Previsioni di Borsa con le Onde di Elliott e Fibonacci
Piano Bar : Focus Europa _ Settembre 2020
Focus Europa è un’estensione periodica senza fissa frequenza della rubrica Piano Bar di Virginio Frigieri volta ad offrire una panoramica sull'Europa, che normalmente non viene trattata negli appuntamenti settimanali.
Il Punto
Il 16 marzo scorso una correzione al rialzo di grado intermedio è iniziata portando il DAX più in alto fino all’inizio di settembre quando il rally di quasi sei mesi è stato completato a 13.460 punti. Il massimo equivalente in Euro Stoxx 50 si è verificato il 21 luglio, mentre il FTSE 100 e il CAC 40 hanno raggiunto il picco l'8 giugno. I mercati frammentati sono una caratteristica comune dei rally in controtendenza e un presagio generale ribassista.
I mercati azionari
Il FTSE100 ha fatto il suo massimo storico a primavera del 2018, e da lì ha sviluppato un 1-2 di un cinque onde ribassista che si è concluso a metà gennaio quando una possente onda (3) ribassista è cominciata. Anche il Dax si è invertito a febbraio 2020 dopo aver messo a segno il suo massimo storico. In generale è da sottolineare che più il processo di picco è prolungato e più alta sarà la tendenza ad essere distruttivo l’eventuale mercato ribassista. Non molto tempo fa sul quadro tecnico USA abbiamo evidenziato alcune divergenze tra l’andamento dei prezzi e la volatilità e tra l’andamento dei prezzi e i volumi, dal momento che i rialzi estivi sono stati sostenuti da un drappello abbastanza ristretto di titoli.
I massimi di un mercato azionario sono un processo, non un evento, ma una divergenza di 19 anni tra due delle regioni economicamente più influenti del mondo rappresenta sicuramente un’impresa straordinaria per gli standard di chiunque. E così oggi mettiamo a confronto l’S&P500 e l’EuroStoxx600.
Dal grafico sopra osserviamo che incredibilmente l’ampio mercato europeo non ha fatto progressi degni di nota negli ultimi 15 lunghi mesi e ancora più incredibilmente lo Stoxx600 è più basso oggi rispetto a marzo del 2000 nonostante siano trascorsi quasi 21 anni. L’S&P500 nello stesso arco di tempo è più che raddoppiato crescendo del 134% e rispetto ai minimi del 2009 è più che quintuplicato. In questi anni le azioni tecnologiche sono arrivate a dominare l’S&P500 e i cinque maggiori titoli (Apple, Microsoft, Asplabet, Amazon e Facebook) rappresentano oggi il 24% dell’intero indice. Il mese scorso Bank of America Global Research ha riferito che il settore tecnologico statunitense vale oggi più dell’intera capitalizzazione di tutte le borse europee comprese il Regno Unito e la Svizzera. Appena 13 anni fa, nel 2007, il settore tecnologico statunitense valeva solo un quarto della dimensione dei mercati europei. Oggi il solo titolo Apple capitalizza un quarto di tutti i mercati europei superando i 2000 miliardi di dollari ed anche Amazon si avvicina velocemente a questo valore.
A questo punto ci si chiede se questa divergenza ultraventennale può continuare e fino a quando.
US News & World Report, il 4 Agosto scorso si chiedeva se "l’Europa non potesse finalmente diventare interessante per gli investimenti. E’ tempo che gli investitori statunitensi cambino le loro prospettive sugli investimenti europei."
Pochi giorni dopo il Wall Street Journal scriveva:
“Perché potrebbe essere il momento di investire in azioni non statunitensi. Le azioni statunitensi sono state la scommessa migliore dell’ultimo decennio. Con queste valutazioni ora così alte, la domanda è se abbia senso spostare una parte dell’esposizione all’estero.” (Wall Street Journal 9/8/2020).
Purtroppo, studiando i modelli d’onda, noi crediamo che alla fine, la deflazione delle attività finanziarie legherà insieme tutti questi indici e svariati sub-settori; le azioni statunitensi ed europee quasi certamente cadranno insieme durante le prime ondate di deflazione e a ben vedere non mancano nemmeno i precedenti.
Alla fine degli anni ’80 anche il mercato azionario e l’economia giapponese si erano distaccati dal resto del mondo. Il giornalista finanziario Brian Richards, che ha analizzato un libro del 1989 intitolato “Making Money in Japanese Stocks” (il 1989 è stato proprio l’anno del massimo storico del Nikkey), documenta la febbre che aveva catturato gli investitori giapponesi negli anni ’80. In un articolo del 2017 pubblicato su The Motley Fool, Richards riassume così i quattro elementi che determinarono quella situazione:
- 1) Tokyo ha dominato il panorama degli investimenti degli anni ’80. All’inizio del 1989, il Giappone rappresentava il 45% del mercato azionario mondiale per capitalizzazione di mercato, seguito dagli Stati Uniti al 33% e dal Regno Unito al 9%.
- 2) Tokyo ha dominato anche il panorama degli affari. Nel 1987, quattro delle prime 10 società a cui sono stati concessi brevetti negli Stati Uniti erano giapponesi.
- 3) Tokyo dominava anche la stampa finanziaria, che si considerava parte integrante del mercato e mostrava nei suo confronti un atteggiamento implacabilmente ottimista. Quando le azioni salivano, la stampa era la loro più grande cheerleader; e quando i titoli azionari hanno iniziato a scendere i giornali si sono chiesti ad alta voce quando sarebbe stato il momento di ricomprare.
- 4) Alcune società giapponesi selezionate godevano di notorietà grazie ai loro guadagni fuori misura. Il prezzo delle azioni di Fujitsu, ad esempio era aumentato dell’800% in meno di due anni. Ancora, il prezzo delle azioni Sony è aumentato di oltre otto volte in meno di tre anni e Honda Motor nello stesso tempo è balzata di quasi nove volte.
Richards cita poi un articolo della fine degli anni ’80 del Financial Times in cui si diceva: “non si può fare a meno di pensare che un investimento di successo in Giappone, richieda non solo una sospensione dell’incredulità ma anche una fede superstiziosa”
In realtà, tuttavia, la fiducia cieca degli investitori nelle azioni li ha risucchiati in uno degli ambienti di investimento meno riusciti di sempre. Il Giappone ha trascorso tutti gli anni '90 e la maggior parte degli anni 2000 a rettificare le precedenti bolle dei prezzi delle attività del paese. La deflazione ha regnato in Giappone per decenni, fino a quando l'epicentro finanziario mondiale si è allontanato da Tokyo e ha trovato una nuova casa a Londra e New York.
Oggi non c’è da chiedersi se si verificherà un evento finanziario sismico simile ... ma solo dove e quando accadrà.
Analisi delle Onde di Elliott
L’Europa resta sull’orlo del suo prossimo importante declino dei mercati azionari. Partendo dal suo indice più rappresentativo, che è il Dax, su scala mensile osserviamo che il vero mercato rialzista tedesco si è concluso a marzo del 2000 quando toccò 8.136 punti. La chiusura dell’onda (V) di Superciclo ha inaugurato il periodo più turbolento dal punto di vista finanziario, della Germania dalla fine della seconda guerra mondiale. L’onda (IV) di superciclo si sta sviluppando secondo un modello di flat espanso, dove il primo movimento (l’onda a) ha prodotto una perdita del 73% in tre anni e, proprio quando le azioni si sono finalmente riprese l’onda [B] di b ha provocato un nuovo crollo del 56% durante la crisi finanziaria globale del 2008-2009.
Nel prossimo grafico (Fig.3) ho esploso su scala weekly l’onda [C] dal minimo del 2009.
Secondo il conteggio preferito (quello ritenuto più probabile) l’onda [C] dovrebbe essersi conclusa il 17 Febbraio di quest’anno a 13.795 punti. In questo scenario il crollo del 40% di marzo è stata la prima tappa di un calo più ampio che ripercorrerà l’intero progresso dal 2003 ad oggi.
Naturalmente non si può mai peccare di presunzione e quindi accanto allo scenario “preferito” è sempre bene valutare uno scenario alternativo e se ve ne sono diversi, di nuovo scegliere quello che si può ritenere più probabile.
Quindi sul grafico accanto all’etichetta “Alt:” vedete il conteggio alternativo. Se le cose andassero così significa che prima dell’inversione di trend avremo ancora un nuovo massimo storico finale.
La domanda quindi potrebbe essere: riusciranno i tori a tirare fuori un altro massimo? Per rispondere a questa domanda ci viene in aiuto il grafico che pubblica questo mese Elliott Wave International.
Il Daily Sentiment Index visibile nella parte centrale del grafico ha raggiunto il 91% sul massimo del 17 febbraio per poi affondare a cifra singola sul minimo del 16 marzo. Il rally in contro trend dal 16 marzo ha poi riportato l’indice al 93% sul picco del 20 giugno e al 94% vicino al picco del 21 luglio. Se i rialzisti riescono a tirare fuori un’ultima tappa del rally (e questo è un gran bel SE) allora il DSI dovrebbe aumentare costantemente rivaleggiando o addirittura superando i massimi che abbiamo visto in corso d’anno. Il grafico più in basso mostra invece l’impatto del rally sul sentiment delle imprese. Ad Agosto l’indicatore Ifo Pan German Business Climate Indicator è salito dal 90,4 di luglio a 92,6 battendo le aspettative degli analisti. Il presidente dell’Istituto Ifo descrive le aziende tedesche “sulla strada della ripresa”, ma come mostra il grafico l’ottimismo ha già effettuato un viaggio di andate e ritorno quasi completo fino ai livelli pre-pandemia quando l’indice veleggiava oltre quota 95. Il rimbalzo messo a segno da aprile, più che un motivo per uscire e acquistare azioni, andrebbe letto come un riflesso ritardato della tendenza dell’umore sociale che le azioni avevano predetto a marzo. In altre parole è probabile che l’ottimismo delle imprese di invertirà e svanirà appena il trend assumerà una connotazione ribassista. A quel punto il minimo di aprile sarà abbondantemente superato.
A livello di psicologia dei mercati un segnale di vendita abbastanza potente può essere riscontrato nello zelo collettivo che permea il mercato azionario da parte dei trader principianti. Per esempio lo scorso mese di maggio con il FTSE100 in rialzo del 26% rispetto ai minimi di marzo, una società di intermediazione britannica con sede a Manchester registrava un aumento del 163% nei nuovi conti aperti da giovani con età compresa tra i 18 e i 24 anni. Passando poi alla fascia successiva definita dai 25 ai 34 anni l’aumento è risultato di un incredibile 238%!.
A giugno 2020, lo Stoxx 50 aveva recuperato più di due terzi del suo precedente declino. Quel mese, le società di intermediazione in Gran Bretagna, Danimarca, Francia e Germania hanno segnalato "un'impennata nel commercio di mamme e papà", mentre il denaro istituzionale "è rimasto ai margini per gran parte del rimbalzo". (Bloomberg, 25/6/20) Il picco in controtendenza del FTSE 100 è arrivato l'8 giugno. Lo Stoxx 50 ha raggiunto il massimo un mese dopo. Nonostante le sacche di forza in diminuzione, il "fenomeno del trading stuck-at-home ... è diventato una mania globale". (Bloomberg, 6/8/20) In India, ad esempio, i trader dilettanti si sono accumulati in penny stock, con un indice personalizzato che traccia 800 azioni sotto le 5 rupie (7 centesimi di dollaro USA) che superano di10 volte il più ampio Sensex. In Malesia, gli investitori stanno legando i loro carri a società che credono continueranno a beneficiare del Covid-19. Secondo Bloomberg, un dollaro ogni 10 dollari investiti nel mercato azionario della nazione rappresenta ora una scommessa sui guanti in lattice.
Anche Mosca ha assistito a un'impennata nel commercio al dettaglio. "Milioni di russi stanno spingendo i propri risparmi in azioni e obbligazioni locali". (FT, 14/07/20)
Ma se si osserva il grafico dell’RTSI ci si rende conto di quanto sia diventato vulnerabile l'indice RTSI della Russia. Dopo essere sceso in cinque ondate dal 20 gennaio al 19 marzo, i prezzi hanno tracciato un rally in controtendenza a tre ondate che ha raggiunto il livello di ritracciamento di Fibonacci del 61,8% il mese scorso. Un consulente con sede a Mosca, che descrive la sua conoscenza del mercato come "minuscola", ha finalmente fatto il grande passo a luglio. "Ho scelto un fondo negoziato in borsa", ha detto al FT. Molti altri nuovi investitori si sono uniti a lui. Un anno fa, il volume degli scambi al dettaglio sulla borsa di Mosca è stato pari al 34% degli scambi totali. A giugno, quella percentuale è salita al 42%. Oggi, i conti di intermediazione totali a Mosca ammontano a 5,3 milioni, con oltre 1,5 milioni di aperture di conti al dettaglio da gennaio.
Un altro paese da cui si possono trarre indicazioni è la Gran Bretagna. La Gran Bretagna sembra affondare più velocemente dei suoi vicini nel mondo sviluppato, ha sottolineato recentemente il New York Times.
Il nuovo record della Gran Bretagna: una recessione peggiore che in Europa e Nord America
Diciassette anni di crescita economica sono stati spazzati via … (NYT, 12/8/20).
Nel grafico sottostante, riportato sul report mensile di settembre di Elliott Wave International, è visibile l’andamento del PIL britannico degli ultimi sei decenni.
Il mese scorso, l'economia britannica è entrata ufficialmente in recessione per la prima volta dalla crisi finanziaria del 2008. Ma è esattamente qui che si ferma qualsiasi confronto con il 2008. Il grafico mette il crollo del 22% del PIL della Gran Bretagna a confronto con ogni altro calo economico negli ultimi sessant’anni. Nel 2008, c’è voluto un anno intero perché il PIL britannico scendesse di circa il 7%. L'incidente di oggi è sei volte più veloce e tre volte più profondo. Gli economisti devono viaggiare indietro nel tempo fino al Grande Gelo dell'inizio del XVIII secolo per trovare una recessione paragonabile a questa.
La pandemia globale ha precipitato l’economia in recessione nel giro di pochi mesi, ma un accumulo di debito lungo quasi un secolo cristallizzerà presto il crollo in una depressione prolungata e agonizzante anche se a giudicare dalla recente frenesia di attività nell’alta finanza, molti esperti non sono d’accordo con questo punto di vista.
Lo scorso 27 agosto il Financial Times segnalava che “Fusioni e acquisizioni, ad esempio, sono improvvisamente tornate in vita, con le aziende che rispolverano accordi che erano stati accantonati a causa della pandemia". (FT, 27/08/20). Il più grande affare europeo del l'anno è arrivato il 2 agosto, quando Siemens Healthineers AG ha annunciò che avrebbe acquistato Varian Medical Systems per 16,4 miliardi di dollari. Siemens ha pagato circa il 25% in più rispetto al valore di mercato di Varian.
I CFO globali dicono che questo è il momento per fare affari, non per preservare i contanti – CNBC, 28/8/20
Secondo un sondaggio del Global CFO Council della CNBC, il 65% dei funzionari finanziari mondiali non è d'accordo con l'affermazione che "le aziende dovrebbero preservare la liquidità". Anche gli investitori europei di hedge fund non sono d'accordo. Sebbene i deflussi di fondi siano aumentati a 126 miliardi di euro nel primo trimestre, si sono ampiamente ripresi nel secondo trimestre. Anche l'industria europea degli hedge fund ha aggiunto 942 fondi netti da gennaio a giugno, nonostante abbia visto 390 fondi unirsi e 531 liquidati. Il settore ha registrato complessivamente 706 miliardi di euro di perdite di negoziazione nei primi sei mesi dell'anno. Alla luce di questa terribile performance, consideriamo la continua crescita del settore degli hedge fund come una straordinaria dimostrazione di compiacenza degli investitori.
A questo punto la domanda è: ma i CFO globali non potrebbero aver ragione? Il denaro è ancora spazzatura come ha recentemente affermato il gestore del più grande hedge fund del mondo?.
Sul libro di R.Prechter “Conquer the Crash” mai tradotto in italiano, il sottotitolo riporta questa frase : "You Can Survive an prosper in a deflationary depression” ovvero “Puoi sopravvivere e prosperare in una depressione deflazionistica" e nel libro si spiega che ampie posizioni di liquidità saranno il modo migliore per superare la tempesta. Mosse recenti di investitori con un patrimonio netto elevato suggeriscono che la vecchia e noiosa liquidità potrebbe avere un futuro robusto. La Berkshire Hathaway di Warren Buffett, ad esempio, ha riferito di detenere un record di 147 miliardi di dollari in contanti e titoli del tesoro statunitensi. La posizione di cassa della società è aumentata di 10 miliardi di dollari nel secondo trimestre del 2020, anche dopo che Buffet ha effettuato la sua prima acquisizione dal 2016. Ma vi sono altri esempi: gli oltre 800 membri ultra-ricchi del club di investimento peer-to-peer Tiger 21, ad agosto hanno aumentato la loro percentuale di liquidità al 19% dal 12% del mese di gennaio, che rappresenta il cambiamento più grande e più veloce nell'allocazione degli asset" da quando il club è stato fondato nel 1999. E ancora il gigante della tecnologia Microsoft detiene una liquidità quasi record di 136 miliardi di dollari e a seguire Apple con 100,6 miliardi di dollari in contanti, Amazon 43,7 miliardi, Facebook 52,3 miliardi e la casa madre di Google, Alphabet 121 miliardi di dollari. Se i numeri sono questi, evidentemente queste grandi aziende credono ancora nelle virtù di grandi posizioni di cassa.
In Europa, nel frattempo, i pericoli del detenere troppo poco denaro sono diventati evidenti e presenti. La Royal Dutch Shell è stata costretta a tagliare il dividendo quest'anno, così come la British Petroleum. Anche le banche europee e gli assicuratori sulla vita hanno sospeso i pagamenti. "Il quadro inconfondibile è la fragilità e il declino delle aziende europee", ha scritto The Economist questo agosto. Se per le società tecnologiche di maggior successo al mondo, e per gli investitori di valore, la liquidità è abbastanza buona e abbastanza alta, è probabile che mantenere nel vostro portafoglio una buona fetta di liquidità non sia poi un’idea così malsana.
Naturalmente, non tutti i contanti andranno bene, motivo per cui EWI approva solo le note più sicure emesse dai governi più stabili del mondo. Valute desiderabili in ciascuna delle quattro zone del globo (Americhe, Europa, Asia e Oceania) sono il dollaro USA, il franco svizzero, il dollaro di Singapore e il dollaro della Nuova Zelanda.
Per rendersi conto dei pericoli finanziari derivanti dal trascurare la sicurezza nei mercati valutari, basta notare come la lira turca stia crollando contro l'euro dal 2015, al pari del rublo bielorusso. Il mese scorso, il rublo russo è sceso al suo valore in euro più basso dal 2016. I governi di tutti e tre i paesi sono traballanti da anni e se vogliamo neppure l’Euro stesso soddisfa i criteri per le valute sicure, poiché le unioni monetarie fanno affidamento sulla cooperazione e spesso le alleanze si interrompono durante i mercati ribassisti. Nonostante la sua recente forza, l’euro è una valuta relativamente giovane gestita da un gruppo di partner commerciali con animosità storiche che risalgono a molti secoli fa. A meno di modifiche radicali, è improbabile che l’eurozona sopravviva nella sua configurazione attuale.
Un’altra considerazione che viene fatta nel libro di cui sopra, è che “in un mercato ribassista, le persone in qualunque modo sono spinte a identificarsi come appartenenti ad unità sociali più piccole rispetto prima”
Non a caso assistiamo al crescente interesse per le valute locali che rappresentano una risposta ovvia nei mercati ribassisti.
“a corto di soldi, le città di tutto il mondo cercano di farsi i propri fan della valuta complementare poiché scommettono sul fatto che questa idea dell’era della Depressione per mantenere in vita le città stampando denaro locale può dimostrare il suo valore come sollievo della Pandemia”
- Bloomberg, 7/8/20
A Marica, in Brasile, quasi la metà della popolazione (circa 80.000 residenti) riceve l'equivalente di 35 dollari al mese nella valuta locale della città, i reais, che non possono essere spesi in nessun'altra parte del Brasile. La sterlina di Bristol in Inghilterra è stata fondata nel 2012 ed "è diventata una delle valute complementari più influenti". I residenti possono utilizzare la valuta locale per pagare bollette, acquistare beni e servizi e persino pagare le tasse. Nel 2018, la città di Hull, nel nord dell'Inghilterra, ha creato la prima valuta locale al mondo esclusivamente digitale. Un progetto simile è in corso in Danimarca. Una delle valute complementari più longeve, la Svizzera WIR, conta oggi 60.000 membri. Creato nel mezzo della Grande Depressione nel 1934, i franchi WIR sono ancorati al valore del franco svizzero e forniscono una rete di prestiti alle piccole e medie imprese.
Secondo un ricercatore della London School of Economics, le valute locali derivano dalla pura necessità. “In tempi di crisi come quello in cui stiamo entrando, il problema principale è la mancanza di liquidità. È spesso un problema di flusso di cassa ... qualsiasi dispositivo o strumento che consente di risparmiare liquidità aiuta. " Una tendenza a lungo termine verso uno stato d'animo sociale negativo dovrebbe riaccendere una straordinaria innovazione in questo settore.
alla prossima