Dopo il forte scivolone di venerdì 26 novembre, sull’onda emotiva della variante omicron, gli indici azionari cercano di fare base al di sopra dei minimi di inizio ottava. L’indice S&P500 (PC 4.523; cfr. grafico future) si è portato, come scrivevamo la scorsa settimana “al test di area 4.500-4.540, la cui rottura provocherebbe l’avvio di un movimento correttivo anche sensibile, che potrebbe puntare al test del supporto chiave in area 4200/50. Il rischio correttivo sarebbe annullato solo da una pronta risalita delle quotazioni al di sopra di quota 4.700. Il quadro tecnico è anche peggiore sugli altri indici azionari principali, in particolar modo in Europa”, dove le perdite sono arrivate all’8-9% dai massimi.
Lato volatilità implicita, sul VIX (PC 27,50) si è assistito ad un marcato rialzo, che si è spinto marginalmente al di sopra della valida resistenza a 27,25 (max 28,35): la conferma della rottura fornirebbe un nuovo segnale negativo per l’azionario.
Anche se rimane prematuro ipotizzare l’inizio di una correzione significativa, il quadro tecnico rimane fragile e suscettibile di ulteriori peggioramenti. In termini di rischio/rendimento più che approfittare di discese per acquistare pare opportuno alleggerire sui rimbalzi.
Ancora deboli i metalli preziosi - che sono stati scaricati insieme all’azionario in questa fase - ma il cui quadro tecnico rimane ancora favorevole su orizzonti strategici. La maggior parte delle materie prime (ad eccezione degli energetici) ha tenuto abbastanza bene e rimane positiva vista la presenza di “uno scenario oramai conclamatamente inflazionistico, nonostante le rassicurazioni delle Banche Centrali che minimizzano il problema perché perseguono una strategia di ‘repressione finanziaria’ (manipolazione dei rendimenti obbligazionari al ribasso) per tentare un’uscita inflazionistica dall’enorme massa di debito accumulatasi a livello mondiale, paradossalmente proprio a causa di suddette politiche monetarie ultra-espansive”.
Come si diceva la scorsa settimana “L’evoluzione della liquidità nei mesi a venire rimane la variabile chiave per capire le prospettive dei mercati finanziari, dalle materie prime all’azionario all’obbligazionario. Se le Banche Centrali ridurranno la liquidità, o anche solo se inietteranno ancora liquidità netta ma con un’intensità ritenuta insufficiente da mercati oramai strutturalmente dipendenti dalla “droga monetaria”, i realizzi potranno anche essere significativi, in particolar modo sull’azionario e sull’obbligazionario high yield. Anche se, a quel punto, probabilmente le Banche Centrali riaprirebbero nuovamente i rubinetti”.
Il quadro tecnico plurimensile rimane comunque ancora favorevole per la generalità delle commodities. Da segnalare che ciò sta avvenendo in un contesto di dollaro forte (contribuendo quindi all’apprezzamento degli Etc sottoindicati, i quali sono quotati in euro ma sono esposti al rischio cambio contro il dollaro USA), vista la forte discesa del cambio EurUsd (PC 1,1298) dai picchi di maggio a ridosso di 1,2270. A breve non si può comunque escludere un tentativo di rimbalzo dell’euro verso area 1,1500/1550.
Operativamente, si conferma il mantenimento delle posizioni in portafoglio, sui seguenti Etc quotati su Borsa italiana”: Oro, ticker PHAU: PC 148,49; Argento, ticker PHAG: PC 18,424; Platino, ticker PHPT: PC 76,960; Palladio, ticker PHPD: PC 148,61; Frumento (ticker WEAT: PC 0,7552), Mais (ticker CORN: PC 0,9686), Caffè (ticker COFF: 1,2846), Cotone (ticker COTN: 2,690), Rame (ticker COPA: 33,570), Nickel (ticker NICK: 16,522), Alluminio (ticker ALUM: 3,234), Zucchero (ticker SUGA: 8,179), Cacao (ticker COCO: 2,227) e Zinco (ticker: ZINC: 8,551).
Manteniamo anche le posizioni corte tattiche sull’S&P500, con l‘Etf short sull’S&P500 Xtrackers S&P500 Inv Day con ticker XSPS (PC 6,928).
(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)