SEGNALI DI ENTRATA E DI USCITA DEL MODELLO QUANTITATIVO LOMBARD PER IL TRADING SULLE AZIONI NASDAQ TIME FRAME SETTIMANALE. I SEGNALI VENGONO GENERATI UNA VOLTA A SETTIMANA E PUBBLICATI SUL SITO IL LUNEDI MATTINA E VALEVOLI PER TUTTA LE SETTIMANA. IL REPORT SI COMPONE DI SEGNALI DI ACQUISTO PER NUOVE POSIZIONI E DI AGGIORNAMENTO PER I TITOLI GIA' PRESENTI IN PORTAFOGLIO.
ASTENERSI PRIMA DI AVERE COMPRESO CON ESATTEZZA IL PROFILO DI RISCHIO E LE CARATTERISTICHE TECNICHE DEL SERVIZIO CON LA LETTURA DELLE SPIEGAZIONI POSTE NELLA DICITURA "Il Portafoglio LombardReport": (clicca qui >>>)
CONSIGLIAMO DI SEGUIRE IN PAPER TRADING LE OPERAZIONI PER QUALCHE SETTIMANA PRIMA DI APPLICARLE.
Il quadruple witching di settembre è arrivato sui mercati azionari ed anche nell’ultimo giorno di contrattazioni è stata confermata la debolezza in atto nella settimana appena trascorsa. La settimana è stata caratterizzata da una certa volatilità, viste le aperture in GAP ed a farne le spese è stato, soprattutto, l’indice Nasdaq100, pietra dello scandalo per l'ormai famosa storia dell'indigestione di opzioni call, caduto negli inferi a causa della estrema difficoltà dei titoli a larga capitalizzazione, i cosiddetti FAANG (Facebook, Apple, Amazon, Netflix, Google) che ora si sono allargati diventando, nella terminologia finanziaria, i FATMAAN (Facebook, Apple, Tesla, Microsoft, Amazon, Alphabet, Netflix). L’auspicata rotazione interna dell’indice è stata molto sporadica, mentre è avvenuta su titoli nuovi, non alla ribalta dei media, facenti parte dell’indice RUSSELL2000 Small Cap che ha chiuso la settimana in positivo, a riprova che stiamo entrando in una fase di mercato molto tecnico.
Ma la reazione negativa del mercato, con l'azionario e l'oro in calo ed i rendimenti in rialzo, non hanno come motivazione solo le scadenze tecniche bensì, almeno per noi, vi è il concorso di 2 motivazioni:
1) la parziale delusione delle decisioni della FED, nella riunione di mercoledì scorso, di lasciare invariati i mandati su inflazione ed occupazione e conseguentemente invariati anche i programmi di acquisti sia in direzione duration che di asset speculativi. Probabilmente i mercati si aspettavano che la “policy mix” della FED e le dichiarazioni precedenti di Powell avrebbero subito un cambiamento immediatamente, invece la FED ha giustamente confermato che non c’è alcuna fretta in proposito.
2) E un secondo argomento che sta guadagnando peso è quello delle elezioni presidenziali. Solitamente le ultime 6 settimane sono quelle in cui l'influenza si dispiega sui mercati. Questa tornata si annuncia particolarmente incerta, con Trump ancora in svantaggio, ma in recupero tendenziale fino a pochi giorni fa. A complicare la situazione, l'elevata probabilità che l’attuale Presidente, in caso di sconfitta di misura, contesterà il risultato, prolungando stallo e incertezza e contribuendo ad agitare un panorama politico ormai estremamente polarizzato.
Analizziamo ora graficamente la settimana sui 3 principali indici azionari iniziando, come sempre, dal NASDAQ100. Le aperture in Gap (sia up che down) denotano una fase di grande incertezza e non si nota, se non marginalmente, una rotazione nei titoli facenti parte dell’indice. Ad oggi notiamo 3 test ribassisti sull’importante supporto in area 11000 (ritracciamento del 27,2% del movimento 4-5 in giallo), ma la chiusura di venerdì proprio a ridosso di tale supporto non è una bella cosa da vedere. La perdita confermata di tale supporto (ovviamente speriamo di no) proietterebbe i valori in area 10250 sancendo, de facto, la fine della fase rialzista per l’inizio di una fase correttiva. Lo sviluppo di tale fase dipenderebbe dalla velocità con la quale i prezzi andrebbero a testare i livelli chiave. Nulla è cambiato, rispetto alla scorsa settimana, anche a livello di RSI che indica come siano possibili nuove vendite in attesa di entrare in un mercato di ipervenduto e quindi di una reazione di segno contrario. Viceversa una ripresa dei corsi troverebbe spazio prima verso area 11500 poi area 11700 quindi in area 12000. La settimana si è chiusa a 10965.31 con una perdita del – 1,10% che porta il segno positivo da inizio 2020 al + 25,56%.
Anche in questa settimana il quadro dell’indice S&P500 si presenta migliore rispetto al Nasdaq100. Meno volatilità e migliore rotazione dei titoli appartenenti. Vista così, al momento questa fase di ribasso sembra solo una semplice correzione in quanto il vero supporto è posto in area 3200 senza intaccare il trend rialzista, più in giù la fase diventerebbe correttiva con sviluppi in 3 onde A,B,C. Viceversa c’è spazio verso l’area 3435, poi area 3500. La settimana di contrattazione si è chiusa a 3341.64 percentuale invariata 0,02% rispetto alla scorsa settimana con un guadagno da inizio anno a + 3,43%.
Infine l’indice DOW JONES che ha guadagnato qualcosa in settimana, seppur si trovi in una fase di lateralità. Non è certo un male rispetto agli altri due indici ed anche se di strada da fare ne ha tanta, almeno non perdere quando gli altri indici scendono è positivo. Al momento il supporto costituito dalla M.M. EXP a 50, una correzione in area 27000 ci può stare, più in giù l’area 26250/26000 rappresenterebbe un’ultima ratio, vista la presenza della M.M. 200 semplice (in bianco) e del ritracciamento del 27,2% dai massimi relativi. Viceversa spazio verso area 28500 e poi area 29000. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 27879.93 il che porta ad un guadagno del + 0,77%, che porta il deficit da inizio anno al – 2,31%. Di seguito i relativi grafici:
ORO INDEX
Fase di stallo per le quotazioni dell’ORO. In tempi normali, la correlazione con l’azionario non dovrebbe esserci invece è evidente, e la stessa discesa del dollaro dovrebbe favorire l’acquisto del metallo giallo. Mentre gli ETF su argento ed ORO sono percentualmente presenti ai primi posti nei portafogli degli istituzionali, manca la spinta delle banche centrali mondiali con acquisti che sono diminuiti lentamente fino al 2020, gli acquisti netti di luglio sono scesi al livello più basso da dicembre 2018. Tuttavia, il World Gold Council ha affermato che questo settore rimane un pilastro essenziale di supporto per il mercato del metallo prezioso. Il WGC ha affermato che i dati sulle riserve di valuta estera del Fondo monetario internazionale mostrano che le banche centrali hanno acquistato collettivamente 8,2 tonnellate di ORO a luglio. Finora, nel 2020, le banche centrali hanno acquistato poco più di 200 tonnellate di ORO.
Uno degli ultimi esempi al riguardo proviene dalla CINA che, visto l’innalzamento delle tensioni con gli Stati Uniti, stanno accumulando riserve strategiche su materiali industriali, forniture agricole, cibo ed alcuni metalli, soprattutto rame ed argento, ma non ORO. Tuttavia bisogna tener presente che le banche centrali stanno ancora cercando di diversificare le proprie attività di riserva dal dollaro USA, in particolare le banche centrali dei mercati emergenti, i cui portafogli sono dominati dal dollaro USA.
A livello operativo notiamo una debolezza di fondo della commodity con il range delle candele (max-min settimanale) che si sta assottigliando sempre più formando un triangolo con base il massimo ed il minimo dell’ultimo periodo la cui fuoriuscita potrebbe risultare esplosiva, vedremo se al ribasso o al rialzo. Al ribasso tiene molto bene il primo supporto posto in area 1915 $/oz. (ritracciamento del 27,2% dai massimi storici), al rialzo è essenziale la riconquista e conferma di area 2000 $/oz. per poi tentare un attacco ai massimi storici. Per quanto riguarda il nostro investimento sull’ETF (PHAU) con la strategia “The Challenger” rimaniamo anche noi in attesa di eventi. Da valutare, in caso di una correzione più profonda, l’acquisto di una ulteriore posizione.
La settimana si è chiusa a 1962.10 $/oz. con un guadagno del + 0,62% che porta il guadagno da inizio anno al + 28,64%. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 1952.37 $/oz. con un guadagno da inizio anno del 28,68%, Di seguito il grafico weekly dell’ORO INDEX:
LA POLITICA USA DI DONALD TRUMP
Rimane caldo il dibattito tra Repubblicani e Democratici sul nuovo piano di stimolo per sostenere l'economia e i cittadini americani sempre più danneggiati dall'emergenza pandemica; la scorsa settimana abbiamo assistito al veto dei democratici sul piano di aiuti di circa 500 miliardi $ proposto dai repubblicani, definendolo inadeguato per affrontare una crisi di questa portata.
Alle porte delle elezioni di novembre, l'approvazione del tanto agognato piano di sussidi sembra essere uno dei centri focali della battaglia elettorale; Trump in un tweet di mercoledì ha esortato i legislatori del suo partito a prendere in considerazione numeri molto più alti rispetto a quelli considerati sinora. Se facciamo un veloce “recap” delle posizioni in gioco, possiamo notare come i democratici siano sempre stati a favore di quantità di stimolo, a sostegno dell'economia e del sistema sanitario americano, molto più generose rispetto alla controparte repubblicana, la quale in molte occasioni si è detta contraria a qualsiasi nuova possibilità di spesa ulteriore. Ma ora le cose potrebbero cambiare sotto il peso dei tweet del Presidente, che si dice ottimista nel poter far cambiare opinione ai suoi colleghi del GOP e addirittura orientato a considerare un piano di stimoli che si avvicinerebbe ad un trilione e mezzo di dollari.
Anche il principale negoziatore di parte repubblicana, Mark Meadows, si è detto particolarmente ottimista che un accordo si possa trovare in tempi rapidi e anche la Presidente della Camera Pelosi si è espressa con ottimismo nell'arrivare a concepire un disegno di legge che possa incontrare a metà strada i voleri di entrambi gli schieramenti.
Molto scalpore nei giorni scorsi è stata anche la dichiarazione del Presidente Trump che sosteneva la concreta possibilità di sviluppare un vaccino efficace contro Covid 19 entro il 3 novembre, prima delle elezioni presidenziali; su questa affermazione si è scagliato con forza il contendente alla Casa Bianca, Joe Biden, asserendo che Trump non ha nessuna credibilità dal punto di vista medico scientifico per sostenere una tale affermazione, visto anche come, sempre secondo Biden, ha gestito l'emergenza in atto. Biden ha fatto molta leva su questa dichiarazione, ed ha posto come tema centrale la preoccupazione degli americani di avere entro pochi mesi un vaccino approvato che non sia effettivamente efficace, ma che sia solo il frutto di pressioni politiche di celerità, a fini elettorali, sulla Food and Drug Administration.
Attualmente Biden rimane in vantaggio nei sondaggi contro Trump, ma dobbiamo considerare che questo sorpasso potrebbe non essere indicativo sul reale esito delle elezioni; infatti nonostante rimanga favorito, Biden sente il fiato sul collo del Presidente attuale, il quale a 6 settimane dalle elezioni recupera terreno, anche grazie agli ultimi trend positivi sulla pandemia.
Qualsiasi report venga fuori dai sondaggi, sarà tutto incerto sino all'effettivo momento dell'elezione; gli ultimi studi sulle statistiche di gradimento hanno inserito delle nuove ponderazioni che si basano sul livello di istruzione degli elettori e gli aggregatori attribuiscono meno peso ai sondaggi che non la includono, rendendo così gli stessi sondaggi non del tutto verosimili e fuorvianti sull'effettivo andamento finale.
Ciò che possiamo notare però è come l'andamento dei mercati nelle settimane che precedono l'elezione del Presidente Usa possa essere indicativo sul reale ed effettivo risultato delle stesse; attraverso un'osservazione di alcune performance sui mercati si è potuto constatare che quando il trend è positivo solitamente il Presidente uscente viene riconfermato, mentre al contrario, quando il trend risulta essere più instabile succede esattamente l'opposto. Tale condizione risulta essersi verificata nel 90% dei casi dai primi anni '80 in poi.
Comunque andranno queste elezioni Trump ha dovuto, nei giorni scorsi, affrontare un duro colpo assestatogli dall'OMC ( Organizzazione Mondiale del Commercio), la quale si è espressa sull'illegalità dei dazi imposti dagli Stati Uniti sui beni cinesi nel 2018; secondo l'organizzazione non ci sarebbero state giuste motivazioni che avrebbero giustificato una tale mole di tasse; ovviamente di diverso pensiero è l'amministrazione presidenziale, la quale si difende asserendo che tali azioni erano pienamente giustificate da motivazioni di concorrenza sleale da parte di Pechino, soprattutto nel furto di proprietà intellettuali.
Washington ha 60 giorni per fare ricorso contro la decisione dell'OMC.
POLITICA DELLA FEDERAL RESERVE
Nella giornata di mercoledì è avvenuta la riunione del Comitato di politica monetaria statunitense, il FOMC, presieduto dal presidente Jerome Powell; ciò che ne è emerso è la ferrea volontà dell'istituzione di mantenere i tassi di interesse ai minimi storici almeno fino al 2023 anno in cui le proiezioni stimano il ritorno della PCE inflation al 2% e a non aumentare il quantitativo di “mortgages” (garanzie su ipoteche immobiliari).
Tale decisione è stata presa per consentire all'economia americana di poter tornare a pieno regime in tempi relativamente brevi.
Ma entriamo nel dettaglio: l'obiettivo principale è di ottenere un indice inflazionistico del 2% nel lungo periodo, ed affinché questo avvenga, oltre a tenere i tassi vicino allo zero, (0 – 0,25%) da qui ai prossimi anni, la FED si impegnerà anche a mantenere costante il suo acquisto di titoli a ritmo di 120 miliardi di dollari al mese, per far sì che il mercato finanziario possa funzionare correttamente e spingere verso condizioni di espansione.
Se si seguirà pedissequamente questa tabella di marcia, il tasso di inflazione per un certo periodo andrà sopra al 2%, per poi piano piano abbassarsi e tenere il livello medio al 2%, come obiettivo prefissato dalla Banca centrale.
La decisione è stata votata in maniera quasi unanime, con il presidente della FED di St. Louis, James Bullard, che ha offerto uno sguardo ottimista sull’economia degli Stati Uniti, con una crescita “fuori scala” che aiuterà a sollevare l’inflazione, dichiarando: “Questo è il più grande trimestre di crescita di tutti i tempi negli Stati Uniti, sembra il 30% a un tasso annuo. Numero pazzesco, molto fuori dalle classifiche rispetto a tutto ciò a cui siamo abituati nella storia macroeconomica del dopoguerra degli Stati Uniti”. Mentre i dissensi sono arrivati soprattutto dal presidente FED di Dallas, Kaplan, il quale si augurava che i termini dettati da Powell per conseguire l'obiettivo di un'inflazione media al 2% fossero più flessibili e meno restrittivi; così come il collega della FED di Minneapolis, Kashkari, che si augurava si parlasse in termini più specifici e che non fossero adottate politiche monetarie così restrittive fino al conseguimento della percentuale di inflazione desiderata.
DATI MACROECONOMICI
La settimana dei dati macro si apre con la produzione industriale del mese di agosto; dato mensile e annualizzato. In entrambi i casi si registrano valori sotto le stime, ma veniamo nel dettaglio; per quando riguarda il dato mensile, il valore del mese scorso si attesta ad un +0,4 %, contro un dato atteso del +1% e una rilevazione di luglio del +3,5% (dato rivisto). Non va meglio il dato annualizzato che segna un -7,73% rispetto alla rilevazione precedente di -7,42%.
Notizie incoraggianti sul fronte manifatturiero, dopo che la Federal Reserve ha rilasciato il dato sulle condizioni commerciali generali dello Stato di New York; a settembre, infatti, il dato effettivo registrato è di 17 punti, in netto rialzo rispetto ad agosto dove si registravano solo 3,7 punti e rispetto alle attese di soli 6 punti.
I dati sulle vendite al dettaglio di agosto prodotti dall’US Census Bureau hanno deluso significativamente il consenso, uscito con un +0,6%, rispetto all’atteso +1% ed al +0,9% di luglio (dato rivisto da +1,2%) ed anche il dato "Control Group” uscito a +0,1% contro un previsionale del +0,5% ed un +0,9% di luglio (dato rivisto da +1,4%).
Rallentano leggermente le nuove richieste di sussidi di disoccupazione nella settimana che si riferisce dal 10/09/2020 al 17/09/2020; sono 860 mila le nuove richieste, sempre un po' sopra le stime che speravano in un dato di 850 mila unità, ma in netto miglioramento rispetto alla settimana precedente dove si registravano 893 mila richieste.
Debole l'attività nel settore manifatturiero, secondo i dati preliminari riferiti dalla Philly Fed di settembre; il dato di 15 punti si presenta esattamente in linea con le aspettative, mentre cala di due punti rispetto al dato di agosto che era di 17.2.
Situazione al ribasso anche per quanto il settore edilizio abitativo che però portano i segni degli uragani nel sud degli States; i nuovi cantieri iniziati nel mese di agosto registrano un effettivo di 1,416 milioni di nuove unità, dato che si contrae rispetto alle aspettative che erano di 1,478 milioni e al mese di luglio nel quale si registravano 1,492 milioni unità abitative.
Concludiamo con l'indice relativo al sentimento relativo all'andamento dell'economia dei consumatori del Michigan che ha sorpreso in positivo; il dato preliminare di settembre rilascia feedback positivi con 78.9 punti, 3.9 punti in più rispetto al pronostico di 75 e a un dato di 74.1 del mese precedente.
PORTAFOGLIO AZIONARIO
Per quanto riguarda l’operatività sul Portafoglio LombardReport, per quanto riguarda la strategia NASDAQ Weekly, una buona ed una brutta notizia. La buona è che siamo andati a targget con il titolo MICRON TECH, la brutta è che abbiamo preso STOP (e non succedeva da gennaio 2020) sul titolo ILLUMINA. Riguardo agli altri titoli, prosegue bene il recupero di BIOMARIN e soffriamo su INCYTE, del resto con un listino che ha perso nell’ultimissimo periodo il – 12,25%, il nostro Portafoglio è ancora messo bene. Per quanto riguarda i titoli italiani, tutto da rifare su MUTUIONLINE dopo che per due tick non siamo andati a target, mentre un po' meglio su RETELIT dopo che ci aveva fatto sperare nel raggiungimento del target. Infine un nuovo acquisto settimanale sul titolo ESPRINET.
Nel Portafoglio “The Challenger” dopo TECHNOGYM, questa settimana è stata la volta dell’ETC sul CORN (+ 12,63%) a portarci a casa un tozzo di pane, inoltre siamo entrati in acquisto sul titolo italiano EUROTECH e proviamo a fare un altro giro sul titolo del Nyse, SHOPIFY, che una bella soddisfazione ci ha regalato a luglio sul Portafoglio LombardReport. Sul titolo AURORA reiteriamo ciò che abbiamo scritto la scorsa settimana, fino a quando non forma una base, un supporto e non ci offre un segnale di inversione, attendiamo ad acquistare il secondo lotto. Alla prossima.
FOCUS SU TITOLI
AMGEN ed ELI LILLY hanno raggiunto un accordo per produrre il trattamento sperimentale con anticorpi COVID-19 di quest’ultima. L’accordo arriva dopo che Eli Lilly ha rilasciato ieri i dati che hanno mostrato come il farmaco LY-CoV555 abbia ridotto la necessità di ricovero e visite al pronto soccorso tra i pazienti con coronavirus moderato. La società ha affermato che LY-CoV555 è stato ben tollerato e non sono stati segnalati effetti avversi gravi correlati al farmaco. Lo studio ha arruolato pazienti con diagnosi da COVID-19 lieve a moderato in quattro gruppi.
Eli Lilly ha detto che il tasso di ospedalizzazione e visite al pronto soccorso è stato dell'1,7% per i pazienti che assumevano il farmaco, mentre il tasso per i pazienti che assumevano il placebo era del 6%. La maggior parte dei pazienti hanno dimostrato una scomparsa del virus quasi completa entro l'undicesimo giorno. David Reese, capo ricerca e sviluppo di Amgen, ha dichiarato: "Siamo impressionati dai dati di Lilly, in particolare dalla riduzione dei ricoveri, e siamo entusiasti del potenziale di questi anticorpi neutralizzanti come terapeutici per COVID-19".
SORRENTO THERAPEUTICS ha ricevuto l'approvazione della Food and Drug Administration per una sperimentazione di fase 1 del suo anticorpo neutralizzante contro il coronavirus per i pazienti ospedalizzati. Il farmaco si chiama Covi-Guard (STI-1499). La società ha dichiarato al riguardo: "La sperimentazione iniziale dovrebbe svolgersi rapidamente e dovrebbe essere seguita da prove di grandi dimensioni mirate a una potenziale presentazione di autorizzazione all'uso di emergenza già da quest'anno. Il programma clinico STI-1499 ha dimostrato un effetto neutralizzante in vitro del 100% contro SARS-CoV-2, prevenendo l'infezione di cellule sane in tali studi preclinici in vitro ed è stato progettato per una rapida espansione adattiva, inclusi siti internazionali in Brasile per integrare il programma statunitense".
Sorrento ha iniziato a produrre 50.000 dosi in previsione di una potenziale autorizzazione all'uso di emergenza.
MODERNA, la società di biotecnologie ha dichiarato in settimana che inizierà a sviluppare un vaccino per la stagione influenzale. L’influenza ha provocato da 9 a 45 milioni di malattie all’anno dal 2010, secondo i Centers for Disease Control and Prevention. MODERNA ha osservato che i vaccini generalmente riducono il rischio di contrarre l’influenza dal 40% al 60% rispetto alle persone che non sono inoculate.
Il CEO Stephane Bancel in un comunicato stampa ha dichiarato: “Stiamo aumentando il nostro investimento nei vaccini e svilupperemo un vaccino contro l’influenza stagionale data la necessità insoddisfatta di vaccini altamente efficaci. Stiamo affrontando sfide significative dal disadattamento del ceppo, i gruppi ad alto rischio, come gli anziani, trarrebbero probabilmente beneficio da un vaccino altamente efficace che la nostra piattaforma tecnologica è in grado di fornire”.
Ma MODERNA è anche in fase avanzata di test per un potenziale vaccino contro il coronavirus. Il vaccino dell’azienda contiene materiale genetico chiamato RNA messaggero, o mRNA, che gli scienziati sperano provochi il sistema immunitario a combattere il virus. A tal proposito Bancel ha detto: “La società dovrebbe disporre di dati sufficienti, dal suo studio in fase avanzata, per sapere se il vaccino contro il coronavirus possa essere pronto per novembre, ma se il tasso di infezione nel Paese dovesse rallentare nelle prossime settimane, potrebbe essere necessario spostare la data a dicembre”. L’azienda ha arruolato in settimana 25.296 persone per la sperimentazione e prevede di arruolare fino a 30.000 partecipanti.
CANNABIS. La raccolta di capitali nell'industria della cannabis è diminuita del 67% nel 2020, secondo i dati più recenti di Viridian Capital Advisors. L'azienda tiene traccia della raccolta di capitali all'interno del settore, sia pubblico che privato. Per i primi sei mesi terminati a giugno, Viridian ha rilevato che ci sono stati 166 aumenti di capitale per 2,6 mld $, un forte calo rispetto al primo semestre del 2019 pari a 5,5 mld $ e 230 transazioni. Le operazioni più importanti, avvenute durante la prima metà del 2020, includevano l'acquisizione di Curaleaf/Select e la Cresco/Origin House. Curaleaf ha concluso un accordo sul debito del valore di 300 mln $ e Innovative Industrial Properties è stato il secondo della lista con un aumento di capitale di 250 mln $. Le società pubbliche hanno rappresentato l'89,2% delle raccolte di capitale e il 67,5% del capitale totale raccolto.
Solo 32 società private sono riuscite a raccogliere fondi nella prima metà del 2020. Ciò impallidisce rispetto al 2019, quando 109 società private hanno raccolto capitali. Viridian ritiene che il calo dell'attività sia strettamente correlato al calo dei valori sottostanti delle azioni. "Il calo dell'attività di fusione e acquisizione è direttamente correlato al drastico calo dei prezzi delle azioni della cannabis poiché la maggior parte delle transazioni del settore sono prevalentemente basate su azioni", si legge nel rapporto.
Solo cinque società si sono quotate in borsa durante la prima metà del 2020 rispetto alle 13 nella prima metà del 2019. Il rapporto afferma che il cambiamento è stato in gran parte attribuito alla scomparsa delle Reverse Takeover Offerings (RTO o acquisizione di una società privata da parte di una società pubblica esistente) e al calo dei capitali a disposizione delle SPAC (Special Purpose Acquisition Company). Le SPAC sono state una grande novità nella seconda metà del 2019 con due società che hanno raccolto 925 mln $. Allora, dove sta andando la capitale?
Nonostante il calo della quantità di denaro raccolto, la coltivazione e la vendita al dettaglio rimangono i settori più attivi. California e New York sono gli Stati leader per gli aumenti di capitali ma l'Illinois e il Massachusetts, che recentemente hanno reso legale l’uso della cannabis, non sono molto indietro. Anche il New Jersey e la Pennsylvania potrebbero scalare le classifiche man mano che questi Stati si avvicinano alla legalizzazione della cannabis per uso personale. Poiché Viridian ha legato i prezzi delle azioni alla raccolta di capitali, sembra che la seconda metà del 2020 si preannuncia migliore. I prezzi sembrano essersi stabilizzati dopo essere rimbalzati dai minimi dell'anno. La crescente crescita del settore significa che le aziende hanno ancora bisogno di capitale per crescere. Il consolidamento continua e ciò richiede capitale. Le carenze di budget dovute alla pandemia spingeranno sicuramente alcuni Stati a legalizzare l'uso personale da parte degli adulti per colmare le lacune. È anche possibile che le vittorie democratiche possano portare a cambiamenti nel quadro legislativo.
Viridian pensa anche che le SPAC che si sono formate nel 2019 potrebbero annunciare accordi e concludere fusioni (M&A), mentre le aziende che non hanno avuto successo nella raccolta di capitali verranno svendute o vendute a pezzi. La maggior parte della raccolta di capitali dovrebbe continuare a verificarsi più negli Stati Uniti che in Canada.
PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 NELLA SCORSA SETTIMANA.
ADOBE – 0,80%. La società offre una linea di software e servizi utilizzati da professionisti creativi, professionisti del marketing, sviluppatori, imprese e consumatori, ha riportato utili nel 3° trimestre fiscale 2020 pari a 2,57 $/az. su ricavi per 3,23 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 2,41 $/az. su ricavi per 3,16 mld $. Il fatturato è aumentato del 13,8% su base annua. La società ha dichiarato di aspettarsi per il 4° trimestre fiscale 2020 utili per 2,64 $/az. su ricavi pari a ca. 3,35 mld $ e l'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 2,64 $/az. su ricavi pari a 3,36 mld $.
Shantanu Narayen, presidente e CEO di Adobe, ha dichiarato: "Adobe ha registrato il miglior terzo trimestre nella nostra storia della società in un contesto macroeconomico impegnativo, dimostrando una forte domanda globale per le nostre soluzioni innovative. Siamo fiduciosi che la nostra leadership nelle categorie di gestione della creatività, dei documenti e dell'esperienza verso i clienti continuerà con slancio anche nel 2020 e oltre. Adobe ha evidenziato una forte crescita nel Creative Cloud e nel Document Cloud ARR, non che dai ricavi degli abbonamenti Digital Experience che hanno portato flussi netti di cassa record. La resilienza del nostro modello di business ricorrente e un solido portafoglio di attività stanno guidando una crescita che sarà sostenuta a lungo termine".
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Pagina a cura dI GIANMARCO LUCHETTI SFONDALMONDO