Il gioco del "Tiro al piccione" sui rimbalzi


La figura dell'analista finanziario, squisitamente riferito ai mercati finanziari, è la figura che meglio coniuga le caratteristiche di un trader con quelle del nocchiere.

E' la figura centrale di ogni sala operativa che si rispetti, colui che individua la direzione di mercato e la sa veicolare, dosando l'intensità, ai trader che si inoltrano nei meandri dei movimenti, generalmente tenendo conto di un lasso di tempo più ristretto.

In una sala operativa, il briefing ,mattutino è la colazione da cui prendere le energie e le direzionalità da intraprendere al raggiungimento dei target individuati dalla figura dell'analista.

L'individuazione quindi, dei punti target e della direzione tenendo conto del mood generale è la vera arma vincente di una sala trading, paragonabile all'accensione dei fari della macchina per affrontare di notte, una stradina buia e tortuosa.

La direzione appunto, quel bivio dalla duplice essenza che concretizza materialmente l'essenza del trading passando per la corretta analisi del trend, infatti, la facilità o meno di chiusura in positivo delle operatività di una sala operativa.

Le varie sessioni di trading sono estremamente volatili e movimentate ed esclusivamente se si ha una visione di medio lungo periodo ci si muove con fluidità di azione e sicurezza.

Il preambolo sulla figura dell'analista è volutamente introdotto affinchè si possa maggiormente e con consapevolezza, comprendere cosa si vive in una sessione di trading o in una gestione di portafoglio.

Capacità di analisi, unite alla competenza tecnica e alla conoscenza delle politiche monetarie ed economiche porta a delle conclusioni che non sono mai perfette perchè la perfezione non è di questo mondo ma se si ha una visione chiara dei punti cardine a cui tutte le sale operative fanno riferimento, si comprende che approcciare il mercato nella giusta direzione e nel momento giusto, fa muovere con maggiore fluidità coloro i quali poi vanno a pigiare effettivamente sui tasti che fanno illuminare i book di tutto il mondo all'unisono, in una danza allegra e senza eccesivo stress.

E' accaduto così che le banche centrali di tutto il mondo, all'unisono si sono messe a picchiare come fabbri sul ritmo del rialzo dei tassi, come si conviene per chi è ritardatario, la paura sale, l'inflazione non molla la presa e allora, in un moto generale tutti i banchieri centrali sembrano come impazziti nella corsa al rialzo dei tassi in maniera talmente smodata e fuori controllo da generare quel crollo azionario che inizia a concretizzarsi senza più possibilità di appello, oggi 23 settembre.

Gli Usa che varie volte abbiamo decritto come una economia molto più forte di quanto sia quella Europea, sono stati colpiti dall'impatto dell'azione di Powell, colui che suona la musica per primo e che tanto ci piace immaginare come un Dj senza voler nulla togliere alle sue capacità e senza alcuna irriverenza.

Ci si trova all'alba di un vero riassetto di portafoglio, in cui si vende l'azionario ed inutile dire, che chi lo ha fatto prima si è sicuramente salvato da perdite di capitale di non poca entità, e chi si trova a farlo ora lo fa a caro prezzo, purtroppo.

In Europa, le danze sono state aperte dal Dax, con la rottura del livello ai 12500, ormai come abbiamo sostanziato negli articoli precedenti, del tutto indebolito dal nuovo future in corso, ed ora i target aprono una frattura con i livelli 11700-11500-11300 ormai a vista.

La forza del downtrend accelera ed è chiaro che i rimbalzi vengano presi come tiro al piccione.

L'istantanea Nasdaq evidenzia la strada agli 11000 come test simile per il Dow Jones allo svincolo cruciale tra i 29800 e i 29600 punti. La domanda è: reggerà?

 

Nell'immagine di sotto invece, la dinamica attuale per il Dow Jones a ridosso dei punti cruciali sopra indicati.

Dinamiche in evoluzione ma allo stesso tempo pericolose se verificate entrambe.

La liquidità andava ritirata dal mercato, fatto notoriamente acquisito, la tempistica è in colpevole ritardo e questo mix di fattori può portare veloci contrazioni. Non c'entra nulla la guerra o il prezzo delle materie prime, a tal proposito segnaliamo il prezzo del petrolio in contrazione del 4-5% a 78 dollari al barile, segno che il mercato teme una recessione più marcata in conseguenza delle mosse delle banche centrali; la guerra e tante altre fantasticherie, al momento e per fortuna, non c'entrano nulla.

E' solo finanza cari amici, e nient'altro!

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)