Mercato obbligazionario: aspettando la Fed


Mentre scriviamo queste righe è ormai questione di ore per le decisioni sui tassi della Fed, che si riunisce per il penultimo appuntamento dell’anno. I mercati non si aspettano grandi sorprese da questo meeting, scontando un rialzo di 75 bps. Ma più che il rialzo di per sé, saranno le parole di Powell a decretare l’umore dei mercati.

Infatti, sulle prospettive future – ovvero alla riunione della Fed di dicembre – il mercato è diviso tra le possibilità di 75 bps o 50 bsp di aumento dei tassi, con l’ultima ipotesi che resta naturalmente la più gradita e potrebbe far proseguire il recupero ai listini azionari iniziato a ottobre.

Ciò che è chiaro è che la Fed, nel prendere le prossime decisioni in tema di politica monetaria, dovrà tenere conto del suo doppio mandato, visto che l’inflazione negli USA è ancora sopra l’8% a settembre (il dato di ottobre non è stato ancora reso noto mentre scriviamo questo articolo) e la congiuntura economica resta per il momento favorevole, con il mercato del lavoro in piena occupazione.

Per cui, dando per scontato il prossimo rialzo di 75 bps – portando quindi i Fed Funds nel nuovo intervallo 3,75%-4%, livello che non si vedeva dal crack di Lehman Brothers del 2008 – gli investitori si domandano però ora se l’inflazione abbia raggiunto il picco. E siccome negli Usa la maggior parte crede di sì, probabilmente grazie alle timide flessioni che si sono già iniziate a registrare, ecco spiegate le attese per un allentamento della stretta monetaria.

Di questo parere è anche Goldman Sachs, secondo la quale “il presidente Powell lasci intendere che il FOMC probabilmente rallenterà il ritmo a 50 bps a dicembre”, aggiungendo che “alla fine il FOMC abbinerà il rallentamento a 50 bps a dicembre con un picco di tasso sui fondi leggermente più alto previsto nel dot plot di dicembre”.

Cioè, la banca d'affari USA vede un ulteriore aumento di 25 bps nelle riunioni del 2023 rispetto alle precedenti previsioni. Così ora le previsioni sono per rialzi "di 75 bps a novembre, 50 bps a dicembre, 25 bps a febbraio e 25 bps a marzo, con il picco dei Fed Funds visto ora al 4,75%-5%.

Passando in Europa, la corsa dei prezzi ha toccato il 10,7% a ottobre, ma potrebbe iniziare a calare nei prossimi mesi, con la flessione del prezzo del gas. Ad ogni buon conto, nella riunione del 27 ottobre la Bce ha alzato come da programma i tassi di 75 bps, prevedendo inoltre di ulteriori aumenti per assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% a medio termine.

Anche per l’Europa le previsioni degli analisti, dopo la conferenza stampa di Lagarde, si sono allineate per un rallentamento della stretta monetaria, vista anche qui di 50 bps nell’ultima riunione dell’anno. Aspettative tuttavia smorzate dalle ultime dichiarazioni di Lagarde, la quale in un’intervista ha affermato che “la Banca Centrale Europea deve continuare ad alzare i tassi di interesse per combattere l'inflazione, anche se la probabilità di una recessione nella zona euro è aumentata”.

Naturalmente Lagarde non ha specificato dove potrebbero terminare i rialzi dei tassi, ma è stata chiara nel dire che “Avremo ulteriori aumenti dei tassi in futuro. Più a lungo l'inflazione si mantiene a livelli così elevati, maggiore è il rischio che si diffonda nell'economia”.

Insomma, è chiaro che la priorità della Bce è riportare il più rapidamente possibile l’inflazione al target del 2%. E, sotto questo profilo, è del tutto comprensibile l’approccio aggressivo, visto che si prevede che l’inflazione rimarrà al di sopra del target della Bce del 2% fino al 2024, con i mercati che prevedono una serie di ulteriori mosse che porterebbero il tasso di deposito vicino al 3% nel 2023.

Analisi ZC-Yield Curve
La lettura della ZC-Yield Curve mostra una lieve contrazione dei rendimenti sul tratto a breve della curva e un lieve incremento sul tratto a medio rispetto alla scorsa analisi. Infatti, rispetto alla scorsa lettura il rendimento della scadenza a 10 anni si contrae un po’ portandosi ora in area 3,05% rispetto al 3,08% precedente, mentre la scadenza trentennale sale sensibilmente e si porta ora in area 2,36% rispetto al 2,29% precedente. Sostanzialmente stabile rispetto alla scorsa analisi la conformazione della curva, che sulla parte a breve mantiene l’accelerazione verticale dei rendimenti, e sulla parte a lunga continua ad accentuare l’inclinazione negativa per le scadenze dal 2037 in poi. La curva evidenzia ora un massimo di rendimento sulle scadenze 2035-2035, in leggera salita rispetto alla scorsa analisi, passando attualmente in area 3,10% dal precedente 3,08% di rendimento. In netto aumento invece le previsioni dei tassi forward su Euribor 6 mesi, soprattutto sul tratto a breve. La curva rimane impennata sulla parte a breve e vede ora tassi oltre il 2,00% e diretti rapidamente al 3,00% già per il 2023. Stabili invece le attese sul tratto a lunga, stabili nell’intorno di area 3,00% per le scadenze dal 2024 sino al 2030, salvo un’impennata verso il 3,50% nell’intervallo 2032-2034.

Analisi Integrata Trendycator
Osservando – a livello di analisi integrata – le curve dei rendimenti dei principali benchmark decennali, si nota un generalizzato ridimensionamento dei rendimenti su tutte le aree valutarie. L’area UK, sempre molto condizionata dalle vicende di politica interna, vede ora il rendimento per il GILT in area 3,50% in forte contrazione dai massimi al 4,50% registrati solo un paio di settimane fa, con Trendycator sempre in stato LONG. Si stringono anche i rendimenti del BUND, che va ora in area 2,15% e con Trendycator ancora in stato LONG. Tirano il fiato anche i rendimenti del nostro Btp decennale, ora in area 4,30% dopo lo sprint verso area 5,00% con Trendycator sempre LONG. Infine, l’area USA con i rendimenti del Treasury decennale che trovano un momento di pausa ritracciando leggermente dopo la salita ben oltre area 4,00% e attestandosi ora a 4,05% con Trendycator sempre LONG.

Bond Governativi Mondo Weekly Ranking
Consueta sezione dell’analisi sui mercati obbligazionari, con l’introduzione sotto forma di ranking dei bond governativi mondiali con qualunque rating. In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo. Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione.

Analisi in evidenza
Riprendiamo la nostra analisi del cambio EUR/USD, importante valuta di riferimento per gli investimenti sul reddito fisso, vista la grande varietà di bond denominati in questa valuta.

Momento di pausa per il dollaro che, complice anche il rimbalzo delle Borse, vede un leggero ritorno di forza dell’euro, facendo attestare il cambio EUR/USD poco sotto area 1,00 dopo i minimi in area 0,95 toccati a settembre scorso. Per ora il movimento è inquadrabile in un naturale pullback di natura tecnica verso area 1,00 ora resistenza.

D'altra parte, era prevedibile una reazione che portasse ad un test di area 1,00 ora resistenza dopo lo sfondone di fine settembre. Per ora il modello Trendycator rimane saldo in stato SHORT sulla nostra divisa, ma si evidenza ora un potenziale BOTTOM sui minimi di fine settembre, che si unisce all’evidenza di una divergenza positiva con il Trendycator Oscillator.

Naturalmente è ancora prematuro dare per terminata la corsa del dollaro e quindi è bene continuare a mantenere un atteggiamento neutrale nei confronti del cambio EUR/USD, anche se diversi piccoli segni potrebbero indicare un potenziale cambio di rotta.