Prosegue la marcia del nostro portafoglio al rialzo. Inarrestabile e costante nel suo avanzare, ci regala un massimo storico dopo l’altro. Qualche piccolo assestamento sul mercato e subito il nostro asset tare beneficio grazie al suo ottimo bilanciamento e alla sua efficace diversificazione.
A cosa dobbiamo questo nuovo balzo in avanti? Nel caso specifico, il nostro portafoglio sta traendo beneficio dalla ritrovata forza del dollaro USA contro euro, poiché alcuni asset presenti sono denominati proprio nella valuta americana.
Ne avevamo già parlato, sia quando il nostro euro era volato a 1,20 sia quando eravamo in attesa della riunione della BCE, dove – tra l’altro – avevamo anche fatto alcune considerazioni in merito alle dichiarazioni di Macron prendendo a pretesto la situazione Covid-19 in Francia.
Ebbene, da alcune sedute a questa parte il dollaro si è ben allontanato da area 1,20 e anziché assistere alla fuga dell’euro verso 1,26 (come prevedevano alcuni analisti e alcuna stampa specializzata…) il nostro euro è calato di gran carriera verso 1,16 e ora, nonostante il rimbalzino in corso, staziona ben sotto 1,17/1,18 che era il supporto di breve termine.
Nel frattempo, l’oro è sceso rapidamente sotto i 1.900 USD/oncia e noi già lo abbiamo liquidato con buon utile ai primi scricchiolii. Tutto questo si inquadra nelle dinamiche che in parte avevamo analizzato negli scorsi articoli, e non è da escludere che oltre a fattori legati a timori sull’Eurozona vi sia anche qualche manina silente che ha ridimensionato un po’ alcuni (dis)equilibri.
Leggendo diversa stampa specializzata, la causa sarebbe da attribuire all’esplosione dei nuovi contagi da Covid-19 in Europa, particolarmente in Spagna e Francia. Questa nuova recrudescenza fa temere che il recupero dell’economia veda tempi più lunghi e inoltre il deterioramento delle condizioni sanitarie allontana la normalizzazione della politica monetaria da parte della BCE.
Come sappiamo e come ampiamente preventivato, la Banca Centrale europea ha confermato una linea ultra-accomodante ancora per diverso tempo e questo naturalmente tende ad indebolire il nostro euro. E se anche la FED ha adottato la stessa linea, anzi specificando che avrebbe tollerato un’inflazione superiore al 2% senza toccare i tassi, va considerato che la locomotiva economica del mondo ha un PIL 2020 che dovrebbe contrarsi meno del 4%, mentre nel 2021 già risalirebbe sopra i livelli pre-Covid, riducendo considerevolmente il deficit fiscale, che da oltre il 13% si abbasserebbe a poco sopra il 4%.
Con queste prospettive è quindi chiaro che il cambio EUR/USD risenta del peggioramento delle prospettive per l’Eurozona, dove i governi faranno i conti verosimilmente con una ripresa lenta, e dove solo un mese fa sembrava l’Europa avesse saputo – meglio e prima di altri – mettersi alle spalle l’emergenza Covid-19.
Tornando al nostro portafoglio, come detto in apertura di articolo, abbiamo raggiunto un nuovo massimo storico per un NAV, al close di ieri, pari a 101,44 rispetto al precedente a 101,41 toccato appena due settimane fa. E così il nostro asset viaggia serenamente con una performance su base annua superiore al 3% con un rapporto rischio/rendimento invidiabile.
Tabella e grafico dell’equity line aggiornate nella consueta sezione “Portafoglio”, ove è stata anche aggiunta la sintesi del rendimento del “vecchio” portafoglio Rischio Contenuto.