Partiamo dal punto in cui ci siamo salutati la volta scorsa: il money management e la quantità rimasta del mio mini trade su Seri Industrial. Per chi non avesse letto l'articolo (link:https://www.lombardreport.com/2021/10/31/verso-novembre/ ) si trattava di una operazione vista nel pomeriggio di venerdì che ho deciso di impostare ugualmente nonostante dovessi occuparmi di un'altra attività (=concentrazione ZERO e distrazioni e noie varie MILLE al CUBO). Si è trattato di un buy su Seri Industrial a 9.30 euro ad azione, liquidando circa tre quarti di posizione quattro minuti dopo con un discreto profitto (circa 170 euro) su cui avevo lasciato correre una parte infinitesimale di posizione (207 pezzi dei mille iniziali) andando over weekend approfittando di una buona chiusura e di una bella candela sul grafico giornaliero (per chi è romantico e ci crede ancora). Poco dopo l'apertura del titolo il lunedì successivo c'è stata infatti una buona acccelerazione di circa il +3% fino a 10.40 euro circa grazie alle varie macchinette ed algoritmi che hanno continuato a comprare. Una volta interrotto il flusso in acquisto da net long a neutral ne sono uscito definitivamente con un eseguito a 10.32 euro fatto alle ore 9.11 del mattino, iniziando così bene la settimana con un bel +12% dal prezzo d'ingresso ed un ulteriore utile di 230 euro lordi circa (escludendo i 170 euro già incassati venerdì in quei famosi quattro minuti). Sommando il tutto alla parte inizialmente chiusa l'aspetto più interessante deriva dal fatto che la gestione del rischio del trade ha portato ad un utile decisamente maggiore con un capitale oggettivamente infinitesimale (meno di duemila euro). Da quel momento in poi l'azione Seri, interrotto il flusso algoritmico, è scesa durante la settimana. Rimane la frustrazione del sottoscritto per non aver calcato di più la mano ma, come scritto all'inizio, se hai mille distrazioni e noie sai già che non partirai concentrato e quindi non vale la pena correre TROPPI rischi inutili. L'amore a prima vista -che talvolta è una svista- lo lasciamo ai film di certo non a noi.
Sempre la settimana passata avevo posto l'accento sulla stagionalità dei mercati e direi che è stata particolarmente centrata, sia come date chiave che come movimento rialzista. Naturalmente avendo raccolto i dati sul mercato americano, l'analisi doveva considerarsi valida su quel mercato (e per la proprietà transitiva anche su quelli europei, anche se con notevoli differenze). A proposito di stagionalità, ultimamente ho scritto parecchio riguardo l'argento. De facto il driver dei preziosi dovrebbe essere l'oro. Ebbene, anche in questo caso Vi propongo un'ulteriore statistica sulla sua stagionalità, dati alla mano.
Considerando gli ultimi 53 anni (dal 1968 ad oggi per intenderci) l'oro valutato in dollari USA tende ad aumentare tra la metà di novembre e la fine di febbraio, con un secondo punto di ingresso/accelerazione del movimento verso la metà di dicembre e questa rappresenta la miglior fase stagionale per questa commodity. Il tasso di successo di questo pattern apparentemente risulta basso nell'intervallo di tempo considerato ed è attorno al 62% MA bisogna tenere conto del forte mercato ribassista sull'oro verificatosi nel 1980 (-20.46%) nel 1984 (-14.16%) e di una serie di rilevazioni negative tra il 1987 ed il 1998 che vanno dal -6.57% nel 1988 ad un minimo del -0.08% nel 1994. Chiaramente ci sono stati anni super positivi: il +62.48% tra il 20 novembre 1979 ed il 22 Febbraio 1980, il +80% tra il 1973 ed il 1974. Insomma, come ho più volte detto la stagionalità mi indica quella che "dovrebbe" essere la tendenza ma nulla vieta che non sia così. Ad ogni modo nell'intervallo di tempo considerato (53 anni) il ritorno annualizzato di tale strategia si aggira attorno al +22% con un tasso di successo del 62%: lanciando la moneta abbiamo quindi 33 casi profittevoli e 20 in perdita, con un profitto medio del +12.6% generato dal rally ed un profitto massimo del +80% (1973/1974 anno migliore) ed uno minimo del -20.46% (1980/1981 anno peggiore) stando 94 giorni di calendario dentro al trade (quella che personalmente chiamo fase di gestazione) con 63 giorni di trading effettivo.
Di seguito trovate l'andamento stagionale di tale strategia.
A seguire sul lato sinistro è indicata la curva cumulativa di profitto e sul lato destro (istogrammi) le 53 rilevazioni in cui nell'asse delle ordinate troviamo la percentuale avuta nel periodo considerato (in azzurro i casi positivi, in rosso quelli negativi).
Di seguito trovate il grafico dell'oro su scala SETTIMANALE. Cruciale a mio avviso la rottura di area 1835 dollari l'oncia.
Andiamo ora a vedere lo stato di salute del Nasdaq Composite.
Purtroppo gli indici americani continuano a rompere massimi su massimi storici e chiaramente notiamo come si tratti di un mercato dove c'è veramente tantissima liquidità rispetto al nostro in cui il movimento è sì a salire ma estremamente lento e privo di volumi reali. In settimana la Banca Centrale ha sostenuto che l'inflazione è un fenomeno transitorio e personalmente non lo penso. Quando hai un'attività ed il prezzo della materia prima si impenna per lungo tempo sei costretto a scaricarne il costo sul cliente finale. Un paio di esempi? Se il prezzo del caffè -come è stato- schizza in alto e raddoppia, ecco che il barista sotto casa dovrà inevitabilmente aumentare il prezzo della tazzina che passerà magicamente da 1 euro ad 1.1 euro oppure 1.2 euro. E sul caffè il margine di guadagno è comunque molto elevato. Un altro esempio che riguarda la maggior parte degli operatori economici è il costo della corrente elettrica. Personalmente ho già ricevuto una lettera cartacea da parte del mio fornitore che mette le mani avanti sul prezzo che verrà modificato unilateralmente a partire da febbraio del prossimo anno. E capite bene che se si va a comprare il pane o il panettone oppure si preferisce fare una lampada abbronzante con la speranza di diventare un genio come Aladino, ecco che la componente dell'energia/elettricità inciderà notevolmente sul prezzo finale del bene o del servizio prodotto. E quando alzi il prezzo di certo non lo ridurrai (come capita per le tasse: noi paghiamo ancora quella della guerra di Abissinia!).
Insomma, come avevo già puntualizzato tempo addietro, personalmente la mia view NON coincide con quella delle autorità monetarie e delle Banche Centrali. L'inflazione quando deborda ha provocato recessioni, pur non essendo un indicatore di timing.
Ora, tipicamente si è portati a pensare che l'inflazione uccida il mercato azionario: più è alto il Consumer price index rate (CPI) e più le azioni diventano meno attraenti. Dal 1950 ad oggi tutte le volte che abbiamo avuto una discesa degli earnings yield sull'S&P500 a cui viene sottratto il CPI inflation rate c'è stata effettivamente una correzione sul mercato americano, cosa che però attualmente NON si sta verificando. Nel grafico seguente notate appunto che quando tale differenza è risultata negativa andando sotto la linea dello zero c'è poi stata una recessione (indicata in grigio) ed ora ci troviamo effettivamente in quel punto (fonte yardeni.com).
Tra la fine degli anni '60 e la fine degli anni '80 abbiamo avuto un'inflazione in rialzo e costantemente superiore al 4-5%. Tra la metà degli anni sessanta e fino alla metà degli anni '80 l'andamento dell'S&P500 è stato sostanzialmente laterale, con swings sia rialzisti che ribassisti molto accentuati (linea rossa orizzontale). Di seguito il grafico inflation adjusted in cui l'andamento del mercato NON ha coperto quello dell'inflazione.
Ora, come mai allo stato attuale assistiamo ad indici americani con un andamento parabolico rialzista che non mostrano alcun segno di cedimento mentre l'inflazione è decisamente in salita ?
Come scritto precedentemente NON mi trovo assolutamente d'accordo nè con Lagarde nè con Powell nel ritenere il fenomeno transitorio. La spiegazione del fatto che il mercato non sta scendendo credo vada cercata nell'immensa massa di liquidità che è in circolazione nel sistema. Quando i tassi sono alti le politiche monetarie NON sono accomodanti; quando i tassi sono bassi accade invece l'esatto contrario. Collegando il grafico precedente a quello successivo (Fonte dati: Fed di St. Louis) notiamo appunto che dagli anni sessanta quando i tassi sono stati alzati ecco che il mercato toro è stato letteralmente domato e quindi il tutto ha inevitabilmente influtito negativamente sulle dinamiche degli indici azionari. Mentre l'inflazione saliva anche i tassi salivano e quindi meno liquidità affluiva sul mercato azionario.
Nella parte finale del grafico precedente notiamo che dal 2020 abbiamo avuto un drastico abbassamento dei tassi ed ora come ora ci troviamo nella situazione di inflazione in salita e tassi azzerati. Questa divergenza non si riflette sul mercato azionario che ha appunto un andamento parabolico (BOLLA !?!?!?!?) ma si riflette ad esempio sul mercato dei bonds: con un'inflazione alta non si vogliono detenere bonds che rendono qualche decimo di punto (cedola dell'1% con inflazione del 4%= perdita del 3% facendo i conti della serva). Questo fa sì che si vendano le obbligazioni e questo ne fa aumentare il rendimento e diminuire i corsi. La terza opzione in uno scenario inflazionistico è quella del cash: un suicidio dal mio punto di vista perché tieni il capitale fermo, a rendimento nullo se non negativo (bollo titoli, mini patrimoniale del governo Monti, spese bancarie, etcc se sei nato in Italy..). L'ultima opzione è l'oro, MA con una politica economica accomodante anche l'oro ne risente anche se prima o poi tornerà a splendere. Quindi l'andamento parabolico lo giustifico dal fatto che politiche economiche espansive permettono ai margini ed ai profitti di correre e questo fa bene agli indici azionari. Di seguito il Nasdaq Composite daily.
A tutto questo aggiungiamo anche il fatto che il mercato del lavoro statunitense continua a performare bene, con un tasso di disoccupazione in discesa. Quando l'occupazione è forte i margini di profitto salgono, la moneta circola facilmente nel sistema e questo non può che far salire gli indici azionari che rimangono l'unica asset class da prediligere.
MA tirare troppo la corda non fa mai bene, nemmeno al mercato.
Se poi aggiungiamo il fatto che i tempi di consegna delle merci si stanno allungando questo non può far altro che aumentare il problema dell' inflazione. Quindi all'orizzonte potrebbero esserci delle nuvole nei prossimi mesi e questo potrà essere tanto più probabile quanto più si sgonfierà la bolla Covid con annessi e connessi che all'apparenza giustificano l'andamento dei listini.
Così come a dicembre dello scorso anno avevo scritto un articolo dal titolo certamente provocatorio "La variante del virus? una gran boiata" (questo il link: https://www.lombardreport.com/2020/12/21/la-variante-del-virus-una-boiata/) mettendo in evidenza come dal mio punto di vista i mercati si fossero comunque "assuefatti" al discorso virus e che quindi il pretesto della variante Delta (Gamma, Lambda etc) fossero solo delle scusanti per far scendere un pò gli indici che di lì a poco avrebbero recuperato e così è stato (con un rialzo che da Dicembre 2020 si aggira attorno al + 20%), allo stesso tempo oggi mi accingo a dire che il problema Covid è terminato anche se si continua ad andare avanti per motivazioni politiche e di easing (questa volta non monetario ma politico) che depongono a favore di un continuo aumento della spesa pubblica. Non fraintendetemi: certamente continuano ad esserci ammalati e morti (e fortunatamente anche altrettanti guariti), ma numericamente direi che il peggio è passato rispetto a quello che si sente dire in continuazione almeno in Italia (di seguito il grafico del Center for Desease Control statunitense a livello MONDIALE che potete trovare e consultare Voi stessi al seguente link: https://gisanddata.maps.arcgis.com/apps/dashboards/bda7594740fd40299423467b48e9ecf6). L'attenzione va posta sui grafici alla Vostra destra.
Perché dico tutto questo? Perchè ritengo che i vari nodi (di economia politica e monetaria) prima o poi dovranno venire al pettine e questo dovrebbe avere qualche conseguenza sui mercati, ad esempio una qualche variazione nelle politiche espansionistiche.
Nel grafico successivo trovate l'andamento del Treasury americano a 10 anni (il nostro BTP decennale per intenderci) ed una sorta di trendline rossa discendente dove con la "X" ho indicato i punti di intervento della banca centrale per calmierare il fenomeno inflattivo. Nel 2018 di fatto c'è stato un tentativo di restringimento della massa monetaria che ha però provocato (per chi se lo ricorda) un discreto ribasso di mercato (americano e per la proprietà transitiva degli altri). Attenzione quindi dovessimo nuovamente avvicinarci a questa trendline di rendimento del decennale statunitense.
Fronte azionario
Qualche settimana fa avevo analizzato una sorta di spread tra Moderna (codice: MRNA, come il vaccino) e Merck produttrice della pastiglia anti Covid. La mia idea era incentrata sul fatto che a discese di Moderna su cui mi aspetto che la bolla si sgonfi mano a mano potessero corrispondere salite di Merck. Insomma, scende il vaccino e sale la pillola (o viceversa). Ieri (venerdì, ndr) è uscita anche Pfizer con un'altra pastiglia che riduce del 90% il rischio di ospedalizzazione (ed in questo mi ricollego a quanto appena scritto ovvero che il peggio a livello sanitario è a mio avviso decisamente alle spalle). Il link della notizia è in inglese, in modo che il lettore possa farsi una propria idea a riguardo: https://www.streetinsider.com/Corporate+News/Pfizers+%28PFE%29+COVID-19+Oral+Antiviral+Treatment+Candidate+Reduced+Risk+of+Hospitalization+or+Death+by+89%25+in+Interim+Analysis+of+Phase+23+EPIC-HR+Study/19167084.html. Insomma stanno arrivando nuovi farmaci e pensate che la stessa Pfizer avendo un risultato così positivo ha smesso di somministrare il placebo per motivazioni etiche. Ora, torniamo ai due titoli in questione: Moderna e Merck. Venerdì entrambe hanno accusato il colpo (un terzo concorrente nella lotta pandemica con un nuovo prodotto molto efficace che teoricamente potrebbe nuocere al discorso vaccino: perché mi devo vaccinare ogni sei mesi (non si sa nemmeno di preciso) se poi c'è una pastiglia/medicina che mi cura?) ma fino a quel momento mentre Moderna aveva avuto un andamento tendenzialmente laterale con una leggera inclinazione rialzista, Merck ha avuto un andamento decisamente rialzista (da area 80 usd fino ad oltre 90 dollari a tenersi stretti) dopo le iniziali prese di profitto in seguito all'annuncio iniziale, eccezion fatta naturalmente per l'ultima seduta di questa settimana.
Per oggi è tutto. Buon fine settimana!
Ad maiora!
PNA
(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)