Ma pur sempre di ipotesi appunto si tratta, condizionate da Covid e Bce. Per la prima forchette potenziali dal 16,6% all’11%. Per la seconda un possibile 9,8%. Purché non ci sia un tetto!
Cedole & dividendi
C’è ancora incertezza sui dividendi bancari, certamente sospesi sino al termine del 2020, mentre per il 2021 si potrebbe assistere a una “riapertura” condizionata. Cosa significa? Che gli organi di controllo europei terranno sotto controllo i ratio patrimoniali istituto per istituto. Globalmente c’è però fiducia, salvo che Covid torni a colpire pesantemente società ed economia. Intanto si consente agli emittenti lo stacco cedola per i bond At1, superando il sospetto che ciò potesse essere condizionato da diversi fattori.
Di sicurezze non ce ne sono comunque ma il contesto consente di prevedere anche per i dividendi un ritorno alla normalità, il che si manifesta in un quadro di generalizzata debolezza delle quotazioni. I due casi più emblematici sono quelli di Intesa Sanpaolo e di Unicredit.
Per Intesa si confabula di un doppio “premio”
“Eccesso di capitale da restituire agli azionisti”: queste sono le intenzioni del più importante istituto italiano, che guarda già al 2021. Per ora si tratta di ipotesi, per ammissione dello stesso Carlo Messina, numero uno di Intesa. Perché occorrerà un’approvazione da parte della Bce, quasi data per scontata nelle condizioni attuali di patrimonialità della banca. In altre parole sembrerebbe di capire che oltre al dividendo standard ci potrebbe essere un dividendo “extra”. C’è chi sostiene che si tratterà di un doppio importo, attribuibile da una parte alle riserve degli utili 2019, accantonati quest'anno e non distribuiti su richiesta della Bce, e dall’altra dagli utili maturati nel 2020. Per Equita sim si potrebbe giungere a 0,30 euro come somma delle due componenti (0,17 per il 2019 e 0,13 per il 2020). Facciamo qualche calcolo: alla quotazione di apertura di oggi di 1,8114 euro corrisponderebbe un “dividend yield” del 16,56%! È realistico? Lasciamo a ciascuno la propria valutazione ma segnaliamo come circoli anche una seconda ipotesi, più prudenziale: importo 2019 più una quota per il 2020. In altre parole sullo 0,20-0,22 euro, equivalenti a un dividend yield – sempre al valore di apertura della seduta – dall’11 al 12% circa. Comunque tanto e comunque tale da giustificare che fasi di debolezza autunnali dell’azione Intesa sarebbero ottime occasioni, sempre che l’effetto Covid non stravolga di nuovo tutto.
Per Unicredit maggiore incertezza
Anche nel caso del secondo istituto italiano si parla di “eccesso di capitale da restituire agli azionisti”. Non si va però oltre. La banca valuterebbe un 50% dei profitti ma ci sono ipotesi che ciò avvenga con il pagamento di dividendi e con “buyback”. Per il 2019 erano previsti 0,63 euro, poi non versati. Ammettiamo che l’importo venga aumentato (ma sono congetture che circolano) a 0,80 euro: alla quotazione di apertura di questa mattina di 8,14 euro il corrispondente “dividend yield” si attesterebbe sul 9,8%. Anche per Unicredit eventuali scivolate meriterebbero attenzione, sempre che ciò non avvenga in presenza di una pandemia in surriscaldamento.
Il 2020 ha insegnato che…
Lezione amara: la certezza non è più possibile nemmeno nel breve termine. Figurarsi nel medio o nel lungo! Intesa dovrebbe staccare a maggio e Unicredit ad aprile. Di qui ad allora ne scorrerà di acqua nel fiume di Piazza Affari. Ciò non esclude che al momento le ipotesi siano molto generose per il bancario italiano, collocato al primo posto in Europa in termini di potenziali “dividend yield”. Ecco proprio questo è il fattore che deve portare a un po' di prudenza: e se la Bce imponesse un tetto? Il tema meriterà comunque molta attenzione da parte degli investitori.