NASDAQ100 WEEKLY - Settima settimana consecutiva di ribassi sugli indici azionari USA. Di rimbalzi, neanche l'ombra !


SETTIMA SETTIMANA CONSECUTIVA DI RIBASSO PER I LISTINI AZIONARI USA, CON L’INDICE S&P500 CHE ENTRA UFFICIALMENTE IN “BEAR MARKET”.

Con la settimana appena trascorsa, siamo a 7 settimane di calo di seguito per i tre maggiori indici azionari USA, evento che sull’indice S&P500 è stato osservato solo altre 3 volte negli ultimi 94 anni. Interessante come i cali siano simili come entità. 8 è il record: oltre non si è mai andati.

Anche sull’indice Nasdaq100 non c’è da stare allegri visto che continua ad essere travolto dalle vendite. Se il “bear market” su codesto indice era stato dichiarato ufficialmente ad inizio marzo scorso, avendo perso il -20% dai massimi di Novembre 2021, venerdì scorso anche l’indice S&P500 ha ricevuto tale dichiarazione in quanto rompendo al ribasso la soglia dei 3848 punti ha, de facto, costituito un -20% rispetto alla chiusura record del 3 gennaio, facendo scattare la qualifica di “bear market” per il movimento in corso. Stranamente, l’indice VIX continua a non mostrare incrementi considerevoli a fronte di tutti questi record negativi.

Un raro doppio colpo ha colpito gli investitori quest'anno: forti crolli sia per le azioni che per le obbligazioni. Nella settimana appena trascorsa il settore retail è finito oggetto di un vero e proprio massacro. La società retailer TARGET ha pubblicato una trimestrale deludente, comunicando che, sebbene le vendite vadano bene, l'inflazione sta erodendo i margini, e quindi l'utile operativo sarà di un 2% sotto le attese, al 6% finale. La trimestrale di TARGET fa eco a quella di WALMART, sia pure con toni più gravi. DOLLAR TREE perde il – 18,2% così come ROSS STORES che perde il – 22,47 %. L'ETF che contiene le società retail, SPDR S&P Retail, si è contenuto andando a perdere oltre l'8%. Il selloff è diventato brutale, con i consumer a guidare il movimento, ma tutti i settori in profondo rosso, come si vede dallo schema sotto.

A mettere ulteriore benzina sul fuoco, un dirigente di S&P Dow Jones Indices ha detto a Reuters di aver rimosso la casa di auto elettriche TESLA dall'indice ESG S&P 500, ampiamente seguito dagli investitori, a causa di problemi tra cui affermazioni di discriminazione razziale e incidenti legati ai suoi veicoli con pilota automatico. Immediata la risposta del CEO di TESLA, Elon Musk, che con un tweet dai toni aspri ha dichiarato: "ESG è una truffa".

Dal punto di vista tecnico, la price action è brutta. Le condizioni per un rimbalzo c'erano, ma certo questo mercato è molto più rapido a scendere che a salire. Un nuovo test dei minimi è avvenuto venerdì scorso (tecnicamente è un segnale negativo) ma sembra sensato, questa settimana, attendersi un rimbalzo dall'esito del quale si capirà se lo stesso può prendere un po' di momentum, oppure la correzione dovrà continuare ancora un po'. Il mercato è estremamente ipervenduto, il posizionamento molto scarico, il sentiment ultra pessimistico. Passate venerdì scorso le scadenze tecniche, un buon ammontare di hedging che premeva sui corsi dovrebbe essere sparito. Ovviamente dare un timing preciso del rimbalzo è impossibile. Le uniche occasioni degli ultimi 20 anni in cui, condizioni di ipervenduto e di sentiment devastato come quelle attuali non hanno portato a sollievo in tempi brevi, sono state quando ciò si è verificato nel 2008, e nel 2020, ovvero nel bel mezzo di una recessione violenta, causata dal collasso del sistema finanziario USA e poi globale nel primo caso e dal Covid nel secondo. Con tutto lo scetticismo che possiamo mostrare nei confronti del ciclo, scenari paragonabili a quelli non sembrano potersi materializzare in questa fase o comunque non in tempi brevi.

Detto questo, proprio quando stavamo suonando il "de profundis" all'S&P500, venerdì scorso nelle ultime 2 ore di contrattazione si è materializzata un’inversione di tendenza sul mercato, che ha portato l'azionario USA a recuperare le perdite in intraday per chiudere marginalmente positivo. Un esito sorprendente per un indice che a meno di 2 ore dalla campana navigava con un passivo di 2 punti percentuali. Il finale, favorito presumibilmente da un’ondata di ricoperture delle vendite allo scoperto “short covering”, regala un segnale positivo, un "hammer" sul grafico daily, potenziale segnale di inversione di breve. Noi ce lo auguriamo.

Toni sempre molto aggressivi usati da Powell nel corso della scorsa settimana. Il numero uno della FED, infatti, è sembrato molto “falco” nel volere ripristinare la stabilità dei prezzi in USA che è stata definita come una “necessità incondizionata” per l’economia americana. Powell ha ribadito l’impegno della FED a combattere l’inflazione e anticipato che tale percorso potrebbe essere piuttosto doloroso per l’economia a stelle e strisce. Powell ha precisato che la FED vuole vedere un rallentamento dell’inflazione chiaro ed evidente ed in caso sarà costretta a procedere in maniera spedita sui tassi portandoli, se necessario, oltre il tasso di neutralità e andando in territorio restrittivo. Powell ha anche aggiunto che la FED avrebbe dovuto alzare i tassi prima. Speriamo che tra 6 mesi non sia costretto a dire che avrebbe dovuto alzarli di meno. Certo è che l’errore di valutazione compiuto testardamente lo scorso anno sta generando, molto probabilmente, nuovi errori di valutazione da parte di Powell e dei membri della FED. Si capisce lontano un miglio che Powell non ha più la libertà decisionale che dovrebbe avere un capo della FED, avendola barattata con Biden, pur di rimanere saldo al suo posto.

Per quanto riguarda gli investimenti di carattere monetario, lo scenario complessivo è quello di un mercato che grida in faccia alla FED che inasprendo bruscamente la politica monetaria con un quadro macro che già sta dando segnali di rallentamento, sta commettendo un altro errore di policy. Non solo, Wall Street sembra intenzionata a testare la determinazione del FOMC a portare avanti questa aggressiva politica di stretta monetaria senza curarsi dell'impatto sui mercati.

Sui tassi, la settimana di risk-aversion ha portato un po’ di sollievo ai bond. Calano i rendimenti su entrambe le sponde dell’Atlantico, anche se in USA si è assistito ad una grossa discesa dei rendimenti con il 10Y sceso negli ultimi tre giorni di 23 bps al 2.785% a causa dei brutti dati macro, che inducono il mercato dei tassi a ridurre marginalmente i rialzi prezzati per i prossimi trimestri. I rendimenti scendono su tutte le scadenze, e le curve si appiattiscono.

I rendimenti dei titoli legati all’inflazione calano pesantemente con il 10 anni che è tornato al 2.55% livello visto l’ultima volta a febbraio scorso.

Passiamo l’analisi grafica del nostro indice di riferimento delle nostre operazioni, il NASDAQ100. Altra brutta settimana per i titoli tecnologici o ad alta crescita con oscillazioni giornaliere oltre il -10% e perdite in chiusura comunque consistenti. Il rimbalzo iniziato due giovedì fa è durato poco e si è fermato in area 12500 prima di riprendere la discesa che ha portato a registrare un nuovo minimo, guarda caso, proprio sul supporto in area 11500 che riportavamo su queste colonne da diverse settimane come primo target ribassista. Nelle ultime due ore di contrattazione di venerdì scorso sono tornati gli acquisti, senza catalist particolari, che hanno fatto recuperare all’indice gran parte delle perdite subite in intraday, disegnando un hammer che dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, favorire un rimbalzo nel corso di questa settimana. Sarà la volta buona ? Vedremo ! Curiosamente il livello dei RSI continua a non andare in area di ipervenduto, eppure le vendite sono state copiose sia a livello di volumi che in percentuale ed il canale ribassista di volatilità si è inclinato ulteriormente. Al momento, i prossimi obiettivi rialzisti dovrebbero toccare in sequenza le aree 12500, 13000 e 13400. Viceversa, la prosecuzione del ribasso, alternato a qualche piccolo rimbalzo, avrebbe come obiettivo l’area 10000/10100. La settimana si è chiusa a 11835.62 con una perdita del – 4,45% che porta ad un deficit da inizio anno del – 27,48%.

Sull’indice S&P500, con la rottura del livello 3848 viene confermato il “bear market” in corso. Dopo il breve rimbalzo terminato ad inizio della scorsa settimana in area 4090, le vendite sono tornate a farla da padrone rompendo il precedente minimo a 3859 facendone registrare uno nuovo a 3810 venerdì scorso in intraday. Da lì, nelle ultime due ore si è verificato un rimbalzo che ha fatto recuperare all’indice 100 punti chiudendo la giornata in parità. Anche su questo indice se dovesse proseguire oggi tale rimbalzo vedrebbe come primi obiettivi le aree 4035, poi 4125 infine l’area 4225. Viceversa, in caso di proseguimento della discesa, prossimi obiettivi in area 3750 e 3660. Valore dell’RSI non ancora in area ipervenduto. La settimana di contrattazione si è chiusa a 3901.36, con una perdita del – 3,05% che porta a segnare un – 18,14% da inizio anno.

Infine l’indice DOW JONES conferma la minore negatività rispetto agli altri due indici maggiori. A livello grafico, dopo un breve rimbalzo, i prezzi hanno rotto il precedente minimo a 31228 facendo registrare un nuovo minimo a 30635 per poi rimbalzare e chiudere la settimana in area 31260. Nel caso di continuazione del rimbalzo in questa settimana, come primi obiettivi le aree 31950, 32500 e 33050. Viceversa, la continuazione del ribasso vede come obiettivi l’area 29500, poi 29000. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 31261.90 con una perdita del – 2,90% che porta a segnare un – 13,97% da inizio anno.

ORO INDEX 

Il forte calo dell'Oro negli ultimi giorni lo ha reso suscettibile a mosse di copertura del ribasso (short covering). Il metallo giallo ha corretto di oltre il 10% dopo aver testato il livello di 2.000 $/oz. il 18 aprile e nella settimana scorsa ha toccato un minimo di 1.785 $/oz. prima di rimbalzare per chiudere le contrattazioni settimanali al livello 1.842.10 $/oz. appena sotto l’area di resistenza dei 1845/50 $/oz.

Se osserviamo i dati della CFTC statunitense, gli speculatori per i futures sull'oro hanno aumentato le posizioni short (al ribasso) di oltre il 35% dai minimi di fine marzo.

Il rimbalzo dell'Oro si è concretizzato quando il dollar index è sceso dai massimi. Due settimane fa il dollar index ha raggiunto un massimo relativo a 105, valore che non si vedeva dalla fine del 2002 con le aspettative che la FED statunitense potrebbe indurre altre banche centrali a inasprire la politica monetaria per tenere sotto controllo l'inflazione. Mentre la FED ha mantenuto la sua posizione di inasprimento monetario, il dollar index è stato messo sotto pressione a causa di alcuni dati economici statunitensi deludenti, rendimenti obbligazionari più bassi e la posizione aggressiva di altre banche centrali.

Con le sfide persistenti sotto forma di crescita economica più lenta, maggiore inflazione, rischi geopolitici e la lotta della Cina per controllare la diffusione del virus, l'attenzione del mercato si è spostata su altri beni rifugio tradizionali come le obbligazioni, lo yen giapponese e il franco svizzero. Questi beni rifugio sono diventati interessanti anche a causa dei prezzi più bassi. Lo yen giapponese, all’inizio di questo mese, è crollato al minimo del 2002 rispetto al dollaro USA ma ora ha registrato due settimane di guadagni consecutivi. Il rimbalzo dell'oro ha anche fatto rientrare gli investitori in ETF. Le quotazioni in Oro con l’ETF USA SPDR sono scese, consecutivamente, nelle ultime 5 settimane prima di un modesto afflusso di acquisti alla fine della scorsa settimana.

Ma la domanda è se questo rally possa continuare o meno. Sebbene i timori per la crescita globale, i timori per l'inflazione e le tensioni geopolitiche siano favorevoli all'Oro, il metallo è ancora strettamente legato all'andamento del dollaro USA.

Passando agli altri due metalli preziosi che seguiamo nel nostro Portafoglio notiamo che il Platino continua a testare il minimo dell’area 925 $/oz. ma i massimi si sono ridotti da 990 a 960 $/oz. con la M.M. a 50 periodi che si sta avvicinando e potrebbe portare ulteriore pressione ai prezzi. Mentre l’Argento, dopo lo sfondone che ha portato i prezzi a registrare un minimo a 20,42 $/oz., ha effettuato l’auspicato rimbalzo, chiesto a gran voce nell’articolo della scorsa settimana, con un massimo in area di 22 $/oz. uscendo dalla zona di ipervenduto, Speriamo in una risalita dei prezzi anche in questa settimana.

La settimana dell’Oro è si è chiusa a 1808.20 $/oz., con un guadagno del + 3,96% che porta per la prima volta nell’anno ad una perdita del - 1,12% da inizio anno. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 1845.60 $/oz. con un guadagno del + 1,93%. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES GIUGNO 2022:

LA GUERRA – RUSSIA – UCRAINA - (EUROPA)

Ieri il Presidente della Polonia, Andrzej Duda, ha incontrato il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky. Come riporta Ukrinform, il Presidente ucraino ha sottolineato il sostegno di Varsavia all’Ucraina, alle forze armate e ai cittadini costretti a lasciare le proprie case a causa dell’invasione russa. Secondo Zelensky i due paesi hanno mostrato forti legami a diversi livelli durante l’aggressione russa: “Faremo tutto il possibile per assicurarci di non perdere questa amicizia, questa partnership calorosa e strategica”. Zelensky ha anche voluto evidenziare il ruolo di Duda nel rafforzare le forze armate dell’Ucraina. Secondo Zelensky: “è importante oggi parlare della ricostruzione dell’Ucraina”. “Questo è un segnale che vinceremo sicuramente, ne sono sicuro. E per ricostruire l’Ucraina, abbiamo bisogno dell’unità dei paesi dell’Unione Europea, degli Stati Uniti e tutti i nostri amici. E vediamo la Polonia tra le nazioni leader che saranno nel programma di ricostruzione dell’Ucraina”.

Secondo Duda la fine della guerra richiede un sostegno all’Ucraina da parte della comunità internazionale, non solo dal punto di vista umanitario, ma anche militare: “L’Ucraina ha bisogno di armi. Gli ucraini hanno grande morale e determinazione, ma hanno bisogno di equipaggiamento moderno per sconfiggere un nemico del genere”. Inoltre, il Presidente polacco ha sottolineato l’importanza delle sanzioni. Duda al parlamento ha detto: “Sono apparse voci preoccupanti secondo le quali l’Ucraina dovrebbe cedere alle richieste di Putin”. “Solo l’Ucraina ha il diritto di decidere del suo futuro”. Il Presidente polacco sostiene che la comunità internazionale debba chiedere che la Russia si ritiri dal territorio ucraino.

Mykhailo Podolyak, consigliere di Zelensky, sabato scorso ha rilasciato un’intervista a Reuters spiegando che fare concessioni avrebbe ripercussioni sull’Ucraina, poi ché la Russia tornerebbe a colpire più forte dopo uno stop dei combattimenti. Inoltre, Podolyak ha definito “molto strane” le richieste dall’occidente per un cessate il fuoco urgente che comporterebbe la permanenza delle forze russe nei territori occupati nel sud e nell’est dell’Ucraina. Podolyak ha detto che la riapertura del processo di pace sarà possibile quando le forze russe avranno lasciato l’Ucraina.

Stando a quanto riportato dalla TASS (agenzia di stampa russa), ieri il consigliere presidenziale russo Vladimir Medinsky ha dichiarato che la Russia è pronta per continuare i colloqui con l’Ucraina. Medinsky ha detto: “Da parte nostra, siamo pronti a continuare il dialogo. Ma vorrei sottolineare che la palla di ulteriori colloqui di pace è nel campo dell’Ucraina. Il congelamento dei colloqui è stata un’iniziativa totalmente ucraina”. Mendisky sostiene che la Russia non si è mai rifiutata di partecipare a colloqui, anche al massimo livello: “La questione è che sono necessari preparativi seri per un incontro di massimo livello, un incontro tra i Presidenti”. “I capi di stato dovrebbero incontrarsi per raggiungere gli accordi finali e firmare documenti, ma non per fare foto”.

Reuters fa sapere che sempre nella giornata di sabato scorso il Presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, ha parlato al telefono con i leader di Svezia e Finlandia, le due nazioni che vorrebbero entrare nella NATO. La Turchia sostiene che i due paesi scandinavi ospitino persone legate all’organizzazione politica e militare PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan). Erdoğan ha riferito al ministro di Stato svedese, Magdalena Andersson, che si aspetta passi concreti per affrontare le preoccupazioni di Ankara, inoltre ha detto che un embargo sull’export di armi imposto alla Turchia negli anni scorsi dovrebbe essere revocato. Andersson in merito ai colloqui ha dichiarato: “Ho sottolineato che la Svezia accoglie la possibilità di cooperazione nella lotta contro il terrorismo internazionale e ho evidenziato che la Svezia sostiene chiaramente la lotta contro il terrorismo e l’elenco dei terroristi del PKK". Parlando con il Presidente finlandese Sauli Niinistö, Erdoğan ha detto che non affrontare organizzazioni terroristiche che rappresentano una minaccia per un alleato Nato non si adatterebbe allo spirito dell’alleanza. La controparte finlandese ha parlato di colloqui “aperti e diretti” ed ha accettato di continuare un dialogo stretto.

LA POLITICA USA

È arrivata sabato scorso la firma del Presidente Joe Biden sulla legislazione, approvata prima dalla Camera e giovedì scorso anche dal Senato (86 voti favorevoli, 11 contrari), che prevede fondi per 40 miliardi di dollari per sostenere l’Ucraina fino a settembre. La firma del Presidente sarebbe arrivata durante il suo viaggio in Asia. Il pacchetto di aiuti prevede 11 miliardi di dollari per l’autorità di prelievo del Presidente (che permette di inviare equipaggiamento militare ed armi dai magazzini statunitensi), 6 miliardi di fondi per l’Ukraine Security Assistance Initiative, circa 9 miliardi di dollari per aiutare a rifornire le attrezzature americane inviate in Ucraina, 5 miliardi di dollari per far fronte alla carenza globale di cibo che potrebbe derivare dalla guerra, 900 milioni di dollari per potenziare l’assistenza ai rifugiati. Prima della votazione al Senato, il leader della maggioranza Chuck Schumer aveva detto: “Questo è un pacchetto consistente e risponderà alle grandi necessità del popolo ucraino mentre combatte per la sua sopravvivenza”. Biden, invece, dopo il passaggio del pacchetto al Senato ha dichiarato: “Plaudo al Congresso per aver inviato un chiaro messaggio bipartisan al mondo, che il popolo statunitense sta insieme al popolo coraggioso dell’Ucraina mentre difende la propria democrazia e libertà”. Giovedì, inoltre, l’amministrazione Biden ha annunciato un pacchetto da 100 milioni di euro per l’assistenza militare a Kiev: “Su delega del Presidente – si legge in una nota di giovedì scorso del segretario di Stato Antony Blinken – sto autorizzando il nostro decimo prelievo di armi ed attrezzature supplementari per la difesa dell’Ucraina dai magazzini del Dipartimento della Difesa statunitense, valutato fino a 100 milioni di dollari”.

Biden ha anche firmato una misura volta ad incrementare l’accesso al latte in polvere, che scarseggia negli USA; la legislazione concederà i benefici governativi dello Special Supplemental Nutrition Program for Women, Infants and Children per acquistare diversi tipi di latte in polvere. Domenica, inoltre, è atterrato ad Indianapolis un aereo con il primo carico di latte in polvere in arrivo dall’Europa.

Intanto Joe Biden, come accennato in precedenza, è impegnato in un tour asiatico per curare i rapporti in un’area dal grande peso strategico per gli Stati Uniti come quella dell’Indo-Pacifico. Si tratta del primo viaggio in Asia in qualità di Presidente per Biden, che venerdì è arrivato in Corea del Sud per la sua prima tappa. Sabato Biden ed il suo omologo sudcoreano Yoon Suk-yeol hanno detto che i loro paesi devono sviluppare un’alleanza non solo per far fronte alla minaccia Corea del Nord, ma anche per mantenere l’area dell’Indo-Pacifico “libera e aperta” e per proteggere la catena di approvvigionamento globale. I due si sono trovati d’accordo anche sulla necessità di effettuare esercitazioni militari più grandi e dispiegare più armi statunitensi se necessario a dissuadere il vicino nordcoreano. Entrambi hanno detto di essere impegnati nel denuclearizzare la Corea del Nord e si sono detti aperti alla diplomazia con Pyongyang. Biden ha anche detto che gli USA hanno offerto vaccini anti-covid a Cina e Corea del Nord, ma “non abbiamo avuto risposta”. In una dichiarazione congiunta di Washington e Seoul viene chiesto di preservare la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan e la libertà di navigazione nel Mar Cinese Meridionale. Yoon ha anche sottolineato come i cambiamenti nel commercio internazionale abbiano dato un impulso all’intensificarsi delle relazioni tra USA e Corea del Sud. In particolare il Presidente sudcoreano ha chiesto cooperazione sulle batterie elettriche ed i semiconduttori, mentre Biden nel corso della visita ha promosso gli investimenti di aziende della Corea del Sud negli USA. Yoon, inoltre, ha annunciato la volontà di far partecipare la Corea del Sud all’Indo-Pacific Economic Framework, che sarà presentato nel corso del viaggio di Biden. Secondo funzionari USA e della Corea del Sud, la Corea del Nord potrebbe effettuare test nucleari durante il viaggio in Asia di Biden. Ieri Biden nel suo ultimo giorno in Corea del Sud, prima della tappa in Giappone, ha detto di non essere preoccupato dai test nucleari di Pyongyang. “Siamo pronti a qualsiasi cosa faccia la Corea del Nord”, ha dichiarato il Presidente statunitense.

Ora è il turno del QUAD, l’alleanza che coinvolge Australia, Giappone, India e Stati Uniti. Biden incontrerà i leader degli altri tre paesi che formano l’alleanza. Oggi inoltre a Tokyo, Biden presenterà l’Indo-Pacific Economic Framework for Prosperity, programma che punta a legare le nazioni della regione tramite standard comuni in campi come l’energia pulita, le infrastrutture e il commercio digitale.

LA POLITICA DELLA FED

Il Presidente della FED Jerome Powell martedì scorso, in un’intervista al The Wall Street Journal, ha esposto quello che al momento è l’obiettivo della banca centrale statunitense: abbassare l’inflazione. Per farlo, lo strumento al quale sta ricorrendo la FED è il rialzo dei tassi d’interesse, che Powell è disposto a portare oltre a quelli che sono riconosciuti come livelli di neutralità allo scopo di vedere l’inflazione calare. “Raggiungere la stabilità di prezzo, ripristinare la stabilità di prezzo, è una necessità assoluta. Qualcosa che dobbiamo fare perché l’economia davvero non funziona per i lavoratori, per le aziende o per chiunque, senza stabilità di prezzo. È davvero il fondamento dell’economia”, ha detto Powell.

Il tentativo di riportare l’inflazione al target del 2% potrebbe avere conseguenze sull’occupazione, ma Powell sostiene che “ci sarebbe ancora un mercato del lavoro forte se la disoccupazione salisse di qualche di punto”. Secondo il numero uno della banca centrale statunitense il ripristino della stabilità dei prezzi potrebbe comportare qualche fastidio, ma il mercato del lavoro dovrebbe mantenersi forte, con disoccupazione a bassi livelli e salari più alti.

James Bullard, presidente della FED di St. Louis, martedì ha fatto un quadro della situazione economica negli USA, sostenendo che probabilmente l’economia continuerà a crescere ad un ritmo superiore al trend almeno per i prossimi 18 mesi e che le famiglie continueranno a spendere mentre si attenuano le conseguenze della pandemia. Secondo Bullard continuare ad aumentare il target del tasso sui federal funds di mezzo punto percentuale ai prossimi incontri resta “un buon piano” per abbassare l’inflazione.

Il presidente della FED di New York, John Williams, lunedì scorso ha parlato della riduzione del bilancio della banca centrale statunitense, che ammonta a quasi a 9 trilioni di dollari. Williams ha specificato che nelle prime fasi della riduzione del bilancio, che partirà in giugno, la vendita di titoli garantiti da ipoteca non rientra nel piano, ma tale mossa potrebbe essere presa in considerazione dal FOMC una volta che il processo sarà ben avviato. Williams ha anche sottolineato che la priorità principale della FED è abbassare l’inflazione e che la banca centrale procederà “speditamente” con il suo compito. “Mettere la politica monetaria al posto giusto per riportare l’equilibrio nell’economia e far scendere l’inflazione, questo è il lavoro sul quale siamo concentrati”, ha detto Williams.

Esther George, presidente della FED di Kansas City, giovedì ha spiegato che la banca centrale sta cercando di irrigidire le condizioni finanziarie, nel tentativo di ridurre gli aumenti di prezzo. George ha detto che servono tassi d’interesse più alti, affermando però di essere a suo agio con l’attuale ritmo dettato dall’istituto, non vedendo la necessità di rialzi superiori, per esempio di 75 punti base. Fiduciosa in merito alle possibilità della FED di abbassare i prezzi: “Penso che riusciremo ad abbassare l’inflazione, perché abbiamo gli strumenti per fare il lavoro pesante in relazione alla domanda e vediamo le condizioni finanziarie che cominciano ad irrigidirsi”. “Quindi penso che sia qualcosa che dovremo osservare attentamente. È difficile sapere quanto sarà necessario per far sì che accada, considerate tutte le parti in movimento che vediamo nell’economia di oggi”.

Il forte mercato del lavoro, secondo il presidente della FED di Philadelphia Patrick Harker, potrà essere un fattore che permetterà di abbassare l’inflazione senza trascinare l’economia in una recessione. Per Harker l’economia può sostenere un inasprimento delle condizioni finanziarie “misurato e metodico” che può abbassare la domanda.

Martedì scorso Neel Kashkari, presidente della FED di Minneapolis, ha sottolineato il legame tra il rialzo dei tassi d’interesse e l’andamento delle difficoltà riscontrate nelle catene di approvvigionamento. Kashkari ha detto che l’istituto ha indicato che porterà entro fine anno il tasso di riferimento almeno ad un livello di neutralità, solitamente stimato intorno al 2,5%: “La domanda che ora mi faccio e che pongo agli economisti con i quali lavoro è: dobbiamo semplicemente portare a termine ciò che abbiamo promesso o dovremo fare anche di più?” “E io non conosco la risposta”. Kashkari ha aggiunto: “Io e i miei colleghi faremo ciò che dovremo fare per riportare l’economia in equilibrio”. “Quello che non so è quanto dovremo fare; se avremo un po’ di aiuto dal lato dell’approvvigionamento, allora non dovremo fare così tanto; se non avremo aiuto dal lato dell’approvvigionamento, dovremo fare di più”.

Infine Charles Evans, presidente della FED di Chicago, martedì scorso ha detto che i rialzi aggressivi dei tassi d’interesse da parte della banca centrale sono necessari per riprendere il controllo dell’inflazione. Secondo Evans il ritmo di inasprimento della politica monetaria andrà moderandosi procedendo verso la fine dell’anno, arrivando entro dicembre al completamento dei rialzi da 50 punti base e all’adozione di alcuni rialzi da 25 punti base. Evans ha detto: “Con l’attuale livello di pressioni inflazionistiche, potrei vedere la necessità di portare la politica un po’ oltre la neutralità per raggiungere il nostro mandato di stabilità dei prezzi”.

DATI MACROECONOMICI

Le vendite al dettaglio di aprile hanno sorpreso in positivo, su tutta la linea, e con revisione al rialzo dei numeri di marzo, che alzano la base di partenza. A livello mensile ad aprile crescono dello 0,9%, come previsto dal consensus. A marzo era stata registrata una crescita dell’1,4%.

Le vendite al dettaglio Control Group ad aprile registrano una crescita a livello mensile dell’1,0%, andando oltre il consensus dello 0,5%, ma rallentando rispetto a marzo, quando era stato registrato un rialzo dell’1,1%. I due dati sono rilasciati dall’U.S. Census Bureau.

I permessi di costruzione rilasciati ad aprile sono stati 1,819 milioni. Un numero che fa segnare un calo del 3,2% a livello mensile rispetto a marzo, quando erano stati rilasciati 1,879 milioni di permessi; il consensus era fissato a 1,812 milioni.

In leggero calo (-0,2%) anche il numero dei nuovi cantieri per abitazioni per le quali è iniziata la costruzione: il dato è passato dagli 1,728 milioni di marzo (rivisto da 1,793 milioni) agli 1,724 milioni di aprile, deludendo il consensus pari a 1,765 milioni. I dati sono rilasciati dall’U.S. Census Bureau.

Nella settimana terminata il 14 maggio sono state registrate 218 mila richieste iniziali di sussidi di disoccupazione, il numero più alto da inizio marzo ad oggi. Il consensus prevedeva un rialzo più contenuto (a 200 mila) rispetto al dato della settimana precedente, quando le richieste erano state 197 mila (dato rivisto da 203 mila). Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.

 Il Philadelphia Fed Manufacturing Survey crolla passando dai 17,6 punti di aprile ai 2,6 punti di maggio. Per trovare rilevazioni più basse bisogna tornare a maggio 2020. Il consensus prevedeva per questo mese una discesa solamente a quota 16,0 punti. Il dato è rilasciato dalla Federal Reserve Bank di Philadelphia.

PORTAFOGLI AZIONARI

Purtroppo la continua negatività degli indici, nella settimana appena trascorsa, ha portato a registrare uno STOP sul Portafoglio storico con la strategia del Nasdaq Weekly. In realtà l’indice c’entra poco in quanto il titolo CISCO (- 15,38%) si era ben difeso dal calo generalizzato ma, l’uscita di una trimestrale economica (da leggere nel relativo capitolo) che riportava un fatturato in contrazione e soprattutto un restringimento delle previsioni per il prossimo trimestre ha, de facto, portato una valanga di vendite con tanto di apertura in gap down. Un paio di STOP dopo le innumerevoli volte che siamo andati a target, ci sta ! Ora, ad eccezione di BIOMARIN, abbiamo solo COPART con questa strategia in quanto, dopo che l’indice è entrato in “bear market” il system non ha più generato acquisti.  

Nel Portafoglio “The Challenge” siamo andati diverse volte vicini al target sull’ETF S&P500 VIX ma, stranamente, nonostante il continuo ribasso dell’indice S&P500, l’indice VIX segue parzialmente l’andamento del sottostante. Per quanto riguarda gli acquisti, siamo rientrati sull’ETF L&G CYBER SECURITY e bene abbiamo fatto ad attendere a dare il BUY su alcuni titoli azionari (già in Portafoglio e non) sui quali pensiamo di poter spuntare prezzi ancora migliori nei prossimi giorni o settimane.

Alla prossima.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 NELLA SETTIMANA APPENA TRASCORSA.

ANALOG DEVICES + 2,33%. La società è impegnata nella progettazione, produzione e commercializzazione di un portafoglio di segnali analogici, segnali misti e digitali ad alte prestazioni, elaborazione di circuiti integrati utilizzati in tutti i tipi di apparecchiature elettroniche, ha riportato utili nel secondo trimestre fiscale 2022 pari a 2,40 $/az. su un fatturato di 2,97 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 2,11 $/az. su un fatturato pari a 2,84 mld $. I ricavi sono aumentati del 78,9% su base annua. La società ha detto che prevede utili nel terzo trimestre fiscale 2022 tra 2,32 e 2,52 $/az. su un fatturato tra 2,95 e 3,15 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 2,16 $/az. su un fatturato di 2,89 mld $.

Vincent Roche, Presidente e CEO della società, ha affermato: "ADI ha realizzato il suo quinto trimestre consecutivo di ricavi record con una domanda senza precedenti per le nostre tecnologie e la nostra capacità di aumentare la produzione in un contesto di offerta difficile. Il lavoro in prima linea combinata con l'esecuzione di sinergie di successo ha consentito di riportare il margine lordo rettificato, il margine operativo e l'EPS più alti. Nonostante la crescente incertezza geopolitica e le continue interruzioni della catena di approvvigionamento, entriamo nel secondo semestre da una posizione di forza con una maggiore capacità e un continuo aumento delle prenotazioni".

APPLIED MATERIALS – 4,83%. La società che sviluppa, produce, commercializza e fornisce servizi di fabbricazione di apparecchiature per le industrie mondiali dei semiconduttori, ha riportato utili nel secondo trimestre fiscale 2022 pari a 1,85 $/az. su ricavi per 6,25 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 1,90 $/az. su ricavi per 6,37 mld $. Il fatturato è cresciuto del 11,9% su base annua. La società ha dichiarato di aspettarsi utili nel terzo trimestre fiscale 2022 tra 1,59 e 1,95 $/az. su ricavi tra 5,85 e 6,65 mld $ e l'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 2,04 $/az. su ricavi per 6,73 mld $.

Gary Dickerson, Presidente e CEO della società, ha affermato: "La domanda di prodotti e servizi di Applied Materials non è mai stata così forte, eppure rimaniamo vincolati dai continui problemi della catena di approvvigionamento. La nostra priorità è lavorare in modo rapido e creativo lungo tutta la catena di approvvigionamento per portare online una maggiore capacità del settore, accelerando al contempo le procedure tecnologiche che riteniamo consentiranno ad Applied di superare il mercato dei semiconduttori negli anni a venire".

CISCO SYSTEMS – 13,36%. La società che progetta, produce e vende prodotti e servizi di rete basati su protocollo Internet (IP) relativi alle comunicazioni ed all’industria della tecnologia dell'informazione (IT), ha riportato utili nel terzo trimestre fiscale 2022 pari a 0,87 $/az. su ricavi per 12,80 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 0,86 $/az. su ricavi per 13,34 mld $. Il fatturato è cresciuto del 0,2% su base annua. La società ha dichiarato di aspettarsi utili nel quarto trimestre fiscale 2022 tra 0,76 e 0,84 $/az. su ricavi tra 12,41 e 13,00 mld $ e l'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 0,92 $/az. su ricavi per 13,87 mld $. Inoltre per l’intero anno fiscale 2022 prevede utili tra 3,29 e 3,37 $/az. su ricavi tra 52,26 e 51,71 mld $. La stima degli analisti è per utili pari a 3,44 $/az e ricavi per 52,83 mld $.

Chuck Robbins, Presidente e CEO di Cisco, ha affermato: "Abbiamo continuato a vedere una solida domanda per le nostre tecnologie e la trasformazione aziendale sta procedendo bene. Sebbene i blocchi di Covid in Cina e la guerra in Ucraina abbiano avuto un impatto sulle nostre entrate nel trimestre, i driver fondamentali della nostra attività sono forti e rimaniamo fiduciosi a lungo termine. Abbiamo realizzato utili sani nonostante interruzioni impreviste grazie a prezzi elevati e una gestione disciplinata della spesa. Il nostro portafoglio prodotti supera di gran lunga i 15 mld $ e l'ARR e l'RPO dei prodotti sono nuovamente cresciuti a due cifre”.

CONSTELLATION ENERGY + 3,74%. L’azienda è un produttore indipendente di energia elettrica, gas naturale, energia elettricità rinnovabile e servizi di gestione dell’energia, ha riportato utili nel primo trimestre 2022 pari a 0,32 $/az. su ricavi per 5,59 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 0,70 $/az. su ricavi per 5,78 mld $.

Il CEO della società, Joseph Dominguez, ha affermato: "Abbiamo compiuto notevoli progressi finanziari e operativi dal nostro lancio dopo la separazione completata con Exelon Corp. e siamo concentrati sulla nostra missione di accelerare la transizione verso un futuro senza emissioni di carbonio. Le nostre centrali nucleari e rinnovabili hanno funzionato a livelli leader del settore, producendo abbastanza energia priva di emissioni di carbonio evitando 30,2 milioni di tonnellate di anidride carbonica durante il trimestre e continuiamo a collaborare con i clienti per aiutarli a raggiungere i loro obiettivi di sostenibilità. Andando avanti, stiamo reinventando i nostri siti nucleari come centri di energia pulita che possono fare ancora di più per aiutare a risolvere la crisi climatica, producendo idrogeno pulito, rimuovendo il carbonio dall'aria e fornendo, in partnership con Microsoft, una soluzione di fornitura energetica senza emissioni di carbonio 24 ore su 24, 7 giorni su 7/365 in tempo reale che consentirà ai clienti di raggiungere pienamente i propri obiettivi di emissioni zero. Abbiamo ottenuto ottimi risultati finanziari durante il trimestre, guadagnando 866 milioni di dollari di EBITDA rettificato e riaffermando la nostra previsione per l'EBITDA rettificato per l'intero anno 2022 tra 2,35 e 2,75 mld $". Da inizio anno, abbiamo adottato misure per rafforzare ulteriormente il nostro bilancio con il rimborso accelerato di quasi 2,5 mld $ di debiti. Guardando al futuro, vediamo condizioni di mercato favorevoli e continue opportunità di aggiungere valore alle nostre centrali e acquisire nuovi clienti mentre miglioriamo la nostra offerta di prodotti".

COPART – INV%. E’ un fornitore di aste online e servizi di remarketing di veicoli negli Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Brasile. Fornisce ai venditori di veicoli servizi per elaborare e vendere veicoli su Internet, ha riportato utili nel terzo trimestre fiscale 2022 pari a 1,17 $/az. su ricavi per 939.90 mln $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 1,14 $/az. su ricavi per 878.0 mln $. Il fatturato è cresciuto del 25,6% su base annua.

Jeffrey Liaw, Presidente e A.D. Nord America, ha affermato: “Come tutti voi ben sapete, il nostro settore e l'economia globale in generale stanno vivendo una serie di variabili a livelli insoliti. Carenza di veicoli nuovi e usati, pratiche sul posto di lavoro in evoluzione, prezzi di carburante e materie prime volatili ed elevati ed instabilità globale. In tale contesto, continuiamo a ottenere buoni risultati per i nostri clienti e, di conseguenza, anche per la nostra attività. Le convinzioni e principi operativi fondamentali a lungo termine rimangono invariati. Soprattutto, investiremo nella nostra infrastruttura, nella nostra piattaforma tecnologica, nel nostro personale e nelle nostre offerte di servizio clienti per migliorare la liquidità delle aste e i rendimenti per i nostri venditori nei mercati più maturi. Continueremo a collaborare con i nostri venditori giorno per giorno inclusa quella che sembra essere una stagione di tempesta attiva, per proteggere loro e le loro relazioni con gli assicurati. Espanderemo attivamente i nostri mercati aumentando il volume di auto meno danneggiate e intere da venditori, assicurativi e non assicurativi, e continueremo la nostra espansione nei mercati internazionali dell'Europa occidentale e oltre, tra cui Germania e Spagna”.

JD.COM + 1,21%.  E’ una società di vendita diretta online in Cina. La Società acquisisce prodotti dai fornitori e li vende direttamente ai propri clienti tramite il proprio sito Web e le applicazioni mobili, ha riportato utili nel primo trimestre 2022 pari a 0,40 $/az. su un fatturato di 37,80 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,24 $/az. su un fatturato pari a 34,82 mld $. I ricavi sono aumentati del 21,9% su base annua.

L’A.D. della società, Lei Xu, ha affermato: "Le solide capacità della catena di approvvigionamento di JD.com e l'efficienza operativa basata sulla tecnologia hanno sostenuto la nostra solida performance durante il trimestre mentre continuavamo a fornire una crescita sana in un ambiente esterno difficile. Ancora più importante, stiamo sfruttando attivamente le nostre competenze chiave per supportare le comunità locali e le imprese nelle regioni colpite dall'ultima epidemia di Omicron. Tutti i nostri dipendenti si impegnano ad adempiere alle responsabilità sociali e sono incoraggiati dalla crescente fiducia riposta in noi dai clienti e partner commerciali". La società ha chiuso il primo trimestre con 580,5 milioni di clienti attivi annuali, in crescita del 16%.

ROSS STORES – 21,93%. La società che gestisce due catene di negozi di abbigliamento ed accessori per la casa a prezzi scontati negli Stati Uniti, ha riportato utili nel primo trimestre 2022 pari a 0,97 $/az. su un fatturato di 4,33 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 1,00 $/az. su un fatturato pari a 4,53 mld $. I ricavi sono diminuiti del 4,1% rispetto allo stesso trimestre di un anno fa. La società ha detto che prevede utili nel secondo trimestre 2022 tra 0,99 e 1,07 $/az. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 1,33 $/az. Infine la società ha detto di aspettarsi utili per l’intero anno 2022 tra 4,34 e 4,58 $/az. L'attuale stima degli analisti per il 2022 per gli utili è pari a 5,02 $/az.

Barbara Rentler, CEO della società, ha commentato: "Siamo delusi dai nostri risultati del primo trimestre inferiori alle attese. Dopo un inizio più forte del previsto all'inizio del periodo, le vendite hanno sottoperformato nel resto del trimestre. Sapevamo che l'anno fiscale 2022 sarebbe stato un anno difficile da prevedere, in particolare il primo semestre, quando ci siamo trovati di fronte ai livelli record di stimolo governativo dell'anno scorso e alla significativa domanda repressa da parte dei clienti con l'allentamento delle restrizioni COVID. Anche il contesto esterno si è rivelato estremamente difficile poiché il conflitto Russia-Ucraina ha esacerbato l'inflazione generando pressioni sul consumatore che non si vedevano da 40 anni. Il margine operativo del primo trimestre del 10,8% è sceso dal 14,2% registrato nel 2021. Sebbene il panorama all'inizio del 2022 sia stato più difficile del previsto e l'anno potrebbe rivelarsi più difficile di quanto inizialmente previsto, rimaniamo fiduciosi nella nostra capacità di affrontare con successo questo periodo. Abbiamo dimostrato in passato che il nostro modello di business incentrato sul valore ci ha servito bene in climi esterni sani e più incerti e crediamo che le attuali condizioni difficili non saranno diverse".

SYNOPSYS + 11,14%. La società produce software di automazione della progettazione elettronica per l'industria dei semiconduttori, ha riportato utili nel secondo trimestre fiscale 2022 pari a 2,50 $/az. su un fatturato di 1,28 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 2,37 $/az. su un fatturato pari a 1,26 mld $. I ricavi sono cresciuti del 24,9% su base annua. Inoltre la società ha detto che prevede utili nel terzo trimestre fiscale 2022 tra 2,01 e 2,06 $/az. su un fatturato tra 1,21 e 1,24 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 1,61 $/az. su un fatturato di 1,14 mld $. Infine la società ha detto che prevede utili per l’intero anno 2022 tra 8,63 e 8,70 $/az. su ricavi tra 5,00 e 5,05 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 7,90 $/az. su ricavi per 4,81 mld $.

Il CEO della società, Aart de Geus, ha affermato: "Synopsys ha realizzato un eccezionale secondo trimestre fiscale, superando i nostri obiettivi previsionali con forza in tutti i gruppi di prodotti e aree geografiche. Sulla base del lavoro svolto del primo semestre e della fiducia nella nostra attività, stiamo aumentando sostanzialmente i nostri obiettivi per l'intero anno. Il nostro aumento finanziario si basa su tre fattori: un portafoglio di prodotti senza eguali con innovazioni rivoluzionarie, una solida domanda del mercato dei semiconduttori e dell'elettronica e un'eccellente esecuzione operativa. Nonostante le turbolenze macroeconomiche in un ambiente geopolitico incerto, i nostri clienti continuano a dare priorità agli investimenti per consentire il nuovo "smart Everything". Per l'anno fiscale 2022, prevediamo di aumentare il fatturato annuo di circa il 20% e di superare la pietra miliare di 5 mld $, promuovendo un'ulteriore espansione del margine operativo, un aumento degli utili per azione di oltre il 25% e generando circa 1,6 mld $ del flusso di cassa operativo".

SEGNALI DI ENTRATA E DI USCITA DEL MODELLO QUANTITATIVO LOMBARD PER IL TRADING SULLE AZIONI NASDAQ TIME FRAME SETTIMANALE. I SEGNALI VENGONO GENERATI UNA VOLTA A SETTIMANA E PUBBLICATI SUL SITO IL LUNEDI MATTINA E VALEVOLI PER TUTTA LE SETTIMANA. IL REPORT SI COMPONE DI SEGNALI DI ACQUISTO PER NUOVE POSIZIONI E DI AGGIORNAMENTO PER I TITOLI GIA' PRESENTI IN PORTAFOGLIO.
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Pagina a cura di SANDRO MANCINI e GIANMARCO LUCHETTI SFONDALMONDO.

(articolo di Sandro Mancini)