Franco svizzero fortissimo. I motivi di una corsa che dura da mesi


Non sono né le tensioni relative all’Ucraina né l’effetto Covid. C’è dell’altro, che dipende non tanto dalla forza di Berna quanto dalla debolezza del sistema euro. Di qui la necessità di diversificare un po' il proprio patrimonio puntando su altre valute.

Hot markets

A leggere i report degli ultimi giorni sembrerebbe che il “rush” del franco svizzero sull’euro sia una vicenda iniziata solo da poco. Viene messa in relazione con le tensioni sul fronte Ucraina. In realtà il tutto ha origini più lontane e lo dimostra un grafico su periodicità settimanale. La corsa è partita infatti dagli 1,11 Eur/Chf di marzo e soprattutto dagli 1,09 di settembre per atterrare sugli 1,03-1,04 degli ultimi giorni. Considerando il tipo di “cross” si tratta di variazioni consistenti.

La situazione merita una verifica tecnica, che evidenzia una nuova resistenza per il franco nell’incrocio con l’euro a 1,034 e un supporto a 1,051. Di fatto la divisa svizzera dal 19 novembre si muove all’interno di quest’area. È quindi tornata a costituire un ruolo di fortezza contro l’incremento di rischiosità dei mercati finanziari. Lo avvalora il fatto che il rafforzamento sia stato molto progressivo, quasi pilotato. Indiscutibilmente le tensioni ucraine hanno fatto correre capitali a Zurigo e dintorni, così come le incertezze sulle politiche monetarie delle Banche centrali. C’è però dell’altro.

Da qualche tempo circolano mormorii che portano al franco non poco vigore. Si parla delle difficoltà politiche dell’Unione europea e - come conseguenza – di una disarticolazione dell’euro. Non c’è nulla di ideologico da parte di chi scrive in questa affermazione. Si tratta semplicemente di riferire le voci di chi palesa una fase di indebolimento strutturale della nostra divisa, a seguito di errori di Bruxelles e soprattutto di Francoforte (Bce) dovuti all’incapacità o forse alla non volontà di rafforzare l’Unione europea.

In effetti a pensarci bene il processo di creazione di un’unica realtà si è ormai fermato, commettendo un enorme passo falso. Siamo infatti in mezzo al guado di quanto fatto e di quanto non fatto. Molti economisti internazionali e addirittura alcuni premi Nobel del settore si sono espressi negli ultimi tempi con attacchi durissimi nei confronti delle scelte mancate.

L’euro quindi si indebolisce rispetto alle valute nobili, anche perché il maledetto Covid ha dimostrato la fragilità del progetto comunitario, affrontato con mille distinguo.

Non vogliamo tediare oltre il lettore con allarmi di vario tipo ma sono indiscutibili tre osservazioni fondamentali in questo processo:

● la divisa europea non è gestita da una sola banca centrale (nel caso specifico la Bce) ma dalle tante (troppe) banche centrali nazionali;

● il complicatissimo sistema di indebitamento fra diverse banche centrali nazionali rappresenta un ostacolo alla creazione di un insieme fluido di scambi fra i diversi partner Ue;

● Paesi a forte indebitamento (Grecia, Italia, Spagna e Francia) non possono convivere con Paesi a basso indebitamento (Germania, Olanda e Finlandia) dentro a una gabbia rigida. O ne soffrono i primi o ne risentono i secondi.

Di qui la debilitazione dell’euro sul franco svizzero e su altre divise nobili del mondo.

Gli investitori devono affrontare questa situazione diversificando una parte (per esempio un 15%) del proprio patrimonio con monete forti e una parte (5-10%) con quelle indebolitesi troppo, perché abilmente gestite da banche centrali nazionali autonome nelle politiche monetarie.

Torneremo sul tema analizzando le diverse divise. Oggi abbiamo solo voluto portare alla vostra attenzione il perché il franco svizzero abbia corso così tanto, ben oltre i motivi contingenti attribuiti dagli analisti valutari.