La banca centrale della Cina, nella nottata tra mercoledì e giovedì, ha tagliato i tassi di riferimento sui prestiti (Loan Prime Rate, Lpr) per il secondo mese consecutivo, dopo aver abbassato il tasso sui prestiti a medio termine (Medium Term Lending Facility, Mlf) all'inizio di questa settimana, nel tentativo di sostenere un'economia in rallentamento.
La People's Bank of China ha quindi, ridotto il tasso Lpr a un anno al 3,70%, 10 punti base in meno rispetto al livello del 3,80% del mese scorso. Il tasso Lpr a cinque anni e' stato abbassato al 4,60%, dal 4,65%. È la prima volta in 21 mesi che la Cina taglia i due tassi nello stesso mese.
Questa manovra, sta accentuando sempre più la divergneza in atto tra le tre grandi macro-aree economiche del mondo e dalle tempistiche di intervento delle relative banche centrali.
Abbiamo visto in Usa, il Nasdaq fortemente appesantito che è andato sotto dell'11% dai suoi precedenti massimi.
Come visibile in figura, frutto di uno studio datato 19 gennaio, in cui si è assegnato un target di brevissimo ai 14750 in prima istanza e ai 14450 in seconda istanza, la dinamica ribassista è stata sufficientemente confermata dalla giornata di ieri 20 gennaio ndr.
Il primo target è stato già raggiunto dal future, con la forte chiusura ribassista, in una sessione in cui, la forza della correzione in atto, ha fatto perdere il 3% dai massimi segnati in intraday, quando l'indice era ai 15340.
Il comportamento ai 14450, andrà monitorato attentamente, perchè, se infranti al ribasso, condurranno a nuove valutazioni su punti di approdo, sempre in un timeframe di brevissimo.
Già da ora si può intravedere un punto di arrivo ai 14100, ma il tutto rimane condizionato dalla rottura dell'intervallo precedente.
Viceversa, rimarrà confermata la tendenza ribassista se, pur rimbalzando dai valori attuali, non salisse oltre i 15600 punti.
Un grande contributo al periodo di alta pressione inflazionistica, come rilevato anche nel "minute" della BCE, deriva dal rialzo delle materie prime e uno dei maggiori indiziati è ovviamente il prezzo del petrolio, che attualmente naviga sugli 84 dollari al barile.
Stiamo assistendo a sedute quindi, che mescolano la differente politica economica delle aree macroeconomiche interessate e il driver comunemente utilizzato come indicatore di direzione, vale a dire il mercato finanziario statunitense, che, come appena rilevato, sta correggendo le proprie valutazioni.
Ricordiamo che gli analisti interpretano di consueto, come una correzione in atto, una discesa del 10% dai punti di massimo, senza però fare di una simile considerazione, una pietra miliare inamovibile.
Si comprende che in una situazione di volatilità come quella attuale, con il 50% delle società quotate al Nasdaq che ha già invertito la rotta perdendo in media più del 50% dai loro massimi, rimane complicato trovare realtà azionarie che possano, con molta probabilità eseguire movimenti non condizionati da queste tensioni.
In dinamica stock picking, quindi, si deve pazientare.
Rimane quindi da chiarire, in attesa di evoluzioni, quale riferimento prenderanno anche i mercati europei, nel momento in cui un trend quasi mai infranto da mesi ormai, inizia a mostrare il fianco ad interpretazioni perlomeno differenti.
(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)