C’è chi ipotizza un’offerta da parte di Unicredit. Il percorso appare però irto di curve e supporre addirittura dei prezzi per l’operazione è quanto meno imprudente. Le alternative possibili.
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Da alcuni giorni circolano insistenti le voci di un interessamento di Unicredit - per volontà del suo prossimo Ceo Andrea Orcel - non solo per un rientro in Mediobanca ma addirittura per un’Opa sull’istituto di Piazzetta Cuccia. È indubbio che la carriera dell’uomo è stata caratterizzata da merger importanti, a cominciare da quello fra Unicredito e Credito Italiano per la creazione appunto di Unicredit.
In realtà le strade ipotizzabili sono al momento tre:
● Una fusione con Bpm
● L’acquisizione di Mps, a condizione che lo Stato ci metta del suo
● Un rientro appunto in Mediobanca. Il fatto che siano circolate indiscrezioni addirittura di una valutazione di quest’ultima a 11,4 euro lascia intendere che qualcuno sta cercando di forzare la mano sul prezzo di Mediobanca. Orcel non si è ancora insediato, poiché entrerà in carica con l’assemblea del 15 aprile, sta solo valutando formalmente dei dossier e già si ipotizza a quanto potrebbe avvenire l’offerta pubblica di acquisto su un’altra banca. Suvvia, non siamo pesci lessi!
Dal punto di vista “industriale”…
Certamente delle tre ipotesi tracciate quella di Mediobanca appare la più strategica. Non ci sarebbero sovrapposizioni e si registrerebbero tre importanti aree di sviluppo a favore di Unicredit:
● una potenziale crescita del settore Corporate & Investment Banking, in cui Piazzetta Cuccia è forte;
● uno sviluppo del settore “consumer banking”, con il passaggio di Compass sotto il nuovo raggruppamento;
● un rilancio del wealth management (gestione patrimoni privati), comparto in cui Unicredit sta soffrendo.
Dal punto di vista degli azionisti…
Più complessa la panoramica nell’ambito dei maggiori soci sui due fronti. Le indiscrezioni sostengono che Del Vecchio (primo azionista di Mediobanca), il gruppo francese Bolloré, BlackRock e Mediolanum divergano sulle prospettive future, almeno in parte, il che peserebbe ancor più nel caso di una diluzione del capitale, fatta forse con “carta” e poco cash. In tal caso valutare 11,4 euro Mediobanca diventerebbe facile ma non soddisferebbe né i “big” né il retail.
Il mercato va per un’altra strada
Intanto però negli ultimi tempi è stata Bpm a correre di più (performance a 1 mese +14,6% - a 1 anno +95,1%), mentre Mediobanca è rimasta un po' indietro nel breve termine (+6,3% a 1 mese) ma ha fatto scintille nel lungo (+126,8% a 1 anno). È pur vero che le ipotesi su Bpm sono più ampie, il che ha alimentato una pressione rialzista forse un po' esagerata. Mediobanca (quotazione apertura oggi a 9,548 euro) non è lontana dai massimi storici del novembre 2019 e sembra proiettata – da un punto di vista grafico – per un ulteriore rialzo se rompe i 9,98 euro. Banco Bpm (quotazione apertura oggi 2,41 euro) è più indietro rispetto ai massimi del 2017 e troverà nell’area dei 2,71 una forte resistenza. Unicredit (quotazione apertura oggi 9,35 euro) si è risvegliata da poco ed è ancora sotto la metà del crollo di inizio 2020. Fra tutte e tre appare quindi quella con più margini di crescita, grazie anche a due fattori decisivi: l’arrivo di Orcel (un “duro” del sistema bancario) e il ruolo inevitabile di predatrice e non di preda.
Si è comunque solo agli inizi di una storia, che certamente avrà molti capitoli e tutti potenzialmente interessanti per questa ristretta cerchia del sistema bancario italiano.