E’ incredibile come ormai il concetto stesso di stampa finanziaria sia superato dalla velocità con cui si diffondono le informazioni e soprattutto i prezzi. Capita di vedere siti o giornali che per 24 o 48 ore tengono postati articoli aggiornati alle ore 17.30 del venerdì pomeriggio, chiusura della Borsa italiana, con visioni negative dell’andamento dei prezzi quando in realtà alle ore 22.00 dello stesso venerdì Wall Street ha chiuso in maniera entusiastica. Quello che manca è la visione grafica d’insieme unita alle informazioni di tipo macro che quotidianamente colpiscono i mercati, è vero, ma hanno una caratteristica: sono monotematiche, monotematiche come le preoccupazioni dei market players che oscillano sempre entro alcuni limiti ben definiti in un intervallo di tempo di settimane. Ad esempio ora ci si chiede se la crescita del PIL Usa continuerà nello stesso modo anche nel 2022 e la preoccupazione non è tanto sulla crescita in sé perché come dimostra il grafico che segue questa è superiore a quella che abbiamo visto negli ultimi 40 anni quanto sulle componenti della crescita stessa, che al momento è stata guidata esclusivamente dagli incrementi dei magazzini ma non dagli acquisti dei consumatori:
Qui l’amletica domanda è se i consumatori USA saranno in grado di sbranare via gli stock che giacciono invenduti nei magazzini. A giudicare dalle case sembra di sì, tanto che l’indice dei prezzi delle case nuove è arrivato alla pari con quello delle case di seconda mano (case singole), cosa che è un controsenso ma tanto è forte la domanda negli USA di abitazioni singole che anche i controsensi a volte in Borsa diventano realtà. In molti sono tranquillizzati dal fatto che in ogni caso la crescita degli USA se teniamo conto dell’inflazione è ancora al di sotto del trend di lungo periodo come dimostra il grafico che segue e quindi c’è ancora spazio per qualche anno di bonaccia sul fronte della crescita:
C’è poi il fronte inflazione che tiene banco ovunque tanto che ormai i veri market player, che non sono gli operatori finanziari ma i ceo delle aziende che producono beni reali, danno per scontato un rialzo dei prezzi e quindi dei tassi di interesse nel prossimo 2022. Ma così prevedendo fanno sì che l’aspettativa diventi realtà perché reagiscono aumentano i prezzi e accettando aumenti salariali da una manodopera sempre più difficile da reperire. Ormai non siamo più abituati a tassi di interesse reali positivi ma questa è la normalità ed è per questo che stiamo assistendo negli USA e presto in Europa ed in Italia al fenomeno del “getting out off the couch” cioè ad acquisti nel settore immobiliare spinti da persone che non hanno necessità ora di una casa ma hanno capito che se ne avranno bisogno domani allora è molto più conveniente comprare ora.
Il quadro completo d’insieme di tutti questi contrastanti sentimenti a livello macro, difficili da mettere insieme a meno di non essere un direttore d’orchestra davvero bravo, lo possiamo trovare solo nei grafici di Borsa. E se analizziamo il Ftse All Share italiano vediamo che sta costruendo un triangolo rialzista con 3 punti di minimo e due di massimo per cui già il nome stesso del pattern (triangolo “rialzista”) è confortante. Notate anche il MC Clellan che ci dice che il numero delle azioni italiane al rialzo fratto il numero delle azioni al ribasso o invariate sta arrivando su un punto minimo di oscillazione pronto a ripartire.
Sul Nasdaq 100 abbiamo diversi segnali rialzisti, sia di tipo ciclico che di tipo grafico, tra cui l’ottima chiusura di venerdì scorso. E’ evidente che se la Russia invade l’Ucraina tutto questo bel compitino di analisi tecno-fondamentale andrebbe tuttavia a farsi benedire …