Nella correzione sviluppatasi da inizio anno, il mercato azionario statunitense ha ceduto dal 10% dello S&P500 al 16% del Nasdaq. Le quotazioni sono ritornate sui livelli della scorsa estate, mentre sull’indice Russel 2000 (PC 1930) si è tornati addirittura sui livelli di inizio 2021. Si tratta di un segnale importante, che conferma le preoccupazioni dei mercati finanziari sull’evoluzione, in senso meno espansivo, delle politiche monetarie della Fed e della altre Banche Centrali, alla luce delle dinamiche inflazionistiche sempre più evidenti.
Come dicevamo le settimane passate, “Le politiche monetarie delle Banche Centrali rimangono al centro dell’attenzione, alla luce dello sfasamento sempre più evidente tra i rendimenti nominali ‘repressi’ dal quantitative easing e rialzi dell’inflazione sensibili”. Mentre la Fed inizia a riconosce l’inflazione come un fenomeno non così transitorio come pretendevano fosse (negli USA il tasso di inflazione è balzato al 7%, sui massimi degli ultimi 40 anni, “la Banca centrale europea continua a mantenere toni riassicuranti”, nonostante le evidenti fiammate inflazionistiche, a partire da gas e luce, conseguenza sia delle politiche monetarie e fiscali ultra-espansive degli ultimi anni sia dell’attuazione del cosiddetto Green New Deal, destinato a pesare non poco sulle tasche di consumatori e contribuenti negli anni a venire.
“La liquidità rimane la variabile chiave: una sua contrazione - e forse anche solo una sua crescita giudicata troppo scarsa dai mercati - potrebbe creare seri problemi sulla tenuta del debito e quindi anche alle dinamiche delle Borse [...]. Dopo l’asset class inflation post-2009, un calo della liquidità globale innescherebbe così il processo inverso, una deflazione degli asset finanziari - azioni e bond pubblici e privati - che rischierebbe di fare deragliare la ripresa dell’economia, prospettando i tanto temuti rischi di stagflazione (stagnazione+inflazione), a cui non siamo più abituati dagli shock energetici degli anni ‘70. È quindi probabile che i rialzi dei tassi nominali di interesse - ancorché in rialzo - siano destinati a rimanere al di sotto dei tassi di inflazione, mantenendo cioè un contesto di rendimenti reali negativi. Le Banche Centrali, insomma, seguiranno un approccio behind the curve, faranno la “faccia feroce” magari, ma rimanendo nei fatti accomodanti. Per un semplice motivo: si sono infilate in un cul de sac, da cui possono uscire solo grazie all’inflazione, che aiuterà a sgonfiare le gigantesche bolle di debito accumulato negli ultimi lustri”.
L’indice S&P500 (PC 4.356; cfr. grafico) ha raggiunto l’obiettivo indicato, il supporto chiave in area 4.200/50 (min 4212 il 24.01), per poi consolidare al di sotto di 4.400-4.450. Sono possibili dei rimbalzi tecnici ma fintantoché le quotazioni stazionano al di sotto di 4.550 il tono rimane molto debole, con possibili ulteriori discese (segnale alla perforazione di 4.200) verso il valido supporto a quota 4.000. Sull’Eurostoxx50 (4.118) prevale un movimento debole/laterale: la rottura di 4.000 proietterebbe le quotazioni verso il supporto in area 3.700-3.850.
Lato volatilità implicita, sul VIX (PC 27,90) si è assistito ad uno sbuffo verso quota 33, seguito da un consolidamento verso 28. Il contesto rimane di tensioni moderate: non ancora il passaggio conclamato da uno scenario risk-on a uno risk-off ma sicuramente un deterioramento significativo delle prospettive di rischio/rendimento, su orizzonti plurimensili.
Sui metalli preziosi si è assistito ad una correzione, all’interno comunque di un’impostazione ancora positiva. Molto forte il Palladio, che prosegue nel movimento rialzista marcato in essere da metà dicembre. La maggior parte delle materie prime rimane positiva vista la presenza di uno scenario oramai conclamatamente inflazionistico, con rendimenti reali negativi, nonostante la risalita possibile dei rendimenti nominali.
Operativamente, si conferma il mantenimento delle posizioni in portafoglio, sui seguenti Etc quotati su Borsa italiana:
Oro, ticker PHAU: PC 150,86; Argento, ticker PHAG: PC 18,602; Platino, ticker PHPT: PC 83,810; Palladio, ticker PHPD: 194,50; Frumento (ticker WEAT: PC 0,7469), Mais (ticker CORN: PC 1,0558), Caffè (ticker COFF: 1,2612), Cotone (ticker COTN: 3,1950), Rame (ticker COPA: 34,285), Nickel (ticker NICK: 18,720), Alluminio (ticker ALUM: 3,8535); Zucchero (ticker SUGA: 7,943), Cacao (ticker COCO: 2,260) e Zinco (ticker: ZINC: 9,908).
Manteniamo anche le posizioni corte tattiche sull’S&P500, con l‘Etf short sull’S&P500 Xtrackers S&P500 Inv Day con ticker XSPS (PC 7,246).
(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)