Oggi si parla del nuovo governativo italiano, delle prospettive dei mercati di lungo termine, del ruolo delle criptomonete e di società tecnologiche che potrebbero essere oggetto di acquisizioni.
Hot markets
La nuova settimana sarà contraddistinta dall’attesa per la comunicazione venerdì 3 luglio dei tassi minimi garantiti che caratterizzeranno la prima emissione del Btp Futura, poi confermati o rivisti al rialzo, in base alle condizioni di mercato, a fine collocamento. Gli operatori sono piuttosto prudenti nell’esprimersi su un governativo dalla struttura inedita ma certamente la comunicazione di venerdì risulterà decisiva per il suo successo o meno.
Queste le caratteristiche e queste le prime valutazioni che circolano sul nuovo Btp.
Struttura |
A tasso fisso crescente (step-up) |
Scadenza |
10 anni |
Tassi |
Aumenteranno in due successivi step (al 5° e all’8° anno) |
Premio finale aggiuntivo |
Sarà pari alla crescita media del Pil nominale annuo durante la vita del titolo, variando da un minimo dell'1% a un massimo del 3% |
Prezzo emissione |
100 |
Punti di forza |
La forte campagna promozionale attivata per il suo lancio – Probabilità che il tasso iniziale sia superiore rispetto a quello di un equivalente Btp decennale non “step-up” |
Punti di debolezza |
Uno “step-up” a dieci anni con soli tre gradini è potenzialmente poco attrattivo – Ci si aspettava una qualche forma di ricompensa inziale, consistente in un prezzo di emissione sotto 100 – Il premio finale legato al Pil è troppo lontano (si otterrà solo detenendo il titolo fino al rimborso) per rappresentare un motivo di effettivo richiamo |
Tasso inziale |
Le indiscrezioni in merito sono molteplici e spesso si contrappongono fra loro. Il fatto che Btp Futura arrivi in una fase di lenta ma progressiva compressione dei rendimenti – complici gli acquisti della Bce – potrebbe obbligare il Mef a non essere troppo generoso. Le ipotesi si collocano così in una forchetta con tre opzioni: la più diffusa prevede un tasso di avvio fra l’1,4 e l’1,6%; il resto degli operatori si divide fra 1,6-1,7% e c’è chi spera in oltre l’1,7%. In sintesi si suppone un rischio di flop sotto l’1,5% e un successo se si superasse questo livello |
Tassi aggiuntivi |
Nella fase attuale l’entità degli “step” al 5° e all’8° anno rappresenta motivo di scarso interesse, salvo in presenza di “scatti” significativi, comunque poco probabili |
L’aggancio al Pil |
Ipotizzare cosa succederà di qui a dieci anni è impossibile. Quanti risparmiatori terranno in portafoglio il Btp Futura fino a scadenza? Presumibilmente pochi |
L’alternativa |
In attesa di conoscere la cedola iniziale e le due successive del Btp Futura, l’ipotesi che sta piacendo di più è di costruire – se si vuole investire sui governativi italiani – su una quota dello stesso Futura, su una quota di Btp Italia (preferibili quelli che prezzano sotto 100) e su una quota di Btp€i indicizzati all’inflazione europea. La ripartizione? Tutto dipenderà dall’annuncio di venerdì prossimo sui tassi minimi garantiti dal primo |
Crescita bassa e governativi a zero. Che si fa? La risposta di J.P.Morgan
La tradizionale analisi delle previsioni di lungo periodo (su un orizzonte temporale di 10-15 anni) di J.P.Morgan Asset Management affronta quest’anno alcuni temi derivanti da quanto è appena successo a livello sanitario mondiale. Andiamo subito alle risposte concrete.
Bond o azioni? La classica domanda porta a un verdetto un po’ diverso rispetto al passato. Non è più questione di chiedersi quale asset preferire fra i due quanto quali sottoclassi scegliere nell’ambito dell’obbligazionario e dell’azionario. Il responso è netto: nell’ambito del primo il credito corporate rappresenta un’opportunità per migliorare i rendimenti di portafoglio, inseguendo soprattutto le nuove emissioni proposte sul mercato in situazioni di stress; nel secondo invece è l’emergente a raccogliere maggiore interesse, sia a livello di utili sia come trend delle valutazioni, con un rendimento medio annuo di circa l’8,7%, espresso però in termini di singole diverse valute locali.
Alternativi – Importante il ruolo che svolgeranno “private equity” e immobiliare. Nel primo caso le previsioni di rendimenti aggregati per i prossimi 10-15 anni sono aumentate di 55 punti base all’8,80%. Il “private equity” continua infatti a essere interessante per investitori alla ricerca di maggiori rendimenti, ma anche per quelli che vogliono avere esposizioni specifiche sul settore della tecnologia. Inoltre per JP Morgan “i ritorni dell’immobiliare core statunitense, al netto delle commissioni, saranno in media del 5,8% nei prossimi 10-15 anni”.
La notizia bomba – L’aspetto più interessante della ricerca è però un altro: JP Morgan vede un dollaro strutturalmente debole con un fair value d’equilibrio a 1,38 rispetto all’euro. Attenzione però: si tratta di una valutazione di lungo termine, sebbene la debolezza delle ultime settimane vada interpretata come segnale di lenta inversione, di cui bisogna cominciare a tenere conto.
Criptomonete, la nuova trasparenza dei mercati passa da qui
Comunque la pensiate un po’ di valute digitali vanno messe in portafoglio. Lo ammettono molti analisti finanziari, convinti che il loro ruolo sia ormai di proteggere da variabili pesanti e imprevedibili, quali l’inflazione, il mutare dei rapporti di cambio fra le monete tradizionali e i rischi geopolitici. In altre parole la funzione svolta finora dall’oro comincia a essere insidiata dagli attivi su blockchain. In realtà i motivi a favore di una lenta svolta risultano più articolati. Ammette un gestore inglese: “I mercati sono dominati dall’industria finanziaria, che lascia al cliente di fatto una sola liberta, quella di disinvestire. In tutto il resto l’autonomia non esiste più. Ecco perché molti di noi guardano con sempre maggiore interesse all’alternativa delle piattaforme di scambio crittografico, che offrono sistemi per il trading automatizzato. Tutti i dati, incluso il "tick by tick", sono distribuiti in open source e disponibili a chiunque. Questi sono alcuni dei motivi fondamentali che hanno portato a uno sviluppo del mercato cripto, impostato in maniera diversa rispetto al trading classico, offrendo la possibilità inoltre di un’operatività fra diverse piattaforme o di impostare semplici algoritmi di trading sistematici. Sarà un modo nuovo di determinare le relazioni con il cliente e in questo i consulenti finanziari svolgeranno un ruolo importante, a condizione che sappiano adeguarsi velocemente alle trasformazioni in atto”.
Data per scontata questa evoluzione, su cui scommettono in molti, facciamo il punto sull’esordiente Etf BTCetc Bitcoin Exchange Traded Crypto (Isin DE000A27Z304) che replica il prezzo del bitcoin, con garanzia fisica al 100%,quotato sullo Xetra tedesco e già trattato d alcune piattaforme italiane. I volumi cominciano a crescere, mentre lo spread di mercato è rimasto contenuto nella maggior parte delle sedute, con una volatilità abbastanza ridotta. E il suo sottostante invece? Il Btc in Usd, dopo il mancato tentativo di rompere al rialzo la resistenza dei 10.370 $ ha vissuto una fase di congestione durata ben 21 sedute. Poi è sceso sotto i 9.285 $ e ora trova un primo supporto sugli 8.730 $. La volatilità è comunque diminuita di molto rispetto al passato e proprio questa caratteristica è l’aspetto più interessante, che può confermare il nuovo ruolo cui si accennava poco sopra. In alcune sedute la variazione fra massimo e minimo si limita a un valore del 3% che è nulla rispetto a quanto avveniva fino a pochi mesi. Da monitorare con attenzione c’è l’area fra 9.150 e 8.310 $, certamente ampia ma caratterizzata da molteplici importanti livelli grafici, quali incroci di trendline rialziste e ribassiste e presenza dalla media mobile a 200 sedute. La correzione delle ultime due giornate potrebbe però – secondo alcuni analisti – anticipare un nuovo recupero e un ulteriore tentativo di rompere al rialzo la resistenza dei 10.370 $, soprattutto se i mercati azionari manifestassero debolezza.
Cinque titoli tecnologici su cui qualcuno potrebbe mettere gli occhi
Vediamo adesso l’azionario. La continua ricerca di titoli a forte potenzialità di crescita porta a evidenziare 5 stocks Usa cui stanno guardando gli specialisti della tecnologia d’oltre Oceano. Come nostra abitudine ne sintetizziamo le caratteristiche per renderne più agevole la valutazione. Il mercato è interessato a queste società perché considerate possibili oggetti di take-over nel medio termine.
American Tower Corp. |
AMT (Nyse) |
Sta per iniziare la rivoluzione 5G (pur contestata): il fondo di investimento immobiliare AMT è proprietario e gestore di infrastrutture di comunicazione wireless e broadcast, con una rete fra le maggiori al mondo. Davanti alla sfida 5G attrezza le sue torri a questa operatività, con rilevanti potenzialità di crescita di fatturati e profitti. Negli ultimi 5 anni il titolo è solo salito: quota ora sui 246 $, con un Pe a 58. L’azione quindi è molto cara ma il parametro non tiene conto delle prospettive future di crescita stimate in un 15% l’anno nel prossimo quinquennio |
CyberArk Software |
CYBR (Nasdaq) |
Specialista della sicurezza informatica questa società è fornitrice di servizi a circa la metà delle aziende incluse nel Fortune 500, lista delle maggiori imprese statunitensi in base al loro fatturato. Collabora anche con Amazon come partner tecnologico. Piace negli Usa (sebbene sia una società straniera perché con sede in Israele) in prospettiva di una sua possibile acquisizione da parte dei qualche gigante informatico Usa, di cui mormora da tempo. Bene fatturati e profitti. Il titolo quota sui 95 $, nettamente sotto i massimi di inizio anno |
New Oriental Ed. & Tech. |
EDU (Nyse) |
E’ una vecchia conoscenza per chi opera con gli Adr cinesi quotati a Wall Street. Ormai stock a pieno titolo la società si occupa di servizi educativi in Cina e soprattutto cresce nell’istruzione interattiva e nella formazione dei giovani più ricchi che vogliono accedere alle università di maggiore prestigio. Fatturati e profitti risultano in forte crescita, con una quotazione tornata ai massimi storici ma il Pe è a 48. Il titolo (sui 133 $) quindi è caro e chi guarda a New Oriental punta alla supremazia futura della Cina nel contesto mondiale |
PaySign |
PAYS (Nasdaq) |
Non c’è Paese e non c’è mercato in cui le società quotate attive nei sistemi di pagamento online non siano protagoniste (nel bene o nel male; in quest’ultimo caso Germania docet con il caso Wirecard!). Negli Usa PaySign è ancora a dimensioni nazionali, seppur abbia stretto relazioni con alcuni giganti dell’economia, quali Johnson & Johnson, Pfizer e tanti altri. Offre servizi molto articolati. Un boom di fatturati si manifesta di solito prima delle feste natalizie, con picchi che si traducono anche in violenti upside di Borsa. A 10,2 $ il titolo è considerato caro da molti e cheap da altri. Chi ha ragione? |
PCTEL |
PCTI (Nasdaq) |
In questo caso si tratta di una società un pò di nicchia, perché attiva nella produzione di impianti per la connettività wireless. Non si tratta di un titolo molto scambiato ma proprio per questo c’è chi guarda a operazioni tattiche condotte da qualche gigante del settore. Ultima quotazione a 6,5 $ ma i target (unico caso in cui li analizziamo) sono alti e anche ben oltre gli 8 $ |