Lo so, l’argomento non è del tutto pertinente con il mercato obbligazionario, ma è talmente grande il casino scatenato dal collasso dell’hedge fund Archegos che è impossibile non parlarne. Tutta la finanza sta tremando e pare diverse grandi banche d’affari abbiano preso una bella batosta, visto che si vocifera di perdite miliardarie.
Questa volta, agli onori della cronaca è saltato Sung Kook Hwang, finanziere sudcoreano – ma americano di adozione – e colui che fu uno dei dirigenti di Tiger Management, fondo speculativo che tra gli anni ’80-‘90 fece una fortuna di decine di miliardi di dollari grazie alle sue scommesse sui mercati. Nel 2000 il fondo chiuse e Hwang fondò un suo hedge fund, Tiger Asia. Chiuso anche questo, nel 2013, a seguito di una sanzione comminata dalla SEC per 44 Mln di dollari e legata a un caso di insider trading.
Fine della storia? Ma nemmeno per sogno. Hwang sfrutta la legislazione finanziaria americana – o meglio un buco nella legislazione – e dà vita ad un “family office”. Di fatto un “vestito” societario che gli consente di gestire patrimoni miliardari senza particolari obblighi di comunicazione verso le autorità. E qui entrano in gioco le banche d’affari, che di fronte alle laute commissioni che il personaggio paga mettono in secondo piano senza pensarci troppo la reputazione per nulla specchiata di Hwang.
Ma come funzionava il suo trading? la società investe su un titolo, ma ci mette solo la metà della somma necessaria ad esporsi, mentre l’altra metà gli arriva dai broker, cioè la mettono le banche. Di fatto va a leva, infatti se il valore dell’investimento si riduce oltre una certa soglia, il broker applica il margin call. Ma se il fondo cliente non ha liquidità per ripristinare i margini, allora l’intermediario entra in possesso del titolo sottostante all’investimento e lo vende subito per monetizzare.
Peccato che le ultime scommesse miliardarie di Hwang si sono rivelate errate. Così le banche hanno fatto scattare il margin call, ma non avendo ricevuto dal fondo le somme richieste, hanno iniziato a vendere le azioni di cui sono entrate in possesso per cercare di uscire dall’investimento. Fin qui tutto bene. O no, perché come sempre qui si parla di volumi di vendita mostruosi, che spostano letteralmente il mercato da una parte all’altra in un batter d’occhio. Di fatto, il mercato si rovescia.
E infatti, molti titoli – soprattutto del comparto media e tech – sono precipitati, con perdite pesantissime. Ad esempio, solo per citare i “best performer”, Baidu è sceso del 10,6%, mentre colossi come Vipshop, Discorver e Viacom hanno accusato perdite dal -37,5% al -55%. Risultato: sul mercato si è abbattuto un controvalore di vendite superiore ai 33 Mld di dollari.
In un primo momento la finanza mondiale non trovava una spiegazione all’accaduto, ma lunedì è stato tutto chiaro, quando Nomura ha quantificato in 2 Mld di dollari le perdite derivanti dal crac di un “cliente”. E chi era questo cliente? Ovviamente l’hedge fund del nostro coreano. Reazione a catena. Credit Suisse ha avvertito circa le possibili severe conseguenze dell’accaduto sui suoi conti e sono poi circolati altri nomi illustri come Goldman Sachs, Morgan Stanley, UBS e la solita Deutsche Bank, seppur queste con esposizioni minori. Risultato: azioni Nomura crollate del 16,3% in un’unica seduta e quelle di Credit Suisse del 15,2%.
Inutile dire che le autorità americane hanno collezionato una pessima figura, forse addirittura peggiore di quella del 2007 sui mutui subprime, posto che in questo caso pare fosse addirittura ignara dell’esistenza di un grosso investitore con sede a New York.
Analisi ZC-Yield Curve
La lettura della ZC-Yield Curve, questa settimana, mostra una certa stabilità dei rendimenti rispetto alla scorsa analisi. Ormai il cambio di rotta del mercato obbligazionario è netto e ben consolidato come per altro ci aveva anche indicato il modello Trendycator in tempi non sospetti. Il rendimento della scadenza a 10 anni resta sostanzialmente stabile, passando dal precedente 0,06% all’attuale 0,04% mentre la scadenza trentennale sale impercettibilmente e va allo 0,50% dal precedente 0,48%. Solo tre mesi fa eravamo a rendimento negativo su questa scadenza. Fondamentalmente stabile anche la forma della curva, con la parte a breve e medio inclinata intorno ai 45° per poi appiattirsi sulle scadenze lunghe. La curva evidenzia ora un massimo di rendimento sulle scadenze 2046-2048, di fatto stabile rispetto alla scorsa rilevazione, ora in area 0,51% rispetto a poco meno dello 0,50% del mese scorso. Abbastanza stabili anche i tassi forward su Euribor 6 mesi, con il tratto a medio che rimane pressoché in area 1,00% di rendimento, mentre il tratto a lunga scende leggermente e si porta in area 0,90%. Il tratto a breve prosegue ad inclinarsi positivamente e ha ormai raggiunto -0,40% dopo essere stato per lunghissimo tempo tra -0,60% e -0,50%.
Analisi Integrata Trendycator
Osservando – a livello di analisi integrata – le curve dei rendimenti dei principali benchmark decennali, è ormai fuori discussione il nuovo corso dei mercati obbligazionari, completamente cambiato in ottica strategica e ben colto già in tempi non sospetti dal nostro modello Trendycator. Sull’area UK si sono rivisti i massimi di rendimento dal 2020 a sfiorare area 0,90% cui è seguita una correzione che per ora ha riportato il Gilt sotto area 0,80% con Trendycator stabile sul LONG. Stessa dinamica anche per il BUND, che ha lambito area -0,20% di rendimento (livello che non si vedeva dal 2020) per poi scendere leggermente e assestarsi ora in area -0,35% con il modello Trendycator ancora in stato NEUTRAL. Un po’ in altalena ma stabili i rendimenti del nostro Btp, evidentemente ancora beneficiati dall’avere Draghi a capo del nostro esecutivo; siamo infatti ora sempre nei pressi di area 0,60% di rendimento per il nostro decennale che è l’unico ad avere ancora il modello Trendycator SHORT. Non si arresta la salita dei rendimenti dell’area USA con il Treasury decennale che va oltre l’1,70% di rendimento per poi assestarsi poco sotto con Trendycator stabilmente LONG.
Bond Governativi Mndo Weekly Ranking
Analisi sotto forma di ranking dei bond governativi mondiali con qualunque rating. In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo. Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione.
Proseguiamo a parlare del dollaro USA, perché finalmente ci sono nette evidenze da parte del modello Trendycator che hanno avvalorato la nostra ipotesi – già enunciata tempo fa – in merito ad una ripresa della valuta USA contro euro.
Lo sprint di fine 2020 verso area 1,24 è ormai un ricordo e dopo diversi test l’area 1,20 – diventata supporto dopo la rottura rialzista – ha ceduto, portando ad un’accelerazione al ribasso che ha spinto il cambio EUR/USD sino agli attuali 1,175. Inoltre, la situazione tecnica è cambiata poiché il modello Trendycator ha abbandonato lo stato LONG ed è ora NEUTRAL, proprio ad indicare il cambio di rotta.
Come possiamo osservare sul grafico l’ipotesi che avevamo avanzato, e cioè quella che un ritorno sotto 1,20 potesse portare ad un cambio di stato del modello Trendycator, portandolo in posizione NEUTRAL dando un primo segnale di possibile inversione dell’attuale trend, è stata confermata dai fatti. A livello macro sono tanti, certamente, i fattori che hanno influito non da ultimo la penosa situazione in cui versa l’UE in merito a pandemia e vaccini.
Ora, fermo restando la possibilità di movimenti di pullback verso area 1,20 che è ora livello di resistenza, per il cambio EUR/USD si aprono spazi fino in area 1,16/1,15 che sarà probabilmente un’area tosta da bucare. La sua rottura sarebbe la conferma definitiva dell’inversione del trend a favore della valuta USA, con spazi sino a 1,10 prima e verso la parità poi. Inoltre, sotto 1,15 ci aspettiamo anche che il Trendycator assuma stato SHORT a ulteriore conferma del vero ritorno di forza del dollaro su euro.
Tornano quindi interessanti, dopo alcuni mesi, gli asset denominati in dollari USA e rimane pertanto valida la strategia di puntare su bond a breve scadenza con la possibilità ora di provare a puntare anche su qualche corporate o high yield approfittando dell’aumento dei rendimenti.