Non so se sia vero che l’economia sia una scienza triste: la scorsa settimana ci sono state notizie macro che facevano scappare da ridere tanto erano buone. Il Wall Street Journal ha titolato: “Negli USA non ci sono più case costruite da vendere, non ci sono più case in costruzione da vendere e purtroppo non ci sono nemmeno più nuovi costruttori”. Il mercato immobiliare negli USA sta semplicemente volando. Oppure sentite questa: il PIL cinese del primo trimestre è cresciuto del +18%. Ah sì ? Ma vi rendete conto che se debbo calcolare l’incremento annuo debbo fare 1.18 elevato alla quarta che fa il +93% della serie la Cina punta al raddoppio ? Vi informo che la Cina nel 2020 ha avuto un PIL che nonostante la pandemia è cresciuto del 2,3%. Pronto ? Che siamo in bolla lo sappiamo tutti, ma questa è la ciliegina della torta, a patto di non bruciarsi con la prossima discesa. Vi posto qui di seguito un grafico che è molto significativo ed è il ratio normalizzato del forward Price / earning dal 1987 ad oggi: potete notare come sia del 35% superiore alla media storica di 19 …
Un altro indicatore della bolla è la IPO mania e negli USA quotano di tutto, anche società che producono tostapane rotti, guardate un poco che siamo ai livelli del 2000:
Per il nostro Paese i dolori verranno quando il boom sarà finito perché questa chart che segue e che è circolata insistentemente sui social questa settimana mostra come siamo proprio nello stesso punto in termini di debito / pil in cui eravamo dopo la prima guerra mondiale. E sappiamo che cosa è venuto dopo.
E’ giusto preoccuparsi quando le cose vanno bene ma la preoccupazione non giustifica il fatto che non si debba cavalcare l’onda: questo è il nostro mestiere. Fa parte del gioco fermarsi un metro prima il burrone. Del resto dopo anni senza infamia e senza lode in Borsa sono proprio questi i giorni in cui si accumula fieno in cascina. Quando tutti guadagnano pensando che continui in eterno perché noi non dobbiamo partecipare alla festa, noi che sappiamo che prima o poi finisce ?