In questo fine gennaio sono molti i temi che andranno a condizionare i mercati del reddito fisso nel breve e nel medio termine. Ma andiamo con ordine e mettiamo in fila tutti gli elementi in modo utile a farci un quadro generale della situazione.
Iniziamo dalla FED, che ha tenuto nei giorni scorsi la prima riunione dell’anno. Risultato sui mercati: Borse a picco e rendimenti obbligazionari in salita. Cos’ha detto la FED? In realtà nulla di nuovo e di fatto non ha detto proprio nulla, poiché si è limitata a rimandare le vere decisioni. Tuttavia, dal comunicato finale spiccano due dati salienti: gli acquisti di bond cesseranno agli inizi di marzo e i tassi d’interesse saranno alzati.
Naturalmente, la Banca Centrale USA non dice esplicitamente quando, ma ormai tutti hanno capito che la prima stretta arriverà a marzo. Per cui, nei fatti, nulla di realmente nuovo, ma viste le dinamiche dei mercati è plausibile immaginare che ci si aspettasse una sorta di addolcimento nei toni. Moderazione nell’approccio che a ben guardare comunque c’è stato, poiché è stato sottolineato che la politica monetaria “è pronta ad essere adattata ad eventuali variazioni di scenario”.
E il dollaro? La valuta USA ha ovviamente accelerato nei confronti dell’euro, rafforzandosi ulteriormente dopo un periodo di pausa nelle scorse settimane, e ora ben avviato in area 1,06 come vedremo più avanti in questo articolo nella sezione dedicata all’analisi del cambio EUR/USD.
Passando al di qua dell’oceano, pare proprio che l’economia europea rallenti e la Germania rischia una seconda recessione. Infatti, la scorsa settimana il Fondo Monetario Internazionale ha tagliato le stime di crescita del PIL globale specificando che nel 2022 l’Eurozona dovrebbe crescere del 3,9% contro il 4,3% della stima precedente. Nel frattempo, sono arrivati i dati del quarto trimestre in Germania: -0,7% su base trimestrale, un calo circa doppio rispetto alle attese. E sempre in tema di previsioni FMI, in Italia la crescita dovrebbe scendere dal +4,2% al +3,8%.
Le ragioni di questo rallentamento sarebbero da imputare alla variante Omicron che ha impattato negativamente sul rimbalzo in corso del PIL, a causa delle nuove restrizioni anti-Covid, rallentando la produzione. E poi c’è l’inflazione, che si sta rivelando più robusta e duratura del previsto, come scriviamo da tempo a questa parte. L’inflazione è salita al 5% nell’Eurozona e al 7% negli USA, ai massimi degli ultimi decenni in entrambi i casi. E poiché come sappiamo il Diavolo si nasconde nei dettagli, una parte del rallentamento è dovuto in una certa misura anche al prepotente rincaro dei costi energetici, che costringe addirittura le imprese a fermare temporaneamente la produzione per l’impossibilità di sostenere questi costi.
E così, pare che la Germania rischi davvero una seconda recessione da quando è iniziata la pandemia. E questo è naturalmente un problema, perché sarebbe inevitabile il contraccolpo sul resto dell’unione monetaria, trattandosi della prima economia europea, che importa dal resto dell’Eurozona oltre un terzo del totale. Ma almeno qui in Europa pare che la BCE non abbia così tanta fretta di intervenire sulla politica monetaria.
Ma, come sappiamo, non è così negli USA, con la FED pronta ad agire ma in un contesto che vede anche l’economia americana in rallentamento, dopo un 2021 che passerà alla storia come l’anno di maggior crescita dopo il 1984. E questa non è una buona notizia. Anche perché nei prossimi mesi gli States dovranno fare i conti con un costo del denaro più alto, per cui potrebbero reagire riducendo consumi e investimenti.
Sempre a livello internazionale e geopolitico non va poi trascurata la convulsa situazione che vede la Russia protagonista, ove le tensioni sull’Ucraina potrebbero sfociare in un’invasione da parte di Mosca. Siamo d’accordo che uno scenario bellico in piena regola è abbastanza remoto, ma l’evento porterebbe quantomeno alla comminazione di sanzioni e contro misure. Ma la questione è delicata perché ritorsioni contro il settore energetico russo equivarrebbero a segare l’albero su cui siede l’economia europea. E i consumatori e le aziende del Vecchio Continente non crediamo potranno sopportare nuovi aumenti delle bollette. E non solo in termini di crescita economica, ma anche in ragione della “pace sociale”.
Infine, guardando alla nostra Italia – appena uscita dal pantano delle elezioni presidenziali – è bene tenere sotto controllo lo spread, che nei giorni antecedenti all’elezione bis di Mattarella e alla conferma di Draghi a capo dell’esecutivo era salito fino a 150 bps, valore che non si vedeva da un bel po’.
Mentre scriviamo queste righe, ad elezione fresca, il primo segnale sui mercati è positivo: il rendimento del Btp a 10 anni è sceso di 7 bps all’1,28%, ai minimi dal 6 gennaio. A questo punto, anche lo spread con i Bund della Germania è destinato a stringere in area 130 punti.
Infatti, la rielezione di Mattarella rassicura gli investitori poiché garantisce il governo Draghi, anche in virtù del fatto di essere stato l’artefice della sua nascita esattamente un anno fa. Non di meno, prospetta un Quirinale con la barra dritta su Europa e mercati anche per i prossimi anni.
Ma fin dove potrà arrivare la discesa dello spread? Crediamo difficile una discesa dello spread verso i 100 bps come lo scorso autunno. Un fattore che certo pesa è l’incertezza sulla politica monetaria della BCE con un’inflazione che pare destinata a salire fino ad almeno la metà di quest’anno. I mercati ovviamente pretendono rendimenti nominali più alti per acquistare Btp e altri bond percepiti rischiosi, mentre è ripresa la migrazione verso i “safe asset” come i Bund per sfuggire alle tensioni scatenate dai venti di guerra in Ucraina.
Quadro molto fluido, quindi, cui prestare grande attenzione nelle prossime settimane. Per nostra fortuna abbiamo un valido alleato che risponde al nome di Trendycator, per cui seguendo le evidenze del modello avremo almeno una bussola per orientarci.
Analisi ZC-Yield Curve
La lettura della ZC-Yield Curve mostra un lieve aumento dei rendimenti, ma non in modo omogeneo su tutto il tratto della curva. Infatti, rispetto alla scorsa analisi il rendimento della scadenza a 10 anni ritocca leggermente al rialzo portandosi in area 0,42% rispetto a poco meo dello 0,40% precedente, mentre la scadenza trentennale è in leggera contrazione e ora in area 0,50% rispetto allo 0,53% precedente. Si modifica anche la conformazione della curva, con la parte a breve e medio sempre con inclinazione positiva molto marcata, ma con un’accentuazione dell’inclinazione negativa per le scadenze dal 2040 in poi. La curva evidenzia ora un massimo di rendimento sulle scadenze 2039-2040, in lieve aumento rispetto alla scorsa analisi, passando all’attuale area 0,63% dal precedente 0,60% di rendimento. Nervosi i tassi forward su Euribor 6 mesi sia sul tratto a breve sia su quello a lunga. Ora la curva fornisce previsione di tassi positivi nel 2023 contro la precedente lettura stimata per il 2024; la parte a breve è ancora più ripida con una forte accelerazione nell’intervallo 2023-2024. In salita anche il tratto a lunga con una serie di due picchi tra area 1,10% e area 1,20%.
Analisi Integrata Trendycator
Osservando – a livello di analisi integrata – le curve dei rendimenti dei principali benchmark decennali, il quadro si mostra conforme a quanto osservato nella scorsa analisi su tutte le aree valutarie, con la conferma degli importanti allargamenti dei rendimenti sui benchmark decennali. Il modello Trendycator non ha ancora segnalato variazioni ma, come osservavamo nello scorso articolo, la dinamica dei grafici suggerisce che potremmo avere a breve indicazioni di cambio a livello strategico. L’area UK, dopo l’esplosione dei rendimenti avvenuta tra fine 2021 e inizio 2022 si è ora assestata con i rendimenti del GILT che hanno frazionalmente superato area 1,20%, segnando nuovi massimi e con Trendycator ancora in stato NEUTRAL. Anche il BUND sta consolidando la robusta salita dei rendimenti delle scorse settimane ed anzi, ha pure registrato un fugace test in area positiva, cosa che non si vedeva da tempo; il rendimento del decennale tedesco si attesta ora in area -0,05% con modello Trendycator sempre in stato NEUTRAL. Consolidano la salita anche i rendimenti del nostro Btp che si porta ora in prossimità di area 1,40% con un test a 1,50% prima delle elezioni bis del presidente Mattarella, con Trendycator che consolida lo stato LONG ormai da oltre due mesi. Infine, l’area USA che non fa eccezione, con i rendimenti del Treasury decennale che hanno conquistato area 1,80% superando anche marginalmente tale soglia e con Trendycator che ha cambiato stato ed ora LONG.
Bond Governativi Mondo Weekly Ranking
Consueta sezione dell’analisi sui mercati obbligazionari, con l’introduzione sotto forma di ranking dei bond governativi mondiali con qualunque rating. In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo. Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione.
Analisi in evidenza
Proseguiamo la nostra consueta analisi del cambio EUR/USD, importante valuta di riferimento per gli investimenti sul reddito fisso, vista la grande varietà di bond denominati in questa valuta. Gli ultimi sviluppi a livello macro hanno, alla fine, portato il cambio EUR/USD a rispettare la nostra previsione in merito ad un dollaro ancora in forze e capace di rafforzarsi ulteriormente contro euro.
Infatti, dopo aver esaurito la fase di consolidamento nell’intervallo 1,12-1,14 (seguita alla composta discesa che lo ha portato dai massimi di fine maggio 2021 in area 1,22 sino al minimo poco sotto area 1,12), il cambio ha rotto gli indugi e ha sfondato il supporto in area 1,12 per affondare verso area 1,10.
Come già osservato nelle scorse analisi, il quadro macro rimane favorevole alla valuta statunitense e con il modello Trendycator ben saldo sullo stato SHORT abbiamo buone indicazioni in merito alla ripresa del trend a favore del dollaro contro euro, ora proiettato verso l’importante area di supporto collocata a 1,06-1,05 che identifica importanti minimi di medio e lungo termine. Attenzione a possibili pullback di natura tecnica verso 1,12 ora livello di resistenza che potrebbe essere testata prima della ripresa della discesa.