A livello contabile nel terzo trimestre abbiamo riportato: le vendite nette sono state pari a 1,846 mld $ ovvero in aumento del 2,4% rispetto a 1,802 mld $ del terzo trimestre del 2022; il profitto lordo, come percentuale delle vendite nette, è rimasto invariato al 45,9% rispetto al terzo trimestre del 2022; l’utile operativo, come percentuale delle vendite nette, è rimasto invariato al 21,0% rispetto al terzo trimestre del 2022; l’utile netto è stato pari a 295,5 mln $ in aumento del 3,8% rispetto a 284,6 mln $ del terzo trimestre del 2022 e l’utile netto per azione è stato pari a 0,52 $ in aumento rispetto a 0,50 $ del terzo trimestre del 2022; le spese operative e amministrative, come percentuale delle vendite nette, sono aumentate al 25,0% rispetto al 24,8% del terzo trimestre del 2022; la spesa per interessi netti è stata pari a 1,3 mln $ rispetto ai 3,9 mln $ del terzo trimestre del 2022. Abbiamo prodotto un flusso di cassa operativo pari a 388,1 mln $ in aumento del 50,5% rispetto al terzo trimestre del 2022, che rappresenta il 131,3% degli utili netti del periodo rispetto al 90,6% del terzo trimestre del 2022. ll debito totale del nostro bilancio era pari a 260,0 mln $ ovvero il 7,0% del capitale totale (la somma del patrimonio netto e del debito totale). Ciò si confronta con 555,0 mln $, ovvero il 14,9% del capitale totale, alla fine del terzo trimestre del 2022. Infine, abbiamo restituito 199,8 mln $ ai nostri azionisti sotto forma di dividendi, rispetto al terzo trimestre del 2022, quando abbiamo restituito 272,8 mln $”.

PEPSICO – INV.%. La società alimentare di bevande analcoliche e snack ha riportato utili nel terzo trimestre 2023 pari a 2,25 $/az. su ricavi per 23,45 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 2,17 $/az. su ricavi per 23,42 mld $. Il fatturato è cresciuto del 6,75% su base annua. La società ha affermato di continuare ad aspettarsi utili per tutto il 2023 a circa 7,67 $/az. su un fatturato di circa 95,0 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è di 7,48 $/az. su un fatturato di 92,2 mld $.

La società in una nota ha dichiarato: “Abbiamo registrato nel terzo trimestre una crescita dei ricavi netti del 6,7% e dell’8,9% da inizio anno. L’utile per azione (EPS) è stato pari a 2,24 $, segnando un aumento del 15%. Nonostante un impatto del cambio del 2% sui ricavi netti e sull'EPS, la salute finanziaria dell'azienda rimane solida. Abbiamo registrato nel terzo trimestre una crescita organica dei ricavi dell’8,8% e dell’11,8% da inizio anno. L’utile core per gli stessi periodi è stato rispettivamente di 2,25 e 5,83 $, con una variazione dell’utile a valuta costante del 16% per entrambi i periodi. Data la forza delle nostre attività e la continua attenzione alle iniziative di gestione dei costi, abbiamo aumentato le aspettative di crescita dell'utile a valuta costante per l'intero anno 2023 al 13% rispetto al 12% precedentemente previsto. Prevediamo inoltre che i ricavi organici per l’intero anno 2023 aumenteranno del 10%.

WALGREENS BOOTS ALLIANCE + 6,61%. La società gestisce una catena di negozi di farmacie negli Stati Uniti. Rappresenta la tua farmacia sotto casa, che vende farmaci da prescrizione e da banco anche via, posta, telefono e online, ha riportato un utile nel quarto trimestre fiscale 2023 pari a 0,67 $/az. su un fatturato di 35,42 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,68 $/az. su un fatturato pari a 34,61 mld $. I ricavi sono cresciuti del 9,16% su base annua. La società ha detto che prevede utili per l’intero anno fiscale 2024 tra 3,20 e 3,50 $/az. L'attuale stima degli analisti per utili pari a 3,72 $/az.

L’A.D. ad interim della società, Ginger Graham, ha dichiarato: “La nostra performance quest'anno non ha rispecchiato le solide risorse di WBA, l'eredità del marchio o l’impegno nei confronti dei nostri clienti e pazienti. In sole sei settimane, abbiamo adottato una serie di misure per allineare la struttura dei costi alle prestazioni aziendali, comprese riduzioni dei costi pianificate di almeno 1 mld $ e una riduzione delle spese in conto capitale di circa 600 mln $. Prevediamo di vedere l’impatto di queste azioni nell’anno fiscale 2024, a partire dal secondo trimestre. Siamo inoltre fortemente concentrati sull'accelerazione della nostra redditività nel segmento sanitario statunitense. Nel dare il benvenuto al nostro nuovo A.D., Tim Wentworth, che porta con sé una profonda esperienza nel settore sanitario e le competenze necessarie per far avanzare WBA, insieme al supporto del CdA, ho fiducia nel futuro della nostra azienda e nella capacità di offrire maggiore valore ai nostri clienti, azionisti, partner e dipendenti."

A livello contabile nel quarto trimestre fiscale abbiamo riportato: le vendite sono aumentate del 9,2% rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente raggiungendo i 35,4 mld $, con un aumento dell'8,3% su base valutaria costante; una perdita operativa pari a 450 mln $ rispetto a una perdita operativa di 822 mln $ nel trimestre dell'anno precedente; un utile operativo rettificato pari a 683 mln $, in calo del 9,8% su base valutaria costante; una perdita netta pari a 180 mln $ rispetto alla perdita netta di 415 mln $ del trimestre di un anno fa, principalmente a causa di una minore perdita operativa. L'utile netto è diminuito del 17,1% a 575 mln $, in calo del 18,1% su base valutaria costante; la perdita per azione è stata pari a 0,21 $, rispetto a una perdita per azione di 0,48 $ nel trimestre di un anno fa. L'utile per azione rettificato è diminuito del 17,0% a 0,67 $, riflettendo un calo del 18,0% su base valutaria costante. La liquidità netta fornita dalle attività operative è stata pari a 1,0 mld $ e il flusso netto di cassa è stato pari a 549 mln $, in aumento di 956 mln $ rispetto al trimestre dell’anno precedente”.

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SEGNALI DI ENTRATA E DI USCITA DEL MODELLO QUANTITATIVO LOMBARD PER IL TRADING SULLE AZIONI NASDAQ TIME FRAME SETTIMANALE. I SEGNALI VENGONO GENERATI UNA VOLTA A SETTIMANA E PUBBLICATI SUL SITO IL LUNEDI MATTINA E VALEVOLI PER TUTTA LE SETTIMANA. IL REPORT SI COMPONE DI SEGNALI DI ACQUISTO PER NUOVE POSIZIONI E DI AGGIORNAMENTO PER I TITOLI GIA' PRESENTI IN PORTAFOGLIO.
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