Spesse volte in passato su queste colonne mi sono chiesto se era cambiato il quadro macro. Non bisogna essere dei sapientoni di macroeconomia per fare questo ragionamento, basta guardare i dati macro e chiedersi se il mondo gira come il giorno prima. Finora la risposta è stata negativa, no il mondo non è cambiato e gira come prima. In questo modo abbiamo superato come previsione tutte le recenti crisi del mercato azionario internazionale riuscendo tutto sommato a mantenere dritta la barra della barca.
Ma ora sono cambiate le carte in tavola: ieri l’annuncio dell’inflazione degli USA è stato impressionante. L’inflazione USA è cresciuta del 6.8% sul mese di novembre 2020 mentre è cresciuta dello 0.8% sul mese di ottobre 2021. Altro che la crescita del 3.8% di novembre 2021 in Italia. Con i tassi delle obbligazioni USA che navigano nell’intervallo 1-3% stiamo sostanzialmente dicendo che se il Joe americano medio ha 100.000 dollari in banca pronti partenza via ne perde 4.000 a tenerli fermi sul deposito bancario. Se vogliamo addentrarci nello story telling possiamo dire che una inflazione così gli USA non la vedevano da 39 anni. O ancora se vogliamo indossare i panni dell’analista tecnico possiamo dire che siamo su un punto di rottura di una resistenza vecchia di 40 anni come dimostra il grafico che segue (fonte Wall Street Journal):
Vi dico subito che quando sono costretto ad usare dati macro che vanno indietro 40 anni mi viene un groppo in gola perché significa che stiamo facendo la storia, ovvero lo racconteremo ai nostri nipoti se casomai fossero interessati alla macroeconomia. E quando fai la storia sei in un momento eccezionale e se sei in un momento eccezionale significa che il rischio è alle stelle così come le opportunità di profitto. Della serie il sentimento è quello di quando da bambini eravate sul punto di sferrare (o prendere in faccia) il primo cazzotto della lite che stava per iniziare. “Here we are” si dice in inglese, eccoci qui pronti al combattimento.
A complicare il quadro c’è che se da un lato sicuramente ci sarà un rilassamento della politica fiscale e monetaria (altrimenti sarebbe un suicidio assistito come buttare benzina sul fuoco) dall’altro non è affatto detto che tutto questo congiuri contro il rialzo delle Borse.
Pensate infatti a cosa mai possa fare il nostro povero average Joe con i suoi 100.000 euro in banca per difendersi dall’inflazione che gli vuole portare via 4.000 dollari nel giro di 12 mesi. L’unica cosa che può fare è o comprare azioni o comprare immobili. Non ci sono altre vie visto che l’oro sonnecchia da diverso tempo.
E qui avviene il cortocircuito: già le Borse USA sono sui massimi storici in un’orgia devastante di rialzo ma e’ davvero possibile che tutto questo possa continuare ulteriormente ?
Ecco su quest’ultima domanda alziamo le braccia e vi diamo per il momento appuntamento alla prossima settimana.
Veniamo ora alle azioni italiane.
Natale è alle porte e tra le tradizioni dei bambini a cui sono rimasto più affezionato c’è sicuramente il calendario dell'avvento: l'attesa di scoprire le caselle, la voglia di vedere cosa ci aspetta il giorno è un’emozione che rimane elettrizzante nonostante il tempo delle mele sia passato da un po’. Qui all’Indipendente di Borsa il fine settimana però non è una sorpresa. Come tortellini e zampone a Natale e colomba a Pasqua, la tradizione del “nostro” fine settimana fa rima con ITI.
E anche se una regola può smorzare la suspense non possiamo dire che non sia una scelta coerente: l’Independent Trend Index è un indice regolare e con regolarità noi lo raccontiamo ogni settimana ormai da mesi. Come sempre ripetiamo che questo ranking non cambia velocemente e proprio per questo vediamo che nella tabella, in cui abbiamo indicato in rosso il titolo di cui parliamo oggi e in blu quelli già trattati, si hanno sempre più articoli “vecchi” e sempre meno nuovi; a conferma del fatto che l’ITI non scherza e che, sempre con la giusta cautela indispensabile in Borsa, affidarsi a lui e fidarsi di lui può essere una buona scelta.
Se volete farvi un regalo di Natale, quindi, dateci un’occhiata: d’altronde è anche free clicca qui >>>
AZIONI EDISON RISPARMIO: Dal grafico vediamo che il caldo non piace ad azioni Edison Risparmio visto che il titolo, partito al rialzo in primavera, si è bloccato quasi totalmente in estate per poi ripartire in settembre e non fermarsi più. Anche il recente momento di depressione sembra essersi completamente risolto con la rottura dei massimi e la crescita dei volumi. Ma cosa è successo il 6 di dicembre? Guardando bene il grafico si nota un salto e un completo stravolgimento di trend. La notizia che ha fatto cambiare rotta è presto detta: è proprio del 6 dicembre, per essere sicuri di non avere neanche un dubbio, la notizia che Edison e Crédit Agricole Assurance hanno firmato un accordo che prevede la partecipazione da parte di Crédit Agricole allo sviluppo eolico e fotovoltaico di Edison Renewables diventando azionista al 49%. Un nuovo amico forte che ha convinto sia azionisti sia mercato e che convince anche noi: la valutazione dell’operazione è di oltre 2 miliardi di euro. I soldi che girano, insomma, sono tanti. Il closing dell’accordo, che prevede che Edison mantenga il pieno controllo industriale e di governance, è previsto entro la fine dell’anno in corso.
Passando ad alcuni numeri, Edison ha chiuso i primi nove mesi dell’anno con ricavi per 6,85 miliardi di euro (+51,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno) e con un Ebitda passato da 511 a 676 milioni di euro (+32,3). Alla luce dei dati i vertici della società hanno previsto per la fine dell’anno un margine operativo lordo tra 830 e 890 milioni di euro rispetto alle precedenti stime che erano tra 770 e 830 milioni. Ovviamente le azioni Edison Risparmio sono una specie di caso speciale in quanto le ordinarie sono state opate nel 2012 e tolte dal mercato mentre quelle risparmio che non erano oggetto di opa continuano a rimanere quotate (per la storia delle azioni Edison Risparmio clicca qui >>> ).