Alta tensione e movimenti record


Movimenti tanto estremi quanto assurdi in questa settimana di alta tensione geopolitica e finanziaria conditi da una incolore ed insignificante, in termini politici e monetari, conferenza stampa della presidente della Bce, che, c'è da dirlo in suo favore, non poteva che essere assolutamente tale anche per motivi strategici, in attesa della Fed, proprio nel corso di questa ottava.

Un simile vantaggio competitivo, la Bce lo ha giocato senza sorprendere nessuno, lasciando i tassi invariati, e non avrebbe potuto essere altrimenti, vista la guerra al confine europeo che sta sconvolgendo tutti gli equilibri finanziari dell'utlimo secolo, e saremmo stati pronti a scommetterlo anche senza l'evento bellico, giacchè anche nella scorsa conferenza stampa, la Lagarde aveva giocato al gatto e al topo con Powell, attendendo le mosse Fed.

L'unica affermazione della Presidente della Bce degna di nota, in quanto valevole come presa di posizione, è stata quella relativa al livello dell'inflazione, la quale, a suo dire, tenderà a scendere.

Un'affermazione molto coraggiosa, dicevamo, quella relativa al tasso di inflazione, a cui i mercati hanno reagito però, ignorandola del tutto, forse memori del furbo cambio di valutazione offerto da Powell in un solo mese tra novembre  e dicembre scorso!

Sempre nella stessa giornata poi, sono arrivati i dati relativi all'inflazione americana, fondamentali per intuire in anticipo il possibile indirizzo della Fed, ma stavolta, il dato finale è rimasto entro i limiti delle attese,rimescolando un pò le carte in merito, più che altro , all'entità dell'aumento dei tassi; se di un quarto di punto o del doppio, differenza di non poco conto in un simle contesto.

Inutile dire che il nostro mercato non è stato risparmiato dagli eventi e dalla comunicazione della fine programmata del QE che ha fatto decollare lo spread, passato da 147 a 164 punti base e Unicredit è stata colpita da una serie di vendite pazzesche tanto da seppellirla sino ai 7.85€, dove, solo telecronaca, ha rimbalzato.

Solo una cosa si può dire su di essa, chi ha fatto trading su questa azione, ha avuto altissime scariche di adrenalina.

Ancora in forte crescita il petrolio, facendo gridare al complotto speculativo le migliori "penne" della nazione.

Del termine "speculazione", che immancabilmente torna in voga ogni volta che le borse scendono o quando il costo della benzina sale, e che viene troppo spesso tirato in ballo a sproposito, ne avevamo già parlato e vi rimando a questo articolo https://www.lombardreport.com/2020/9/5/il-volto-nobile-della-speculazione/

Nessuno, tutttavia, si era permesso di grìdare al complotto speculativo solo qualche settimana fa quando i mercati mondiali erano su livelli elevatissimi palesemente drogati dalle stesse banche centrali; avevamo persino tentato una metafora, che recitava pressapoco così: "Comprereste una piccola utilitaria al modico prezzo di 150mila euro?" La correlazione è la stessa, con le azioni che viaggiavano costantemente a prezzi 5-10 volte il loro P/E in moltissimi casi, ma solo pochi giorni fa, nessuno osava gridare al complotto speculativo. Ambigue percezioni!

Ora ci risiamo nuovamente. 

Vediamo graficamente i primi esiti di quello che ad oggi, è solo un validissimo pretesto per uscire dal mercato e che tecnicamente equivale allo scoppio di una bolla finanziaria.

UNICREDIT

Forse l'azione più coinvolta dalle conseguenze economiche del conflitto bellico in essere, Unicredit, alla quale avevamo dato un target price ai 14€ qualche mese fa, ha consentito a coloro i quali hanno preso sul serio la nostra valutazione, di uscire ed abbandonare il titolo. In settimana è andata al rimbalzo dai 7.75€ dopo giorni di puro terrore a causa del coinvolgimento nel settore bancario russo, valore base di un ritracciamento veloce ma con base tecnica prevedibile per cui, ancora sotto controllo per gli operatori.

Si può lecitamente ipotizzare un rimbalzo ulteriore ai 10.90€ ma sempre che il valore minimo dei 7.75€ non venga travolto in una scongiurabile nuova fase di vendite.

In questo caso, ad oggi, vale la metafora "raccogliere un coltello che cade offre il 50% di possibilità di farsi del male" per cui per quanto mi riguarda è sempre sconsigliabile agire LONG spudoratamente e senza paracadute in simili contesti, per cui se si è dentro il titolo si possono sistemare le proprie posizioni in maniera tale per cui il prezzo medio si attesti nei pressi dei 10.9€ per azione, ma sempre tenendo conto il minimo toccato di recente ai 7.75€ e delle ovvie personali valutazioni da fare qualora si vada sotto tale valore, come ad esempio, appunto, aprire il paracadute.

FERRARI

Fermo restando, anche in questo contesto, il minimo attuale, un rimbalzo ai 195€ risulta nelle potenzialità del titolo, ma tenendo ben conto delle considerazioni fatte su Unicredit in merito al minimo recente, quindi Stop Loss qualora un nuovo minimo venga scritto sotto i 164€.

FERRAGAMO

L'esplosione della bolla risulta evidente anche da quest'ultimo grafico, tuttavia, riteniamo un target il livello dei 18€ alla portata.

Anche per Ferragamo vale l'indicazione di massima che un nuovo minimo andrebbe a cancellare il target previsto e deve indurre ad uno stop loss per poter reintervenire a livelli più consoni.

Sarà la settimana delle scadenze tecniche e della FED, e dopo le fortissime sollecitazioni al ribasso delle ultime settimane, c'è da attendersi di tutto, ivi compreso un rimbalzo tecnico valido e degno di nota, pertanto, allacciamo le cinture perchè con i book quasi completamente vuoti sui derivati degli indici azionari, già in settimana, gli sbalzi del 2/3% sono avvenuti in pochissimi minuti.

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)