Strategia complessa ma fattibile. Mediante una gamma di Etf specifici, che accorpati fra loro garantiranno nel tempo performance interessanti. I consigli utili per metterla in campo.
Cedole & dividendi
La notizia dell’inflazione Usa al 7,5% ha fatto il giro del mondo in pochi minuti, spaventando operatori e investitori. E soprattutto le Banche centrali, che ancora una volta hanno sbagliato previsioni, dimostrando come il ruolo dei loro uffici studi valga ormai davvero poco (se non nulla!). Passiamo però agli aspetti concreti, cioè a quelli operativi, rispondendo alla questione già posta mille volte: come trasformare numeri così rilevanti in occasioni di guadagno? L’unico modo - scontato ma vero - sta nel puntare sulle obbligazioni “inflation linked”, che accumulano sul capitale appunto le variazioni inflattive.
Al contrario di quanto i teorici delle obbligazioni sostengono vanno sempre tenute in portafoglio e acquistate specialmente quando l’inflazione è contenuta e i tassi di interesse non eccessivamente bassi, cioè in una situazione di bilanciamento non facile da identificare. E allora? C’è un’altra alternativa: entrare su forti ribassi delle quotazioni, che si determinano quando i tassi salgono, perché da questo punto di vista gli “inflation” si comportano come dei bond a cedola fissa.
Nel contesto Usa tale tipologia obbligazionaria si manifesta con i Tips, Treasuries indicizzati al Cpi (Consumer price index), purtroppo non quotati né sul Mot né su Tlx per motivi sostanzialmente di difficoltà nella gestione fiscale da parte degli intermediari. Ciò non esclude che si possano acquistare sul mercato Otc poiché trattati su varie altre Borse europee e soprattutto su quelle tedesche. Come i “colleghi” europei (eccetto i Btp Italia) prevedono delle normali cedole ma il relativo capitale viene incrementato – o forse sarebbe meglio dire rettificato - progressivamente in base all'inflazione, misurata durante il periodo di detenzione.
Perché ne scriviamo pur non essendo acquistabili dalla maggior parte degli investitori? Per il semplice motivo che c’è una soluzione di ripiego. Consiste nel puntare sugli Etf relativi appunto ai Tips. Vari sono quelli quotati a Borsa Italiana.
Amundi Us Gov. inflation |
LU1525419294 |
Ter 0,09% |
Valuta denominazione $ - Cedole a capitalizzazione |
iShares $ Tips |
IE00B1FZSC47 |
Ter 0,10% |
Valuta denominazione $ - Cedole a capitalizzazione |
Lyxor Core Us Tips |
LU1452600270 |
Ter 0,09% |
Valuta denominazione $ - Cedole semestrali |
Lyxor Core Us Tips Hedged |
LU1452600437 |
Ter 0,12% |
Valuta denominazione € - Cedola annuale |
Spdr Us Tips |
IE00BZ0G8977 |
Ter 0,17% |
Valuta denominazione $ - Cedole semestrali |
Ubs Tips 1-10 years Hedged |
LU1459801780 |
Ter 0,20% |
Valuta denominazione € - Cedole a capitalizzazione – Scadenze 1-10 anni |
Ubs Tips 1-10 years |
LU1459801434 |
Ter 0,15% |
Valuta denominazione $ - Cedole semestrali – Scadenze 1-10 anni |
Ubs Tips 10+ years Hedged |
LU1459803059 |
Ter 0,25% |
Valuta denominazione € - Cedole a capitalizzazione – Scadenze oltre 10 anni |
Ubs Tips 10+ years |
LU1459802754 |
Ter 0,20% |
Valuta denominazione $ - Cedole semestrali – Scadenze oltre 10 anni |
È evidente la possibilità di diversificare in termini di scadenze, distribuzione o meno delle cedole e valuta, essendocene vari a cambio coperto. Vediamo l’andamento (grafico da ProRealTime) di quello a maggiore capitalizzazione, l’iShares $ Tips.
Da oltre tre anni sta accumulando in termini di quotazione ma proprio al culmine dell’inflazione ha cominciato a scendere. Il perché è presto spiegato: risente dell’effetto “duration” dei titoli sottostanti, che già anticipano i prossimi rialzi Fed – il peggiore nemico per questa tipologia di bond – dato che si comportano come dei tassi fissi. Ne consegue che l’aspetto della capitalizzazione inflattiva viene ripartito nel tempo, penalizzandoli nel breve e medio periodo e rinviandone il compito al lungo termine, specialmente se acquistati con un Pac. Sono allora meno efficienti rispetto ai singoli titoli? Svolgono un ruolo diverso e proprio per questo motivo l’industria finanziaria ha proposto degli altri Etf, concepiti in base alla cosiddetta inflazione di equilibrio. Eccoli nei dettagli.
Amundi Index Breakeven Inflation Usd 10 years |
LU2037750168 |
Ter 0,16% |
Valuta denominazione $ - Cedole a capitalizzazione - Replica l’inflazione di equilibrio con una posizione long in Tips a 10 anni e posizioni short in Treasuries a tasso fisso con identica duration |
Lyxor Usd 10 years Inflation Expectations |
LU1390062831 |
Ter 0,25% |
Valuta denominazione $ - Cedole a capitalizzazione - Replica l’inflazione di equilibrio con una posizione long in Tips a 10 anni e posizioni short in Treasuries a tasso fisso con identica duration |
Lyxor Inverse US $ 10Y Inflation Expectations |
LU1879532940 |
Ter 0,35% |
Valuta denominazione $ - Cedole a capitalizzazione - Replica l’indice di riferimento iBoxx Usd Inverse Breakeven 10-Year Inflation, rappresentativo della performance di una posizione corta nelle ultime 6 emissioni di Treasury Inflation-Protected Securities decennali e di una posizione lunga in Treasuries a tasso fisso con scadenze simili |
Tabula US Enhanced Inflation Eur Hedged |
IE00BKX90X67 |
Ter 0,34% |
Valuta denominazione € - Cedole a capitalizzazione - Replica l’inflazione di equilibrio con posizioni long in Tips a 7-10 anni e posizioni short con swap |
È lampante la tipologia più complessa delle relative strutture, che consentono però di rincorrere con maggiore precisione le prospettive inflattive, nel caso specifico sempre riferite al contesto Usa. Esaminiamo il grafico (da ProRealTime) del Lyxor 10 years Inflation Expectations.
Risulta palese la maggiore precisione di replica dell’andamento inflattivo d’oltre Oceano, con una reazione al rialzo dei tassi Fed per ora quasi del tutto assente.
I consigli pratici
Gli asset “inflation” oggi sono molto cari ma restano gli unici a proteggere dal rialzo “monstre” del costo della vita, specialmente negli Usa |
È tardi per entrare? Nei mesi scorsi già si diceva che lo era. Da allora hanno corso ancora. Adesso stanno iniziando a risentire dei prossimi rialzi dei tassi in area Fed. Entrare quindi sugli Etf specifici – senza una strategia – sarebbe un errore |
Meglio i singoli Tips? Sì se l’intermediario utilizzato lo consente: sono soprattutto private e Sim. Le normali piattaforme di trading non lo permettono |
Visto che di Tips ce ne sono tanti (come scadenze) conviene puntare su quelle corte ed emesse da poco – per esempio la 0,5% 2024 (Isin US9128286N55), collocata nel 2019 - oppure molto lunghe e che quotino vicino a 100: un esempio? La 0,25% 2050 (Isin US912810SM18), che prezza sui 103. Nel primo caso si punta a incassare inflazione. Nel secondo si attende anche un rimbalzo delle quotazioni, che potrebbe realizzarsi nel medio/lungo termine |
Nel caso i Tips non siano acquistabili resta l’alternativa degli Etf. Meglio attendere però un primo scossone delle loro quotazioni. Poi si potrà iniziare un piano di acquisti con entrate scaglionate diversificando su cloni a replica non gestita (quelli della prima lista) e a replica gestita (quelli della seconda lista), differenziando anche fra non hedgiati ed hedgiati |
Il gioco vale la candela? E se l’inflazione Usa presto o tardi crollasse? Investire sugli “inflation linked” non è semplice ma l’esperienza dimostra che nel lungo termine si rivela sempre vincente, soprattutto nell’area del dollaro, data una Banca centrale storicamente maggiormente propensa a movimenti più netti sui tassi rispetto alla pachidermica Bce. Si tenga inoltre conto del fatto che negli Usa l’inflazione sale e scende velocemente grazie a un’economia efficiente e reattiva |
Inevitabile tenere infine conto di un fatto: se gli “inflation” in euro svolgono un ruolo protettivo quelli in dollari sono soltanto speculativi per l’investitore di casa nostra |