INDICI AZIONARI USA ALL’ESAME DI IMPORTANTI SUPPORTI, SOPRATTUTTO PER IL DOW JONES !
Nel corso della settimana appena trascorsa, tutti e tre gli indici maggiori hanno rotto i rispettivi supporti riferenti ai minimi fatti registrare a metà giugno scorso. Specificatamente all’ordine decrescente di ampiezza della rottura troviamo prima il DOW JONES, poi l’S&P500 ed infine il NASDAQ100 che ha solo limato tale livello. Pertanto lo scenario che si apre ora è capire quanto questa fase di ribasso, denominata onda 5, possa proseguire come ampiezza. Il conteggio comune a tutti e tre gli indici è l’estensione di onda 3 traslata in onda 5, ma questa come ultima ratio in quanto è molto raro che l’onda 5 conclusiva possa avere la stessa estensione di un’onda 3 ed addirittura la stessa impulsività temporale. Pena dover modificare il conteggio (e sono guai) se ciò dovesse avvenire. Ma dei livelli e della loro temporalità ne parleremo nell’analisi tecnica a loro dedicata.
Di certo vi è che l'entità delle liquidazioni comincia ad essere davvero rilevante. Qualunque indicatore di sentiment si trova su livelli estremi: per fare esempi tra i più utilizzati, il put/call ratio a Wall Street, ha superato quota 1, un livello visto 3 o 4 volte nell'ultimo decennio.
La AAII survey mostra il massimo livello di ribassisti (bears) per la prima volta nella sua storia di 35 anni, quasi il 61% la maggior divergenza tra rialzisti (bulls) e ribassisti (bears).
Di contro, tra i diversi studi visti, abbiamo trovato interessante questo di Sentimentrader in cui ha osservato che a fronte di nuovi minimi a 100 giorni dell'indice S&P500, la percentuale di titoli dell'indice che è ai minimi da 252 sedute (1 anno) sta calando. Per cui a fronte di nuovi minimi dell'indice il numero di nuovi minimi dei singoli titoli cala, questo fenomeno costituisce un tipo di divergenza. E la sua comparsa ha portato in media a risultati positivi nel breve, fino a 2 mesi dopo, anche durante i mercati ribassisti (bear market), se si escludono gli anni '30, che comunque sono compresi nei ritorni medi indicati sotto.
La retorica dei membri della FED continua ad essere incessante ed addirittura compiacente nel constatare che i mercati stanno andando a rotoli come le dichiarazioni di James Bullard, presidente della FED di St. Louis, che afferma come finalmente i mercati abbiano compreso l’ultimo messaggio inviato dalla FED a margine della riunione del FOMC di pochi giorni fa. Pazzesco. Ma dello stesso avviso, anche se con toni diversi, si sono espressi i vari membri della FED, da Loretta Mester (Cleveland) a Tom Barkin (Richmond), da John Williams (New York) alla Susan Collins (Boston) per finire alla vice presidente della FED, Lael Brainard, che leggeremo nel relativo capitolo. La foga con la quale stanno mettendo in atto questa politica monetaria contro la lotta all’inflazione, si rivelerà un nuovo errore che li costringerà ad un brusco dietrofront nel giro di poco tempo. Anche se non siamo degli economisti, questo è quello che pensiamo noi e questa volta felicissimi di azzeccarci.
Nel frattempo, con l'esplosione dei tassi a lunga seguita alle indicazioni di Powell di "higher for longer" e le vicende inglesi ed EU, il tasso dei mutui si sta avvicinando al 7%. Compound fa notare (e non è certo il solo) che con l'oltre raddoppio del tasso dei mutui e i prezzi delle case saliti in media di oltre il 25% (da 405.000$ a 522.000) l'americano medio che vuole comprare si ritrova un acconto medio di 23.000$ più caro, e una rata raddoppiata (da 1345$ a 2694).
Tornando ai mercati, le news che provengono dalle società non sono certo buone. Da indiscrezioni sembra che la società Apple stia ritirando il piano per aumentare la produzione dei suoi nuovi iPhone quest'anno, dopo che un previsto aumento della domanda non si è concretizzato. Il produttore di elettronica ha detto ai fornitori di ritirarsi dall’aumentare l'assemblaggio dei prodotti iPhone 14 di ben 6 milioni di unità nella seconda metà di quest'anno, invece la società mirerà a produrre 90 milioni di telefoni nel periodo, più o meno lo stesso livello dell'anno precedente e in linea con le previsioni originali di quest'estate. Questa notizia ha pesato sul mercato dei semiconduttori con cali generalizzati.
Non buone neanche le news di Nike con il titolo che perde a causa dell'inventario sovraccarico che pesa sui guadagni e su Bed Bath and Beyond che segnala un calo delle vendite del 28% mentre va avanti con il piano di ristrutturazione aziendale.
Intanto il tech cinese sta soffrendo l'impatto su AliBaba del warning di CICC (China International Capital, secondo il quale il fatturato deluderà) e del downgrade di JPMorgan. Nel frattempo la corsa per evitare il delisting di decine di ADR cinesi a Wall Street continua frenetica.
I MAGGIORI TAGLI ALLE STIME DELL'EPS PER LE SOCIETÀ S&P 500 PER IL TERZO TRIMESTRE 2022 IN PIÙ DI DUE ANNI
Durante il terzo trimestre, gli analisti hanno abbassato le stime dei dividendi per il trimestre che si è appena concluso di un margine superiore alla media. La stima dei dividendi maggiori e minori del terzo trimestre (che è un'aggregazione delle stime del dividendo mediano di tutte le società dell'indice) è diminuita del 6,6% (a 55,51 da 59,44 $/az.) dal 30 giugno al 29 settembre. Per fare un paragone, negli ultimi 20 anni (80 trimestri) il calo della stima mediana dei dividendi durante un trimestre, è stato del 3,8%.
A livello di settore, dieci degli undici settori hanno assistito a una diminuzione della stima mediana dei dividendi nel terzo trimestre 2022, dal 30 giugno al 29 settembre, guidata dal settore dei Materiali (-14,9%), Servizi di comunicazione (-13,1%) e Consumatori discrezionali (-11,9%). D'altra parte, il settore dell'energia (+7,9%) è l'unico settore che ha registrato un aumento della sua stima del terzo trimestre del 2022 durante l’arco temporale suddetto.
Mentre gli analisti stavano diminuendo le stime dei dividendi in aggregato per il terzo trimestre, stavano anche diminuendo le stime dei dividendi in aggregato per il quarto trimestre. La stima della mediana dei dividendi per il quarto trimestre è diminuita del 4,5% (a 58,01 da 60,73 $/az.) sempre dal 30 giugno al 29 settembre. Date le diminuzioni delle stime mediane dei dividendi per il terzo ed il quarto trimestre ‘22, che sono state parzialmente compensate dall'aumento della stima nel secondo trimestre (a causa di revisioni al rialzo delle stime e delle sorprese positive dei dividendi), gli analisti hanno anche ridotto le stime mediane per tutto il 2022 durante questo periodo. Pertanto ora la stima mediana dei dividendi per tutto l’anno 2022 è diminuita del 2,3% (a 224,38 da 229,60 $/az.) sempre nello stesso periodo di valutazione.
A livello settoriale, nove settori hanno assistito a un calo della stima mediana dei dividendi per l'anno 2022, guidati dal settore dei consumi discrezionari (-8,8%) e dei servizi di comunicazione (-8,5%). D'altra parte, due settori hanno assistito a un aumento della stima durante questo periodo, guidati dal settore Energia (+11,4%) e servizi di pubblica utilità (+2,4%).
Infine, durante questo periodo, gli analisti hanno abbassato le stime degli utili per il 2023, poiché la stima mediana dei dividendi per il 2023 è diminuita del 3,5% (a 241,83 da 250,60 $/az.).
RIACQUISTI DI AZIONI SOTTO ATTACCO
Tanto per non farsi mancare nulla in questo periodo cupo per l’azionario USA, il 16 agosto scorso il Presidente Biden ha firmato la legge sulla riduzione dell'inflazione (IRA). Con il suo passaggio arriva una nuova accise dell'1% sui riacquisti netti di azioni societarie. La “tassa di riacquisto” mira a penalizzare le imprese che svolgono questo tipo di attività di accrescimento di valore per gli azionisti. Come tanti atti legislativi, questa tassa potrebbe innescare conseguenze indesiderate come un'ondata di autorizzazioni ed esecuzioni di riacquisto di società quest'anno, poiché l'accisa si applica solo al valore di mercato delle azioni societarie nette riacquistate a partire dal 2023.
Dando ora uno sguardo agli investimenti di carattere monetario, il rendimento del Bund a 10y è salito di 6bps ma sulle scadenze più lunghe il movimento è stato più marcato con alcuni tenor che hanno aggiunto ben oltre i 10bps. La parte breve, invece, ha trovato sollievo con il 2Y in lieve calo.
Ed il comparativo settimanale delle varie scadenze tra la chiusura di due venerdì fa 23 settembre e quella di venerdì scorso 30 settembre:
Anche le aspettative di inflazione stanno crollando. Il breakeven inflation USA a 2 anni è, udite udite, sotto il 2%.
Un aspetto aggiuntivo che va ad aggravare l'inasprimento delle condizioni finanziarie è che, con le aspettative di inflazione di medio termine, tenute a bada dall'aggressività delle banche centrali, l'aumento dei tassi nominali si traduce interamente in aumento di quelli reali: In USA i tassi reali a 10 anni sono ai massimi dal 2008. In Eurozona, dove sono stati negativi continuativamente dal maggio del 2014 a inizio settembre, a 0.43% sono ai massimi dal 2011.
La salita da inizio anno è di 250 bps in US e 220 in Eurozone. Una stretta da paura.
Infine riportiamo lo spread del Treasury decennale USA rispetto all'omologo titolo dei principali paesi mondiali, aggiornato alla data di venerdì 30 settembre che vede il rendimento del GILT 10Y inglese al 4,02% superare quello statunitense al 3,83% di 29 bps, ma durante la settimana la forbice si è ampliata notevolmente con il GILT 10Y che ha toccato il 4,51%, prima che la BoE intervenisse sul mercato per calmierare le vendite.
Analisi grafica del nostro indice di riferimento delle nostre operazioni, il NASDAQ100. Anche l’indice tech ha rotto i minimi di metà giugno scorso, ma di poco. Ciò non significa che la discesa non proseguirà, ma il margine che la separa dagli inferi (9500) è ancora abbastanza ampio, parliamo di oltre un 13% di ulteriore perdita. Parliamo di area 9500 in quanto rappresenta esattamente l’ampiezza della gamba 2-3 traslata nella gamba 4-5 e siccome onda 5 non può mai essere più lunga di onda 3 (anzi dovrebbe essere senz’altro più corta essendo un’onda di esaurimento trend), la rottura di area 9500 imporrebbe la modifica dell’attuale conteggio in onda 3 di 3 in corso, poi onda 4 correttiva e onda 5 a completare onda 3 e siamo solo a poco oltre la metà del trend ribassista in quanto poi mancherebbero ancora onda 4 correttiva ed infine onda 5 ribassista sotto i minimi di onda 3 a completare il trend. Capite da soli, senza avventurarci in conteggi che sono ancora al di là di venire e ammesso che saremo costretti a farli, dove si possa arrivare a vedere Caronte. Altra considerazione che non aiuta, sarebbe quella temporale, in quanto onda 3 si è sviluppata in 79 giorni, mentre onda 5 finora è durata solo 45 giorni. E’ pur vero che mancano ancora 1500 punti ca. da scendere, ma onda 5 dovrebbe metterci più dei 34 giorni mancanti per fare la stessa strada in quanto onda 5, ripetiamo, è conclusiva non impulsiva come onda 3. Del resto, ad occhio, basta vedere il grafico per accorgersi che onda 5 somiglia più ad un’onda 3 di 3. Ma, senza fasciarci la testa prima di averla rotta, atteniamoci alle prossime fasi che possono essere di rimbalzo, visto il continuo ipervenduto di breve, che porterebbe i prezzi a testare le resistenze poste in area 11600 e 12000, per poi riprendere il ribasso fino ai supporti in area 10300 e 10000 rotti i quali, come detto, rimarrebbe solo il baluardo di area 9500. La settimana si è chiusa a 10971.22 con una perdita del – 3,01% che porta ad un deficit da inizio anno del – 32,77%.
Quadro generale identico anche per l’indice S&P500. Graficamente notiamo come il minimo di metà giugno sia stato rotto un po' più ampiamente rispetto all’indice tech, ma per il resto tutto il discorso fatto per il Nasdaq100 è altrettanto valido, cambiando ovviamente i valori. Quindi, visto il livello di RSI in ipervenduto, è auspicabile un rimbalzo che porti i prezzi in area 3785/3800 a chiudere il gap di due settimane fa, per poi riprendere la discesa verso le aree 3450 e 3375. Ultimo baluardo, prima di modificare il conteggio attuale, l’area 3325 che rappresenta la stessa ampiezza della gamba discendente 2-3. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 3585.62 con una perdita del – 2,91% che porta a segnare un – 24,77% da inizio anno.
Infine, riguardo all’indice DOW JONES, troviamo una situazione grafica senz’altro più compromessa rispetto agli altri due indici maggiori. Rotto il minimo di metà giugno nel corso di due settimane fa, nella scorsa i prezzi si sono avvicinati pericolosamente in area 28500 che rappresenta l’ultimo baluardo prima di modificare il conteggio delle onde attuale. Il livello di RSI in continuo ipervenduto dovrebbe favorire un rimbalzo dei prezzi verso l’area 30000 per poi riprendere la discesa verso l’estensione del 127,2% della gamba 2-3 in area 27000/26850 che imporrebbe un nuovo conteggio di onda 3. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 28725.51 con una perdita del – 2,92% che porta a segnare un – 20,95% da inizio anno.
ORO INDEX
Nella giornata di venerdì scorso, con la contemporanea discesa del Dollar Index, il prezzo dell'Oro è risalito facendo registrare un massimo settimanale a 1684.4 $/oz., dopo essere scivolato fino a far registrare nuovi minimi a 1622.2 $/oz., prezzi che non si vedevano da due anni e mezzo e che rappresentano una diminuzione di valore del 20% dal massimo registrato nel marzo scorso e con le partecipazioni in fondi negoziati in borsa (ETF) garantiti dall'Oro che crollano ai minimi da maggio 2020, nel solo mese di luglio si sono registrato deflussi netti pari a 4,5 mld $. Il prezzo dell’Oro è in un’area di supporto nel quale è possibile vedere qualche rimbalzo, ma tutto dipende da ciò che fa il dollaro e dai tassi che muovono i rendimenti dei bond. Queste forze macro riducono l’appetito degli investimenti nell’Oro e quindi gli investitori non considerano il metallo giallo come una vera e propria copertura ad altri tipi di investimenti più rischiosi.
Anche l'appetito delle banche centrali per l'acquisto di Oro è rimasto basso per tutto il mese scorso, poiché le riserve globali sono aumentate di 20 tonnellate nette, l'aumento netto di agosto è stato inferiore all'aumento di 37 tonnellate registrato a luglio, come riferito dal World Gold Council. Le banche centrali di Turchia e Uzbekistan sono state i maggiori acquirenti di lingotti, aggiungendo nove tonnellate di Oro ciascuna alle loro riserve ufficiali in agosto. La Turchia, il più grande acquirente di Oro finora quest'anno, ha aumentato i suoi acquisti totali a 84 tonnellate da inizio anno, portando le sue riserve ufficiali (banca centrale più disponibilità del tesoro) a 478 tonnellate, il livello più alto dal secondo trimestre del 2020. L'Uzbekistan, che ha aggiunto lo stesso volume di Oro a giugno e luglio, ha effettuato finora acquisti netti di oltre 19 tonnellate quest'anno, nonostante abbia iniziato il 2022 vendendo quasi 25 tonnellate nei primi tre mesi. Le sue riserve auree ammontano ora a più di 381 tonnellate. Le riserve auree totali del Qatar si attestavano a 72 tonnellate alla fine di luglio, in aumento di 16 tonnellate dall'inizio dell'anno, mentre La Reserve Bank of India, un regolare acquirente di Oro, ha aggiunto circa 27,2 tonnellate alle sue riserve finora quest'anno per portare il totale a 781 tonnellate, ha affermato il WGC.
Passando agli altri due metalli preziosi che seguiamo nel nostro Portafoglio, il Platino, dopo essere precipitando nella giornata di due venerdì fa in area 850 $/oz., in quella appena trascorsa ha cincischiato intorno a codesti valori non senza far registrare un minimo a 827 $/oz. non molto lontano dal minimo di giugno scorso a 798,8 $/oz. Stesso discorso per l’Argento, con i prezzi che sono andati a testare nuovamente i 18 $/oz. per poi rimanere ingabbiati in un range di prezzi tra i 19 ed i 18 $/oz. per tutta la settimana.
La settimana dell’Oro è si è chiusa a 1672.0 $/oz., con un guadagno del + 0,99% che porta ad una perdita del – 8,56% da inizio anno. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 1660.73 $/oz. con un guadagno del + 1,08%. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES DICEMBRE 2022:
LA GUERRA – RUSSIA – UCRAINA - (EUROPA)
Venerdì scorso, come riporta l’agenzia di stampa russa TASS, si è tenuta la cerimonia con la firma dei trattati che prevedono l’adesione alla Russia delle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk e delle regioni di Zaporizhzhia e Cherson, territori in cui si sono tenuti referendum farsa. Durante la cerimonia il presidente russo Vladimir Putin ha detto che Mosca è pronta a riprendere i negoziati con Kiev, tuttavia sul tavolo non ci sarà la messa in discussione degli esiti dei referendum: “Le persone che vivono a Lugansk e Donetsk, così come nelle regioni di Cherson e Zaporizhzhia sono diventate nostri cittadini. Una volta per tutte”. “Difenderemo la nostra terra con tutte le forze e i mezzi a nostra disposizione e faremo tutto per garantire la vita sicura dei nostri cittadini”. Putin ha spiegato che nelle regioni annesse saranno ricostruite le citte distrutte e saranno ripristinate e sviluppate imprese industriali, fabbriche, infrastrutture, sistemi sociali e pensionistici, assistenza sanitaria e istruzione.
Il Presidente russo ha anche aggiunto che l’Occidente non ha “il diritto morale“ di valutare i risultati dei referendum e “nemmeno di parlare di libertà e democrazia”. In merito alle perdite nel gasdotto Nord Stream 1 e 2, Putin ha dichiarato: “Le sanzioni non sono abbastanza per gli anglosassoni. Hanno fatto ricorso al sabotaggio, è incredibile ma vero, avendo organizzato esplosioni sui gasdotti internazionali del Nord Stream, che corre lungo il fondo del Mar Baltico. In realtà hanno iniziato a distruggere l’infrastruttura energetica paneuropea”. Gli Stati Uniti e gli alleati hanno respinto le accuse formulate da Putin contro l’Occidente.
Putin ha aggiunto che Mosca non vuole restaurare l’URSS: “L’Unione Sovietica non esiste più, il passato non può essere recuperato. E anche la Russia oggi non ne ha bisogno, non aspiriamo ad essa”.
Giovedì il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, era tornato sulla questione referendum dichiarando: “La Carta (delle Nazioni Unite, ndr) è chiara. Ogni annessione di un territorio di uno stato da parte di un altro stato derivante dalla minaccia o l’uso di forza è una violazione dei principi della Carta dell’ONU e del diritto internazionale”. Guterres ha poi sottolineato che la Russia “condivide una particolare responsabilità” nel rispetto della Carta delle Nazioni Unite in quanto una dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ed ha aggiunto che “qualsiasi decisione di procedere con l’annessione delle regioni di Donetsk, Lugansk, Cherson e Zaporizhzhia non avrebbe valore legale e merita di essere condannata”. Secondo Guterres i referendum dei giorni scorsi tenutisi durante un conflitto, in aree occupate e al di fuori del quadro giuridico e costituzionale dell’Ucraina non possono essere indicati come un’espressione genuina della volontà popolare.
Venerdì la Russia ha anche posto il proprio veto su una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, diffusa da USA e Albania, che chiedeva di annullare immediatamente ed incondizionatamente l’annessione delle quattro regioni ucraine. La bozza di risoluzione è stata appoggiata da dieci dei quindici membri del consiglio, mentre, oltre al veto russo, le astensioni sono state quattro (Brasile, Cina, Gabon, India). La bozza indica i referendum russi nei territori di Lugansk, Donetsk, Cherson e Zaporizhzhia come illegali e invitava tutti gli stati, le organizzazioni internazionali e alle agenzie a non riconoscere la dichiarazione di annessione russa, oltre a esortare Mosca a “ritirare immediatamente, completamente e incondizionatamente tutte le sue forze militari” dal territorio ucraino. L’ambasciatore russo Vasily Nebenzya ha accusato i redattori della risoluzione di “provocazione”, per spingere la Russia ad utilizzare il proprio veto: “Tali azioni apertamente ostili da parte dell’Occidente sono un rifiuto ad impegnarsi e cooperare all’interno del Consiglio, un rifiuto di pratiche ed esperienza acquisite in molti anni”.
Per quanto riguarda la questione Nord Stream, Navid Hanif, Segretario generale aggiunto per lo sviluppo economico presso il Dipartimento per gli affari economici e sociali (DESA), ha detto che l’ONU non era in grado di confermare nessuno dei dettagli riportati in merito alle perdite rilevate lunedì scorso. Hanif ha detto: “L’incidente può esacerbare l’alta volatilità di prezzo sui mercati energetici in Europa e nel mondo”. Ha sottolineato che preoccupa anche il potenziale danno all’ambiente. Hanif ha aggiunto che l’episodio rende chiaro quanto l’infrastruttura energetica fondamentale sia vulnerabile durante momenti di crisi globale come questa ed evidenzia l’importanza di muoversi verso “un sistema energetico pulito, resiliente, sostenibile, garantendo al contempo accesso universale a energia economica, affidabile e sostenibile per tutti”.
Sabato l’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha spiegato di essere stata informata che il direttore generale della centrale nucleare di Zaporizhzhia Ihor Murashov è in detenzione temporanea. Il direttore generale dell’AIEA Rafael Mariano Grossi ha sottolineato come l’assenza dal servizio di Murashov abbia un impatto anche “sul processo decisionale per garantire la sicurezza dell’impianto”. Nella nota dell’AIEA viene aggiunto che Grossi ha espresso la speranza che Murashov torni alla sua famiglia in modo sicuro e tempestivo e che possa riprendere le sue importanti funzioni nell’impianto. L’AIEA fa anche sapere che “il direttore generale Grossi continua le sue consultazioni ed altri sforzi volti a concordare ed attuare una zona di sicurezza nucleare intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia quanto prima”. Grossi questa settimana dovrebbe recarsi a Kiev e a Mosca.
LA POLITICA USA
Gli Stati Uniti allontanano il rischio shutdown grazie all’approvazione nei due rami del Congresso di un disegno di legge volto a finanziare il governo federale fino a metà dicembre. Giovedì scorso la misura di finanziamento provvisoria ha ricevuto il ‘via libera’ dal Senato con 72 voti favorevoli e 25 contrari, poi venerdì scorso è stata approvata anche dalla Camera, prima di essere firmata in legge dal Presidente statunitense Joe Biden. Un’approvazione che è arrivata proprio sul filo del rasoio, dato che il nuovo anno fiscale comincia proprio l’1 ottobre. La risoluzione prevede ulteriori 12,3 miliardi di dollari per sostenere lo sforzo bellico dell’Ucraina, 18,8 miliardi di dollari per il Disaster Relief Fund FEMA (FEMA è l’ente federale per la gestione delle emergenze) e 1 miliardo di dollari per assistenza al riscaldamento e ai servizi.
A rallentare il passaggio della risoluzione al Congresso era stata l’opposizione di repubblicani e dem progressisti su una misura che, se approvata, avrebbe velocizzato il processo federale per il rilascio di permessi per grandi progetti energetici. L’approvazione del disegno di legge è stata poi sbloccata dalla decisione del leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer di accettare di eliminare la misura. Il leader della maggioranza alla Camera, Steny Hoyer, a proposito del passaggio del disegno di legge venerdì ha detto: “Anche se sono deluso dal fatto che non siamo riusciti a completare tutti gli stanziamenti previsti questo mese, sono lieto che siamo stati in grado di includere disposizioni di finanziamento chiave in questa risoluzione continua che risponde ad esigenze fondamentali”.
Lunedì scorso, invece, il Presidente Joe Biden ha annunciato dei piani volti a ridurre le tasse e ad aumentare la concorrenza in vari settori. Intervenendo ad un incontro del Consiglio della concorrenza della Casa Bianca, Biden ha detto che ci sono tasse non necessarie nascoste che pesano sui bilanci delle famiglie: “Le famiglie non dovrebbero dover pagare queste tasse”. Il Presidente americano ha detto che il consiglio è stato creato per “promuovere la concorrenza con l’obiettivo di abbassare i prezzi per i consumatori ed aumentare i salari dei lavoratori ed incoraggiare l’innovazione nell’economia”. Biden ha spiegato che tre quarti delle 20 più grandi banche americane si stanno sbarazzando delle commissioni sugli assegni scoperti grazie agli sforzi del consiglio. Consiglio che sarebbe anche impegnato nel garantire equità nelle industrie della carne e del pollame fornendo sovvenzioni ai piccoli trasformatori di carne in modo che possano competere con i quattro più grandi produttori di carne. La Commissione federale delle comunicazioni, invece, sta imponendo alle compagnie internet e di telefonia mobile di presentare le commissioni ai consumatori al momento dell’acquisto, mentre il Dipartimento dei Trasporti ha annunciato nuove regole che richiedono alle compagnie aeree e ai siti web di ricerca di comunicare in anticipo le tariffe nascoste. Secondo il Presidente Biden queste misure daranno un contributo alla riduzione dell’inflazione abbassando i costi per le famiglie.
LA POLITICA DELLA FED
Dopo il rialzo dello 0,75% dei tassi d’interesse di riferimento da parte della banca centrale annunciato in seguito al meeting del FOMC del 20-21 settembre, finalmente una voce fuori dal coro rappresentata dal presidente della FED di Chicago, Charles Evans, che martedì scorso parlando ad un’emittente televisiva si è detto timoroso rispetto ad un aumento troppo rapido dei tassi d’interesse da parte della FED nel tentativo di contrastare un’inflazione che galoppa. Evans ha anche detto di essere ancora “cautamente ottimista” rispetto alla possibilità che l’economia statunitense possa evitare una recessione, ammesso che non ci siano altri choc esterni. Il presidente della banca centrale di Chicago ha dichiarato: “Ci sono ritardi nella politica monetaria e ci siamo mossi rapidamente. Abbiamo adottato tre rialzi di fila da 75 punti base e si parla di ulteriori rialzi per arrivare al 4,25%-4,5% entro fine anno, non si lascia molto tempo per guardare ad ogni pubblicazione macro mensile”. Evans ha detto che crede che le previsioni mediane “siano di raggiungere il picco del tasso dei fondi entro marzo, ammesso che non ci siano ulteriori choc avversi”. “E se le cose dovessero migliorare, forse potremmo fare meno, ma penso che siamo indirizzati a quel picco di tasso dei fondi”.
Mercoledì scorso il presidente della FED di Atlanta, Raphael Bostic, ha sottolineato che l’inflazione è ancora alta e non si sta abbassando abbastanza velocemente verso quel 2% fissato come obiettivo. La prospettiva di base di Bostic, che si pone nella mediana dei suoi colleghi, indica un altro rialzo dei tassi da parte della Fed dello 0,75% al meeting di novembre del FOMC e dello 0,50% all’incontro di dicembre. Per Bostic recenti eventi accaduti oltreoceano, come il crollo nel valore della sterlina britannica ed un ritorno d’emergenza agli acquisti obbligazionari da parte della Bank of England, non hanno ancora influenzato la sua visione sulla politica della FED o sollevato un rischio di contagio economico negli USA. Secondo Bostic, inoltre, ci sono stati segnali di un raffreddamento della domanda statunitense, mentre il settore immobiliare “si è decisamente raffreddato” con la pressione dell’aumento dei tassi di interesse sui mutui; inoltre Bostic ha detto che le aziende nel suo distretto hanno segnalato un forte calo nella domanda di prodotti di consumo discrezionali. Il presidente della FED di Atlanta ha anche affermato che un numero crescente di dirigenti riporta che sta diventando più semplice assumere lavoratori.
Loretta Mester, presidente della FED di Cleveland, giovedì scorso in un’intervista ad un’emittente televisiva ha detto che gli acquisti di obbligazioni da parte della Bank of England della scorsa settimana sono apparsi un po’ incoerenti “perché stavano acquistando obbligazioni nello stesso momento in cui parlavano di aumentare i tassi d’interesse”; tuttavia Mester ha aggiunto che ci sono buone ragioni per quanto fatto dalla banca centrale del Regno Unito: “il funzionamento del mercato è incredibilmente importante, in quanto non sarai in grado di raggiungere alcun obiettivo di politica monetaria se i mercati non funzionano”. Per Mester il problema preminente per l’economia resta l’inflazione; secondo la numero uno della FED di Cleveland la banca centrale statunitense dovrà andare oltre al percorso tracciato allo scorso meeting del FOMC che dovrà portare il tasso obiettivo dei federal funds al 4,6% il prossimo anno: “Probabilmente sono un po’ sopra quel percorso mediano perché vedo più persistenza nel processo di inflazione”.
Giovedì scorso il presidente della FED di San Francisco, Mary Daly, ha detto che per portare l’economia verso un “percorso più sostenibile” servono tassi d’interesse più alti ed un rallentamento del ritmo dell’attività economica e del mercato del lavoro. Tuttavia Daly ha specificato che al momento indurre una profonda recessione “non sembra giustificato dalle condizioni, né è necessario per raggiungere i nostri obiettivi”. Secondo Daly i rischi per un ‘atterraggio morbido’ per l’economia sono molteplici, tra questi il Covid, la guerra in Ucraina, una recessione in vista per l’Europa e le banche centrali che a livello globale adottano politiche di inasprimento. A questi rischi si aggiunge il problema della catena di approvvigionamento, una spesa dei consumatori “robusta” e un mercato del lavoro forte, fattori che “restringono il percorso per un atterraggio morbido, ma non lo chiudono”.
Per Thomas Barkin, presidente della FED di Richmond, ci sono “segnali promettenti” circa l’inizio di un allentamento delle pressioni inflazionistiche, anche se i dati potrebbero richiedere tempo. Barkin però ha sottolineato che la banca centrale statunitense continuerà ad adottare rialzi dei tassi di interesse e non dichiarerà vittoria in anticipo: “L’inflazione dovrebbe scendere. Ma non mi aspetto che il suo calo sia immediato o prevedibile”. “Abbiamo passato diversi choc…e gli choc significativi semplicemente richiedono tempo per smorzarsi”. Sulle tempistiche della FED nell’avvio del rialzo dei tassi per contrastare l’inflazione, Barkin ha ammesso che, valutando la situazione con il senno di poi, avrebbe avuto senso iniziare il processo prima. Barkin ha detto: “In teoria, se la politica monetaria fosse stata sufficientemente diversa, forse avrebbe potuto fare la differenza. Ma quanto più velocemente avremmo dovuto muoverci per essere in una posizione chiaramente diversa?”. “I lavoratori malati avrebbero dovuto comunque restare a casa. I produttori di auto sarebbero stati ancora a corto di chip. Le forniture di petrolio russo e di grano ucraino sarebbero state comunque interrotte”.
Infine venerdì scorso il vicepresidente della FED, Lael Brainard, ha spiegato che “la politica monetaria dovrà essere restrittiva per un po’ di tempo per essere certi che l’inflazione si stia muovendo verso il target. Per queste ragioni ci impegniamo ad evitare di tirarci indietro prematuramente”. Brainard ha detto che non si può escludere il rischio di ulteriori choc inflazionistici.
Del presidente della FED di St. Louis James Bullard, notissimo “falco”, ne abbiamo già parlato in precedenza.
DATI MACROECONOMICI
Il dato relativo agli ordini di beni durevoli, a livello mensile, ad agosto e per il secondo mese consecutivo è accompagnato dal segno ‘meno’. Nello specifico, ad agosto il dato ha segnato un -0,2% dopo il –0,1% di luglio (rivisto da 0,0%) e contro una previsione di -0,4%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.
Gli ordini di beni durevoli, escludendo il settore della difesa e dell’aeronautica, ad agosto a livello mensile registrano un +1,3% contro un consensus del +0,2% ed un dato di luglio del +0,7% (rivisto da +0,4%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.
L’indice dei prezzi delle abitazioni, a livello mensile, a luglio registra la prima contrazione da maggio 2020 segnando un -0,6%, contro un dato di giugno del +0,1%. Il dato è rilasciato dalla Federal Housing Finance Agency.
Mentre i dati sull’immobiliare USA hanno visto un inatteso aumento nelle new home sales cresciute ad agosto, i prezzi delle case rilevate da Case-Shiller hanno però registrato un calo mensile nel mese di luglio.
La vendita di nuove case a livello mensile ad agosto registra una crescita del 28,8%, passando dal dato di luglio di 532 mila (rivisto da 511 mila) a 685 mila, in controtendenza rispetto ad un consensus che prevedeva un calo a 500 mila. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.
L’S&P/Case-Shiller Home Price Index rilasciato da Standard & Poor’s che valuta le variazioni nel valore del mercato immobiliare residenziale in 20 regioni degli USA a livello mensile a luglio registra un calo dello 0,8% dopo il +0,4% di giugno, mentre a livello annualizzato il dato segna un +16,1%, contro una previsione del +17,0% ed una crescita di giugno del 18,7% (rivista da +18,6%).
Ancora in enorme calo le vendite di case esistenti in agosto, ad indicare un autunno deprimente per le vendite di case. A livello mensile, ad agosto il dato sulle vendite immobiliari in corso (che misura il cambiamento nel numero di case con contratto di vendita, ma in attesa della transazione di chiusura, escludendo le nuove costruzioni) registra una contrazione del 2,0%, dopo il calo dello 0,6% di luglio (rivisto da -1,0%) e contro un consensus che prevedeva una contrazione dell’1,4%. Il dato è rilasciato dalla National Association of Realtors.
L’indice di fiducia dei consumatori a settembre tocca quota 108,0 punti, dopo che ad agosto si era attesto a 103,6 punti (rivisto da 103,2 punti) e contro un consensus a 104,5 punti. Il dato è rilasciato dal Conference Board.
Il disavanzo commerciale degli Stati Uniti si è ridotto per il quinto mese consecutivo ad agosto a causa del calo delle importazioni, guidato dal rallentamento della domanda interna. Il dato preliminare della bilancia commerciale dei beni, la differenza in valore tra beni importati ed esportati, ad agosto si attesta a -87,30 miliardi di dollari contro un dato di luglio di -90,19 miliardi di dollari (rivisto da -89,06 miliardi). Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
I sussidi di disoccupazione continuano a sorprendere in positivo e sono tornati su livelli molto bassi a indicare un mercato del lavoro sempre tirato. Infatti le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 24 settembre per la prima volta da inizio maggio tornano sotto quota 200 mila, attestandosi a 193 mila, contro un consensus di 215 mila ed una rilevazione della settimana precedente di 209 mila (rivisto da 213 mila). Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.
La lettura finale dell’indice dei prezzi PIL, a livello trimestrale, nel secondo trimestre del 2022 cresce del 9,1%. Si tratta di una crescita leggermente superiore a quella indicata dal dato preliminare rilasciato a fine agosto del 9,0% e a quella del primo trimestre 2022 del 8,3%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
Mentre la lettura finale del PIL annualizzato del secondo trimestre 2022 registra un -0,6%, restando in linea con il dato preliminare rilasciato ad agosto proprio del -0,6% ma la composizione è migliorata, con un aumento dei consumi compensato da minori scorte ed export. Nel primo trimestre del 2022 era stato registrato un -1,6%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
Il PCE deflator di agosto, misura di inflazione preferita dalla FED, ha sorpreso al rialzo sia come dato headline che come core. Soffermandoci su quest’ultimo, l’indice di prezzo delle spese per consumi personali core (che esclude il settore del cibo e dell’energia) ad agosto, a livello mensile, sale dello 0,6% andando poco sopra al consensus del +0,5% ed anche oltre alla rilevazione di luglio del +0% (rivisto da +0,1%).
Stessa situazione a livello annualizzato nel quale la crescita registrata ad agosto è del 4,9%, anche in questo caso sopra al consensus fissato al +4,7% e alla rilevazione di luglio del +4,7% (rivista da +4,6%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
Il reddito personale a livello mensile ad agosto segna un +0,3%, in linea con il consensus (+0,3%) e con la rilevazione di luglio del +0,3% (rivisto da +0,2%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
Il dato sulla spesa personale, invece, a livello mensile ad agosto cresce dello 0,4%, andando appena oltre al consensus del +0,2%. A luglio era stata registrata una contrazione dello 0,2% (dato rivisto da +0,1%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
La lettura finale dell’indice di fiducia dei consumatori rilasciato dall’Università del Michigan a settembre mostra un calo delle aspettative di inflazione a medio termine, attestandosi a quota 58,6 punti, vale a dire sotto al dato preliminare di 59,5 punti, ma sopra al dato di agosto di 58,2 punti.
Il Chicago PMI a settembre è pari a 45,7 punti, in calo rispetto ai 52,2 punti di agosto e sotto anche al consensus di 51,8 punti. Il dato è rilasciato da ISM-Chicago, Inc.
PORTAFOGLI AZIONARI
Per quanto riguarda l’operatività sui nostri Portafogli azionari, sul Portafoglio “The Challenge” abbiamo preferito lasciare il target iniziale sull’ETF Xtrackers S&P500 Inverse in quanto ci aspettiamo un rimbalzo per rientrare dall’ipervenduto di breve. Se ciò avvenisse, valuteremo se acquistare nuovamente un lotto viste le prospettive future di un continuo ribasso dell’indice. Stranamente l’indice VIX non segue il corso del sottostante indice S&P500 e conseguentemente, anche il nostro ETF ad esso collegato non sale come dovrebbe, ma su questo strumento abbiamo anche la discriminante del valore collegato alla media dei prezzi dell’indice VIX sulle scadenze future (Roll). Per il resto siamo pieni di alert sui titoli, ma preferiamo rimanere in attesa degli eventi al fine di consentirci di acquistare a prezzi migliori di quelli odierni. Ovviamente i minimi non li prenderemo mai, ma ridurre il grado di rischio è già un buon vantaggio.
Sempre fermo il Portafoglio Storico nell’attesa che la strategia del Nasdaq Weekly ritorni ad operare, mentre la nuova strategia su un basket di titoli europei, sempre su base weekly è pronta e per questa settimana non ha generato segnali. In settimana contiamo di scrivere un articolo ad hoc con le specifiche operative.
Alla prossima.
ULTIME NOTIZIE SUI TITOLI DEI NOSTRI PORTAFOGLI
Deutsche Lufthansa - La compagnia area tedesca ha intenzione di vendere la sua partecipazione del 49% in Aeromar, la più grande azienda russa di produzione di alimenti per i passeggeri delle compagnie aeree, come riferito dal canale televisivo tedesco ZDF nel corso della scorsa settimana. In precedenza, ZDF aveva pubblicato un rapporto in cui si affermava che una filiale di Lufthansa era proprietaria del 49% di Aeromar da molti anni, e che era rimasta azionista della società anche nel 2014 quando Aeromar aveva aperto un ufficio di rappresentanza in Crimea. Il proprietario del 51% di Aeromar è la compagnia di bandiera russa Aeroflot. In precedenza, Lufthansa aveva dichiarato di essere solo un azionista di minoranza di Aeromar, che non era soggetta alle sanzioni dell'Unione Europea. Ma alcune ore dopo la pubblicazione del rapporto, un rappresentante dell'azienda ha contattato il canale televisivo e ha detto che Lufthansa AG aveva intenzione di vendere la sua partecipazione in Aeromar. Inoltre Lufthansa sta pianificando di iniziare i colloqui con degli investitori di private equity a partire da dicembre per una vendita parziale della sua attività di manutenzione degli aeromobili Lufthansa Technik. Il consiglio di amministrazione punta ad una valutazione tra i 6 e gli 8 miliardi di euro, incluso il debito. Infine l'imprenditore della logistica Klaus-Michael Kuehne, ha aumentato la sua partecipazione in Lufthansa al 17,5% sottolineando la visione positiva della Kuehne Holding sull'azienda.
Shopify - Dopo una solida corsa per oltre quattro anni, il principale rivenditore online statunitense Shopify sembra aver incontrato un ostacolo nel 2022. Le azioni sono scese dell'80% finora quest'anno, poiché gli investitori rimangono preoccupati sulle prospettive di crescita della società dovute all'impatto dell'aumento dell'inflazione e dalle crescenti tensioni geopolitiche. Shopify sembra anche aver valutato male il ritmo di crescita dell'e-commerce dopo la pandemia, portando così l'azienda a fare investimenti significativi nell'espansione della forza lavoro. Ciò è culminato nel rallentamento della crescita della top-line e nell'aumento delle perdite per Shopify. Tuttavia, non tutto è perduto, considerando che oltre 3,9 milioni di commercianti tuttora utilizzano la piattaforma Shopify. Oltre alle piccole e medie imprese, l'azienda si sta concentrando sui clienti aziendali attraverso il servizio Shopify Plus. L'azienda sta attirando nuovi commercianti desiderosi di costruire una presenza online nel mondo sempre più digitale. Inoltre Shopify offre anche oltre 8.000 applicazioni di terze parti tramite il suo app store, consentendo così ai commercianti di eseguire facilmente un'ampia gamma di attività. Shopify sta creando una piattaforma software e logistica end-to-end incentrata sul commerciante per risolvere le sfide della catena di approvvigionamento e di evasione degli ordini che le piccole e medie imprese devono affrontare. A tal fine, l'azienda ha acquisito lo specialista nell'evasione degli ordini Deliverr e ha investito nella società di spedizioni Flexport.
Shopify nel suo bilancio alla fine del secondo trimestre, ha riportato quasi 7 mld $ di contanti e un debito totale pari a 1,2 mld $. Sebbene ciò non includa l'impatto dell'acquisizione da 2,1 mld $ di Deliverr, la società avrà comunque un saldo di cassa significativo per continuare le sue operazioni e iniziative di crescita.
FOCUS SU TITOLI
Tesla - L'anno 2022 è stato piuttosto stressante per Tesla, leader nel settore dei veicoli elettrici. Oltre alle pressioni macroeconomiche, l'azienda è stata anche soggetta a notevoli colli di bottiglia nella catena di approvvigionamento, all'aumento dei costi della manodopera e delle materie prime e a sfide di produzione (ad esempio, la chiusura degli stabilimenti) a Shanghai. Nonostante ciò, Tesla è riuscita a registrare un'impressionante performance degli utili del secondo trimestre (terminato il 30 giugno 2022) con ricavi che sono aumentati del 41,6% anno su anno a 16,9 mld $ e l'utile per azione rettificato è aumentato del 56,6% anno su anno a 2,27 $/az. La società ha inoltre consegnato 254.695 auto nel secondo trimestre, con un aumento del 26,5% su base annua.
La domanda per i veicoli di Tesla è rimasta per lo più inalterata nonostante il rallentamento generale dei consumatori. L'azienda è stata in grado di compensare parte dell'impatto sui costi associato alle sfide di produzione e all'aumento dell'inflazione, aumentando i prezzi. Tuttavia, questi vantaggi in termini di prezzo potrebbero presto erodersi, poiché molti concorrenti come General Motors, Ford e Volkswagen si stanno preparando per il lancio di diversi modelli di veicoli elettrici più economici nei prossimi due anni. Tesla sta lavorando per dimezzare il costo delle batterie per il “Model Y” optando per un processo di produzione delle batterie più economico e veloce chiamato processo di rivestimento a secco. Sta anche lavorando per aumentare le dimensioni delle sue celle della batteria. Queste tattiche di riduzione dei costi possono aiutare ad aumentare i margini nel breve periodo e anche a ridurre la dipendenza dell'azienda dagli aumenti dei prezzi, per la redditività. Tesla sta anche esplorando la possibilità di entrare nella raffinazione del litio per batterie in Texas per proteggere la propria attività dall'aumento dei prezzi e dalle sfide di fornitura del metallo. In caso di successo, queste mosse lungimiranti potrebbero cambiare le regole del gioco per Tesla nei prossimi anni.
PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SETTIMANA APPENA TRASCORSA.
Non ci sono state pubblicazioni nella settimana appena trascorsa.
SEGNALI DI ENTRATA E DI USCITA DEL MODELLO QUANTITATIVO LOMBARD PER IL TRADING SULLE AZIONI NASDAQ TIME FRAME SETTIMANALE. I SEGNALI VENGONO GENERATI UNA VOLTA A SETTIMANA E PUBBLICATI SUL SITO IL LUNEDI MATTINA E VALEVOLI PER TUTTA LE SETTIMANA. IL REPORT SI COMPONE DI SEGNALI DI ACQUISTO PER NUOVE POSIZIONI E DI AGGIORNAMENTO PER I TITOLI GIA' PRESENTI IN PORTAFOGLIO.
ASTENERSI PRIMA DI AVERE COMPRESO CON ESATTEZZA IL PROFILO DI RISCHIO E LE CARATTERISTICHE TECNICHE DEL SERVIZIO CON LA LETTURA DELLE SPIEGAZIONI POSTE NELLA DICITURA "Il Portafoglio LombardReport": (clicca qui >>>)
CONSIGLIAMO DI SEGUIRE IN PAPER TRADING LE OPERAZIONI PER QUALCHE SETTIMANA PRIMA DI APPLICARLE.
ORDINI DI ACQUISTO NUOVE POSIZIONI DELLA SETTIMANA (03/10/2022)
Non sono presenti ordini di acquisto per la settimana entrante.
Pagina a cura di SANDRO MANCINI e GIANMARCO LUCHETTI SFONDALMONDO.