Da inizio 2022 è iniziato un marcato movimento correttivo sulle borse (-25% sull'SP500 sui minimi di metà giugno), interrotto dal rimbalzo da metà giugno a metà agosto, rimbalzo che appare come il classico bear market rally, all'interno di un quadro più ampio in cui i rischi rimangono superiori alle opportunità. Le sorti dell'azionario USA rimangono legate a quelle del dollaro: un dollaro forte dovrebbe azzoppare ogni velleità di risalita.
L'EurUsd (PC: 1,0079) rimane al di sotto della resistenza a 1,0200: il trend dominante permane stabilmente favorevole al dollaro USA e la perforazione di 0,9900 aprirebbe la strada al prossimo obiettivo, individuabile prima a 0,9800 e quindi a ridosso di 0,9500. Come indicato le scorse settimane, "è ovviamente impossibile individuare un obiettivo preciso, ma in assenza di segnali diversi è opportuno mantenere un'esposizione strategica lunga sul biglietto verde".
Sull'S&P500 (PC 3.866), la permanenza delle quotazioni al di sotto dell resistenza in area 4.150/200 mantiene un quadro tecnico decisamente fragile, con un possibile nuovo test dei minimi di metà giugno a ridosso di 3.650. Su orizzonti plurisettimanali sono possibili ampie discese, con primo obiettivo importante il supporto critico in area 3.250/400, sotto cui (prematuro) si potrebbe scendere a testare il supporto chiave in area 2.800-3.000 (che corrisponderebbe a un -40% dai livelli di inizio anno). Come dicevamo le scorse settimane, "il superamento di 4.300 rimane necessario per archiviare il bear market dei mesi passati".
Sull’Eurostoxx50 (PC 3.486), dai picchi di metà agosto a ridosso di 3.825 si è assistito a una marcata ridiscesa verso 3.430, la cui rottura riproporrebbe un nuovo test dei minimi di inizio luglio a 3.343, sotto cui si assisterebbe a delle accelerazioni ribassiste verso il supporto critico in area 2.850/950. Il quadro tecnico migliorerebbe solo al di sopra della valida resistenza in area 3.850/3.950.
I rialzi dei rendimenti nominali e la contrazione della liquidità globale M2 da inizio aprile mantengono un quadro sfavorevole sui mercati finanziari, provvedendo a sgonfiare quella "asset class inflation" che era stata alimentata dall'espansione monetaria iniziata in modo aggressivo dopo la Grande Crisi Finanziaria del 2007-2009 e proseguita, in accelerazione, post-CoViD.
Le materie prime rimangono sostanzialmente laterali, compresse dalla forza del dollaro USA nonché del peggioramento del quadro economico. È comunque opportuno mantenerle in portafoglio su orizzonti strategici, stante il contesto di rendimenti reali negativi sull'obbligazionario (e dell'esposizione al dollaro che rimane la divisa forte del sistema).
Si conferma quindi la strategia in essere long commodities e dollaro Usa e short azionario, attuata con i seguenti Etc quotati su Borsa italiana (si ricorda che ancorché quotati in euro comportano un’esposizione lunga sul dollaro Usa: un elemento a favore in questa situazione di incertezza sul fronte geopolitico):
LUNGHE: Oro (ticker PHAU: PC 157,43); Argento (ticker PHAG: PC 17,948); Platino (ticker PHPT: PC 83,63); Palladio (ticker PHPD: 195,53); Caffè (ticker COFF: PC 1,3018); Cotone (ticker COTN: PC 3,4905); Rame (ticker COPA: PC 30,6350); Alluminio (ticker ALUM: PC 3,1435); Zucchero (ticker SUGA: PC 8,865); Cacao (ticker COCO: PC 2,2345) e Zinco (ticker: ZINC: PC 9,925).
CORTE: ETF short sull’S&P500 Xtrackers S&P500 Inv Day con ticker XSPS (PC 8,8310).
(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)