NASDAQ100 WEEKLY - Piccole correzioni sugli indici azionari USA !


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INCERTEZZA SUGLI INDICI AZIONARI USA !!

Lunedì 17 gennaio borse azionarie USA chiuse per il Martin Luther King Day.

Ad inizio settimana a Wall Street l’ipervenduto di breve ha favorito un ritorno del “buy the dip” che si è concretizzato in un buon recupero degli indici con i rendimenti che si sono stabilizzati sui livelli di due venerdì fa e con il Dollaro che ha ritracciato pesantemente. A supportare il rimbalzo anche la capacità del Presidente della FED, Powell, che nella audizione alla commissione bancaria del Senato ha convinto i presenti che le nuove azioni della FED riporteranno l’inflazione sotto controllo e (cosa più importante) senza danneggiare l’economia e gli utili aziendali. Detto da una persona che in tutto questo lasso di tempo aveva sempre affermato che l’inflazione era transitoria a fronte di un dato CPI sempre più in alto fino a toccare il 7% dato record dagli anni 80, beh…. gli è stato dato un atto di fiducia infinito, cosa che i mercati azionari hanno subito recepito.

Purtroppo la giornata di giovedì ha ridimensionato di molto i rialzi precedenti soprattutto sui titoli tech e ad alta crescita del NASDAQ (100 e Composite) che avendo già dovuto incassare le dichiarazioni dei membri della FED circa almeno tre rialzi dei tassi nel 2022, presumibilmente stanno anche soffrendo dalle notizie di un inasprimento del confronto USA-RUSSIA sulla situazione Ucraina. L’indice FAANG ha lasciato sul parterre quasi il 4%. Meno peggio gli indici S&P500 e DOW JONES che beneficiano della loro composizione di titoli value e banche. A questo punto la speranza è riposta nelle positive pubblicazioni degli utili visto che siamo entrati nella stagione delle trimestrali economiche societarie del quarto trimestre del 2021.

Come è andato il consenso nelle ultime settimane? Il monitor di Citigroup rivela una discreta discesa del ratio delle previsioni a Gennaio, con significative discese in molti settori e un crash delle utilities (v.grafico):

Il seguente grafico mostra la relazione di questa variabile rilevata da Citi con l'indice S&P500, ebbene quando queste revisioni si sono fatte più profonde, si è assistito ad un aumento della volatilità dovuta alla discesa dei valori dell’indice:

Il focus della settimana è stata l’audizione di Powell alla commissione bancaria del Senato per la sua conferma a capo della FED. Dalle note rilasciate ieri sera, si apprende che il numero uno della FED vuole evitare che l’inflazione si radichi nell’economia USA e per questo motivo faranno ricorso agli strumenti a disposizione della banca centrale. Tra questi strumenti, non c’è soltanto il rialzo dei tassi ma la FED, dopo aver chiuso entro marzo il quantitative easing (QE) sta pensando anche al quantitative tightening (QT) ossia la riduzione del bilancio. Per Powell, il recupero post-pandemia si delinea differente dalle precedenti crisi e questo rappresenta un aspetto da tenere in considerazione nelle decisioni della FED. Powell ha colto l'occasione dell'audizione per consegnare ufficialmente la nuova stance. In sostanza "scusate, ci siamo addormentati alla guida, e ora siamo in ritardo", "pensavamo di non alzare i tassi nel 2022 e ora non sappiamo se i 3 rialzi da noi previsti basteranno" e "improvvisamente consideriamo l'inflazione elevata un rischio per l'economia". Subito dopo c'è stato lo show dei membri Fed, tutti intenti a segnalare la nuova stance proattiva. Prima Ester George (Kansas City) e poi Loretta Mester (Cleveland) hanno ampiamente riportato il nuovo consenso. Bullard, numero uno della FED di St Louis e membro votante del FOMC, ha invocato 4 rialzi nel 2022 sottolineando quanto sia meglio procedere “sooner than later”. Per finire con Lael Brainard, nuovo vice governatore della FED, considerata a lungo come uno dei membri FED più tranquilli, ha sorpreso molti sottolineando come l’inflazione sia al momento la sfida più significativa che si trova ad affrontare la FED, allineandosi al resto del comitato. Tutto ciò in attesa della prossima riunione del FOMC del 26 gennaio.

A margine segnaliamo la notizia che il vice capo della FED, Clarida, si dimetterà il 14 gennaio per operazioni di trading effettuate all’inizio della pandemia.

Passando alla geopolitica, i primi colloqui tra Stati Uniti e Russia si sono conclusi con toni ottimistici da entrambe le parti. Il vicesegretario di Stato USA Sherman ha definito i dialoghi come “franchi e schietti” affermando che per raggiungere una diplomazia costruttiva è necessario un processo di de-escalation tra le parti. Anche il viceministro russo Rjabkov ha aperto al dialogo ribadendo però che non c’è alcuna intenzione di invadere l’Ucraina. I colloqui proseguiranno a Bruxelles domani includendo la NATO e il 13 con l’aggiunta dell’OCSE. Il nodo dello scontro è che la richiesta perentoria dei Russi che a Ucraina e Georgia non sarebbe mai stato concesso di entrare nella Nato sembra essere irricevibile dagli USA, il che appare una ricetta per il fallimento dei colloqui. Nel frattempo gli USA hanno chiesto agli alleati europei di aderire alle sanzioni contro la Russia per essere più allineati nello scontro con Putin, cosa non semplice in quanto quasi tutte dipendenti dal gas russo.

Andiamo ora a dare uno sguardo ai rendimenti dei titoli di Stato.

I rendimenti USA dopo una serie di 7 salite di seguito e un temporaneo superamento di quota 1.8% sul 10 anni, sono calati marginalmente dopo il dato dei CPI per poi riportarsi a ridosso dell’1,80% in chiusura di settimana. Non la parte breve della curva, col 2 anni che ha continuato la sua marcia verso l'1%, che dista ormai una decina di bps (v. grafico di tutti i Treasury quotati):

Ma l'impatto più pesante si è notato sui tassi reali, che si fanno carico praticamente dell'intera salita, se non di più, a discapito dei breakeven inflation. In altre parole in un mercato dei bonds che vede svanire rapidamente il supporto della FED con aspettative di inflazione stabili, i tassi nominali e reali volano e lo fanno anche perchè vengono meno gli acquisti sui Tips (US inflation linked) che tanto hanno fatto per comprimere i rendimenti reali. Quindi se prima si vedeva una FED che continuava testardamente a stimolare i mercati con aspettative di inflazione alle stelle, il che comprimeva i tassi reali, ora il suo rallentamento li supporta.

Passiamo ora all’analisi grafica del nostro indice di riferimento delle nostre operazioni, il NASDAQ100. La settimana scorsa scrivevamo che la chiusura del venerdì non avrebbe portato a nulla di buono, ed infatti l’apertura della settimana appena trascorsa in gap down faceva presagire una continuazione del ribasso con test del supporto in area 15300 cosa che in effetti è avvenuta, ma già da metà seduta un ritorno del denaro sui titoli tech ha, de facto, annullato il gap e fatto rimbalzare l’indice nei due giorni successivi riportando i prezzi in zona più confortevole a ridosso dei 16000. Purtroppo le dichiarazioni provenienti dai membri della FED ha trasformato un normale giorno in un giovedì nero con vendite generalizzate, ma soprattutto sull’indice FAANG, tanto da riportare i prezzi a testare e sfondare per la seconda volta il supporto in area 15500 avvicinandosi al forte supporto in area 15300. Fortunatamente la chiusura di settimana vede i valori ritornare, quantomeno, sopra l’area dei 15500. Durerà ? Difficile dirlo, ma la fuoriuscita dal canale rialzista di volatilità, l’attrazione della M.M. a 200 e le trendline rialziste di breve e lungo periodo, fa sì che un probabile test in area 15000/14900 sia più che possibile. Ovviamente ci auguriamo di no, così come un eventuale test dei prezzi su tale ultimo baluardo spinga l’indice ad una reazione violenta e duratura. Per il momento non guardiamo oltre. Nel caso, invece, di una reazione già da oggi, molto importante riportarsi sopra la resistenza in area 15850 e consolidare sopra di essa. La settimana si è chiusa a 15611.59 con un guadagno del + 0,12% che porta ad una perdita da inizio anno del – 4,34%.

Situazione senz’altro migliore per l’indice S&P500 rispetto all’indice tech, con correzioni di modeste entità e comunque mai sotto il supporto in area 4610 (ritracciamento del 38,2% del movimento d-e), se non una volta in intraday. Con l’inizio della stagione delle trimestrali economiche societarie vedremo se l’indice si riporterà dentro il canale rialzista di volatilità per una prosecuzione del trend rialzista con prezzi costantemente sopra l’area 4700 o viceversa se i prezzi avranno bisogno di correggere ancora un po’ andando a ritestare l’area 4550 (ritracciamento del 50,0% del movimento d-e). La settimana di contrattazione si è chiusa a 4662.85, con una perdita del – 0,30% che porta a segnare un – 2,17% da inizio anno.

Percentuali meno negative per l’indice DOW JONES rispetto agli altri due indici maggiori. Graficamente le correzioni sono simili all’indice S&P500 che porta i prezzi a testare ben tre volte l’area 35850 (ritracciamento del 38,2% del movimento da inizio dicembre 2021 al massimo storico) senza però mai chiuderci sotto. E’ l’unico indice che rimane ancora dentro il proprio canale rialzista di volatilità. Le trimestrali economiche societarie dovrebbero portare beneficio soprattutto dai titoli del settore bancario e da quelli dell’energy, anche se le prime pubblicazioni dei titoli del settore bancario sono state contrastanti. Nel corso della settimana vedremo se l’indice proseguirà la fase di lateralizzazione oppure ha bisogno che i prezzi vadano a testare prima il supporto in area 35450, poi in area 35100 (ritracciamento del 61,8% del movimento min-max di dicembre) con interessamento della M.M. a 200 periodi. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 35911.81 con una perdita del – 0,88% che porta a segnare un – 1,17% da inizio anno.

ORO INDEX 

Opinioni contrastanti tra gli analisti del mercato dell’Oro in quanto c’è chi ancora il valore del metallo prezioso al valore del dollaro e chi, invece, al ciclo del rialzo dei tassi. La prima ipotesi sposa l’idea che i prezzi dell’Oro scenderanno a più riprese a causa dei vari rialzi dei tassi che porteranno ad un rafforzamento del valore del dollar index. Mentre la seconda ipotesi sposa la previsione che la commodity dovrebbe toccare un minimo in primavera in coincidenza con il primo aumento dei tassi USA da parte della FED, per poi lateralizzare e riprendere la fase rialzista dopo che il ciclo del rialzo dei tassi (previsti 3 o 4 rialzi nel 2022 e 2 nel 2023) siano terminati con l’inflazione rientrata nei parametri fissati dalle autorità monetarie o comunque sotto controllo. Staremo a vedere chi avrà ragione tra i due opposti schieramenti.

Noi, come al solito, non ci lanciamo in previsioni e quindi non ci fasciamo più di tanto la testa seguendo pedissequamente l’analisi tecnica ed i valori che ci riportano dette analisi. Se i supporti tengono compriamo uno o più lotti, altrimenti rimaniamo così come stiamo ed attendiamo che i prezzi salgano per vendere l’unica posizione che abbiamo in Portafoglio. STOP.  

Guardando i numeri settimanali, essi continuano a rimanere ingabbiati tra la resistenza in area 1845 ed il supporto in area 1770 $/oz. Questa fase di lateralizzazione si sta sviluppando dal giugno 2021, con brevi eccezioni da entrambi i lati. Al momento sembra che i prezzi dell’Oro siano più sensibili alle oscillazioni del dollaro, anche se non in maniera evidente.   

E veniamo agli altri due metalli preziosi che seguiamo nel nostro Portafoglio. Per quanto riguarda il Platino, i prezzi continuano a cincischiare sopra l’area di supporto/resistenza dei 950 $/oz. lateralizzando su tali valori. Se i 1000 $/oz. continuano ad essere una chimera, i 920 $/oz vengono testati con più frequenza, il che non è certo un bel segnale rialzista.

Quadro debole anche per quanto riguarda l’Argento ma, a differenza del Platino, approccia più l’area 23,5 $/oz. che non l’area di supporto dei 22 $/oz. facendoci sperare che prima o poi questa resistenza venga rotta al rialzo. La settimana dell’Oro è si è chiusa a 1816.50 $/oz., con un guadagno del + 1,06% che porta ad una perdita del – 0,66% da inizio anno. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 1816.70 $/oz. con un guadagno del + 1,16%. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES FEBBRAIO 2022:

LA POLITICA DEGLI STATI UNITI

Come annunciato giovedì scorso dal leader della maggioranza del Senato, Chuck Schumer, fino a domani, martedì 18, i due disegni di legge sui diritti di voto non saranno discussi. Schumer ha dichiarato: “Sia chiaro, il Senato degli Stati Uniti – per la prima volta in questo Congresso – discuterà la legislazione sui diritti di voto a partire da martedì”. “I membri di questa camera sono stati eletti per dibattere e votare, in particolare su una questione così vitale per il cuore pulsante della nostra democrazia come questa. E procederemo”.

Dall’altra parte, i repubblicani puntano a bloccare due proposte, il Freedom to Vote Act e il John Lewis Voting Rights Advancement Act. Una volta bloccati i due disegni di legge, i dem penseranno a come superare l’ostruzionismo e portare avanti le proposte con una maggioranza semplice. Cosa tutt’altro che facile, visto che due democratici, Joe Manchin e Kyrsten Sinema, hanno detto che non sosterranno le modifiche all’ostruzionismo necessarie per approvare la legislazione elettorale.

Poco prima dell’incontro tra Biden ed i senatori democratici, durante il quale il Presidente ha esortato loro ad approvare una legge che ha detto essere cruciale per compensare un’ondata di nuove restrizioni all’accesso al voto passata in stati a guida repubblicana, Sinema è intervenuta al Senato. Pur definendo non democratica questa ondata di nuove leggi, la senatrice ha detto che non sarebbe d’accordo a cambiare le regole del Senato per approvare una legge che la contrasti. Sinema ha dichiarato: “Non sosterrò azioni separate che peggiorano la sottostante malattia della divisione nel nostro paese”. “Alcuni hanno rinunciato all’obiettivo di ridurre le nostre divisioni ed unire gli americani. Io no”. Secondo Sinema le precedenti modifiche all’ostruzionismo si sono rivelate errori: “Queste azioni poco lungimiranti da parte di entrambi i partiti hanno portato al nostro attuale sistema giuridico americano e alla Corte Suprema, che mentre sono qui oggi sta esaminando questioni riguardanti i diritti fondamentali di cui gli americani hanno goduto per decenni”.

Giovedì sera il presidente Joe Biden ha incontrato Manchin e Sinema in quello che un funzionario della Casa Bianca ha definito un “franco e rispettoso scambio di punti di vista riguardo i diritti di voto”. In precedenza il Presidente aveva incontrato i senatori democratici, sembrando pessimista riguardo le possibilità del suo partito di approvare i disegni di legge sui diritti di voto; Biden ha detto: “Spero che possiamo farcela”. “La risposta onesta è che non so se riusciremo a farcela”.

Intanto venerdì il presidente Biden ha presentato un piano, nell’ambito del disegno di legge sulle infrastrutture, che prevede una spesa di 27 miliardi di dollari per la sistemazione di migliaia di ponti. Il Dipartimento dei Trasporti ha detto che i fondi saranno messi a disposizione di 50 stati, del Distretto di Columbia, di Porto Rico e delle tribù sovrane nell’arco di cinque anni; si stima che grazie all’investimento potrebbero essere riparati circa 15.000 ponti.

Voltando pagina, Reuters riporta che, secondo due fonti vicine all’amministrazione, la stessa sta considerando la possibilità di portare sotto i 15 miliardi di galloni proposti il mandato di miscelazione dell’etanolo nel 2022.

A dicembre l’Environmental Protection Agency ha rilasciato una proposta di mandato per la miscelazione di biocarburanti che ha ridotto i requisiti di etanolo per il 2020 ed il 2021, ma li ha ripristinati a 15 miliardi di galloni per il 2022; agricoltori e produttori di biocarburante hanno criticato le riduzioni, ma hanno gradito il ripristino di quest’anno. Nelle ultime settimane però, funzionari dell’amministrazione hanno preso in considerazione di ridurre il mandato da 15 miliardi di galloni una volta che, entro la fine dell’anno, sarà emessa la regola definitiva. Nick Conger, un portavoce di EPA, ha detto: “EPA resta impegnata nella crescita dei biocarburanti in America”. “Non vediamo l’ora di riesaminare i solidi commenti che riceviamo da tutte le parti interessate prima di finalizzare la nostra regolamentazione entro la fine di quest’anno”.

LA POLITICA DELLA FED

Come riportato in precedenza, il focus della scorsa settimana sono state le dichiarazioni di Jerome Powell, che martedì ha parlato davanti alla commissione del Senato degli Stati Uniti per le banche, l’edilizia abitativa e gli affari urbani, in occasione della sua udienza di conferma come presidente della banca centrale. Powell ha fatto il punto sulle prospettive economiche, affermando che quest’anno si aspetta una serie di aumenti dei tassi d’interesse. Il numero uno della FED ha detto: “Mentre quest’anno avanza, se le cose si svilupperanno come previsto, normalizzeremo la politica monetaria, cioè concluderemo i nostri acquisti di asset a marzo, quindi aumenteremo i tassi nel corso dell’anno”. “Ad un certo punto, forse alla fine di quest’anno, inizieremo a consentire al bilancio di defluire e questa è solo la strada per normalizzare la politica”.

Con un tasso di disoccupazione al 3,9% a dicembre ed una forte inflazione, la FED sta cercando di rispondere con misure come aumenti dei tassi e la riduzione degli acquisti mensili di obbligazioni. Secondo Powell l’economia non ha più bisogno o non vuole più le politiche accomodanti messe in campo per affrontare la pandemia e le sue conseguenze. Il presidente della banca centrale statunitense ha detto: “Nel corso di quest’anno ci sposteremo veramente verso una politica più vicina alla normalità. Ma è lunga la strada verso la normalità da dove siamo ora”.

Nel corso dell’audizione, Powell ha anche risposto ad alcune domande sul perché la FED si sia sbagliata nel prevedere l’inflazione, a lungo indicata con il termine “transitoria”, citando problemi legati prevalentemente alla pandemia, che ha visto le catene di approvvigionamento intasate, scaffali dei negozi scarsamente forniti e prezzi al rialzo. Powell ha detto: “Se l’inflazione diventa persistente, se questi alti livelli di inflazione si radicano nella nostra economica e nel pensiero della gente, allora questo inevitabilmente porterà ad una politica monetaria molto più elevata”. “Ciò potrebbe portare ad una recessione e questo sarà negativo per i lavoratori”.

Giovedì è intervenuta in Senato anche Lael Brainard, nel corso dell’audizione per la sua nomina a vicepresidente della FED. Brainard ha detto che al momento controllare l’inflazione è “il compito più importante” della banca centrale.

Nonostante un rimbalzo nella crescita ed un calo della disoccupazione, l’inflazione è troppo alta e Brainard ha detto che: “i lavoratori nel paese sono preoccupati di quanto possa allontanarsi il potere di acquisto dei loro stipendi. La nostra politica monetaria è concentrata sul riportare l’inflazione giù al 2%, sostenendo al contempo una ripresa che includa tutti. Questo è il nostro compito più importante”.

Mary Daly, presidente della Federal Reserve Bank di San Francisco, che solo a novembre chiedeva una politica paziente di fronte a prezzi al rialzo, mercoledì scorso ha rilasciato dichiarazioni favorevoli ad un cambio di marcia: “Per la banca centrale statunitense è davvero il momento di iniziare a rimuovere un po’ della politica accomodante che abbiamo offerto all’economia”. “Sicuramente vedo aumenti dei tassi in arrivo, già a marzo”. Raphael Bostic, presidente della Federal Reserve Bank di Atlanta, si aspetta che la FED quest’anno aumenti i tassi tre volte, iniziando a marzo, e riduca rapidamente il massiccio bilancio. Per James Bullard, presidente della Federal Reserve Bank di St. Louis, c’è addirittura la possibilità di vedere quattro rialzi a partire da marzo. Charles Evans, numero uno della FED di Chicago, giovedì ha definito “una buona offerta d’apertura” la proiezione dei responsabili politici di tre aumenti di tassi nel 2022 di un quarto di punto percentuale, aggiungendo però che potrebbero essere quattro se i dati sull’inflazione “non migliorano abbastanza rapidamente”. Secondo Christopher Waller, membro del consiglio dei governatori della FED, se l’inflazione resta elevata potrebbero essere appropriati quattro o cinque aumenti dei tassi quest’anno. Loretta Mester, presidente della Federal Reserve Bank di Cleveland, si è espressa a favore di un avvio degli aumenti dei tassi a marzo. Patrick Harker, presidente della FED di Philadelphia, giovedì ha detto che pensa che la banca centrale inizierà a ridurre la dimensione del bilancio a fine 2022 o ad inizio 2023; secondo Harker i funzionari dovrebbero iniziare a ridurre il deflusso di bilancio una volta che i tassi d’interesse siano “sufficientemente” sopra lo zero e il percorso di riduzione delle partecipazioni obbligazionarie essere “più ripido” rispetto all’ultima volta che la FED ha scaricato i suoi asset. Secondo Harker l’istituto potrà evitare di avere un impatto negativo sulla ripresa muovendosi “attentamente e metodicamente”. “Questo è il motivo per il quale non sono favorevole ad aumentare i tassi e procedere alla normalizzazione del bilancio allo stesso tempo”. La sua previsione sui tassi d’interesse è di tre o quattro rialzi nel corso di questo anno: “Abbiamo bisogno di intervenire sull’inflazione. È più persistente di quanto pensassimo tempo fa. Ormai è un po’ di tempo che sono fuori dalla squadra ‘transitoria’ (i membri che utilizzavano il termine ‘transitorio’ per descrivere l’inflazione, ndr)”.

Cambiamenti in vista non solo per la politica monetaria, ma anche ai vertici della FED. Sarah Bloom Raskin, Lisa Cook e Philip Jefferson potrebbero entrare a far parte del consiglio dei governatori, su nomina del Presidente Joe Biden. I candidati nelle prossime settimane risponderanno alle domande della commissione bancaria del Senato. Cook potrebbe diventare la prima donna di colore a far parte del consiglio della FED, mentre Jefferson il quarto uomo di colore. (Riportiamo questa distinzione di razza solo per averla ripresa integralmente da notizie USA, ciò fa capire ancora una volta come negli States, l’arretratezza culturale che porta alla non-democrazia, sia un fondamento del loro vivere quotidiano a tutti i livelli, ndr.)  

Nel suo potenziale ruolo di vice presidente per la vigilanza bancaria, ci si aspetta che la Raskin adotti una linea più dura. Christopher Whalen, fondatore di Whalen Global Advisors, a proposito del possibile ruolo della Raskin ha detto: “È un’ex regolatrice. Conosce queste cose. Non è qualcosa che sbaglierà”. “I banchieri saranno sorpresi dal fatto che la retorica forse sarà un po’ più estrema, ma la sostanza è che non correranno molti rischi”. Per Krishna Guha, capo della politica globale e della strategia della banca centrale per Evercore ISI: “Il punto principale di controversia nella conferma della Raskin riguarderà la politica climatica, dove lei in passato ha espresso sostegno all’attuazione della politica monetaria e regolatoria della FED in un modo che promuova la transizione verde”.

Il senatore Pat Toomey, membro repubblicano della commissione bancaria, ha criticato le scelte di Biden, affermando giovedì sera: “Sarah Bloom Raskin ha specificatamente chiesto alla FED di fare pressione sulle banche per soffocare il credito alle aziende energetiche tradizionali ed escludere questi datori di lavoro da qualsiasi strumento di prestito di emergenza della FED”. E sugli altri due nomi ha aggiunto: “Valuterò attentamente se Cook e Jefferson hanno l’esperienza, il giudizio e le opinioni politiche necessarie per ricoprire il ruolo di governatori della FED”.

DATI MACROECONOMICI

Nel mese di dicembre, a livello annualizzato, l’indice dei prezzi al consumo cresce del 7,0% rispettando quanto previsto dal consensus. A novembre, a livello annualizzato, il dato aveva fatto registrare un incremento del 6,8%. Il dato core (che esclude il settore del cibo e dell’energia), a livello mensile, a dicembre cresce dello 0,6%, un rialzo appena superiore a quello previsto dal consensus (0,5%) e al dato di novembre (0,5%). Il dato core annualizzato a dicembre va appena oltre il consensus (5,4%), segnando una crescita del 5,5%, dopo un rialzo a novembre del 4,9%. I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Il numero di richieste iniziali di sussidi di disoccupazione aumenta. Nella settimana terminata l’8 gennaio le richieste sono state 230 mila contro le 207 mila della settimana precedente; il consensus in realtà prevedeva un calo a quota 200 mila. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.

A dicembre l’indice dei prezzi alla produzione core (che esclude il settore del cibo e dell’energia) a livello mensile cresce dello 0,5%, come indicato dal consensus, ma rallentando rispetto a novembre, quando la crescita è stata dello 0,9% (dato rivisto da 0,7%). Crescita più forte, invece, per il dato annualizzato che a dicembre registra un +8,3%, contro un consensus del +8,0% ed un dato di novembre del +7,9% (rivisto da +7,7%). I due dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Flessione per il dato mensile di dicembre sulle vendite al dettaglio, che perde un 1,9%. A novembre era stata registrata una crescita dello 0,2% (rivista da 0,3%). Ancora più significativa la flessione delle vendite al dettaglio del Control Group, che a dicembre a livello mensile perdono un 3,1% dopo un -0,5% (rivisto da -0,1%) a novembre. I due dati sono rilasciati dall’U.S. Census Bureau.

Il dato preliminare di gennaio sull’indice di fiducia dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan passa dai 70,6 punti di dicembre agli attuali 68,8, sotto al consensus fissato a 70,0 punti. Il dato preliminare di gennaio sulle condizioni economiche attuali, elaborato sempre dall’Università del Michigan, si attesta a quota 73,2 punti, praticamente in linea con il consensus fissato a 73,3 punti ed un punto sotto al dato di dicembre di 74,2 punti.

FOCUS SU TITOLI

BIOGEN – In settimana le azioni di Biogen sono scese al minimo di due anni dopo che il programma Medicare del governo statunitense ha detto che limiterà l’accesso al suo trattamento contro l’Alzheimer appena approvato. L’U.S. Centers for Medicare and Medicaid Services ha detto che coprirà solo il trattamento con Aduhelm, il trattamento contro l’Alzheimer di Biogen, se i pazienti sono iscritti ad uno studio clinico. Alla fine del mese scorso Biogen aveva ridotto il prezzo di Aduhelm di circa il 50%.

ILLUMINA – In settimana in un comunicato Illumina ha previsto entrate per il 2022 sopra le stime di Wall Street, contando sulla forte domanda per i suoi prodotti di sequenziamento genetico. Inoltre ha annunciato di aver firmato accordi di collaborazione con quattro aziende dell’ambito sanitario: Agendia NV, Boehringer Ingelheim, Optum e Nashville Biosciences. L’azienda prevede un fatturato tra 5,15 miliardi di dollari e 5,24 miliardi di dollari nel 2022.

MODERNA – In settimana Moderna ha detto che prevede di riferire a marzo i dati del suo studio sul vaccino contro il Covid-19 nei bambini tra i 2 e i 5 anni. L’azienda ha dichiarato: “Se i dati sono favorevoli e soggetti a consultazione normativa, Moderna in seguito può procedere con le dichiarazioni normative per i bambini di età compresa tra 2 e 5 anni”.

PAYPAL – Trevor Williams, analista di Jefferies ha avvisato che PayPal ha di fronte una situazione moderato per l’anno 2022. Nel febbraio 2021 ad un investor day, la direzione di PayPal ha esposto obiettivi per 750 milioni di account attivi e 50 miliardi di dollari di fatturato annuo entro il 2025, ma Williams ha detto che “la fiducia si è erosa” in questi obiettivi dopo che PayPal ha riportato risultati deboli nel terzo trimestre ed una deludente previsione del quarto trimestre 2021. Fino alla prima metà del 2022, Williams si aspetta che la crescita dei ricavi di PayPal resti sotto al 20%. Viste queste previsioni di crescita più contenuta, Williams fatica “a vedere un elemento propulsore positivo nel breve periodo che possa riportare credibilità agli obiettivi di medio periodo”. “Per essere chiari, non crediamo che qualcosa sia ‘rotto’ nel business, nemmeno crediamo che la pressione concorrenziale da quelli come Shop Pay abbia iniziato a premere sulla quota del portafoglio o sui prezzi”. Tuttavia Williams vede “potenziale limitato di espansione multipla”.

TAKE-TWO INTERACTIVE – Gli analisti di BMO Capital Markets hanno migliorato la loro valutazione del titolo Take-Two Interactive alla luce della sua acquisizione programmata di Zynga. Gli analisti di BMO hanno notato che i lanci della rete 5G, il cloud gaming e gli aggiornamenti degli smartphone probabilmente amplieranno il tasso di crescita dei giochi sul cellulare, che sta decisamente superando il settore e attirando giocatori più giovani. Gerrick Johnson, analista di BMO, ha detto: “La pandemia Covid ha accelerato trend già in corso, inclusa la transizione verso la distribuzione digitale che offre margini più elevati e l’opportunità di vendite aggiuntive incrementali e servizi online multigiocatore”. “Crediamo che l’aspetto social-network dei videogiochi sia anch’esso arrivato in primo piano per molti giocatori”. “Pensiamo che questo sia un buon affare per Take-Two e vediamo positivamente l’opportunità di aumentare la dimensione nel business in rapida crescita sui mobile games”.

PORTAFOGLI AZIONARI

Settimana spettacolare sui nostri Portafogli azionari, nonostante le incertezze che gravano su Wall Street. Il 2022 è iniziato come meglio non si poteva prevedere e ciò aggiunge tozzi di pane da stipare per periodi molto più magri che, inevitabilmente, arriveranno.

Molto, ma molto bene, la settimana del Portafoglio Storico ad iniziare con la strategia del Nasdaq Weekly che dal 2018 continua a perfomare con costanza anche a dispetto dei periodi meno positivi dei mercati azionari. Questa volta ci hanno pensato i titoli ADOBE SYSTEMS, DEXCOM, JD.COM, OKTA a farci portare nel c/c un guadagno del + 7,00% cadauno ed in breve tempo. Migliora anche la strategia del Breakout dei Massimi Storici con ALERION che ci lascia con un ottimo 61,91% nel conto e con tutti i titoli in guadagno. In ogni caso noi, non sapendo né leggere né scrivere, anche ieri abbiamo stretto lo STOP su qualche titolo.

Passando al Portafoglio “The Challenge”, buon target su BANCA POPOLARE DI SONDRIO che ci regala un bel + 15,888% anche se le aspettative erano ben maggiori, ma la decisione dell’assemblea dei soci di modificare lo statuto per passare a società per azioni, porta ad una situazione di incertezza che ci ha fatto prendere la decisione di vendere ed eventualmente rientrare sul titolo dopo che l’iter si sia concluso. Mentre sul titolo spagnolo IBERDROLA, ringraziamo vivamente la società che ha distribuito un acconto sul dividendo 2021 (il resto presumibilmente a luglio 2022) dando la possibilità a tutti gli azionisti di decidere come incassare detto dividendo (v. mio articolo di venerdì 14 u.s.). Non sapendo come voi abbonati aveste preso la decisione in merito, abbiamo semplicemente incorporato l’acconto abbassando il prezzo di acquisto del titolo.

Inoltre abbiamo incrementato gli acquisti sugli ETF settoriali, ai nostri prezzi, coprendo anche il settore della Robotica e Intelligenza Artificiale con il LYXOR MSCI ROBOTICS & AI ESG FILTER che mira a rappresentare il rendimento di un gruppo di società che promuove un maggiore impiego dell’intelligenza artificiale, della robotica e dell’automazione, escludendo le società coinvolte in determinate attività controverse o che esibiscono livelli di controversie e rating in materia ambientale, sociale e di governance (ESG).

Infine per coprirci le spalle da possibili correzioni sui mercati azionari europei, continuiamo a monitorare ETF short su tali aree geografiche.

Alla prossima.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 NELLA SETTIMANA APPENA TRASCORSA.

Non ci sono pubblicazioni nella settimana appena trascorsa.

ORDINI DI ACQUISTO NUOVE POSIZIONI DELLA SETTIMANA (17/01/2022)
Non sono presenti ordini di acquisto per la settimana entrante.

Pagina a cura di SANDRO MANCINI e GIANMARCO LUCHETTI SFONDALMONDO.

(articolo di Sandro Mancini)