Politiche monetarie depresse in presenza di un costo della vita previsto in aumento: è un cappio al collo degli investitori. Tanti diversi asset per garantirsi rendimenti superiori almeno al 3% annuo.
Cedole & dividendi
Le principali Banche centrali del mondo hanno deciso che l’obiettivo del 2% per l’inflazione come livello massimo oltre il quale, con un consolidato automatismo, i tassi di interesse devono essere aumentati, non è più ferreo, come invece era sempre avvenuto finora. La prima delle majors ad averlo ammesso è la Fed, sebbene anche l’australiana RbA si sia adeguata a questa strategia da tempo. La spiegazione ufficiale è che una maggiore inflazione va vista come un bene per l'economia ma soprattutto per le casse degli Stati ultra indebitati, che riescono così a erodere progressivamente i propri passivi. Qualcuno comincia però a innervosirsi rispetto a una così castrante politica monetaria, una porcata ai danni dell’uomo della strada, il quale vede crescere i prezzi e sbriciolare i risparmi senza alcun strumento di difesa. Non vi tediamo oltre con considerazioni che sarebbero di natura politica, perché chi ci legge vuole solo avere risposte concrete a una situazione aggravata dal fatto che l’inflazione reale è maggiore rispetto a quella calcolata con i panieri ufficiali dei prezzi al consumo.
Quindi l’inflazione salirà!
Il fatto che l’obiettivo 2% non sia più un target assoluto ma un target medio vuol dire che le stesse Banche centrali riconoscono un trend futuro di valori inflattivi maggiori rispetto agli attuali. Il 2% è assodato nel medio termine ma numeri superiori non si possono escludere. Ciò deve preoccupare non poco i risparmiatori, perché sommando inflazione a costi di gestione di un patrimonio si apre una voragine difficile da colmare. Eppure bisogna provarci, sebbene le reazioni dei mercati siano state alquanto chiare: “Voi banchieri centrali vi trasformate in politici? Ci penseremo noi a batostarvi!”. Già qualcosa si è visto nelle ore immediatamente successive alle dichiarazioni della Fed di giovedì. Il decennale statunitense è salito quasi allo 0,80% in poche ore, per poi ridiscendere allo 0,72%.
Otto strade da percorrere
Questo nuovo quadro porta a considerare che cash e obbligazionario ad alto rating continueranno a riconoscere rendimenti negativi, ancor più tali in termini reali, cioè detraendo il fattore inflattivo. La ricerca allora di yield diventerà spasmodica. Inutile ricordare come metalli auriferi e immobiliare saranno ancor più eccellenti asset protettivi dall’aumento del costo della vita ma per nulla redditivi nel primo caso e parzialmente nel secondo, ovvero solo in presenza di un’intensa attività organizzativa da parte di chi detiene mattone. Dove andare allora a cercare rendimento con obiettivi superiori almeno al 3%? Vi proponiamo otto strade fra le tante percorribili, offrendo per ciascuna uno strumento significativo e indicandone pregi e difetti.
1°) Dividendi azionari con un bel Pac - Il Covid ha pesato sui rendimenti azionari ma le occasioni sono ancora molte e interessanti. Meglio operare tuttavia con gli Etf mediante un piano di acquisto. Ci si espone inevitabilmente alla volatilità dei mercati ma proprio questa è al tempo stesso un’occasione da cogliere. Occorre comunque evitare assolutamente il fattore rischio di cambio.
Uno su tutti espresso in euro
Xtrackers Stoxx Global Select Dividend 100 |
Isin LU0292096186 – Valuta denominazione Eur |
Il rendimento attuale si aggira sul 6,2% ma in presenza di fattori correttivi potrebbe salire anche oltre il 7% |
Il difetto maggiore sta nel fatto che viene distribuito un solo dividendo annuo (ad aprile), con un’erogazione concentrata dei profitti. L’indice di riferimento si riferisce ai 100 titoli dei mercati sviluppati con maggiori dividendi. |
2°) Utilities sempre generose - Se alcuni comparti azionari sono stati particolarmente colpiti dal Covid in termini di dividendi, altri invece non ne hanno risentito. È il caso, per esempio, degli assicurativi e soprattutto delle utilities, da sempre prodighe nella distribuzione dei profitti.
Tre esempi europei (dividend yield ai corsi attuali)
Enel |
Italia |
IT0003128367 |
4,3% |
Enagas |
Spagna |
ES0130960018 |
7,6% |
Engie |
Francia |
FR0010208488 |
7,2% |
3°) Le azioni inglesi - Favorite dall’assenza di tassazione alla fonte, al contrario di quanto avviene per la maggior parte delle altre azioni europee, le “shares” di Sua Maestà sono da sempre elevate erogatrici di dividendi, sebbene spesso trascurate dagli investitori italiani. Se escludiamo situazioni particolari di titoli che superano anche il 10% di “dividend yield”, ecco alcune leader degne di attenzione. Naturalmente c’è il rischio cambio sulla sterlina.
Quattro oltre il 5% (dividend yield ai corsi attuali)
British Tobacco |
Tabacco e altro |
BATS |
7,8% |
Vodafone |
Telefonia |
VOD |
7,2% |
Rio Tinto |
Materie prime |
RIO |
6,4% |
GlaxoSmithKline |
Farmaceutica |
GSK |
5,4% |
4°) Come sopra ma con l’Etf - Non volendo puntare su singole azioni ma pur desiderando fare propria la forza della Borsa di Londra in termini di dividendi c’è un’alternativa altrettanto valida. Consiste nel puntare sugli Etf quotati a Milano e riferiti al Ftse 100. In totale sono cinque quelli a distribuzione.
Il più generoso è sempre lui
iShares UK Dividend |
Isin IE00B0M63060 – Valuta denominazione Gbp |
Il rendimento attuale si aggira sul 6,1% ma in presenza di fattori correttivi potrebbe crescere e non di poco |
Ha come sottostante l’indice che replica le azioni inglesi a maggiore dividendo. Con una volatilità di poco inferiore al 40% impone un piano di acquisto con rate preferibilmente bimestrali, anche per mediare il cambio valutario. |
5°) Green bond in alcune valute - È il nuovo settore obbligazionario per eccellenza, perché a minore rischio in presenza di inversioni dei mercati. Ciò dipende dal fatto che sono emesse soprattutto da governi e organizzazioni sovranazionali ad alto rating, con un’offerta in continua crescita. Meno bene invece la liquidità ma tale difetto si riscontra solo sul mercato regolamentato italiano. Chi opera su altre piazze non risente del problema.
Quello in una divisa emergente poco conosciuta
World Bank Sustainable 6,25% Fb22 Idr (Rupia indonesiana) |
Isin XS1941773647 – taglio 15 milioni Idr = 860 Eur, dato il rapporto di cambio di 17.400 Eur/Idr. Un modo per dichiararsi milionari, forse miliardari, senza grande sforzo! |
Alla quotazione in corso di 101,5 corrisponde uno yield sul 5,1% |
La valuta si è fortemente indebolita sull’euro e proprio per questo un piano di acquisto è preferibile. Alla scadenza del 2022 occorrerà poi rientrare su un’altra emissione in Idr per garantirsi un rendimento prolungato nel tempo. |
6°) Le obbligazioni governative di Paesi emergenti in $ - Lo spread di rendimento sul benchmark di riferimento è sceso di 100 pb negli ultimi mesi, dopo la crisi di marzo. In alcuni casi si hanno però yield ancora significativi ed è probabile che il trend migliorativo proseguirà, sempre che la pandemia non si aggravi a livello mondiale.
Con un singolo titolo o con un Etf
Brasile 10,125% 2027 |
Isin US105756AE07 – taglio 1.000 |
Alla quotazione in corso di 137 Usd corrisponde un rendimento del 3,7% ma punti di entrata più bassi saranno possibili già nel medio termine |
La volatilità media dello strumento (15%) non è molto elevata, il che dipende anche dal fatto che un rendimento facciale oltre il 10% lo qualifica come strumento conservativo utilizzato da molti istituzionali. |
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Xtrackers iBoxx Usd Emerging Sovereigns Quality Weighted Eur hedged |
Isin IE00BD4DXB77 – valuta di denominazione Eur |
La calcolatrice sostiene che il rendimento in corso è abnorme. Si attesta infatti sull’11%, sebbene… (si legga qui a destra) |
Da cosa deriva un simile rendimento? Dalla cedola versata a luglio (1,33 euro) rispetto alla quotazione in corso. Logicamente nel 2021 l’importo potrebbe differire ma probabilmente non di tanto, sebbene sul tema non ci possano essere certezze. |
7°) Le obbligazioni governative di Paesi emergenti nelle valute locali - È l’altro fronte dei titoli di Stato “emerging”, esposto alle variabili di cambio dei singoli Paesi rispetto all’Usd, divisa di denominazione dell’Etf. Le dimensioni del fondo sono rilevanti, il che è importante per asset così particolari.
Un mondo molto complesso
iShares EM Local Government Bond |
Isin IE00B5M4WH52 – valuta di denominazione Usd |
Il rendimento attuale si aggira sul 5,5%, con due cedola ogni anno (a gennaio e a luglio) |
In questo caso ci si assume un triplo rischio di cambio: dalle valute emergenti al dollaro (moneta di denominazione) e dal dollaro all’euro (moneta di negoziazione). Ne dovrebbe conseguire una volatilità estrema. Invece i dati in merito dell’Etf sono contenuti in un 10-12%. Un piano di acquisto con rate bimestrali-trimestrali è quindi preferibile. |
8°) Il mattone ma a livello mondiale - L’immobiliare protegge dall’inflazione ed è confermato dall’esperienza di decenni. Se non lo si vuole possedere fisicamente c’è l’alternativa degli specifici Etf, nettamente preferibile ai fondi chiusi, pieni di trappole. Nel primo caso si investe infatti sull’azionario del real estate e quindi su quest’ultimo.
Meglio a livello globale dei Paesi sviluppati
Lyxor Ftse Epra/Nareit Global Developed |
Isin LU1832418773 – valuta di denominazione Eur |
In lenta crescita di anno in anno i due dividendi annui (a luglio e dicembre) rendono attualmente il 4,3% |
La volatilità media è salita (al 30% su base annua) e lo dimostra il grafico dei prezzi nell’ultimo anno. Rispetto a una certa costanza di trend, tipica del passato, il Covid ha inciso pesantemente sul settore, riaprendo occasioni per un piano di acquisto, che può prevedere anche poche puntate dilazionate nel tempo. |