Processi di aggregazione in corso nel settore consulenza finanziaria-piattaforme di trading. Molte le voci su Fineco (una volta di più!). Intanto la fusione Intesa-Ubi avrà effetti anche su Iw.
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Era inevitabile che succedesse in un’estate così particolare. Dopo l’operazione Intesa-Ubi è noto che stia per aprirsi una seconda fase di consolidamenti in ambito bancario, sebbene non ci sia chiarezza su quali possano essere le mosse future. Intanto circolano insistenti le voci su accordi o forse aggregazioni o forse matrimoni nel settore delle specialiste del bancario-trading. Negli ultimi giorni hanno ricominciato a diffondersi pettegolezzi su possibili annunci autunnali, sebbene ciò succeda a ogni inizio di trimestre.
Alla testa dei rumours c’è Fineco. In un’intervista il suo amministratore delegato, Alessandro Forti, ha parlato come un diplomatico, chiarendo come trattandosi di una “public company” la società sia contendibile sul mercato. Inevitabili le domande se questo sia un messaggio oppure no. Ineluttabile intanto il nome della statunitense BlackRock, che già controlla, con un’operazione complessa, il 10,23% del gruppo milanese. Da tempo se ne parla ma di ulteriori fatti concreti non se ne sono visti, così come d’altra parte era successo nei confronti di Carige ed Eurizon. Mediobanca potrebbe essere un secondo contendente, soprattutto in ottica di contrapposizione rispetto a Banca Generali, in forte crescita sul mercato della consulenza finanziaria. Prima della crisi Covid erano circolate anche indiscrezioni su un interesse da parte di Mediolanum e lo stesso Massimo Doris non l’aveva del tutto escluso. Poi nessuno ha più detto nulla. Certo è che i tempi molto complessi del sistema finanziario devono portare a nuovi assetti, in cui le masse gestite svolgono un ruolo primario. Di Fineco si sentirà quindi parlare subito dopo l’estate? È possibile anche se molto dipenderà dall’andamento dei mercati.
Intanto avanzano le ipotesi – ammesse da Carlo Messina, numero uno di Fineco – che la controllata da Ubi IwBank possa finire nelle braccia di Fideuram, operazione che avrebbe senso proprio nell’ottica cui accennavamo prima. Fideuram di fatto è la divisione wealth management del gruppo Intesa e quindi l’aggregazione sarebbe più che giustificata. Per ora il condizionale resta d’obbligo ma con il passare dei giorni sembra che la trasformazione prenda sempre più piede all’insegna di una metamorfosi dell’industria finanziaria italiana, in cui anche il comparto dei servizi al trading assumerà connotati sempre più definiti.