Mercati deboli alla ricerca di un minimo


A mercati chiusi è oggettivamente più semplice fare analisi: non subentra il fattore emotivo e non si hanno quelle continue distrazioni dettate dal flash rosso e verde dei numeri che appaiono in watchlist. Due giorni fa la tanto attesa decisione della Federal Reserve e mercati su del 3-4% ed oltre, cosa che non si vedeva da svariati mesi a questa parte. Il giorno successivo Nasdaq giù del 4.5%, e fortissimi cali anche per Dow Jones ed S&P 500. Con la seduta di mercoledì molti short si sono ricoperti (e qualcuno si sarà anche messo long). Il giorno dopo sono stati bucati i minimi della barra up avvenuta a seguito della decisione del FOMC, il che non è un gran bel segnale (poi naturalmente i mercati possono comportarsi nei modi più strampalati come ben sappiamo e abbiamo avuto modo di vedere nella seduta di lunedì in cui Vi ho mandato un veloce update quando c'è stato il "flash crash"). Ora, andando ad osservare il rapporto tra i titoli che fanno nuovi massimi e quelli che fanno nuovi minimi sull'indice Nasdaq noto come tale rapporto sia veramente basso (oscillatore di colore blu nel grafico di seguito). Naturalmente quando il mercato è in rally l'oscillatore è sui massimi (sopra 0.8) perché ci saranno tante azioni partecipanti al rialzo. Viceversa nei momenti di ribasso come quello attuale.

Plottando una banalissima media a 100 giorni sull'indicatore di cui sopra notiamo che negli ultimi 100 giorni (quindi negli ultimi tre mesi circa) la discesa è stata drastica e molto di rado una cosa simile è avvenuta negli ultimi venti anni. Di solito questo è coinciso con un bottom di mercato ed una sua salita TRANNE nel 2008 quando c'è stato un finto "touch and go" ma il mercato è sceso ancora di più.

Quanto appena esposto lo si nota anche nel grafico successivo in cui ho rappresentato il Nasdaq 100 su scala mensile. Attualmente siamo in presenza di una notevole debolezza come raramente c'è stata negli ultimi ventidue anni. Osservate ad esempio come i puntini bianchi evidenziati sul grafico tendano a coincidere con punti minimi di forza a seguito dei quali c'è stato un rimbalzo e/o una inversione di tendenza. Attenzione però che questa debolezza nel 2008 ha prodotto inizialmente un piccolo rimbalzo che è poi sfociato nel mercato orso che molti di noi hanno conosciuto (punto indicato con la "X").

In altri termini non escludo il fatto che il mercato, benché estremamente debole, cerchi in qualche modo di assestarsi momentaneamente e questo coinciderebbe con la mia "previsione" di inizio anno per tutto il 2022: un minimo tra giugno e luglio. Il link ed il relativo grafico di quella previsione lo trovate qui: https://www.lombardreport.com/2022/1/8/previsioni-per-il-2022/

L'analisi tecnica non è l'unico aspetto che mi piace considerare naturalmente, visto che è il prodotto della price action e tutti sono in grado di vederla. Consideriamo comunque che la fine di un mercato toro solitamente si verifica con un fortissimo rialzo in un lasso di tempo estremamente breve e credo che osservando il mercato anche su scala mensile questo sia ben visibile ed è ciò che è avvvenuto negli ultimi due anni di bull market

Un aspetto che ho menzionato spesso su queste colonne è stato  l'andamento della curva dei rendimenti americana, di certo non entusiasmante e che trovate di seguito (ultimo grafico). Ricordo che quasi sempre in passato questo indicatore ha permesso di anticipare le recessioni. La logica impone infatti che i rendimenti a lungo siano tendenzialmente più alti di quelli a breve: nel breve si corrono meno rischi che non nel lungo termine potremmo dire. Quando invece la parte a breve rende più di quella a lungo ecco che qualcosa non torna nel premio al rischio degli investitori. Ma ATTENZIONE: che questo NON è un indicatore di timing! Guardate ad esempio come si presentava la curva dei rendimenti il 17 febbraio del 2000: era invertita (rendimenti a breve maggiori di quelli a lungo) MA il mercato è stato tendenzialmente fermo per altri nove mesi (fino ad ottobre). 

La stessa cosa si è verificata anche nel 2007. Osservate come la curva dei rendimenti fosse negativa nel breve e poi tendenzialmente piatta già a partire dal 26 marzo 2007. Solo un anno dopo abbondante c'è stato il mercato orso della crisi subprime.

Tornando ai giorni nostri, la curva dei rendimenti si presenta così: piatta e in certi momenti invertita

Personalmente credo che il rialzo repentino dei tassi in USA possa creare non pochi problemi alle persone che hanno mutui con potenziali effetti a cascata in un mercato americano che trova le quotazioni delle abitazioni a livelli elevatissimi.

L'aumento repentino dei tassi americani riflette le problematiche inflazionistiche. Penso tuttavia che si sia vicini ad un picco dell'inflazione (negli Stati Uniti) che chiaramente non diminuirà velocemente ma in modo estremamente graduale stabilizzandosi poi su livelli più alti rispetto a quelli che abbiamo conosciuto negli ultimi venti anni e ciò potrebbe in qualche modo attenuare la velocità di reazione da parte della Federal Reserve. La BCE su questo fronte non si è ancora mossa ed è una situazione mai sperimentata in passato. In Europa abbiamo infatti un' inflazione elevatissima con tassi praticamente fermi. L'inflazione europea, a mio modo di vedere, è comunque diversa rispetto a quella americana per via del fatto che le materie prime vengono pagate in dollari e sotto questo punto di vista siamo nettamente più svantaggiati: paghiamo di più ciò che importiamo. L'Europa ha infatti poche materie prime e questa volta il dollaro si mostra fortissimo da mesi nei confronti dell'euro. In altri termini siamo costretti ad importare ma il cambio non va ad attenuare il rialzo di ciò che compriamo. Tassi così bassi ed una inflazione così alta hanno poi un ulteriore effetto, ovvero quello di costituire una "tassa occulta" per i paesi più indebitati (come l'Italia naturalmente). Mantenere i soldi fermi sul conto corrente permette di abbattere il debito. In uno scenario intermedio delineato da Bankitalia sulle prospettive di crescita ad parile di quest'anno formulato supponendo una prosecuzione delle ostilità, il PIL aumenterebbe attorno al 2 per cento nel 2022 e 2023 mentre l'inflazione sarebbe pari al 5,6 % quest'anno e al 2,2% il prossimo. Ecco così che nel 2022 ogni diecimila euro tenuti fermi in conto corrente se ne perderebbero ben 560 (anche se a marzo di quest'anno l'inflazione italiana si è attestata al 7% e questo è il dato più alto dagli anni '90) !!! Spesso mi capita di parlare con le persone che, nel dubbio, mi dicono "preferisco rimanere liquido". Se questa affermazione è vera nel merito, non lo è nella sostanza proprio per l'esempio appena riportato. Personalmente ritengo (ma lo scrivo già dalla fine del 2022 quindi ben prima dell'inizio del conflitto) che l'Italia si stia trovando in una pessima situazione: quella della stagflazione ovvero di unione di stagnazione ed inflazione, uno dei binomi peggiori. 

Andiamo ora ad analizzare i mercati e partiamo subito da quello italiano. La settimana scorsa ci siamo salutati con questi livelli: 23900, 23500, 23300, 22900. Come sempre la linea continua rappresenta la "previsione" mentre quella tratteggiata l'esito. In linea di massima il flash crash di lunedì si è quasi spinto a 22900 (minimo a 23000 toccato sia lunedì che venerdì nelle fasi finali di contrattazione). Il rimbalzo che si è poi sviluppato ha riportato l'indice nuovamente nel range "famoso" e compreso tra 23500 e 23900 (salvo il gap up post FOMC di giovedì mattina). Solo nella seduta di venerdì il mercato è tornato nuovamente verso i minimi settimanali.

Come scrivevo all'inizio dell'articolo non mi stupirebbe un tentativo di rimbalzo da parte delle Borse a stelle e strisce che potrebbe favorire un tentativo di stabilizzazione anche in Europa ma nel complesso il quadro si mostra comunque veramente molto fragile, almeno al momento.

Siamo poi entrati pienamente nel periodo storicamente meno favorevole alla salita e questo non lo dobbiamo naturalmente dimenticare.

Personalmente vedo il mercato italiano molto debole, privo di temi, svogliato. In una parola? Apatico. Un trader osserva la Borsa per svariate ore al giorno (e raramente perde una puntata per evitare che gli sfugga la trama dell'intero film che però nella vita dura in eterno) e proprio dalla sensibilità che ne deriva è in grado di leggere qualcosa che va oltre alla mera analisi tecnica. 

Per la prossima ottava i livelli da monitorare sono i seguenti: i 23000 che rappresentano il minimo del flash crash (voluto? un errore? di certo influenzato dagli algoritmi come Vi ho fatto notare lunedì!!). Non escludo che magari venga forzato al ribasso per poi recuperare. In altri termini è anche possibile che il mercato cerchi una quadra attorno a 22800 (visibili sul daily). In caso di tentativo di rimbalzo le prime resistenze si collocano a 23500 e poi a 23900 al di sopra dei quali troviamo i 24100 (massimi settimanali). 

Fronte watchlist...

L'incertezza e debolezza sul FTSEMIB40 la ritroviamo analizzando alcuni dei principali titoli di Piazza Affari. La passata ottava (link: https://www.lombardreport.com/2022/4/30/commento-settimanale-34/) avevo indicato STM e l'importanza dei 33.50 euro che sono stati toccati lunedì in occasione del flash crash (minimo a 33.35 euro). Chiaramente non mi è stato possibile intervenire vista la velocità del movimento al ribasso ma questo mostra una nuova volta l'importanza del livello o se preferite di quell'area. Quadro sempre debole: non da posizione ma da trading (estremo superiore a 36.50-36.70 circa ed inferiore attorno a 33.35/33.50).

Non so se quanto avvenuto lunedì sia stato voluto o sia stato frutto di un errore.

Del resto è capitato alle ore 9.58 ovvero due minuti prima della pubblicazione di dati macro quando i market maker si "allargano" o spariscono del tutto in un giorno di festività londinese (e quindi di volumi sottili). A prescindere da qualunque considerazione del tutto opinabile ciò che noto è che molte azioni sono scese al di sotto dei minimi segnati lunedì e questo non fa che avvalorare il quadro generale di incertezza e di debolezza. Penso ad esempio a titoli come Fineco che sembra voler puntare ai minimi dello scoppio della guerra così come Moncler (che in settimana ha pubblicato ottimi dati ed una crescita robusta come detto dall'AD Ruffini e questo ha permesso di aprire con oltre un euro di gap up giovedì salvo poi tornare pienamente indietro) e che comunque si trova ben sotto ai minimi di lunedì, Italgas (siamo in zona minimi del flash crash), Interpump, Ferrari (RACE), Recordati, Unicredit (gap up post dati giovedì ma solo giù). Insomma, non è il caso di fare gli eroi.

Di seguito qualche grafico di alcuni dei titoli appena menzionati. Si può pensare al doppio minimo, ma stop stretti nell'ordine dello 0.5%-1% e a seconda del mood del mercato in quel momento.

Infine una curiosità. Come ben sapete questo è anno di mid term (elezioni di metà mandato negli Stati Uniti). Facendo un pò di studi su scala settimanale il 2022 si sta comportando in modo molto simile al 1970 quando l'inflazione toccò il 6.5% anno su anno. Alla fine di Aprile l'S&P500 ha mostrato un calo da inizio anno pari al 13.3%, la seconda peggior performance dalla seconda guerra mondiale. Ora, tra il 1968 ed il 1970 il mercato ha perso il 36% prima di trovare un minimo. Ad oggi (quindi da gennaio 2022 a maggio 2022) l'andamento dell'S&P500 mostra diverse analogie con il comportamento del mercato di mid term del 1970 in cui il minimo fu trovato tra giugno e luglio. Quest'anno quel minimo potrebbe forse essere leggermente anticipato. Chiaramente NON è una certezza: sto semplicemente dicendo che si sta cercando un punto di appoggio non necessariamente per ripartire al rialzo ma magari per creare una base su cui scaricare l'eccesso di pessimismo che abbiamo visto all'inizio di questo articolo.

Di seguito trovate l'andamento dell'S&P500 tra la fine del 1968 ed il 1970 e successivamente quello dell'S&P500 da gennaio 2022 ad oggi su scala settimanale: al momento hanno un andamento molto simile. L'ultimo grafico si riferisce invece alla mia "previsione" per il 2022 che ho pubblicato i primi giorni di gennaio di quest'anno (link: https://www.lombardreport.com/2022/1/8/previsioni-per-il-2022/). Anche in questo caso pare che il mercato ci stia dando ragione. 

Rimane il fatto che il periodo più favorevole al rialzo per questo 2022 dovrebbe essere verso settembre e fino a fine anno.

Buon fine settimana a tutte le lettrici e lettori.

Ad maiora!

PNA

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)