E’ atteso, attesissimo, per oggi il dato sull’inflazione USA relativo al mese di maggio. Un dato che potrebbe condizionare fortemente la politica monetaria della FED, come già per altro considerato nei precedenti articoli. E già c’è qualcuno che, per così dire, mette le mani avanti e ed è un pezzo da novanta.
Sì, perché è lo stesso governo USA ad ammettere, per voce di Janet Yellen, segretario del Tesoro, che il rialzo dei tassi FED è più vicino di quanto si potrebbe immaginare. La Yellen, infatti, ha ribadito un concetto già espresso nei mesi scorsi: “di questo passo, il rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve sarà necessario per evitare il surriscaldamento dell’economia americana”.
Affermazioni da tenere in debito conto, in primis perché come sappiamo tra il 2014 e il 2018 Janet Yellen è stata a capo della FED e in secundis perché non capita praticamente mai che sia il governo a paventare un aumento del costo del denaro. Nella prassi, come sappiamo, il rialzo dei tassi è prospettato con un certo anticipo dalla Banca Centrale, così da orientare sia il mercato sia la politica.
Stavolta, invece, pare stia accadendo il contrario, con la FED che continua a mostrarsi accomodante mentre il governo USA mette in guardia sul fatto che una stretta monetaria sarà obbligata con questi ritmi di ripresa del PIL e dell’occupazione. Non dimentichiamoci però che La FED ha il vincolo del doppio mandato, cioè deve garantire la stabilità dei prezzi con target d’inflazione al 2% contestualmente alla massima occupazione sul mercato del lavoro, cioè un tasso di disoccupazione in area 4%.
Dagli ultimi dati, a maggio la disoccupazione è scesa al 5,8% dal 6,1% di aprile, ma come sappiamo nel frattempo l’inflazione è schizzata al 4,2% e sarà molto importante vedere oggi il dato di maggio. Molto verosimilmente, con le graduali riaperture delle attività post lockdown avremo una discesa del tasso di disoccupazione ma un’ulteriore accelerazione (anche se forse temporanea) dell’inflazione.
Quindi la FED si troverà ben presto nella condizione di dover provvedere al suo primo rialzo dei tassi dopo il Covid per evitare di perdere il controllo dei prezzi. Sul punto il governatore Jerome Powell sta prendendo tempo, avendo già in tempi non sospetti comunicato di tollerare tassi d’inflazione sopra il target per un periodo adeguato a compensare il tempo trascorso dall’economia con tassi d’inflazione inferiori al target.
Ad ogni buon conto, un rialzo dei tassi FED potrebbe non essere così lontano, nonostante la stessa Banca Centrale prospetti una prima stretta non prima del 2023. Però è probabile che a fine giugno l’economia USA avrà assorbito le perdite accusate con la pandemia, per altro con oltre un anno di anticipo rispetto all’Eurozona. Ecco, quindi, che gli stimoli monetari negli USA non sarebbero più giustificati già dai prossimi mesi, o comunque almeno non alle attuali proporzioni.
Non possiamo però ignorare che una stretta dei tassi made in USA andrebbe, in una certa misura, a dettare i tempi per la “normalizzazione” monetaria anche nel resto del mondo. Certo, perché rendimenti dei Treasuries saliranno ancora e il dollaro si rafforzerà grazie agli afflussi dei capitali verso gli USA. Come conseguenza, i bond dell’Eurozona dovranno offrire anch’essi rendimenti maggiori per attirare una domanda sufficiente. Come sempre staremo a vedere ma è chiaro che un rialzo dei tassi FED condizionerà anche l’Area Euro.
Analisi ZC-Yield Curve
La lettura della ZC-Yield Curve, questa settimana, mostra una sostanziale stabilità dei rendimenti rispetto alla scorsa analisi. Il rendimento della scadenza a 10 anni resta ferma in area 0,12% così come la scadenza trentennale che continua a gravitare intorno allo 0,52% di rendimento. Stabile anche la forma della curva, con la parte a breve e medio sempre inclinata intorno ai 45° per poi appiattirsi sulle scadenze lunghe. La curva evidenzia ora un massimo di rendimento sulle scadenze 2046-207, in lieve salita rispetto alla scorsa rilevazione e ora in area 0,54% rispetto allo 0,52% precedente. Stabili anche i tassi forward Euribor 6 mesi, con il tratto a medio che è sempre inclinato positivamente con previsione di tassi positivi entro il 2026, ed il tratto a lunga ora lievemente sopra area 1,00%. Tratto a breve empre in area -0,40%.
Analisi Integrata Trendycator
Osservando – a livello di analisi integrata – le curve dei rendimenti dei principali benchmark decennali, il quadro si conferma stabile e definito come da alcune settimane a questa parte. Sull’area UK siamo di fatto in un trading range tra i massimi di periodo, poco sotto area 0,90% e il supporto di breve in area 0,73%, con Trendycator saldamente sul LONG. Ritraccia un po’, dopo i nuovi massimi di periodo, il BUND, che dopo aver lambito area -0,07% è tornato sui suoi passi e ora si attesta in area -0,22% di rendimento con il modello Trendycator ancora in stato NEUTRAL. Confermato il cambia di stato Trendycator per il nostro Btp, che è ora stabile sul LONG, e che ha definitivamente abbandonato l’area dei minimi storici a 0,50%. Il nostro decennale ha ora rendimenti in area 0,88% dopo una fiammata sopra l’1%. Tira un po’ il fiato la corsa dei rendimenti dell’area USA, con il Treasury decennale che ritorna verso area 1,50% di rendimento dopo la fiammata a lambire area 1,80% e con Trendycator sempre LONG.
Bond Governativi Mndo Weekly Ranking
Analisi sotto forma di ranking dei bond governativi mondiali con qualunque rating. In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo. Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione.