Un momento da ricordare quello di ieri, 10 novembre ndr, alle ore 14.30 quando l'uscita del dato inflattivo americano ha mostrato una contrazione inferiore alle attese dello 0,3% nel ritmo di crescita dei prezzi e i futures di tutte le borse mondiali, agevolate dall'assenza di posizionamenti nei book di contrattazione, ha provocato ad esempio nell'indice Dax, un balzo da 400 punti in meno di due minuti se si scorpora dal calcolo i minuti di sospensione dalle contrattazioni, del derivato.
Nel corso della giornata i punti di guadagno, dal "momento zero" ovvero dalle 14.30, si è spinto fino ai 500 punti.
Nella barra volumetrica un importante dettaglio può essere letto nel numero di volumi di scambio.
Sono bastati 750 contratti per far andare in sospensione al rialzo per eccesso di volatilità il Future Dax indice di una sola evidenza tecnica fondamentale: l'evento si è veriicato a book vuoto ovvero, per essere maggiormente specifici, la forza dell'acquisto non ha trovato ordini di pari entità disseminati in vendita tanto da spingere in pochi secondi il prezzo ai 13900 e ai 14080 poi in fase di asta di riapertura, chiusa con 250 contratti scambiati.
Per un profano di Borsa, preme specificare che normalmente un'entità simile di contratti, provoca uno scostamento dai 20 ai 50 punti massimo per ben evidenziare e motivare come il movimento di ieri abbia preso materialmente forma e sostanza.
Simili balzi, sono veicoli di volatilità e pertanto ci si attende forti turbolenze ma con una modifica di scenario.
Nel breve termine infatti, il mercato sta esibendo un rimbalzo molto forte, recuperando circa il 20% dai minimi del 13 ottobre e va affrontato in ottica long ma, si consiglia, al rientro dall'ipercomprato.
Essendo tuttavia una fase di forti turbolenze, ed essendo stati raggiunti in pochi minuti dei livelli target di rimbalzo, nulla vieta di considerare anche un rientro del derivato ai 13600 nell'arco di due settimane.
Al rialzo invece, uno dei target più solidi, può essere trovato ai 14650-14850.
Passando ora alle opportunità di mercato, l'analisi dei diversi indici fa emergere alcune importanti differenze tecniche che portano a propendere per il Nasdaq, facendone di esso il maggior oggetto del desiderio. L'indice super-tecnologico statunitense infatti, ha, adesso si, una meravigliosa formazione che lascia presagire un rimbalzo ulteriore di circa 1000 punti che potrebbe spingerlo sino a lambire i 12700-12900 punti, ma per avere ulteriori conferme è necessario che lavori sopra gli 11700 punti nella sessione odierna che si preannuncia per niente facile da prevedere.
Nasdaq
Questo aspetto chiaramente deve sollecitare l'attezione degli investitori sui titoli che hanno pagato a maggior prezzo la discesa di questo 2022.
META
Tra le azioni che hanno pagato maggiormente questo brutale 2022, c'è senza dubbio Meta, la quale proprio recentemente è stata al centro di varie vicende aziendali, prima fra tutte una trimestrale negativa, notizia che ha portato il Cda a decidere per un enorme taglio di costi perpetrato dal licenziamento di circa 11000 dipendenti.
Il gap lasciato ai 122 dollari circa, a nostro modo di vedere, sarà chiuso con prospettiva 138 dollari al superamento, tenendo presente sempre che la soglia degli 87 dollari deve essere usata come stop loss in quanto il naturale target di downtrend è situato circa sui 60 dollari, e questo perchè una rondine non fa primavera.
NETFLIX
Più volte l'abbiamo inserita nelle nostre analisi del recente passato, portando a casa degli egregi mini rimbalzi estrapolati da un marcato downtrend. Ora la situazione inzia a delinearsi più fluida invitando ad un primo ingresso in area 255 dollari e ad un secondo ai 230, con il primo target ai 330 dollari e con prospettiva di ritorno ai 400 dollari.
In una fase così convulsa e assolutamente poco chiara sull'andamento di breve termine dei mercati, l'ideale è mantenere target stretti nelle proprie operazioni poichè anche se l'ottimismo sembra essere tornato e dei punti di minimo paiono essere stati suggellati, non può essere giudicato in maniera univoca un dato inflattivo al 7,7% per gli Usa, mentre la Germania, per la nostra zona europea, rimane ancorata ad un 10,4%.
Da non sottovalutare tuttavia, l'importanza del dato di ieri che ha avuto immediato riflesso nel cambio tra EUR/USD con un deciso recupero dell'Euro che si è riportato al di sopra della parità, scambiando ad ora a 1.025 contro il dollaro, dando una boccata d'ossigeno alle importazioni europee e presagendo tempi migliori per il saldo delle partite correnti europee.
Che sia ipervenduto "comprato" (noi pensiamo di no) o sollievo per la speranza che le banche centrali siano meno aggressive nel prossimo futuro non siamo in grado di determinarlo in maniera inequivoca, ma di certo, una rondine non fa primavera.
(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)