Dopo uno storno, rispetto ai livelli di inizio anno, del 12% sullo S&P500 e del 18% sul Nasdaq, l’azionario statunitense ha messo a segno un rimbalzo tecnico, senza però fornire un segnale convincente di esaurimento del movimento correttivo. L’indice Russel 2000 (PC 1974) rimane schiacciato sui livelli di inizio 2021. Debolezza anche sulle Borse europee, anch’esse sui minimi degli ultimi mesi. L’azionario rimane preoccupato sull’evoluzione, in senso meno espansivo, delle politiche monetarie della Fed e della altre Banche Centrali, alla luce delle dinamiche inflazionistiche sempre più evidenti.
Come dicevamo le settimane passate “La liquidità rimane la variabile chiave: una sua contrazione - e forse anche solo una sua crescita giudicata troppo scarsa dai mercati - potrebbe creare seri problemi sulla tenuta del debito e quindi anche alle dinamiche delle Borse [...]. È quindi probabile che i rialzi dei tassi nominali di interesse - ancorché in rialzo - siano destinati a rimanere al di sotto dei tassi di inflazione, mantenendo cioè un contesto di rendimenti reali negativi. Le Banche Centrali, insomma, seguiranno un approccio behind the curve, faranno la “faccia feroce” magari, ma rimanendo nei fatti accomodanti. Per un semplice motivo: si sono infilate in un cul de sac, da cui possono uscire solo grazie all’inflazione, che aiuterà a sgonfiare le gigantesche bolle di debito accumulato negli ultimi lustri”.
L’indice S&P500 (PC 4.472), dopo avere raggiunto l’obiettivo indicato, il supporto chiave in area 4.200/50 (min 4212 il 24.01), ha messo a segno un rimbalzo tecnico verso 4.580: fintantoché le quotazioni stazionano al di sotto di 4.550 il tono rimane debole, con possibili ulteriori discese (segnale alla perforazione di 4.200-4.300) verso il valido supporto a quota 4.000. Sull’Eurostoxx50 (PC 4.078, cfr. grafico) prevale un movimento debole/laterale: la rottura di 4.000 proietterebbe le quotazioni verso il supporto in area 3.700-3.850.
Lato volatilità implicita, sul VIX (PC 25,15) si è assistito ad uno sbuffo verso quota 33 il 24 gennaio, seguito da una veloce ridiscesa verso 22. Il contesto rimane di tensioni moderate, come confermato anche dall’instabilità della volatilità. Non è ancora conclamato il passaggio da uno scenario risk-on a uno risk-off ma sicuramente si nota un deterioramento significativo delle prospettive di rischio/rendimento, su orizzonti plurimensili.
Sui metalli preziosi si è assistito ad un movimento laterale, all’interno comunque di un’impostazione ancora positiva. La maggior parte delle materie prime rimane positiva vista la presenza di uno scenario oramai conclamatamente inflazionistico, con rendimenti reali negativi, nonostante la risalita possibile dei rendimenti nominali.
Si segnala poi un marcato rimbalzo del cambio EurUsd (1,1438), che risale dai minimi a ridosso di 1,1100 di inizio mese.
Operativamente, si conferma il mantenimento delle posizioni in portafoglio, sui seguenti Etc quotati su Borsa italiana:
Oro (ticker PHAU: PC 148,88); Argento (ticker PHAG: PC 18,198); Platino (ticker PHPT: PC 83,150); Palladio (ticker PHPD: PC 186,42); Frumento (ticker WEAT: PC 0,6975), Mais (ticker CORN: PC 1,0062), Caffè (ticker COFF: PC 1,2604), Cotone (ticker COTN: PC 3,1955), Rame (ticker COPA: PC 34,315); Nickel (ticker NICK: PC 18,800); Alluminio (ticker ALUM: PC 3,7430); Zucchero (ticker SUGA: PC 7,747); Cacao (ticker COCO: PC 2,380) e Zinco (ticker: ZINC: PC 9,650).
Manteniamo anche le posizioni corte tattiche sull’S&P500, con l‘Etf short sull’S&P500 Xtrackers S&P500 Inv Day con ticker XSPS (PC 6,890).
(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)