Come avevamo anticipato la scorsa settimana, provando a comprendere prima, quali avrebbero potuto essere i livelli a cui avrebbe potuto puntare il Nasdaq 100, avevamo indicato vari step, tra questi il valore di 10800.
Il valore toccato e a cui ha rimbalzato nella ultima ora di contrattazione di venerdi, il Nasdaq 100 è stato 10760 per poi rialzare la testa e chiudere ai 10950.
La prossima settimana, sempre in caso di prosieguo della correzione, vedremo se i valori di 10350 prima e 10250 successivamente, saranno gli eventuali target.
In caso di rimbalzi, si possono rivedere gli 11350 punti.
La dimensione della correzione, tuttavia, sta seguendo logiche diverse, per ora, tra Europa e Usa, con una versione decisamente più accentuata proprio nel listino che maggiormente ha corso in questi mesi, ovvero il Nasdaq.
Nella nostra piazza finanziaria, fare analisi in questo scenario resta complicato, soprattutto se si devono indicare possibili long, grazie però alla domanda di un gentilissimo lettore, vorremmo fare l'analisi di un titolo considerato in precedenti articoli, vale a dire EEMS.
EEMS
Come per moltissime azioni del nostro listino, la debolezza è riflessa dalla scarsissima attenzione da parte degli operatori, se non per sparute ore alla ribalta.
Graficamente, per coloro i quali l'avessero in portafoglio, starei assolutamente attento all'infrazione al ribasso del valore di 0.094€ mentre, il mantenersi al di sopra può portare dei guadagni di breve periodo che personalmente porterei a casa ai 0.1027€, proprio perchè reputo conveniente, in questo momento, essere liquidi sull'azionario se non per storie specifiche che attualmente non coinvolgono il titolo in esame.
Settembre sta portando debolezza quindi, e le notizie che provengono dal mondo intero, da Israele alla Gran Bretagna, alla Francia e anche al nostro paese, seppur ancora con un tasso di contagio inferiore a tutti gli altri, sta portando alla ribalta i timori di nuovi lockdown.
E' del tutto inutile girarci attorno, questo timore pende come una scure su tutte le economie mondiali.
Vogliamo cercare di fare un parallelo tra l'influenza spagnola del 1918 e il Covid per cercare di prevedere quello che potrebbe essere lo scenario di fronte al quale ci troveremo nella prossima primavera.
Attingendo alla conoscenza di uno storico come Claret, una prima comparazione è possibile farla mettendo in correlazione la paura sociale e il numero di contagiati finale.
Nella pandemia di influenza spagnola, la paura sociale variava a seconda del grado di informazione disponibile e di come i Paesi erano stati colpiti dalla guerra, spiega lo storico Claret.
Il tasso di paura sociale, come detto, portava consequenzialmente una minore o maggiore incidenza della malattia.
Si vedrà presto, pertanto, se i Paesi che saranno stati bravi a non dover nuovamente chiudere tutte le attività economiche, avranno anche un vantaggio economico a fine pandemia.
Per quanto riguarda invece, ciò che più ci interessa, ovvero i riflessi macroeconomici, è importante segnalare che dopo l'influenza spagnola e la prima guerra mondiale, arrivarono i felici anni '20.
"La popolazione che riuscì a sopravvivere entrò in una fase di euforia in tutti i sensi, compresa quella economica", spiegano le storiche Lara. La filosofia del 'carpe diem' divenne dominante.
Ma, cosa accadrà alle borse dopo il Covid è davvero impossibile ad ora saperlo, visto l'intervento del tutto straordinario delle banche centrali e della liquidità che ha inondato i mercati, facendo, almeno nei valori finanziari, già configurare quell'euforia a cui si riferivano le Dottoresse Lara.
Forse, nel decorso, molto più decisivo, sarà come, le banche centrali inizieranno a drenare liquidità dal mercato e su cosa rimarrà di reale, parafrasando una recente metafora, potrebbe essere come l'onda di risacca che mostra tutto quanto rimane depositato sul fondo.
(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)