Ci siamo, anche quest’anno siamo arrivati in procinto delle Festività e come d’abitudine tiriamo la riga per valutare (e valutare il nostro lavoro) l’andamento del portafoglio Rischio Contenuto. Bilancio positivo anche quest’anno e rendimento in crescita rispetto al 2020.
Ma prima di passare all’analisi dei numeri, ragioniamo su cosa aspettarci per il 2022, che a pelle ci dà l’impressione di essere un anno per nulla conciliante per gli investitori. Infatti, ormai è acclarato che l’inflazione viaggia col vento in poppa e già negli USA si è cambiato registro, FED in primis.
Ai più attenti non sarà passato inosservata la bocciatura del piano Biden da parte del senatore democratico Joe Manchin. A parte i rilievi di natura politica – che a noi qui interessano poco – sono invece importanti i motivi economici e finanziari che hanno portato a questo stop.
Il piano di Biden, noto anche come “Build Back Better”, è un programma sociale da 1.750 Mld di dollari che punta ad abbattere la povertà, oltre a riconvertire l’economia in senso più “green”. Ma il senatore Manchin non è nuovo a queste sortite: infatti, aveva già espresso contrarietà all’approvazione di misure superiori a 1.500 Mld di dollari in 10 anni, costringendo la Casa Bianca a ridurre le sue ambizioni dai 3.500 Mld iniziali.
Il diniego del senatore sta nella sua convinzione che sarebbe stato sbagliato approvare il programma Biden in deficit, lamentando inoltre scarsa attenzione del suo partito per i conti pubblici e l’inflazione. Ed ecco la parola magica: inflazione.
Ed è proprio l’inflazione ad avere condizionato il piano Biden. Con un’economia americana già ripresasi del tutto dalla pandemia e con un’inflazione al 6,8%, ai massimi dal 1982, non sarebbe stato affatto opportuno fomentare ulteriormente lo stimolo dei consumi interni, poiché la crescita ulteriore dei prezzi al consumo avrebbero spinto la FED ad alzare i tassi più velocemente di quanto già sinora atteso.
E questa bocciatura, in realtà, è una buona notizia per l’intera economia mondiale. Infatti, lo stop al piano Biden allenta le pressioni sulle materie prime ed evita di aggravare anche in Europa il problema dell’inflazione. Poi, è anche vero che forse i democratici riescano a trovare una mediazione con Manchin, ma se anche fosse darebbe origina ad un programma di spesa meno ambizioso e con misure compensative per minimizzare l’impatto sul deficit.
I mercati pare non abbiano reagito bene, di primo acchito, alla notizia ma a noi pare chiaro che qualunque manovra in grado di surriscaldare ulteriormente i prezzi al consumo non è proprio quello di cui abbiamo bisogno. Poi, va anche detto, che da settimane i mercati sono molto nervosi, alle prese anche con i timori per la quarta ondata Covid ormai nel suo pieno sviluppo (chissà quando potremo smettere di contare le ondate…), con lo spettro di nuovi lock down che torna a farsi vivo.
Che sia come sia, il nostro portafoglio è praticamente scarico, investito per meno del 30% e con una liquidità monstre in cassaforte. I titoli rimasti, seppur ora in lieve sofferenza, sono strategici e possono rimanere senza penalizzare più di tanto gli utili conseguiti non solo quest’anno ma su tutto il periodo di vita del nuovo portafoglio che era stato creato ad aprile 2020 dopo il sell totale di marzo allo scoppio della pandemia.
All’ultimo close disponibile, il portafoglio valorizza un NAV a 105,71 stabile rispetto alla scorsa analisi dove eravamo a 105,70. Ultimo massimo storico per questo 2021 ad un NAV di 106,80 registrato nella seconda parte di novembre. Il 2021 vede una performance secca del +3,42 mentre la performance cumulata da aprile 2020 ad oggi è del +5,71% e la performance cumulata storica è pari al +30,19%, che porta la performance su base annua rispettivamente al +3,35% e al +3,02%. Stabile la volatilità totale, ferma all’1,46% così come quella negativa sempre allo 0,48%.
A voi tutti i nostri migliori auguri di Buone Feste e arrivederci nel 2022!
Portafoglio ed equity line aggiornati nell’apposita sezione.