Rispetto all’euro. Le ragioni degli uni e quelle degli altri. Inoltre un’analisi grafica del cross valutario, il più seguito da chi investe con le azioni e con le obbligazioni.
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Che siate ferventi trader oppure investitori azionari o che puntiate prevalentemente sull’obbligazionario il dollaro vi appartiene! Protetti o no con un conto in valuta il suo cross incide comunque sull’operatività di breve e di lungo termine.
Nella consueta rassegna di previsioni sul suo andamento vale la pena riportare le opinioni degli analisti di Danske Bank, per due motivi: di solito sono bravi nelle loro avvertenze; operando da un Paese esterno alle grandi valute rivolgono all’incrocio Eur/Usd particolare attenzione.
In un report di ieri fanno queste previsioni:
- - il dollaro si stabilizzerà per alcune settimane sull’1,17
- - entro tre mesi si rafforzerà fino a 1,16
- - poi il trend proseguirà per giungere fino a 1,15.
In sostanza ritengono che i fattori di positività per il dollaro siano maggiori rispetto a quelli di negatività.
Posizione opposta quella di JP Morgan. La banca statunitense ha fatto di recente previsioni pessimistiche e sostiene che i motivi a sfavore del dollaro risultino più forti rispetto a quelli a favore e che ciò proseguirà anche nel 2022.
Le ragioni per cui il cross Eur/Usd è visto al rialzo sono essenzialmente due:
- - andamento dell'inflazione
- - politica monetaria delle rispettive Banche centrali.
Per quello che riguarda l'inflazione, Stati Uniti e area euro sembrano vivere una situazione molto simile con i rispettivi indici dei prezzi al consumo entrambi in rialzo. Secondo JP Morgan però quello dell'area euro è solo passeggero. Viceversa, per quanto riguarda gli Stati Uniti, l'aumento dei prezzi al consumo è visto come più duraturo.
In sintesi il dollaro è in una fase di debolezza destinata a durare a lungo. L'euro, invece, accrescerà la sua forza non appena l'inflazione nel Vecchio Continente tornerà a essere sotto controllo.
E l’analisi tecnica cosa dice? La risposta è precisa.
Il grafico qui sotto (estratto da ProRealTime) conferma come quota 1,169 sia molto importante essendo già stata testata due volte nel corso dell’anno. Dopo la prima è poi partito un consistente ripiegamento per l’Usd. In quest’occasione si osserva però che la media mobile a 200, dopo un appiattimento, sta provando a inclinarsi al ribasso. Conferma quindi il tentativo del biglietto verde di riportarsi sotto 1,17, appoggiato su una trendline che lo potrebbe condurre agli 1,16 indicati da Danske Bank. Naturalmente tutto dipenderà dalle decisioni della Fed, che starebbe – come noto - valutando l’avvio di un “tapering” già da fine anno. Se così fosse anche gli 1,16 diventerebbero un ricordo e forse si potrebbe assistere perfino a una rottura sotto gli 1,15. Tutto è nelle mani quindi di Jerome Powell e dei suoi colleghi.