Nel volgere di un mese i mercati obbligazionari hanno effettuato una svolta a 180 gradi, così come parrebbe anche la BCE, stando almeno alle ultime dichiarazioni della Lagarde e ad alcune indiscrezioni riportate da Bloomberg. Ma andiamo con ordine e facciamo un passo indietro di quasi un anno.
Il 12 marzo del 2020 si teneva il secondo board dell’anno della BCE, in piena esplosione della pandemia. Quando da noi era già stato imposto il primo “lockdown” e lo spread era schizzato da meno di 200 bps a oltre 300 bps nel volgere di poche sedute, il governatore Christine Lagarde non trovava di meglio che affermare “non siamo qui a chiudere gli spread“.
Come sappiamo, i mercati non la presero per nulla bene e la tensione tra gli investitori andò alle stelle, tanto che la BCE fu costretta subito dopo la conferenza stampa a correggere il tiro. Una settimana dopo, abbiamo visto il varo del PEPP, un piano di acquisti emergenziali oggi salito a 1.850 Mld dai 750 Mld iniziale.
L’impetuoso rialzo dei rendimenti di queste ultime settimane sta palesemente impensierendo la BCE, tanto che la Lagarde ha lasciato trasparire una certa preoccupazione, quando ha affermato che la BCE “monitora con attenzione l’evoluzione dei rendimenti a lungo termine”. E poche settimane fa, Bloomberg riportava la notizia secondo la quale Francoforte starebbe controllando la curva dei rendimenti sovrani nell’Eurozona per impedire che salga oltre certi livelli.
Di fatto siamo alla piena sconfessione di quanto dichiarato – forse un po’ troppo spavaldamente – meno di un anno fa, con un buon numero di curve sovrane dell’area euro che potrebbero essere oggetto di attenzione da parte dell’istituto fissando un livello massimo di spread considerato accettabile rispetto alla curva “benchmark”.
Il tutto in effetti ha un senso, così come ha un senso il rialzo deciso dei rendimenti su tutto il tratto di curva, in modo particolare sul tratto a lunga. Il Bund a 10 anni è schizzato dal -0,64% al -0,32% in appena tre mesi, mentre il trentennale tedesco è passato dal -0,20% allo 0,20%. Anche negli USA la musica è la stessa, dove il decennale è passato quest’anno dallo 0,90% all’1,40%, mentre il trentennale americano è passato dall’1,65% al 2,18% di rendimento.
Stando ai numeri, potrebbe sembrare strano che Francoforte segnali nervosismo quando ancora i rendimenti nell’area rimangono in area negativa ancora per un buon tratto, mentre il rialzo dei Treasury non preoccupa più di tanto la Federal Reserve, confortata dalla robusta ripresa economica attesa per l’economia americana.
Tuttavia, la differenza con l’Eurozona è proprio tutta qua. In Europa non sta dando segni di rimbalzo dopo il tragico crollo iniziato nel 2020 a causa della pandemia. Il piano vaccinale va troppo a rilento, la pandemia è ancora fuori controllo e di conseguenza le restrizioni negli Stati vengono inasprite, mentre invece nel Regno Unito – con 20 milioni di persone già vaccinate e un crollo dei nuovi casi del -40% in una settimana – stanno allentandosi.
Quindi, il rialzo dei rendimenti sovrani non sembra così innocuo da noi. Infatti, il mercato starebbe scontando la reflazione in corso e attesa nei prossimi mesi, necessaria come antidoto alla deflazione, però orfana di una più forte ripresa del PIL, il che porta il rischio di un inasprimento delle condizioni monetarie a livelli poco sostenibili per gli Stati più indebitati.
Ecco perché, anche se la BCE non lo ammette esplicitamente, pare davvero che vi sia allo studio proprio il controllo della curva dei rendimenti. E quale potrebbe essere la curva oggetto delle “cure” della Banca Centrale? Verosimilmente quella tedesca, perché riflette l’economia più solida dell’area nonché la prima per dimensioni. Inoltre, il suo mercato sovrano gode del massimo rating AAA.
Il problema però è che, naturalmente, imporre un tetto ai rendimenti tedeschi non completerebbe il lavoro, se poi i rendimenti degli altri Stati fossero liberi di lievitare oltre il dovuto. Ecco perché la BCE avrebbe l’esigenza di fissare livelli di spread accettabili, che secondo Bloomberg dovrebbero aggirarsi intorno ai 100 bps. E guarda caso, il rendimento del nostro Btp decennale da settimane tende proprio a quel livello di spread. Solo l’euforia per l’arrivo di Mario Draghi alla guida del governo lo ha fatto scendere sin sotto 90 bps, cosa che non si vedeva dalla fine del 2015.
Analisi ZC-Yield Curve
La lettura della ZC-Yield Curve mostra una decisa crescita dei rendimenti rispetto alla scorsa analisi. Il cambio di rotta, rispetto alla calma piatta che ha regnato sovrana e indisturbata per moltissimi mesi, pare robusto e tutti i tratti della curva ne sono interessati. Il rendimento della scadenza a 10 anni riconquista il territorio positivo attestandosi ora allo 0,06% dal precedente -0,17% mentre la scadenza trentennale vola allo 0,40% dal precedente 0,14%. Due mesi fa eravamo al -0,02% di rendimento su questa scadenza. Cambia nettamente anche la forma della curva, con la parte a breve e medio inclinata praticamente a 45° e piattissima sulle scadenze lunghe. La curva evidenzia un massimo di rendimento sulle scadenze 2042-2043, in netta crescita rispetto alla scorsa rilevazione e ora poco sopra area 0,40% rispetto allo 0,16% del mese scorso e rispetto allo 0,05% di due mesi fa. Salgono con vigore anche i tassi forward su Euribor 6 mesi, con il tratto a lunga che va ora in area 1,00%, così come il tratto a breve che inizia ad inclinarsi positivamente puntando area -0,40% dall’intervallo di area -0,60%/-0,50% osservato per molti mesi addietro.
Analisi Integrata Trendycator
Osservando – a livello di analisi integrata – le curve dei rendimenti dei principali benchmark decennali, è netto ed evidente il cambio di impostazione, che in parte era già stato anticipato su alcune aree. Il cambiamento è stato abbastanza rapido e si è consumato in poche sedute, anche se non in modo omogeneo su tutte le aree valutarie. Ad esempio, sull’area UK le prime avvisaglie si erano già manifestate tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, e ora è conclamato il passaggio del modello Trendycator a LONG dal precedente NEUTRAL, con rendimenti che sono schizzati oltre area 0,60% dal precedente 0,30%. Mette le ali anche il rendimento del BUND, con volatilità in deciso aumento e modello Trendycator che si trova ancora in stato NEUTRAL, ma con una dinamica che potrebbe portarlo a LONG; il rendimento del decennale tedesco è ora in area -0,25% dal precedente -0,50%. Risalgono anche i rendimenti del nostro Btp, dopo l’euforia della nomina di Mario Draghi a capo del nostro esecutivo che ha portato il decennale sotto lo 0,50% di rendimento e il modello Trendycator ad evidenziare un END BOTTOM. Ora il nostro benchmark si è portato verso lo 0,80% con Trendycator che rimane SHORT e spread crollato nell’intorno di area 100bps. Prendono il volo anche i rendimenti dell’area USA con il Treasury decennale che schizza addirittura oltre l’1,50% di rendimento per poi assestarsi in area 1,40% e con Trendycator ormai stabilmente LONG.
Bond Governativi Mndo Weekly Ranking
Analisi sotto forma di ranking dei bond governativi mondiali con qualunque rating. In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo. Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione.
Continuiamo a parlare del dollaro USA, perché le dinamiche che si stanno manifestando sui mercati impongono di mantenere il focus sul cambio EUR/USD. La BCE ha il suo bel da fare in questo periodo, e anche se al momento l’urgenza è quella di cui abbiamo discusso sopra in merito al contenimento degli spread, anche la “leva” valutaria non va sottovalutata.
Dopo la fiammata a inizio 2021 verso area 1,24 il nostro euro ha avviato una correzione composta che lo sta portando ripetutamente a testare area 1,20 diventato supporto dopo la rottura rialzista avvenuta a fine novembre del 2020. Al momento la situazione tecnica rimane potenzialmente sfavorevole al dollaro USA, come per altro ben evidenziato dal modello Trendycator che rimane impostato sul LONG.
Tuttavia, il movimento che possiamo osservare sul grafico sopra lascia aperta la possibilità che la nostra valuta possa iniziare a deprezzarsi contro dollaro, viste anche le dinamiche macro diametralmente opposte tra USA ed Europa dovute alle aspettative di ripresa economica post pandemia. Pertanto, al momento, il valore di 1,20 rimane lo spartiacque da tenere d’occhio per impostare eventuali operazioni in USD.
Infatti, è molto probabile che un ritorno sotto 1,20 possa portare ad un cambio di stato del modello Trendycator, portandolo in posizione NEUTRAL e dando quindi un primo segnale di possibile inversione dell’attuale trend. Inoltre, vista la dinamica sul grafico, rispetto al mese scorso pare ora più remota – anche se non possiamo naturalmente escluderlo a priori – la possibilità di rivedere area 1,24.
L’aumento generalizzato dei rendimenti, come visto nella parte iniziale dell’articolo, mantiene assolutamente valida e consigliata la strategia di puntare su bond a breve scadenza, e ora come ora a maggior ragione con un cambio favorevole per avere successo nell’operatività.