Borse ancora in rialzo...fino a quando?


Treasury.  

I rendimenti dei governativi statunitensi sono lievemente ridiscesi (1,65% il decennale) senza riuscire però a distaccarsi molto dai massimi di periodo, in quella che sembra una semplice pausa di consolidamento all’interno del movimento di risalita dei rendimenti in essere da inizio 2021 (anzi, a ben guardare, si tratta di un movimento iniziato già nell’ultimo trimestre 2020). Nonostante il supporto della Fed, i rendimenti dei Treasury restano sotto pressione per i più che probabili focolai inflazionistici che seguiranno il piano fiscale aggressivo dell’amministrazione Biden, per di più in un contesto di politiche monetarie ancora ultra-espansive.

Dollaro USA.

Contro euro il dollaro USA ha ripreso a indebolirsi, passando da 1,1700 verso 1,1945 (PC: 1,1896). Un segnale di ulteriore indebolimento per il biglietto verde si avrebbe però solo su risalite del cambio EurUsd al di sopra di 1,2000. In ottica plurisettimanale occorre però il superamento della forte resistenza a 1,2200 per avere un nuovo segnale rialzista per l’euro (al momento prematuro).

Lato azionario, è ripreso il movimento rialzista dominante che ha portato l’S&P500 (PC: 4096) a registrare nuovi massimi storici. Come più volte evidenziato, “lo scollamento tra mercati finanziari sui massimi ed economia reale ancora alle prese con molte criticità non può che preoccupare: o parte l’economia con forza oppure scendono le Borse. A meno che non si pensi che l’inflazione sia la panacea per tutti i mali: per abbattere il valore reale dei debiti riportandoli sotto controllo (se si riesce però a mantenere schiacciati i rendimenti nominali), sostenendo nel contempo le quotazioni azionarie. E i Bond? Già, perché in tal caso sarà arduo evitare una risalita dei rendimenti nominali sulla parte lunga della curva, come in effetti sta avvenendo negli USA in modo marcato da inizio 2021”. Colpisce anche l’ulteriore compressione della volatilità, col Vix (PC: 18,65) ridisceso verso i minimi pre-CoViD. Si conferma che in “termini di rischio-rendimento il focus deve rimanere sulla protezione dei portafogli”.

- Preziosi: il comparto permane in un contesto laterale, “frenato dalla risalita dei rendimenti dei Treasury e dal rimbalzo del dollaro Usa in essere da inizio anno. Il permanere di un contesto tendenziale di rendimenti “reali” negativi (cioè “rendimenti nominali - tasso di inflazione”) mantiene comunque un contesto favorevole sul comparto in termini strategici, al di là dell’erraticità a livello più tattico”. 

L’Oro sta difendendo le posizioni al di sopra di un supporto importante; l’Argento sta consolidando all’interno dell’ampio intervallo dell’ultimo semestre, mentre il Platino (che rimane il metallo prezioso più performante su orizzonti plurimensili, cfr. grafico) sta consolidando nel canale compreso tra i picchi di metà febbraio e i minimi di inizio marzo. Il Palladio continua a consolidare sui massimi di periodo, poco sotto i picchi di un anno orsono.

Stante il quadro di fondo, confermiamo “l’opportunità di mantenere una quota importante del portafoglio allocata sul comparto dei preziosi, in prospettiva strategica”. Come veicoli, manteniamo i seguenti Etc quotati su Borsa italiana:

Oro, ticker PHAU: PC 138,93; Argento, ticker PHAG: PC 19,870; Platino, ticker PHPT: PC 94,380. A parziale “copertura” della posizione lunga netta sul comparto manteniamo anche lo short sul Palladio, ticker 1PAS: PC 9,041.

Manteniamo anche le posizioni corte tattiche sull’S&P500, con l‘Etf short sull’S&P500 Xtrackers S&P500 Inv Day con ticker XSPS (PC 7,392).

Sul fronte commodities si segnalano i nuovi picchi del mais (future PC: 583,25) e anche il grano dà segnali di ripresa (future PC: 639). Le tensioni sui prezzi di diverse materie prime possono segnalare l’arrivo dell’inflazione nei mesi a venire. È certamente uno dei temi più dibattuti del momento.

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)