NASDAQ100 WEEKLY - Fase correttiva sugli indici azionari USA !


SEGNALI DI ENTRATA E DI USCITA DEL MODELLO QUANTITATIVO LOMBARD PER IL TRADING SULLE AZIONI NASDAQ TIME FRAME SETTIMANALE. I SEGNALI VENGONO GENERATI UNA VOLTA A SETTIMANA E PUBBLICATI SUL SITO IL LUNEDI MATTINA E VALEVOLI PER TUTTA LE SETTIMANA. IL REPORT SI COMPONE DI SEGNALI DI ACQUISTO PER NUOVE POSIZIONI E DI AGGIORNAMENTO PER I TITOLI GIA' PRESENTI IN PORTAFOGLIO.
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CORREZIONE CHIAMATA, CORREZIONE ARRIVATA !

Anche nella settimana appena trascorsa è proseguito il ribasso sui principali indici azionari USA che, graficamente parlando, possiamo passare dal grado di pullback al grado di correzione bella e buona. Non parliamo certo di percentuali eccessive, ma comunque tra il -5 ed il -7 % (a seconda degli indici) nell’arco di due settimane. L’indice Nasdaq100 è quello che presenta maggiore effervescenza negli scambi sia in fase di ritracciamento che di reazione al ribasso. La cosa strana in questo periodo è che l’indice Nasdaq, che è considerato il più "covid resistant" degli indici non che molto sensibile alle variazioni dei rendimenti dei Treasury, stia sottoperformando, con l’indice FAANG al palo ed i titoli tech e ad alta crescita, tipicamente business da lockdown, che crollano (v. Zoom, DocuSign, Teladoc e altro), il che sembra indicare che la variante Omicron ha un ruolo ma non è sicuramente l'unico fattore di debolezza. Apple avrebbe ammonito i propri fornitori di un rallentamento della domanda di smartphone. Le news hanno pesato sui semiconduttori che sono rimasti deboli tutta la settimana. In altre parole la "buy the dip army" (compra sempre il ribasso) protagonista di tanti successi di recente è stata presa completamente in contropiede questa volta.

Tiene leggermente meglio l’indice S&P500 nel quale ancora industriali e consumer discretionary sono tra i settori più penalizzati, seguiti dai settori energy e financials, con i titoli difensivi dei settori pharma e utilities che hanno tenuto meglio, mentre le small caps USA dell’indice Russell 2000 continuano ad essere evitate.

Incertezza e confusione sui mercati azionari provengono anche dagli importanti dati macro mensili sul settore del lavoro, con i nuovi occupati che hanno deluso parecchio (meno della metà delle attese) e il dato della disoccupazione totale calato tanto pari al -0,4%, ma non solo, come mai solo 210.000 nuovi occupati a fronte di ben 1.100.000 posti creati tramite il sondaggio delle famiglie ? Con una divergenza così forte tra Household Survey e payrolls questo report risulta di difficile (e dubbia ??) interpretazione.

Sempre a livello di S&P500 è interessante questo studio di Sentimentrader.com che osserva come negli ultimi giorni la percentuale di titoli ai minimi da un anno sia salita sopra un dato livello (7.7% del totale) a fronte di un indice che resta a meno 5% dai massimi a 12 mesi. Questo "segnale" si è verificato 21 volte negli ultimi 95 anni (l'ultima volta a settembre 2018) e il backtest dice che le performance a breve e a medio termine sono state peggiori della media e con una mediana negativa da una settimana a 3 mesi.

Di positivo, se vogliamo, in queste due settimane passate tra variante Omicron, la FED finalmente uscita dal torpore, l’inflazione e le questioni “shutdown e debt ceiling”, di ostacoli per l'azionario USA ne sono saltati fuori ma, nonostante ciò, gli indici indugiano ancora a poco più del 5% dai massimi.

Analizziamo passo per passo questi ostacoli iniziando dal versante COVID. In un’intervista al FT, il CEO di Moderna ha dichiarato di ritenere che ci sarebbe stato "un calo materiale" dell'efficacia dei vaccini. Questo dopo che tutti gli scienziati con cui ha parlato gli hanno lasciato intendere che il quadro non era buono. Di contro un executive di Pfizer ha dichiarato di non attendersi un calo significativo dell’efficacia dei vaccini dovuto alla variante Omicron. Ha richiesto però ovviamente del tempo per studiare maggiormente i dati e nell’arco delle 2-3 prossime settimane sarà possibile capire effettivamente l’efficacia del vaccino. Come leggete c’è, ovviamente, un po' di confusione anche tra le varie dichiarazioni, rimane il fatto che tutte le principali case farmaceutiche si sono lanciate a produrre un vaccino dedicato. Quindi il pericolo è reale.

Ostacolo inflazione e manovre della FED. I mercati azionari hanno preso decisamente la via del ribasso, quando sono comparse le dichiarazioni relative alla testimonianza di Powell di fronte al “Senate Banking Committee”. I mercati erano andati fiduciosi incontro all'evento e anche se riportava indicazioni di un’inflazione più persistente delle attese, aveva dedicato anche commenti al potenziale impatto della nuova variante Omicron. Ma il Presidente della FED, sotto il fuoco delle domande dei membri, ha mostrato un approccio decisamente e sorprendentemente più aggressivo: il rischio di un’inflazione più persistente è aumentato ed è forse tempo di "ritirare" il termine "transitorio" riferito all'inflazione USA. Un’inflazione sotto controllo è necessaria a garantire una lunga espansione. Ha senso considerare una chiusura anticipata di qualche mese del programma di acquisti. Questi alcuni passaggi:

POWELL: DATI RECENTI DI NOVEMBRE MOSTRANO AL FOMC UNA INFLAZIONE ELEVATA

POWELL: È CRESCIUTA LA MINACCIA DI UN'INFLAZIONE PERSISTENTEMENTE PIU’ ALTA

POWELL: E’ TEMPO DI RITIRARE LA PAROLA TRANSITORIA SULL'INFLAZIONE

POWELL: TRANSITORIO SIGNIFICA NON LASCIARE UN SEGNO PERMANENTE SUI PREZZI

POWELL: IL TEST DELLA FED PER L'INFLAZIONE È STATO CHIARAMENTE SODDISFATTO

POWELL: POSSIAMO CONSIDERARE DI AVVIARE IL “TAPERING” QUALCHE MESE PRIMA DEL PREVISTO

POWELL: USEREMO I NOSTRI STRUMENTI PER FERMARE L'INFLAZIONE SUPERIORE AL PREVISTO.

Una conferma dei rischi al rialzo è arrivata anche dal Beige Boook che ha evidenziato come le aziende siano state in grado di aumentare i prezzi senza riscontrare troppi rallentamenti nelle vendite. Anche il costo del lavoro ha visto una crescita ad un ritmo “robusto” nella maggior parte dei distretti USA.

Si va quindi, molto presumibilmente, verso un’accelerazione del “tapering” che potrebbe essere già annunciata nel meeting di dicembre. Nel capitolo dedicato pubblichiamo sull’argomento una sfilza di dichiarazioni da parte di membri della FED.

Passiamo ad analizzare, infine, l’ostacolo “Shutdown” e “debt ceiling”. L’audizione di Powell è stata accompagnata da quella della Yellen, sempre di fronte al Congresso. In questo caso, il tema principale è stato il “debt ceiling”, con il segretario al Tesoro USA che ha ribadito l’urgenza di un intervento al tetto del debito. La Yellen si è comunque detta fiduciosa sul fatto che un accordo per un rialzo o una sospensione al tetto del debito possa essere raggiunto entro il 15 dicembre, data dalla quale il Tesoro, in assenza dell’accordo, potrebbe non essere più in grado di far fronte ai propri impegni.

Ed infatti trovato l’accordo giovedì tra Camera e Senato, nella giornata di venerdì il presidente Joe Biden ha firmato un disegno di legge sul finanziamento del governo a breve termine, che ha messo a tacere una crisi incombente. La firma di Biden manterrà il governo in funzione fino al 18 febbraio evitando quindi lo “shutdown” federale.

Passiamo ora alle notizie riguardanti le società cinesi. Una notizia che ha destato molto scalpore in settimana è stata quella relativa alla società cinese DIDI che si prepara al “delisting” dal NYSE. La società di servizi tecnologici ha fatto sapere di aver avviato la richiesta di “delisting” all’exchange USA sulla quale era sbarcata soltanto a giugno 2021. Secondo quanto riferito, l'agenzia di sicurezza informatica cinese ha indicato che DIDI avrebbe dovuto condurre una revisione più approfondita della sua rete per garantire che fossero in atto misure di sicurezza adeguate per proteggere le informazioni personali dei cittadini cinesi. Da qui i regolatori hanno impedito alla società di registrare nuovi utenti in Cina. Probabile l’IPO ad Hong Kong nella prima parte del prossimo anno. Quindi una decisione politica che ha ostacolato la crescita della società oltre confine.

Aggiornamenti sui titoli dell’immobiliare cinese. Il presidente del China Evergrande Group, Hui Ka Yan, è stato convocato dal governo del Guangdong dopo che il travagliato imprenditore immobiliare ha affermato che intende lavorare con i creditori su un piano di ristrutturazione del suo debito offshore. Ricordiamo che la società ha ricevuto una richiesta per adempiere ai propri obblighi con una garanzia di circa 260 milioni $ e ha affermato che non può garantire di disporre di fondi sufficienti. Le autorità provinciali invieranno un gruppo di lavoro per sollecitare l'azienda a gestire i rischi, nonché a rafforzare i controlli interni e la gestione e garantire il normale funzionamento, secondo una dichiarazione sul sito web del governo.

La banca centrale cinese, le banche e le autorità di regolamentazione dei titoli, nel frattempo, hanno promesso al mercato che i rischi che circondano Evergrande sono sotto controllo nonostante l'avvertimento della società immobiliare che potrebbe non avere fondi sufficienti per soddisfare gli obblighi. Le autorità di Guangdong si sono dette disponibili ad aiutare Evergrande nella ristrutturazione, con il plauso della PBOC.

Kaisa Group Holdings Ltd. non è riuscita a ottenere l'approvazione degli obbligazionisti per uno swap di debito da 400 milioni di dollari progettato per evitare l'insolvenza, proprio mentre gli investitori globali tornano ad investire sulle obbligazioni immobiliari offshore. I periodi di grazia terminano tra poco più di una settimana sul pagamento degli interessi relativo a due prestiti obbligazionari di Kaisa.

E andiamo a dare uno sguardo ai rendimenti dei titoli di Stato. Ritracciamento pesante, in settimana, da parte dei rendimenti con i tassi a lunga che scendono aggressivamente a prezzare meno crescita e inflazione a medio termine, ora che la FED minaccia un restringimento delle modalità del “tapering”. La risk aversion penalizza il Dollaro mentre i rendimenti continuano a scendere, col 10 anni USA tornato a 1.346%.

Stessa situazione per le aspettative di inflazione che, causa la variante COVID, si sono notevolmente raffreddate, in particolare il 10 anni che continua la discesa da 2,55% di due venerdì fa al 2,43% di venerdì scorso:

Passiamo ora all’analisi grafica del nostro indice di riferimento delle nostre operazioni, il NASDAQ100. Come riportato negli articoli precedenti, il rialzo era diventato molto tirato con l’indice che veniva aiutato solo dai titoli ad alta capitalizzazione, con una breadth del mercato intorno al 40% in diminuzione ed, ovviamente, senza una rotazione dei titoli meno capitalizzati. Quindi la discesa in atto da imputare a Powell, che è sceso a patti con Biden circa una maggiore attenzione al grado di inflazione ed alla variante Omicron del COVID, sono state solo la scusa o quantomeno, una minima parte della causa. Quello che ci lascia perplessi è che, a fronte di un forte ribasso dei rendimenti e con lo spauracchio dell’aumento dei contagi e quindi delle restrizioni, i titoli dell’indice tech avrebbero dovuto essere meno penalizzati rispetto ai titoli degli altri settori economici. Ma tant’è !  Venendo ai numeri notiamo come i primi due supporti, rispettivamente in area 16150 e 15850 abbiano retto solo per un giorno ciascuno, poi nella giornata di venerdì le vendite si sono estese fino all’area 15550 (ritracciamento del 50% del movimento d-e) per poi chiudere in area 15700. Non essendo l’indice arrivato in zona di ipervenduto, è possibile un ulteriore estensione fino in area 15300 (ritracciamento del 61,8% del movimento d-e) con test della zona inferiore del canale rialzista di volatilità. Viceversa, in caso di tenuta dell’area 15550, è probabile una reazione che riporti i prezzi in area 16000 seguita da una fase di consolidamento. La settimana si è chiusa a 15712.04 con una perdita del – 1,96% che porta l’indice ad un guadagno del + 21,91% da inizio anno 2021.

Come detto in precedenza, a livello di performance settimanali troviamo la situazione dell’indice S&P500 leggermente migliore rispetto al Nasdaq100. In realtà nel quadro d’insieme, la chiusura in area 4538 sui minimi di periodo e sotto la M.M.a 50 giorni, conferma il quadro correttivo, dopo un test sul supporto in area 4510 (ritracciamento del 50% del movimento rialzista d-e) con fuoriuscita dal canale rialzista di volatilità. I valori non essendo ancora andati in area di ipervenduto segnalano la possibilità di un’estensione della correzione prima in area 4455 (ritracciamento del 61,8% del movimento d-e) quindi in area 4375. Viceversa, nel caso di tenuta dell’area 4510/4500 è probabile una reazione con consolidamento tra quest’area e l’area 4615. La settimana di contrattazione si è chiusa a 4538.43, con una perdita del – 1,22%, il che porta ad una performance del + 20,83% da inizio 2021.

Infine l’indice DOW JONES che chiude la settimana appena trascorsa perdendo leggermente meno degli altri due indici, ma il quadro d’insieme conferma la debolezza in atto avendo i prezzi sforato il supporto in area 34550 (ritracciamento del 61,8% del movimento d-e) e testato il supporto in area 34000 (ritracciamento del 78,6% del movimento d-e) adagiandosi sulle M.M. a 200 (bianca normale, gialla esponenziale). Su questo indice notiamo il leggero rimbalzo dopo essere entrato in area di ipervenduto, ma la giornata di venerdì impone una seria possibilità di un’estensione del ribasso in area 33275. Viceversa se il supporto in area 34000 reggerà, è probabile una fase di consolidamento tra detto supporto e l’area 35300. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 34580.08 con una perdita del – 0,91% il che riporta ad una performance del + 12,98% da inizio anno 2021.

ORO INDEX 

E l’ORO non si muove. Nonostante in settimana si siano registrate situazioni favorevoli alla commodity, tipo il calo dei rendimenti dei Treasury ed il calo delle aspettative di inflazione causa COVID, gli investitori hanno dato lo stesso peso alle dichiarazioni più aggressive di Powell e dei membri della FED circa l’accelerazione del “tapering” sugli stimoli e gli aumenti dei tassi di interesse. Risultato: non compriamo e non vendiamo !

Infatti guardando i numeri, la chiusura settimanale a 1783,9 è praticamente gemella della chiusura di due settimane fa a 1785,5 $/oz. Se vogliamo trovare una nota positiva, il fatto che l’importante area di supporto a 1770 $/oz. (ritracciamento del 50,0% dal minimo di marzo 2020 ai massimi di agosto) abbia tenuto anche nella settimana appena trascorsa. Poca roba ma meglio di niente.

E veniamo agli altri due metalli preziosi che seguiamo nel nostro Portafoglio. Per quanto riguarda il Platino, sempre più giù con re-test dei prezzi sul supporto in area 950 $/oz. Nulla osta che potremo vedere i prezzi ritoccare al ribasso i minimi dello scorso settembre a 892,6 $/oz. anche se ci troviamo a ridosso dell’area di ipervenduto. Non da meno il discorso sull’Argento che ha testato e rotto all’ingiù l’importante supporto in area 23 $/oz. ed ora ci attende un possibile test dei minimi di periodo (settembre 2021) a 21,41 $/oz. La settimana dell’Oro è si è chiusa a 1783.90 $/oz., con una perdita dello 0,09%%, che porta il deficit da inizio anno al – 5,87%. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 1782.83 $/oz. con una perdita del – 0,49%. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES FEBBRAIO 2022:

LA POLITICA DEGLI STATI UNITI

Dopo il passaggio prima alla Camera e poi al Senato, venerdì scorso il presidente Joe Biden ha messo la firma sulla legge di finanziamento pubblico a breve termine. Una firma che allontana il pericolo dello “shutdown” del governo prima della deadline.

Chuck Schumer, leader della maggioranza al Senato, in seguito all’approvazione in Senato ha dichiarato: “Sono lieto che alla fine abbia prevalso il sangue freddo. Il governo resterà aperto e ringrazio i membri di questa Camera per averci portato indietro dall’orlo di un evitabile, inutile e costoso shutdown”.

La misura permetterà al governo di continuare a svolgere le proprie funzioni e manterrà il finanziamento del governo ai livelli attuali fino al 18 febbraio. Entro questa data i dem dovranno elaborare una legge di bilancio per l’intero anno che possa ottenere l’approvazione delle due Camere. Il Congresso ora dovrà lavorare anche per provare ad evitare un default sul debito, approvare il Build Back Better Act da 1,75 trilioni di dollari ed approvare un disegno di legge annuale sul bilancio della difesa.

LA POLITICA USA – CINA

Aumentano le tensioni nel Mar Cinese Meridionale, con gli aerei spia statunitensi che hanno condotto un numero record di missioni vicino alle coste cinesi.

Gli aerei da ricognizione operati dall'USAF hanno effettuato un numero record di voli sul Mar Cinese Meridionale a novembre, secondo i dati raccolti dalla rete di ricerca internazionale no profit (SCSPI) con sede a Pechino.

La South China Sea Strategic Situation Probing Initiative  (SCSPI) ha affermato che gli aerei spia statunitensi hanno effettuato 94 sortite il mese scorso, con un aumento del 25% rispetto al record di febbraio di 75 voli. La SCSPI ha riferito che l'80% dei voli è stato condotto da velivoli da pattugliamento antisommergibile P-8A, e il resto erano droni di sorveglianza MQ-4C e velivoli di sorveglianza aria-terra 8C.

I dati di SCSPI mostrano che il giorno più attivo è stato il 4 novembre, quando gli Stati Uniti hanno schierato dieci aerei spia in tutta la regione. Lo stesso giorno, il gruppo d'attacco della portaerei USS Carl Vinson ha navigato attraverso il Mar Cinese Meridionale.

Un aereo da pattugliamento antisommergibile P-8A della Marina ha sorvolato lo stretto di Taiwan il 29 novembre, un'area in cui Pechino continua a scatenare ondate di aerei da guerra nella zona di identificazione della difesa di Taiwan. L'aereo spia "era solo a circa 15,91 miglia nautiche [29,46 km] dalla linea di base delle acque territoriali della Cina continentale", ha affermato il rapporto SSCPI, aggiungendo che l'aereo potrebbe aver spento il transponder.

L'anno scorso, Pechino ha criticato gli Stati Uniti per aver nascosto l'identità degli aerei spia come aerei passeggeri commerciali. Hanno detto che è comune per gli aerei spia dell'USAF impersonare il codice transponder degli aerei civili di altri paesi, definendolo pericoloso.

All'epoca, ha affermato SCSPI, "questo indubbiamente si è aggiunto a un grande rischio e incertezza per la sicurezza del volo internazionale, che potrebbe portare a giudizi errati (da parte dei sistemi di difesa aerea di terra) e probabilmente mettere in pericolo gli aerei civili, specialmente quelli impersonati".

Bloomberg ha parlato con un portavoce della 7a flotta degli Stati Uniti che ha affermato: "Le navi e gli aerei della Marina degli Stati Uniti operano abitualmente nelle acque internazionali del Mar Cinese Meridionale e si impegnano a sostenere la sua rete di alleanze e partner e a sostenere un Indo- Pacifico."

Venerdì, il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian ha esortato gli Stati Uniti a smettere di "violare gravemente la sicurezza territoriale della Cina". Ha detto, "questo ha lo scopo di creare tensioni e guiderà il rischio di conflitto regionale".

L'ultima cosa di cui hanno bisogno gli Stati Uniti e la Cina è una grave crisi di politica estera. Il presidente Biden e il presidente Xi Jinping non vogliono conflitti prima delle Olimpiadi invernali del 2022 a Pechino e prima del 20° Congresso del Partito in CINA e delle elezioni di medio termine negli Stati Uniti.

LA POLITICA USA-RUSSIA

Russia ed Ucraina al centro dei pensieri di Joe Biden, per quanto riguarda la politica estera. Il Presidente statunitense venerdì aveva detto che la sua amministrazione stava preparando azioni per rendere complicato a Mosca portare avanti un’invasione dell’Ucraina. Recentemente Kiev ha fatto sapere agli USA e agli alleati europei che truppe russe si sono ammassate lungo i suoi confini.

Venerdì alla Casa Bianca, Joe Biden ha dichiarato: “Quello che sto facendo è mettere insieme quella che, credo, sarà la più completa e significativa serie di iniziative per rendere molto, molto difficile al sig. Putin di andare avanti e fare quello che la gente pensa che possa fare”. Successivamente la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, ha detto: “Da qui non possiamo prevedere quello che è il calcolo del presidente Putin o quello che è il calcolo dei russi. Abbiamo visto ciò che fecero nel 2014. Abbiamo visto quello che stanno facendo sul confine e ci consulteremo con i nostri alleati e partner e qui con il Congresso per essere pronti per una serie di opzioni”. Venerdì sulla questione è intervenuto anche il Segretario di Stato, Antony Blinken, che ha invitato la Russia a spostare le truppe dal confine per diminuire la tensione, avvisando anche che Mosca rischia di subire conseguenze nel caso in cui continui con le sue azioni provocatorie contro l’Ucraina: “Se la Russia decidesse semplicemente di seguire un percorso conflittuale, se rinnovasse la sua aggressività, ci saranno conseguenze molto serie e non solo da parte nostra, ma da altri paesi oltre che dall’Europa. Spero tanto che la Russia tenga conto di questo nel suo pensiero, soprattutto perché c’è una strada da seguire molto migliore”. “Lo scontro sarebbe nell’interesse di nessuno”. Anche il Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha avvisato che aggressioni russe all’Ucraina porterebbero conseguenze politiche ed economiche nei confronti di Mosca. Le dichiarazioni di Blinken sono arrivate in seguito ad un incontro con il suo omologo russo Sergej Lavrov, a margine della riunione ministeriale dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione a Stoccolma. Lavrov ha respinto l’ipotesi che la Russia si stesse preparando per un attacco all’Ucraina ed ha difeso il diritto della Russia di distribuire le proprie truppe sul suo territorio.

Secondo un funzionario dell’amministrazione e documenti dell’intelligence statunitense, ottenuti dal Washington Post, la Russia starebbe pianificando un’offensiva ai danni dell’Ucraina su più fronti ad inizio 2022 coinvolgendo fino a 175 mila militari. In settimana Joe Biden e Vladimir Putin avranno un meeting virtuale programmato. La portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, ha dichiarato a riguardo: “I leader parleranno di una serie di temi della relazione USA-Russia, inclusa stabilità strategica, cyber e questioni regionali”. “Il presidente Biden sottolineerà le preoccupazioni statunitensi per le attività militari russe sul confine con l’Ucraina e riaffermerà il sostegno degli Stati Uniti alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina”.

LA POLITICA DELLA FED

Martedì scorso il presidente della FED Jerome Powell, in alcune dichiarazioni davanti alla commissione bancaria del Senato, ha detto che si aspetta che nel meeting di dicembre si discuterà su un’accelerazione nella riduzione del ritmo di acquisti mensili di obbligazioni.

Powell ha dichiarato: “A questo punto, l’economia è molto forte e le pressioni inflazionistiche sono più alte, e pertanto è appropriato a mio avviso considerare di concludere il “tapering” dei nostri acquisti di asset, che abbiamo effettivamente annunciato nella riunione di novembre, forse qualche mese prima”. “Mi aspetto che discuteremo di questo alla nostra prossima riunione”. Con un ritmo di riduzione degli acquisti di asset più elevato, il “tapering” non si concluderebbe intorno a giugno, come previsto inizialmente, ma prima. Il ritmo del “tapering” indicato a novembre dal FOMC (il comitato che delibera in materia di politica monetaria) è di 15 miliardi di dollari al mese (10 miliardi di dollari in Treasurys e 5 miliardi di dollari in titoli garantiti da ipoteca). Powell ha detto che la necessità di acquisto di obbligazioni per sostenere l’attività economica è diminuita “poiché l’economia ha continuato a rafforzarsi riportando continue pressioni inflazionistiche significative”.

Davanti alla commissione del Senato, Powell martedì scorso ha parlato anche di inflazione, mandando in archivio l’aggettivo “transitoria” attribuito ad essa: “La parola transitorio ha significati diversi per persone diverse. Per molte ha un significato di breve durata. Tendiamo ad usarla per indicare che non lascerà un segno permanente nella forma di inflazione più alta”, ha detto Powell. “Penso che probabilmente sia un buon momento per ritirare questa parola e provare a spiegare più chiaramente cosa intendiamo”. La FED terrà d’occhio gli sviluppi dell’inflazione: “Avete visto la nostra politica adattarsi e la vedrete continuare ad adattarsi. Useremo i nostri strumenti per essere sicuri che l’inflazione più alta non diventi radicata”.

Nella giornata di martedì, sempre davanti alla commissione bancaria del Senato Powell ed il Segretario al Tesoro Janet Yellen hanno fornito aggiornamenti in merito all’impatto del Covid-19 sull’economia. Il numero uno della banca centrale statunitense ha dichiarato: “Il recente aumento dei casi di Covid-19 e la comparsa della variante Omicron pongono rischi al ribasso per l’occupazione e l’attività economica e maggiore incertezza per l’inflazione”. “Maggiori preoccupazioni riguardo il virus potrebbero ridurre la disponibilità della gente a lavorare di persona, il che rallenterebbe il progresso nel mercato del lavoro ed intensificherebbe le interruzioni nella filiera”.

Yellen nel suo intervento ha esortato il Congresso ad aumentare il limite di prestito della nazione: “Non posso sovrastimare quanto sia importante che il Congresso affronti questo problema”. “L’America deve pagare i suoi conti in tempo e in pieno. Se non lo facciamo, sventreremo la nostra ripresa attuale”. Il Segretario del Tesoro ha anche sottolineato l’importanza del vaccino: “Certamente il progresso della nostra ripresa economica non può essere separato dal nostro progresso contro la pandemia, e so che stiamo tutti seguendo le notizie riguardo la variante Omicron. Come ha detto ieri il Presidente Biden stiamo ancora aspettando più dati, ma ciò che rimane vero è che la nostra migliore protezione contro il virus è il vaccino. Le persone dovrebbero vaccinarsi e ricevere le dosi booster”.

Venerdì il Fondo Monetario Internazionale ha detto che la FED dovrebbe irrigidire la propria politica monetaria ad un ritmo più veloce alla luce dei crescenti rischi d’inflazione. “Vediamo motivi per la politica monetaria negli Stati Uniti – con il PIL vicino ai trend pre-pandemia, mercati del lavoro stretti ed ora pressioni inflazionistiche su base ampia – per mettere maggiore peso sui rischi d’inflazione rispetto ad altre economie avanzate, inclusa la zona euro”, ha dichiarato il Fondo Monetario Internazionale. “Sarebbe appropriato che la Federal Reserve accelerasse il “tapering” di acquisti di asset e anticipasse il percorso per gli aumenti dei tassi ufficiali”.

A chiedere alla FED di iniziare ad irrigidire la politica monetaria c’è anche James Bullard, presidente della Federal Reserve Bank di St. Louis. A motivare la sua richiesta l’alta inflazione, la forte crescita economica ed un mercato del lavoro molto teso e pronto a rafforzarsi ulteriormente: “Queste considerazioni suggeriscono che il FOMC ai prossimi meeting potrebbe voler considerare di rimuovere la politica accomodante ad un ritmo più veloce”.

Loretta Mester, presidente della Federal Reserve Bank di Cleveland, invece, ha espresso preoccupazioni sulle possibili ripercussioni della variante Omicron sull’inflazione: “Se si rivelasse una cattiva variante, potrebbe inasprire le pressioni al rialzo sui prezzi che abbiamo visto dai problemi della catena di approvvigionamento”. “La paura del virus è ancora uno dei fattori che trattiene le persone dal rientrare nella forza lavoro”.

Raphael Bostic, presidente della Federal Reserve Bank di Atlanta, giovedì scorso ha detto che sarebbe appropriato portare a termine il programma di acquisto di obbligazioni entro la fine di marzo per permettere alla FED di aumentare i tassi per affrontare l’inflazione. Bostic ha dichiarato: “Penso che terminare questo (il programma di acquisto di obbligazioni, ndr) un po’ prima della fine del primo trimestre sarebbe nel nostro interesse”.

Thomas Barkin, presidente della Federal Reserve Bank di Richmond, ha detto che è importante per la banca centrale mantenere le attese di inflazione a lungo periodo ancorate: “Prendo seriamente l’inflazione reale ed il suo impatto ed è per questo che sono favorevole a normalizzare la politica come stiamo facendo”.

Mary Daly, presidente della FED di San Francisco, ha detto che la FED potrebbe avere la necessità di ridurre gli acquisti di asset più velocemente del previsto e che è necessario creare un piano per organizzare gli aumenti dei tassi di interesse.

Randal Quarles, membro del consiglio direttivo della FED (ma che a breve lascerà la carica istitutiva), ha detto che crede che la “domanda più elevata” stia alimentando l’inflazione e la FED dovrebbe “limitare quella domanda” per consentire alle catene di approvvigionamento di stare al passo.

Infine anche l'ex membro della FED di new York, William Dudley ha dichiarato che la politica della FED è molto indietro rispetto alla curva dei tassi ed i mercati non sono affatto pronti per la rincorsa che dovrà fare.

DATI MACROECONOMICI

A livello mensile il dato relativo ai contratti pendenti di vendita di abitazioni hanno sorpreso in positivo. L’indicatore basato su contratti immobiliari firmati per abitazioni già esistenti, ad ottobre realizza una crescita del 7,5%, dopo aver registrato una contrazione del 2,4% a settembre (dato rivisto da -2,3%). Superato decisamente il consensus che prevedeva una crescita solo dello 0,9%. Il dato è rilasciato dalla National Association of Realtors.

Contrazione per il dato sulla fiducia dei consumatori rilasciato dal Conference Board. A novembre il dato è sceso a 109,5 punti dai 111,6 di ottobre (dato rivisto da 113,8). Il consensus prevedeva un calo solo a 111 punti.

Lo S&P Case-Shiller Home Price di settembre a livello annualizzato cresce del 19,1%, vale a dire meno di quanto previsto dal consensus (19,3%). Ad agosto era stato registrato un +19,6% (rivisto da 19,7%). Il dato è rilasciato da Standard & Poor’s.

Decrescita significativa per il Chicago PMI, che dai 68,4 punti di ottobre è passato ai 61,8 punti di novembre (livello comunque elevato). Una contrazione decisamente più forte rispetto a quella indicata dal consensus, fissato a 67 punti, Il dato è rilasciato da ISM-Chicago, Inc.

Il dato sul PMI manifatturiero rilasciato da Markit Economics nel mese di novembre incassa una leggera perdita rispetto ad ottobre, passando da 58,4 punti agli attuali 58,3, sotto la stima preliminare di 59,1.

Il dato PMI manifatturiero elaborato da ISM a novembre tocca quota 61,1 punti, con una crescita di 0,3 punti rispetto ad ottobre (dato a 60,8 punti). Il rialzo registrato è appena superiore al consensus fissato a 61. Il rialzo è marginale ma si trova su livelli storicamente elevatissimi. Nello specifico, il dato sull’occupazione nel settore manifatturiero passa dai 52 punti di ottobre ai 53,3 punti di novembre. In crescita anche il dato sui nuovi ordini che a novembre si attesta a 61,5 punti contro i 59,8 di ottobre. Infine, flessione per i prezzi del settore manifatturiero, con il dato che scivola dagli 85,7 punti di ottobre agli 82,4 di novembre.

Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 27 novembre sono state 222 mila, in rialzo rispetto alla settimana precedente quando erano state 194 mila (dato rivisto da 199 mila). Si tratta comunque di una crescita decisamente più contenuta rispetto a quanto indicato dal consensus, fissato a 240 mila. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.

A novembre nel settore non-agricolo sono stati creati solo 210 mila posti di lavoro deludendo di parecchio le attese. Un dato in forte contrazione rispetto ad ottobre, quando i nuovi posti di lavoro erano stati 546 mila (dato rivisto da 531 mila), ed anche in direzione opposta rispetto al consensus, che prevedeva per novembre un rialzo a 550 mila. Tra i settori, delusioni da leisure e hospitality mentre education continua a calare.

A rilento anche il settore non-agricolo privato, dove nel mese di novembre sono stati creati solo 235 mila nuovi posti di lavoro, contro i 628 mila (dato rivisto da 604 mila) di ottobre e ben al di sotto di un consensus fissato a 530 mila. I due dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Contrazione dello 0,4% per il tasso di disoccupazione, che a novembre scende al 4,2% dal 4,6% registrato ad ottobre. Un calo anche superiore a quello previsto dal consensus, pari al 4,5%. Come scritto in precedenza si nota una forte discrepanza tra questo dato e quello dei nuovi occupati. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

L’importo medio che i dipendenti guadagnano all’ora, a livello mensile, a novembre è cresciuto dello 0,3%. Ad ottobre era stata registrata una crescita dello 0,4% ed anche per novembre il consensus prevedeva una crescita dello 0,4%. A livello annualizzato la crescita di novembre è del 4,8%, sotto al consensus fissato al 5%. Anche ad ottobre, a livello annualizzato, era stata registrata una crescita del 4,8% (dato rivisto da 4,9%). I due dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Il PMI riferito al settore dei servizi elaborato da Markit Economics a novembre registra un calo, passando dai 58,7 punti di ottobre agli attuali 58. Il dato preliminare di novembre era pari a 57 punti. Il PMI composito, sempre elaborato da Markit Economics, passa dai 57,6 punti di ottobre agli attuali 57,2; il dato preliminare di novembre era di 56,5 punti.

Il dato PMI sui servizi elaborato da ISM ha nuovamente sorpreso in positivo, staccando il nuovo record della serie, iniziata nel '97, crescendo a novembre fino a raggiungere i 69,1 punti, dopo essersi attestato a 66,7 punti ad ottobre. Il consensus prevedeva un calo a 65 punti. Nel settore dei servizi a novembre rimangono molto forti i nuovi ordini restando a quota 69,7 punti come ad ottobre (altro record); i prezzi calano dagli 82,9 punti di ottobre agli attuali 82,3; l’occupazione, infine, fa un balzo dai 51,6 punti di ottobre ai 56,5 punti di novembre.

Gli ordinativi industriali, a livello mensile, ad ottobre crescono dell’1% dopo il +0,5% di settembre (dato rivisto da +0,2%). Il consensus ad ottobre prevedeva un rialzo solo dello 0,5%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

PORTAFOGLI AZIONARI

Nonostante la settimana appena trascorsa si sia chiusa all’insegna del ribasso sugli indici azionari, alla fin fine tra operazioni in negativo e quelle in positivo siamo riusciti a portare a casa un buon numero di tozzi di pane con i nostri Portafogli azionari.

Iniziando dal portafoglio Storico, gioie e dolori, nel senso che se con la strategia del Nasdaq Weekly continuiamo a mietere successi, non possiamo dire altresì con la strategia del Breakout Massimi Storici rivolta ai titoli italiani che continuano ad essere penalizzati dal mercato appena si verifica un raffreddore. Questa situazione ci ha portato a stoppare il titolo DANIELI (-8,8%), il titolo AMPLIFON (-7,61%) ed il titolo INTERPUMP (-2,51%). Mentre target raggiunto con la strategia del Nasdaq Weekly sul titolo VERTEX PHARMA con un guadagno del + 7,47%. Per l’inizio di settimana in corso abbiamo previsto due ulteriori acquisti su questa strategia.

Passando al Portafoglio “The Challenge”, la settimana non poteva essere più che soddisfacente con i target raggiunti sull’ETF CARBON sul quale avevamo fatto bene ad alzare il livello di gain facendoci guadagnare ora un bel + 29,96% e sull’ETF S&P500 VIX EN ROLL 2° LOTTO con un guadagno del 19,19%. Altri ETF sono in rampa di lancio…..ai nostri prezzi si intende !

Alla prossima.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 NELLA SETTIMANA APPENA TRASCORSA.

CROWDSTRIKE HLDG. - 15,30%. La società di sicurezza informatica basata su cloud, con la piattaforma CrowdStrike Falcon protegge i clienti dagli attacchi informatici sugli endpoint e sui carichi di lavoro all'interno o all'esterno della rete offrendo visibilità e protezione in tutta l'azienda, ha riportato utili nel terzo trimestre 2021 pari a 0,17 $/az. su ricavi per 380.10 mln $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 0,10 $/az. su ricavi per 363.53 mln $. Il fatturato è cresciuto del 63,5% su base annua. La società ha dichiarato che prevede utili nel quarto trimestre 2021 tra 0,19 e 0,21 $/az. su ricavi tra 406.5 e 412.3 mln $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 0,16 $/az. su ricavi per 399.95 mln $. Infine la società ha detto che prevede utili per l’intero anno 2022 tra 0,57 e 0,59 $/az. su ricavi tra 1,4271 e 1,4329 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 0,47 $/az. su ricavi per 1,41 mld $.

George Kurtz, co-fondatore e A.D. della società, ha affermato: "CrowdStrike ha realizzato un solido terzo trimestre con un'ampia forza in più aree del business che ha portato a un'accelerazione della nuova crescita netta dell'ARR (Ricavo Ricorrente Annuale) del 67% su base annua per superare il traguardo di 1,5 miliardi di dollari. Gli eccezionali risultati in questo trimestre dimostrano l’efficacia della nostra piattaforma e riflettono la continua forte adozione da parte dei clienti per i prodotti principali oltre al crescente successo sui prodotti più recenti, tra cui protezione dell'identità, gestione dei registri e cloud. Con la nostra tecnologia leader, una piattaforma senza pari e un approccio per fermare le violazioni, continuiamo a battere i nostri concorrenti estendendo la nostra posizione di leadership".

DOCUSIGN - 45,89%. La società vende firme elettroniche e altri prodotti e servizi di transazione basati su cloud, ha riportato utili nel terzo trimestre 2021 pari a 0,58 $/az. su un fatturato di 545.50 mln $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,46 $/az. su un fatturato pari a 530.67 mln $. Il fatturato è cresciuto del 42,4% su base annua. La società ha detto che prevede ricavi nel quarto trimestre 2021 tra 557,0 e 563,0 mln $, e per tutto l’anno fiscale 2022 ricavi tra 2,083 e 2,089 mld $. L'attuale stima degli analisti per i ricavi è rispettivamente pari a 573.79 mln $ nel trimestre e ricavi annui pari a 2,09 mld $.

Dan Springer, CEO di DocuSign, ha affermato: "La crescita dei ricavi del 3° trimestre del 42% su base annua e il margine operativo del 22% hanno superato le nostre aspettative. Dopo sei trimestri di crescita accelerata, abbiamo visto i clienti tornare a modelli di acquisto più normalizzati, con una crescita del fatturato del 28% anno su anno. Con 1,11 milioni di clienti in tutto il mondo, siamo fiduciosi nel valore che DocuSign offre in un'economia sempre più digitale ovunque".

MARVELL + 16,12%. La società è fornitore di semiconduttori di circuiti integrati analogici, a segnale misto, di elaborazione del segnale digitale e microprocessori integrati, ha riportato utili nel terzo trimestre fiscale 2021 pari a 0,43 $/az. su un fatturato di 1,21 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,38 $/az. su un fatturato pari a 1,15 mld $. I ricavi sono aumentati del 61,5% su base annua. La società ha detto che prevede utili nel quarto trimestre fiscale 2021 tra 0,45 e 0,51 $/az. su un fatturato tra 1,28 e 1,36 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 0,42 $/az. su un fatturato di 1,21 mld $.

La società in una nota ha dichiarato: “Marvell vede ricavi aziendali di base nell’anno 2022 pari a 4,4 mld $. Continueremo ad offrire miglioramenti nei nostri prodotti e ci aspettiamo che la domanda rimanga al di sopra della fascia alta del nostro target a lungo termine. Prevediamo un periodo di forte crescita dei ricavi per l'azienda combinando le attività di Marvell e Inphi per continuare a crescere nel 2023 al 30% su base annua. Infine prevediamo un fatturato aggiuntivo di 150 mln $ nel 2023, derivante dall'acquisizione di Innovium”.

NETAPP + 1,96%. L'azienda è un fornitore di soluzioni per la gestione dei dati, che semplificano le complessità di archiviazione, gestione, protezione e archiviazione dei dati aziendali, ha riportato utili nel secondo trimestre fiscale 2022 pari a 1,28 $/az. su un fatturato di 1,57 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 1,21 $/az. su un fatturato pari a 1,55 mld $. I ricavi sono aumentati del 10,6% su base annua. Inoltre la società ha detto che prevede utili nel terzo trimestre fiscale 2022 tra 1,21 e 1,31 $/az. su un fatturato tra 1,525 e 1,675 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 1,28 $/az. su un fatturato di 1,59 mld $. Infine la società ha detto di aspettarsi utili per l’intero anno fiscale 2022 tra 4,90 e 5,10 $/az. per un fatturato tra 6,26 e 6,32 $ mld. L'attuale stima degli analisti per il 2022 per gli utili è pari a 5,01 $/az. su ricavi pari a 6,26 mld $.

George Kurian, CEO della società, ha affermato: "Abbiamo realizzato un altro trimestre solido, con risultati tutti nella fascia alta o al di sopra della nostra previsione. Le nostre prestazioni riflettono un forte contesto di domanda, una visione chiara e un'esecuzione eccezionale da parte del team NetApp e danno la fiducia necessaria per aumentare le nostre previsioni per i ricavi , EPS e Public Cloud ARR (Ricavo Ricorrente Annuale)  dell’intero 2022. Stiamo guadagnando quote nei mercati chiave dell'all-flash e dell'archiviazione di oggetti, ampliando rapidamente la nostra attività di cloud pubblico. La nostra innovazione leader del settore e le partnership cloud uniche e profonde ci consentono di sfruttare al meglio le significative opportunità future".

OKTA - 3,64%. La società utilizza un software basato su cloud per gestire i diritti di accesso digitale delle aziende, semplificando il lavoro per i dipendenti e aiutando i datori di lavoro a tenere traccia di chi è chi sulle loro reti. Con oltre 6.500 integrazioni predefinite per applicazioni e provider di infrastrutture, i clienti possono utilizzare in modo semplice e sicuro le migliori tecnologie per la propria attività. Ha riportato una perdita nel terzo trimestre 2021 pari a 0,07 $/az. su un fatturato di 351.0 mln $. La stima degli analisti per una perdita pari a 0,24 $/az. su un fatturato pari a 327.0 mln $. I ricavi sono aumentati del 61,3% su base annua. La società ha detto che prevede una perdita nel quarto trimestre 2021 tra 0,24 e 0,25 $/az. per un fatturato tra 358.0 e 360.0 mln $. L'attuale stima degli analisti è per una perdita di 0,28 $/az. per un fatturato di 354.79 mln $. Infine la società ha detto di aspettarsi una perdita per l’intero anno fiscale 2022 tra 0,52 e 0,53 $/az. su un fatturato tra 1,275 e 1,277 mld $. L'attuale stima degli analisti per il 2022 è per una perdita di 0,74 $/az. per ricavi è pari a 1,25 mld $.

Todd McKinnon, A.D. e co-fondatore di Okta, ha affermato: "I nostri ottimi risultati del terzo trimestre riflettono il continuo passaggio alle architetture Identity-First e l'adozione di ambienti di sicurezza Zero Trust, che stanno entrambi rafforzando la nostra posizione di leader di mercato. Stiamo mantenendo sia la crescita di Okta che di Auth0 e stiamo facendo grandi progressi nell'integrazione. Stiamo già riscontrando un successo iniziale nel cross-selling nelle reciproche basi di clienti e siamo sulla buona strada per catturare più rapidamente l'enorme mercato dell'identità".

SPLUNK - 8,53%. La società fornisce software. Il suo prodotto più avanzato è Splunk Enterprise, piattaforma di intelligenza operativa proprietaria, composto da funzionalità di raccolta, indicizzazione, ricerca, analisi dei rapporti e gestione dei dati, ha riportato una perdita nel terzo trimestre 2021 pari a 0,37 $/az. su un fatturato di 665.0 mln $. La stima degli analisti era per una perdita pari a 0,50 $/az. su un fatturato pari a 651.0 mln $. I ricavi sono aumentati del 19.0% su base annua. La società ha detto di aspettarsi un fatturato per il quarto trimestre compreso tra 740.0 e 790.0 mln $ e per tutto l’anno 2021 un fatturato tra 2,51 e 2,56 mld $. L'attuale stima degli analisti sui ricavi trimestrali è pari a 834.10 mln $ e un fatturato di 2,58 mld $ per il 2021.

Graham Smith, CEO ad interim di Splunk, ha affermato: "Il terzo trimestre ha segnato una pietra miliare significativa per Splunk in quanto è stato il nostro primo trimestre ARR (Ricavo Ricorrente Annuale) cloud da un miliardo di dollari, con il cloud che rappresenta il 68% delle nostre prenotazioni di software, un record ! I risultati del terzo trimestre sottolineano il ruolo che Splunk sta svolgendo nelle trasformazioni digitali dei nostri clienti e l'immensa fiducia che le organizzazioni hanno nella nostra piattaforma dati e nelle soluzioni di sicurezza e osservabilità".

SYNOPSYS - 0,70%. La società produce software di automazione della progettazione elettronica per l'industria dei semiconduttori, ha riportato utili nel quarto trimestre fiscale 2021 pari a 1,82 $/az. o 0,37 $/az. su un fatturato di 1,152 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 1,78 $/az. su un fatturato pari a 1,15 mld $. I ricavi sono cresciuti del 12,4% su base annua. Inoltre la società ha detto che prevede utili nel primo trimestre fiscale 2022 tra 2,35 e 2,40 $/az. su un fatturato tra 1,25 e 1,28 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 1,76 $/az. su un fatturato di 1,11 mld $. Infine la società ha detto che prevede utili per l’intero anno 2022 tra 7,73 e 7,80 $/az. su ricavi tra 4,725 e 4,775 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 7,65 $/az. su ricavi per 4,63 mld $.

Aart de Geus, Presidente e co-CEO di Synopsys, ha affermato: "Synopsys ha realizzato un altro anno fiscale record nel 2021, superando sostanzialmente i nostri obiettivi originali, con forza in tutti i gruppi di prodotti e aree geografiche. Stiamo entrando nell'anno fiscale 2022 con un significativo aumento finanziario, tecnologico e di clienti. Negli ultimi anni abbiamo prodotto forti innovazioni che stanno consentendo la nuova era del "tutto intelligente", un'era che porta con sé molti nuovi operatori del mercato e maggiori investimenti. Di conseguenza, stiamo assistendo a un numero crescente di impegni e di collaborazioni con i clienti. Inoltre abbiamo aspettative per l'anno fiscale 2022 di una forte crescita dei ricavi a due cifre, un'espansione continua del margine operativo, una crescita dell'EPS e quasi 1,5 mld $ di flusso di cassa operativo”.

ULTA BEAUTY - 5,19%. La società è un rivenditore di prodotti di bellezza che offre acquisti per prodotti di massa e per saloni e servizi per saloni negli Stati Uniti, ha riportato utili nel terzo trimestre 2021 pari a 3,94 $/az. su un fatturato di 2,00 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 2,46 $/az. su un fatturato pari a 1,88 mld $. I ricavi sono aumentati del 28,6% su base annua. La società ha detto di aspettarsi utili per l’intero anno fiscale 2021 tra 16,70 e 17,10 $/az. per un fatturato tra 8,50 e 8,60 $ mld. L'attuale stima degli analisti per il 2021 per gli utili è pari a 15,19 $/az. su ricavi pari a 8,35 mld $.

In una nota la società ha dichiarato: "Il team di Ulta Beauty ha ottenuto risultati eccezionali anche in questo trimestre. Abbiamo realizzato vendite e guadagni record, aumentato la nostra quota di mercato e ampliato il nostro programma fedeltà “Ultamate Rewards” a quasi 36 milioni di membri. Questa forte performance del terzo trimestre riflette la forza e la resilienza della categoria Beauty”.

Pagina a cura di SANDRO MANCINI e GIANMARCO LUCHETTI SFONDALMONDO.

(articolo di Sandro Mancini)