L’azione della leader del risparmio gestito analizzata dopo l’accordo con Unicredit. Più 9,15% in una sola seduta: l’ha registrato ieri un clone molto particolare. Infine cosa potrebbe succedere agli Etf della green energy nel prossimo anno.
Buy or sell
Una società complessa, secondo le stesse dichiarazioni di chi ci lavora, in un settore complesso in un momento complesso. Eppure negli ultimi giorni Azimut è stata protagonista di operazioni potenzialmente adatte a un nuovo impulso. In particolare quella della partnership con Unicredit. Da tempo qua e là circolavano voci di gruppi interessati ad Azimut ma ancora una volta i suoi vertici hanno sorpreso con un accordo inatteso nella forma e nella sostanza. Partnership appunto e non cessione: ciò significa che entrambe le società vogliono massimizzare i benefici. Per Azimut si tratta di aprire le porte a un bacino notevole di clienti, modificando un po' la sua stessa natura. Per Unicredit si tratta di disporre di un fornitore di prodotti facilmente e velocemente inseribili in catalogo.
L’accordo prevede che il gruppo presieduto da Pietro Giuliani costituirà e gestirà autonomamente in Irlanda una società per lo sviluppo di strumenti di investimento (soprattutto fondi comuni aperti di tipo Ucits) da distribuire in Italia attraverso la rete Unicredit su base non esclusiva. Azimut annuncia di voler lanciare i primi fondi nel secondo semestre 2023. Unicredit avrà invece il diritto di esercitare una “call option” per l’acquisizione di una partecipazione della newco irlandese posseduta da Azimut.
Tutto questo come va visto in chiave di azione Azimut? L’accelerazione rialzista di venerdì 16 ha consentito al titolo di uscire dall’area di congestione in cui si muoveva dall’11 novembre, con una reazione che l’ha allontanata da quota 20 euro. Attenzione tuttavia! Entra ora in un terreno piuttosto complicato, perché caratterizzato da diverse resistenze, di cui la più importante è quella collocata a 21,55 euro, testata più volte a marzo ma effetto dei massimi rialzisti di inizio 2020.
Isin e codice |
IT0003261697 / AZM |
Chiusura ieri (21/12/2022) |
20,8 euro |
Volatilità media (a 1 anno) |
36,8% (medio-alta) |
Il quadro grafico |
Fino a metà ottobre un ribasso deciso e poi un netto rimbalzo, che ha annullato parte della precedente fase discendente |
Prima resistenza |
21,55 euro |
Seconda resistenza |
23,07 euro |
Indicatore di momentum |
Positivo ma l’accelerazione delle quotazioni sembra voler rallentare su periodicità daily, mentre resta forte su quella weekly |
Scenario negativo se… |
…in presenza di una discesa sotto i 18-17,8 euro |
La media a 200 (valore in corso) |
A 18,04 euro, riferimento molto interessante perché dopo una prolungata fase ribassista iniziata ad aprile sta cercando di appiattirsi per tornare poi a inclinarsi positivamente. Ce la farà? |
Un segnale “buy” |
Sopra la resistenza dei 21,55 euro |
► Il Bitcoin si nasconde dietro uno strano Etf
Poco conosciuto il nome dell’emittente e quasi incomprensibile la denominazione dell’Etf: si tratta del Melanion Btc Equities Universe. Iniziamo dal primo: è Melanion Capital, società francese specializzata in prodotti di nicchia. Lo strumento è invece così strutturato: traccia il Melanion Bitcoin Exposure Index, basket personalizzato di 30 azioni europee e Usa selezionate in base alla loro sensitività al prezzo dei Bitcoin. Cosa significa? Che se il prezzo della criptovaluta leader cresce allora sale anche il valore dell’Etf (e viceversa). Ieri ha messo a segno una performance positiva del 9,15%, svettando su Borsa Italiana come migliore Etf della seduta. Eccone allora le caratteristiche.
Nome |
Melanion Btc Equities Universe Ucits Etf |
Isin |
FR0014002IH8 |
Valuta di denominazione |
Eur |
Valuta di negoziazione |
Eur |
Ter annuo |
0,75% |
Profilo di rischio da Kiid |
7 (da 1 minimo a 7 massimo) |
Kiid disponibile su Borsa Italiana |
Sì |
Scambi |
Modesti e altalenanti |
Quotazione chiusura ieri |
3,9125 Eur |
Massimo anno |
11,236 Eur (16/08/22) |
Minimo anno |
3,5975 Eur (20/12/22) |
► Etf, qualche idea sull’energia per il 2023
“I maggiori deflussi netti per gli Etf sono stati registrati nel 2022 nei settori tecnologici, come robotica e automazione (con 1,23 miliardi di dollari), mobilità autonoma ed elettrica (643 milioni di dollari) e innovazione sanitaria (630 milioni di dollari). L’unica eccezione è stata la cybersecurity, che ha segnato una raccolta netta di 1,67 miliardi di dollari, sia negli Etf tematici Ucits sia in quelli statunitensi. La necessità di proteggere i dati e le infrastrutture critiche è infatti cresciuta, in quanto i rischi sono aumentati a causa del conflitto tra Russia e Ucraina”. Lo manifesta una valutazione dei mercati da parte dell’emittente Global X, presente su Borsa Italiana con una gamma molto ampia di replicanti.
Cosa succederà invece nel 2023? Si potrebbe registrare il ritorno a mercati più normali, guidati dall’economia piuttosto che dalla geopolitica. È probabile che l’inflazione globale si riduca drasticamente a causa del calo dei prezzi del petrolio e delle materie prime e del rallentamento dell’economia globale. Di conseguenza si può prevedere una graduale rotazione verso i titoli growth, sostenuti da un rallentamento della politica monetaria restrittiva nei mercati sviluppati, da un’ampia spesa pubblica in infrastrutture, tecnologia ed energia pulita, da valutazioni interessanti in alcuni settori tecnologici e da un dollaro Usa più debole.
Sempre la ricerca di Global X ricorda come nel 2022 si sia registrato un mutamento del sentiment verso i temi legati al cambiamento climatico, visto come priorità economica e di sicurezza per l’Europa. La spinta verso l’indipendenza energetica ha suscitato un enorme interesse da parte degli investitori, come testimoniano i forti afflussi netti verso i produttori di Cleantech e di energie rinnovabili (1,17 miliardi di dollari).
A maggio l’Unione Europea ha lanciato il programma RePowerEU, che prevede un pacchetto di investimenti da 300 miliardi di euro per semplificare e accelerare la transizione alle rinnovabili e impegnare risorse nelle tecnologie pulite. Ad agosto gli Stati Uniti hanno annunciato un pacchetto di investimenti di 370 miliardi di dollari nell’ambito dell’Inflation Reduction Act e ulteriori incentivi sotto forma di crediti d’imposta sugli investimenti per progetti rinnovabili. Durante la COP27 i Paesi sviluppati si sono impegnati a fornire circa 100 miliardi di dollari all’anno per aiutare quelli in via di sviluppo a finanziare il passaggio verso le energie pulite.
I temi della transizione energetica continueranno quindi probabilmente a suscitare l’interesse degli investitori, con l’Europa che cerca di raggiungere l’indipendenza da questo punto di vista. Per cogliere la tendenza alla decarbonizzazione, ci sono tre aspetti importanti da considerare.
In primo luogo è fondamentale valutare di esporsi lungo tutta la catena del valore. Questa comprende quelli che si chiamano “disruptive materials” (come rame, litio, zinco) e determinate materie prime come uranio e argento. La stessa include inoltre tecnologie come pannelli solari, smart grid e batterie al litio, oltre ovviamente ai produttori di energia rinnovabile, ossia tutti quegli elementi necessari per generare, distribuire e stoccare energia green.
In secondo luogo gli orizzonti di investimento per le tecnologie della decarbonizzazione sono molto diversi. Il solare e l’eolico sono attualmente i mercati cleantech più maturi, con costi di produzione minimi, nonché rapida diffusione e flessibilità nelle installazioni. L’energia nucleare ha il potenziale per crescere rapidamente nel medio termine, grazie allo sviluppo dei reattori modulari, più flessibili e veloci da installare rispetto a quelli tradizionali. L’idrogeno invece è ancora in una fase embrionale e ha un profilo di investimento più lungo.
Infine, è importante sottolineare come gli investimenti in queste fonti energetiche alternative possano essere complementari. Il solare e l’eolico sono fonti intermittenti, difficili da stoccare e che operano soprattutto a livello locale. Il nucleare e l’idrogeno sostituiranno invece il petrolio nel lungo periodo, date l’immensa capacità di generare energia del nucleare e l’adattabilità delle celle a combustibile dell’idrogeno, il che potrebbe aiutare a decarbonizzare settori come trasporti, edilizia e attività industriali.
Queste le valutazioni di Global X. Che meritano un approfondimento sull’andamento degli specifici Etf della green energy. Lo realizzeremo nelle prossime settimane.