A novembre si era trattato di un movimento veloce. Ora è l’effetto di un trend più progressivo. I motivi di una nuova debolezza strutturale dei nostri titoli di Stato.
Cedole & dividendi
Se siete investitori obbligazionari e soprattutto se lo siete in euro dovete utilizzare un riferimento assoluto nelle vostre analisi dei mercati: è il rendimento del Btp decennale. Certamente anche il trend di quello tedesco fotografa la situazione ma – considerando che l’esposizione di un portafoglio italiano è in molti casi concentrato su titoli di Stato o corporate nazionali – il Btp fa da guida.
Ebbene, se si analizza il movimento del suo yield sulla scadenza a 10 anni, si nota chiaramente una tendenza rialzista e quindi ribassista della quotazione di riferimento. Anzi si rileva una trendline di appoggio della variazione del relativo valore che con costanza l’ha fatto salire dallo 0,55% di fine agosto fino all’attuale 1,19%. È vero che già a inizio novembre si era toccato l’1,2% ma rispetto ad allora c’è una differenza. In quel caso si trattò di un veloce “spike” e – come vuole l’analisi tecnica – in effetti il verificarsi di una tale figura segnò una successiva brusca inversione, con una ridiscesa sotto lo 0,9%.
Ora invece l’andamento si è manifestato in maniera più lenta e progressiva, confermando tuttavia come l’1,2% - almeno attualmente – costituisca una specie di resistenza. Se venisse rotta al rialzo i possibili successivi target sarebbero quelli dell’1,25% e successivamente dell’1,31%.
I motivi di questa debolezza dei Btp dipendono da molti fattori:
● timori che un’eventuale elezione di Draghi alla Presidenza della Repubblica comporti successive tensioni politiche;
● allarmi sull’inflazione, che non sembra così momentanea come proclamato dalla Bce;
● incertezza sulle possibili evoluzioni di politica monetaria nell’area euro. Intanto gli acquisti netti di titoli - cioè in aggiunta a quelli già detenuti dalla Bce - del Pandemic emergency purchase programme (Pepp) procederanno a un ritmo più lento nel primo trimestre del 2022 rispetto a quelli precedenti, sino a terminare a fine marzo. Il reinvestimento dei titoli detenuti che giungono in scadenza è invece esteso al 2024. È pur vero che la Bce ha indicato come gli acquisti potrebbero essere ripresi in considerazione per far fronte a nuovi shock negativi determinati dalla pandemia;
● conseguenti vendite di titoli di Stato italiani da parte delle nostre banche;
● esplosione del debito pubblico, cui non sembra che nessuno voglia o possa porre rimedio.
Il quadro è complesso e il superamento dell’1% di rendimento del Btp a dieci anni ne è l’inevitabile conseguenza.
Volendo operare in maniera commisurata sui suoi movimenti il titolo di riferimento attuale è lo 0,95% Dicembre 2031 (Isin IT0005449969), di cui forniamo tutti i ragguagli.
Quotazione apertura questa mattina |
97,78 euro |
Minimo a 1 anno |
96,92 euro |
Massimo a 1 anno |
103,94 euro |
Prezzo di emissione |
99,92 euro |
Rendimento lordo in corso |
1,19% |
Rendimento netto in corso |
1,04% |
Volatilità media (180 sedute) |
7,4% (valore medio) |
Duration (sensibilità tassi) |
10,1 (valore elevato) |
Grafico da ProRealTime a 200 sedute (con ultimo riferimento alla chiusura di ieri)