SEGNALI DI ENTRATA E DI USCITA DEL MODELLO QUANTITATIVO LOMBARD PER IL TRADING SULLE AZIONI NASDAQ TIME FRAME SETTIMANALE. I SEGNALI VENGONO GENERATI UNA VOLTA A SETTIMANA E PUBBLICATI SUL SITO IL LUNEDI MATTINA E VALEVOLI PER TUTTA LE SETTIMANA. IL REPORT SI COMPONE DI SEGNALI DI ACQUISTO PER NUOVE POSIZIONI E DI AGGIORNAMENTO PER I TITOLI GIA' PRESENTI IN PORTAFOGLIO.
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Dopo lo scivolone della scorsa settimana, gli indici azionari USA hanno vissuto la settimana appena trascorsa all’insegna degli acquisti con tanto di nuovi record raggiunti, dal NASDAQ100 nella giornata di giovedì e dall’S&P500 nella giornata di venerdì, anche se la giornata di chiusura di contrattazioni è stata caratterizzata da un tono pre-festivo, con pochi spunti, attività ridotta e variazioni modeste. Buon recupero anche per l’indice Dow Jones, al quale però mancano ancora un paio di punti percentuali al nuovo record e dell’indice Russell 2000 Small cap al quale manca meno. Un possibile fattore che favorisce questa fase di “buy on dip” può essere il recente comportamento delle revisioni al rialzo degli utili delle prossime trimestrali economiche societarie. Negli ultimi 3 trimestri questa situazione si è tradotta in una sorpresa media positiva a 2 cifre. Un risultato del genere porterebbe gli utili del trimestre che si sta chiudendo su nuovi massimi e costringerebbe il consenso a rivedere le stime per l'anno, presumibilmente sopra i 200 $ (attualmente 190 $). A parte ciò, la tenuta delle stime incentiva l'indice a rincorrerle nelle settimane precedenti l'inizio della stagione. Ciò consente ulteriori movimenti al rialzo nel mercato azionario, dove i trader si stanno preparando per una stagione degli utili del secondo trimestre che dovrebbe mostrare i profitti collettivi dell'S&P 500 in aumento del 64% rispetto allo scorso anno a 376,9 miliardi di dollari ponderati per le azioni. Vedremo. Vale la pena di notare che l’81.1% costituisce il massimo storico di prevalenza di revisioni al rialzo da quando Citigroup ha iniziato a rilevare la serie (v. grafico):
Passando ad altro argomento, in settimana si è svolta l’audizione del Presidente della FED, Powell, davanti alla House of Representatives per parlare della risposta della FED alla pandemia. Powell ha confermato l’avvio del dialogo sul “tapering” e ribadire come, a suo avviso, la crescita dei prezzi vista in questi mesi derivi da fattori temporanei e sarà quindi destinata ad esaurirsi nel tempo, portandosi al target del 2% nel lungo periodo.
Powell ha ammesso come l’accelerazione dei prezzi negli ultimi mesi sia stata maggiore del previsto ma è molto probabile che questa vada gradualmente ad assorbirsi. L’accelerazione infatti è stata registrata particolarmente in settori direttamente coinvolti dalle riaperture (vedasi auto usate, dall’energia, con i prezzi in aumento del 27,4% contro un aumento di appena lo 0,4% dei costi alimentari) ed è difficile permangano per troppo tempo, ed una ripetizione degli anni '70 è: "molto, molto improbabile".
Il FOMC aspetterà di vedere un’effettiva inflazione prima di muovere i tassi e non si accontenterà di previsioni e stime. Powell ha però aggiunto che un CPI oltre il 5% non sarebbe considerato accettabile, il che lascia un po' di trepidazione in vista delle prossime letture, anche se nel breve il picco dovrebbe essere quello di Maggio.
Nonostante non abbiano aggiunto nulla di nuovo, Il fatto che la FED non agirà in via preventiva sui tassi per calmierare l’inflazione ed i toni ottimistici prospettati da Powell nel suo discorso alla Camera sono stati ben accolti da Wall Street.
Nel fine settimana la retorica di alcuni membri FED ha ribadito quanto dichiarato da Bullard nella giornata di venerdì. Lo stesso Bullard ha rincarato la dose, confermando come l’economia USA abbia fatto sostanziali progressi e conseguentemente il dialogo sul “tapering” risulti appropriato. Sulla stessa lunghezza d’onda Kaplan che ha aperto al “tapering”. In controtendenza solamente Williams che, sebbene abbia riconosciuto come l’outlook sia migliorato, per il presidente della FED di NY rimane ancora tanta strada da fare.
Infine, sempre per quanto riguarda la FED, ha promosso le principali 23 banche statunitensi che hanno superato gli stress test a pieni voti. Le banche USA continuerebbero quindi a mostrare ottimi livelli di capitale anche di fronte agli scenari disegnati dalla FED che prevedevano una perdita collettiva di circa 500 miliardi $. Conseguentemente, la FED ha fatto sapere che i limiti imposti ai piani di buyback di azioni e pagamenti dei dividendi verranno meno dal 30 giugno e a partire da oggi, lunedì, gli istituti potranno annunciare le proprie mosse.
Finalmente, dopo diverse settimane di negoziazione, giovedì sera è stato raggiunto l’accordo sul piano infrastrutturale bipartisan negli States. La delegazione bipartisan ha presentato al presidente Biden un piano da 1.200 miliardi $ che include 579 miliardi $ in nuove spese per rinnovare strade e ponti nel paese. Il piano comunque è molto distante da quanto proposto inizialmente da Biden (2.200 miliardi $). I particolari nel prosieguo dell’articolo.
Un fenomeno che sembra destinato a perdurare è invece la carenza di semiconduttori, con i ritardi nell’evasione degli ordini in continuo aumento. I tempi di consegna dei chip sono aumentati di ulteriori 7 giorni raggiungendo quota 18 settimane per il mese di maggio. L’ultimo picco, raggiunto nel 2018, vedeva il gap tra l’ordine di chip e la sua consegna a circa 14 settimane.
Diamo uno sguardo, ora, ai rendimenti dei titoli di stato USA ed a quelli legati all’inflazione. Il dato sul PCE sotto attese ha inizialmente levato supporto al dollaro e ai rendimenti. Ma è durato poco e, ironicamente, il treasury ha preso a perdere terreno, con una tendenza della curva a irripidire che è tipica di quando il mercato dei tassi va a prezzare il rischio inflazione. Non a caso sono stati i breakeven inflation a farsi carico del movimento, con il 10 anni tornato a 2.35%, dai 2,24% della scorsa settimana:
La salita dei rendimenti ha avuto ragione anche della iniziale debolezza del dollaro, poi totalmente rientrata. Siamo passati a 1,531% dall’ 1,443% della scorsa settimana:
Passiamo ora all’analisi grafica del nostro indice di riferimento delle nostre operazioni, il NASDAQ100. Continua la fase positiva per l’indice tecnologico che, nella giornata di giovedì, fa registrare un nuovo massimo storico a 14429.14, esattamente dentro le due aree di resistenza poste a 14350 e 14500. L’RSI a 67 indica che è possibile continuare la fase di rialzo ma con moderazione verso la prossima resistenza posta in area 14900/15000. Molto probabilmente, una fase di consolidamento prima dell’uscita dei dati trimestrali economici a metà luglio, sarebbe la soluzione ideale. Di contro l’area 13800 che ora funge da supporto potrebbe essere testata per fermare l’eventuale correzione. La settimana si è chiusa a 14345.18 con un guadagno del + 2,10% che porta l’indice ad un guadagno del + 11,30% da inizio anno 2021.
Anche l’indice S&P500, recupera le perdite della scorsa settimana registrando nuovi massimi storici nell’ultima seduta di contrattazioni a 4286.12, poco sopra l’area di resistenza a 4270. L’RSI a 62 indica che la fase di rialzo può proseguire, ma per tentare di raggiungere il prossimo target in area 4440/4450 c’è bisogno della forza che potranno dare i prossimi dati economici trimestrali, battendo in larghissima percentuale le stime degli analisti. Eventuali correzioni potranno avvenire con un re-test in area 4160 e poi in area 4120 possibilmente senza andare oltre, che comunque non intaccherebbe il trend rialzista. La settimana di contrattazione si è chiusa a 4280.7, con un guadagno del + 2,74%, il che porta ad una performance del + 13,97% da inizio 2021.
Infine l’indice DOW JONES, che dopo aver prodotto una perdita rilevante nella scorsa settimana, ha recuperato bene portandosi ad un paio di punti percentuali dalla forte resistenza in area 35000. Il supporto in area 33350 (ritracciamento del 38,2% dai massimi) ha tenuto molto bene la correzione ed ora ci si aspetta la rottura e conferma dei prezzi sopra l’area 35000 per continuare la fase rialzista. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 34433.84 con un guadagno del + 3,44% il che riporta ad una performance del + 12,51% da inizio anno 2021.
ORO INDEX
Tutto fermo, anche nella seduta odierna. I prezzi cincischiano intorno all’area di supporto 1770 $/oz. fino ad un massimo di ca. 1800, ma senza superare tale livello. Ogni massimo mattutino è stato accolto con un selloff pomeridiano da lunedì scorso in poi. Solo nella giornata di venerdì c'è stato un piccolo rallye di soccorso a fine giornata dopo che gli investitori se ne erano andati. La risposta dei futures è stata la più debole fra tutti i mercati guidati dall'inflazione. Il rischio in questo momento potrebbe essere che troppi fondi siano lunghi di ORO e che possa iniziare un ciclo di disinvestimento. Ciò è coerente con gli investitori che hanno accumulato ORO prima delle notizie di Basilea 3. L'incapacità di recuperare le perdite significative della settimana precedente implica che il mercato è a corto di fiato e continuerà ad essere assonnato o, peggio ancora, che si vada ad un re-test di area 1700 $/oz., che non ci auguriamo. L'unica possibile eccezione è che le perdite dei Bitcoin potranno rivelarsi guadagni per l’ORO.
Dicevamo di Basilea 3 in quanto l’ORO allocato in forma tangibile, sarà essenzialmente classificato come un'attività a rischio zero secondo le nuove regole, ma l'ORO non allocato o "carta", che le banche in genere trattano di più, non lo sarà, il che significa che anche le banche che detengono ORO cartaceo dovranno detenere riserve extra di ORO fisico come compensazione, ha detto Brien Lundin, editore di Gold Newsletter. I nuovi requisiti di liquidità mirano a "impedire a commercianti e banche di dire semplicemente di avere l'ORO, o di avere più di un proprietario per l'ORO detenuto in bilancio”. Sotto il nuovo regime, fisico o allocato, l'ORO, come i lingotti e le monete, sarà riclassificato da un'attività di livello 3, la classe di attività più rischiosa, da una classe di livello di rischio zero.
Per quanto riguarda le altre due commodities presenti nel nostro Portafoglio operativo, la settimana è stata fin troppo tranquilla anche per l’argento che non è riuscito a recuperare le perdite, o parte di esse, della scorsa settimana, continuando a contrattare intorno ai 26 $/oz., mentre il Platino è ritornato in area 1100 $/oz. dallo sfondone a 1020 $/oz. della scorsa settimana. Siamo in una fase di sofferenza nella quale anche la valuta statunitense non aiuta. La settimana dell’Oro è si è chiusa a 1777.80 $/oz. facendo registrare un guadagno del + 0,50% che porta il deficit da inizio anno al – 6,19%. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 1780.30 $/oz. con un guadagno del + 0,96%. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES AGOSTO 2021:
LA POLITICA DEGLI STATI UNITI
Prosegue il cammino del pacchetto bipartisan per le infrastrutture, che nei giorni scorsi ha tagliato un traguardo importante. Come dichiarato giovedì dal Presidente, Joe Biden, infatti la Casa Bianca ha raggiunto un accordo con il gruppo bipartisan di senatori, accordo che creerà milioni di posti di lavoro e modernizzerà le infrastrutture. Si tratta di un piano da 1.200 miliardi di dollari, che include 579 miliardi di dollari in nuova spesa, che dovrebbe essere proposto al Congresso separatamente da un disegno di legge – supportato dai democratici progressisti e al quale si oppongono i repubblicani – che riguarda “l’infrastruttura umana". Quest’ultimo pacchetto, per il quale si dovrebbe ricorrere alla procedura di riconciliazione, servirà per soddisfare le priorità dei Dem progressisti; infatti dovrebbe includere ulteriori spese per temi come il cambiamento climatico, l’assistenza all’infanzia, assistenza sanitaria ed istruzione.
La Presidente della Camera, Nancy Pelosi, ha affermato che la Camera non prenderà in considerazione l’accordo bipartisan senza il passaggio al Senato anche del pacchetto legislativo più ampio sostenuto dai Dem. Sabato Biden ha specificato che non intende mettere un veto al disegno di legge bipartisan nel caso in cui non venisse presentato insieme ad un pacchetto di riconciliazione, tornando su una dichiarazione secondo la quale rifiuterebbe di firmare la legge bipartisan a meno che i due disegni di legge non vengano avanzanti insieme. “Quella dichiarazione ha comprensibilmente agitato alcuni repubblicani, che non vedono i due piani come legati”, ha detto Biden. “I miei commenti hanno anche creato l’impressione che stessi rilasciando una minaccia di veto sullo stesso piano che avevo appena accettato, che non era certamente la mia intenzione”, ha aggiunto Biden, che ha detto anche: “In definitiva, sono fiducioso che il Congresso farà arrivare entrambi (i disegni di legge, ndr) sulla mia scrivania, così che io possa firmare immediatamente ciascun disegno di legge”.
Dopo l’incontro con Biden, il senatore repubblicano Rob Portman, membro del gruppo bipartisan, ha detto: “Non abbiamo ottenuto tutto ciò che volevamo. Ma abbiamo trovato un buon compromesso”.
La Casa Bianca ha spiegato che il pacchetto infrastrutturale finanzierà una serie di programmi, tra cui il più grande investimento nel trasporto pubblico nella storia degli USA, riparazioni di strade e ponti, una rete di 500 mila caricabatterie per veicoli elettrici, espansioni del servizio internet a banda larga, bonifica dall’inquinamento e nuove linee elettriche “resilienti”.
La spesa relativa al piano sarebbe compensata da alcune disposizioni per aumentare le entrate, tra cui una maggiore applicazione delle riscossioni fiscali dei ricchi, le vendite della Riserva strategica del petrolio, partenariati pubblico-privato non specificati, oltre all’ipotesi di una maggiore crescita economica dovuta agli investimenti infrastrutturali.
Il pacchetto bipartisan per ottenere l’approvazione deve ricevere dal Senato 60 voti favorevoli e per questo sarà importante per i sostenitori del piano avere anche l’appoggio dei democratici progressisti, che dovrebbero vedere soddisfatte le loro richieste in un secondo disegno di legge da approvare con il processo di riconciliazione, come accennato precedentemente.
Il senatore democratico Ron Wyden ha detto: “Non possiamo gettare a mare priorità come il clima, i farmaci da prescrizione e l'equità fiscale", aggiungendo che il passaggio della legislazione sulle infrastrutture deve essere "direttamente connesso" a un disegno di legge di riconciliazione più grande che affronti tali questioni.
Rincara la dose il senatore Dem, Bernie Sanders, che afferma: "Penso che 6 trilioni di dollari sia la quantità appropriata di denaro per affrontare le crisi che sta fronteggiando questo paese". "Ovviamente devo lavorare con altri 49 senatori per elaborare un disegno di legge", riconoscendo la necessità del sostegno dell’intero gruppo Dem per la legge sulla riconciliazione.
Il democratico moderato Joe Manchin (membro del gruppo bipartisan), invece, ha esortato i colleghi progressisti a sostenere l’accordo, spiegando però che non appoggerà il pacchetto di riconciliazione finché non vedrà i dettagli. Inoltre ha definito troppo costoso un piano da 6 trilioni di dollari lanciato dal presidente della commissione bilancio del Senato, Bernie Sanders.
LA POLITICA DELLA FED
Martedì scorso il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ascoltato da una commissione speciale della Camera, ha parlato di inflazione. Il numero uno della banca centrale statunitense ha riconosciuto che alcune pressioni inflazionistiche sono più forti e persistenti di quanto previsto, ma non ancora ai livelli di alcuni dei peggiori episodi visti negli USA. Secondo Powell, infatti, la maggior parte dell’aumento d’inflazione è dovuto a fattori strettamente legati alle riaperture.
Powell ha dichiarato: “Dirò che questi effetti sono stati più ampi di quanto ci aspettassimo e che potrebbero risultare essere più persistenti di quanto ci aspettassimo”. “Ma i prossimi dati sono molto coerenti con la visione che questi sono fattori che diminuiranno nel tempo e l’inflazione poi scenderà verso i nostri obiettivi e noi monitoreremo questo attentamente”.
I repubblicani della commissione hanno ripetutamente fatto pressioni su Powell sulla possibilità che l’economia fosse diretta verso l’iperinflazione degli anni ’70 e dei primi anni ’80, quando l’inflazione raggiunse un picco superiore al 10%. Il numero uno della FED però ha descritto come molto improbabile uno scenario simile: “Quello che stiamo vedendo ora, crediamo sia inflazione in particolari categorie di beni e servizi che sono direttamente interessati da questo evento storico unico che nessuno di noi ha mai vissuto prima”. Powell ha aggiunto che l’attuale situazione è causata da una forte domanda di lavoro, beni e servizi aggravata da un’offerta un po’ impreparata.
Il presidente della FED ha detto ancora: “Avete una banca centrale impegnata nella stabilità dei prezzi e che ha definito ciò che è la stabilità dei prezzi e che è fortemente preparata ad utilizzare i propri strumenti per mantenerci attorno ad un’inflazione del 2%”. “Tutte queste cose mi suggeriscono che un episodio come quello visto negli anni ’70…..non mi aspetto che accada nulla di simile”.
Giovedì scorso ha rilasciato alcune dichiarazioni anche il presidente della Federal Reserve Bank di New York, John Williams, esprimendosi a favore del mantenimento di una politica accomodante. Williams durante una conversazione presentata dal College of Staten Island ha detto: “Una volta che la ripresa sarà più completa e l’economia in una posizione molto buona, allora potremmo anche riportare i tassi d’interesse bassi a livelli più normali”. Secondo Williams non è il momento di farlo perché l’economia è ancora lontana dalla massima occupazione. Williams ha detto che l’incremento dei prezzi recente non durerà, con un’inflazione che dovrebbe scendere a circa il 2% il prossimo anno.
A seguire, la Presidente della Federal Reserve Bank di Cleveland, Loretta Mester, ha detto che al momento la politica della banca centrale si trova sulla buona strada e si dovrà vedere come si evolveranno le cose durante l’estate, con particolare attenzione all’occupazione, dove devono ancora essere raggiunti gli obiettivi fissati dalla FED. Secondo Mester alcune difficoltà nel trovare lavoratori qualificati potrebbero diminuire a settembre, con la riapertura delle scuole. Mester ha detto: “Piuttosto che ricalibrare a questo punto, vediamo come progrediscono le cose nei prossimi due mesi. Quando arriveremo a settembre, penso che avremo un po’ più di chiarezza e allora potremo prendere decisioni riguardo la nostra politica monetaria”. Per quanto riguarda l’inflazione, Mester pensa che il prossimo anno diminuirà toccando il target del 2%; tuttavia ha aggiunto che ci sono rischi che possa essere più alta di quanto ci si aspetta, piuttosto che più bassa.
La Presidente della Federal Reserve Bank di San Francisco, Mary Daly ha detto di essere “bullish” riguardo la ripresa. Secondo Daly gli obiettivi di sostanziali ulteriori progressi verso la piena occupazione e l’inflazione al 2% potrebbero essere raggiunti alla fine dell’anno o all’inizio del prossimo. “Non ci siamo ancora – ha spiegato Daly – ma è appropriato iniziare a prepararsi per il momento in cui raggiungeremo quella soglia”. La Presidente si aspetta che l’inflazione possa potenzialmente infrangere la soglia del 3%, con la ripresa della domanda e i limiti dell’offerta che spingono verso l’alto i prezzi; nonostante ciò, secondo Daly, la FED dovrebbe mantenere la propria politica e non rispondere ai prossimi mesi di dati volatili. “Sto veramente guardando all’autunno per avere un po’ più di chiarezza riguardo il futuro cammino dell’economia”, ha detto Daly, sottolineando che arrivati a quel momento gli effetti di diversi fattori che limitano l’offerta di manodopera si saranno attenuati.
Raphael Bostic, presidente della Federal Reserve Bank di Atlanta, vede una crescita in aumento stimata al 7% quest’anno e l’inflazione oltre il target della Fed del 2%, ora si aspetta che i tassi d’interesse dovranno aumentare a fine 2022: “Vista la sorpresa positiva nei recenti punti dati ho tirato avanti la mia proiezione”. Bostic si è posizionato tra i sette responsabili decisionali della FED che al meeting della banca centrale dei giorni scorsi hanno previsto che la politica dei tassi overnight potrebbe dover essere sollevata in un qualche momento il prossimo anno dall’attuale livello vicino allo zero. Alla fine del 2020 dodici responsabili decisionali della FED pensavano che i livelli di tassi d’interesse adottati durante la crisi sarebbero dovuti rimanere fino al 2024. Bostic mercoledì scorso ha detto che pensa che i recenti aumenti di prezzi si riveleranno temporanei, ma potrebbero metterci più di quanto previsto a dissolversi; non due o tre mesi, ma potrebbero essere necessari da sei a nove mesi.
DATI MACROECONOMICI
Nel mese di maggio il numero di vendite di case esistenti hanno deluso, rallentando più delle attese e con revisioni al ribasso del mese di Aprile. E' evidente che stiamo assistendo ad una normalizzazione dopo 2/3 trimestri di boom, Il dato è sceso dello 0,9% rispetto ad aprile, da 5,85 milioni si è passati a 5,80 milioni unità; comunque il dato ha retto meglio di quanto ci si attendeva, considerando che il consensus era stato fissato a 5,72 milioni. Il dato è rilasciato dalla National Association of Realtors.
Ancora più largo il calo di vendite di nuove case: -5,9%. Nel mese di aprile il dato si è attestato a 817 mila (rivisto da 863 mila), mentre a maggio a 769 mila, contro un consensus che prevedeva una crescita a 870 mila. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.
Il dato preliminare sul PMI manifatturiero elaborato da Markit Economics a giugno raggiunge i 62,6 punti, facendo segnare un rialzo dello 0,5 rispetto a maggio. Movimento opposto alle previsioni, che stimavano un calo a 61,5 punti. Il dato preliminare di giugno sul settore dei servizi, invece, subisce una contrazione significativa: dal 70,4 di maggio all’attuale 64,8. Le previsioni indicavano un calo molto più contenuto, di appena 0,4 punti. Da sottolineare, però che a Maggio erano su livelli pazzeschi, tant'è che un calo di 5.6 punti colloca Giugno al secondo posto nella graduatoria di tutti i tempi.
Gli ordini di beni durevoli a maggio deludono le attese di crescita al 2,8% registrando un +2,3%; numero comunque che segna un rialzo dopo il -0,8% di aprile (rivisto da -1,3%). Leggero calo per il dato sugli ordini di beni capitali che esclude il settore della difesa ed aeronautico che a maggio registra un -0,1% contro un consensus del +0,6%. I due dati sono rilasciati dall’U.S. Census Bureau.
La terza stima del GDP del primo trimestre non ha portato grosse modifiche, ma dai dettagli si nota una domanda finale più forte, e un maggiore impatto negativo del canale estero. Come previsto dal consensus, il primo trimestre dell’anno il PIL cresce del 6,4%; meglio del +4,3% dell’ultimo trimestre del 2020. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
Il numero di richieste iniziali di sussidi di disoccupazione, dopo il rialzo della settimana terminata il 12 giugno (con un dato rivisto a 418 mila) nella settimana terminata il 19 giugno scende a 411 mila; deluso il consensus che prevedeva 380 mila richieste. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.
Il PCE deflator, misura di inflazione preferita dalla FED, è salito a Maggio meno delle attese, interrompendo una lunga serie di sorprese al rialzo su indicatori dei prezzi. Ecco il motivo per il quale la FED lo tiene in altissima considerazione. In ogni caso i valori assoluti restano alti. Il dato core sull’indice dei prezzi di spesa per consumi personali a livello mensile a maggio cresce dello 0,5% dopo il +0,7% di aprile e contro un consensus del +0,6%. Anno su anno, la crescita è del 3,4%, esattamente come previsto dal consensus ed in rialzo rispetto al 3,1% di aprile. I due dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
Personal Income e Spending di maggio hanno deluso, ma questi dati sono ancora distorti dagli assegni inviati agli americani. Le revisioni al rialzo di Aprile, aggiungono qualcosa. Dopo il -13,1% di aprile, il dato sul reddito personale a maggio è ancora accompagnato dal segno “meno”: -2,0%. Il consensus prevedeva una contrazione del -2,5%. Il dato sulla spesa personale a maggio resta fermo (+0%), mancando la crescita dello 0,4% prevista dal consensus, dopo il +0,9% di aprile (rivisto da 0,5%). I due dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
Il dato finale di giugno dell’indice sulla fiducia dei consumatori, elaborato dall’Università del Michigan, passa dagli 82,9 punti maggio agli attuali 85,5 punti; un punto sotto il consensus (86,5 punti).
PORTAFOGLI AZIONARI
Settimana di riposo sui Portafogli azionari del LombardReport. Iniziamo dal Portafoglio LombardReport storico, sul quale abbiamo CAMPARI sui massimi storici e conseguentemente abbiamo alzato lo STOPprofit sul titolo, mentre l’unica criticità rimane sempre sul titolo COGNIZANT con la strategia “Nasdaq Weekly” anche se, rispetto alla scorsa settimana, si è riportato in zona prezzi più confortevole.
Passiamo ora al Portafoglio “The Challenge” nel quale continua il recupero (spettacolare) di FASTLY, arrivato quasi a pareggio da – 35%. Per il resto del Portafoglio tutto bene, senza bisogno di acquistare dei secondi lotti, forse NOVACYT se va sui nostri prezzi. Da segnalare nella lista della spesa l’aggiunta di altri 2 titoli italiani, ma sempre senza fretta ed alle nostre condizioni.
Alla prossima.
PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 NELLA SETTIMANA APPENA TRASCORSA.
PAYCHEX + 3,52%. La società è un fornitore americano di risorse umane, buste paga e servizi di outsourcing di benefit per le piccole e medie imprese, ha riportato utili nel quarto trimestre fiscale 2021 pari a 0,72 $/az. su ricavi per 1,03 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 0,67 $/az. su ricavi per 980,48 mln $. Il fatturato è cresciuto del 12,5% su base annua. La società ha dichiarato di aspettarsi utili per tutto l'anno fiscale 2022 tra 3,34 e 3,40 $/az. su ricavi di ca. 4,34 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 3,21 $/az. su ricavi per 4,26 mld $.
Martin Mucci, presidente e A.D. della società, ha commentato: "Abbiamo concluso quest'anno fiscale in forte aumento dopo aver attraversato sfide senza precedenti. I risultati del quarto trimestre fiscale sono stati guidati da livelli record di fidelizzazione dei clienti, da vendite record che sono stati guidati dal miglioramento delle condizioni macroeconomiche e dall'aumento dell'occupazione. La crescita della base clienti è stata forte e abbiamo concluso l'anno fiscale con oltre 710.000 clienti. Siamo orgogliosi di concludere l'anno con una crescita positiva dei ricavi dai servizi che testimonia la resilienza e l'impegno dei nostri dipendenti e della forza del nostro modello di business”.
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Pagina a cura di GIANMARCO LUCHETTI SFONDALMONDO.