Stando agli ultimi dati, pare che il nostro Paese sia davvero in ripresa economica, dopo il crollo del PIL nel 2020. Secondo alcune stime, il rimbalzone sfiorerebbe addirittura il 6%, roba da non credere visti i numeri che da decenni snoccioliamo tristemente in tema di crescita.
Comunque, finalmente una buona notizia: il rimbalzo del PIL c’è ed è tutt’ora in corso. A giugno 2021 la crescita è stata del 4,8% ma pare che il dato sia destinato a salire con l’aumento del PIL nella seconda metà di quest’anno. Infatti, per l’intero 2021 l’OCSE prevede un +5,9% e considerando che arriviamo da -8,9% causa pandemia nel 2020, il recupero seppur parziale è incoraggiante. Va però detto che il recupero totale è previsto entro la prima metà del 2022; di fatto un miracolo, visto che vorrebbe dire che l’Italia è riuscita a superare la crisi in appena un anno e mezzo.
Un piccolo passo indietro, giusto per capire da dove partivamo prima dello scoppio della pandemia: a fine 2019 il nostro PIL si attestava ancora sotto i livelli reali del 2007, quando abbiamo visto un tasso di crescita di quasi il 4%. Oltre un decennio di crisi profonda con numeri imbarazzanti.
Fermo restando la verifica sul campo delle stime, quest’anno la ripresa economica dovrebbe equivalere ad un aumento del PIL compreso tra i 125 e i 130 miliardi di euro, tenendo in conto anche il tasso d’inflazione in area 2%. Questo rimbalzo del PIL dovrebbe anche portare ad un aumento del gettito fiscale tra i 50 e i 55 miliardi, considerando una pressione fiscale nel nostro Paese nell’ordine del 42-43% del PIL. A cascata, e questa è l’atra buona notizia, la maggior crescita dovrebbe ridurre anche il deficit pubblico, portandolo sotto l’11,9% stimato dal governo.
Per il 2022 le stime indicano una ripresa economica ancora in crescita, con un PIL che si attesterebbe sopra il 4%. Considerando sempre la componente inflattiva, stimata intorno al dato medio atteso dalla BCE per l’Eurozona pari all’1,7%, potremmo arrivare a vedere un PIL di 1.885 miliardi, con gettito fiscale ancora in crescita di altri 45 miliardi.
Nonostante il tempo perso nel passato, ora la ripresa economica post-Covid sembra avviata su un sentiero positivo. Certo però che l’evoluzione dipenderà (purtroppo) dall’andamento della pandemia nei prossimi mesi. E speriamo in bene, perché è chiaro che eventuali ulteriori restrizioni inciderebbero negativamente sul ritmo di crescita, ma anche a livello psicologico che – per certi versi – potrebbe essere anche peggio.
Infine, non possiamo trascurare il fatto che un impatto sull’economia è esercitato anche dal grado di espansione fiscale e monetaria. E infatti, non a caso, la BCE mantiene in essere una politica monetaria molto accomodante e, allo stesso tempo, sui governi dell’Eurozona non sembrano esserci particolari pressioni o urgenze per mettere in ordine i conti pubblici.
Aggiorniamo il nostro portafoglio, che tira un po’ il fiato dopo la galoppata di massimo in massimo dei mesi scorsi. I mercati si sono presi una pausa di riflessione la scorsa settimana, dopo aver toccato nuovi massimi e un po’ nervosi per i dati USA sull’occupazione, decisamente sotto alle attese degli analisti, che solleva alcuni dubbi in merito al ritmo della ripresa economica. Di fatto, però, nulla che al momento sembri intaccare il buon tono generale dei mercati: e comunque, dopo una salita come quella a cui abbiamo assistito in estate merita anche una fase di consolidamento.
Così il nostro portafoglio, al close di venerdì valorizza un NAV a 106,50 un pelo sotto l’ultimo massimo storico a 106,66. La performance su base annua si attesta al 4,53% e la volatilità resta stabile all’1,25% con rapporto rischio/rendimento invidiabile.
Portafoglio ed equity line aggiornati nell’apposita sezione.